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1.2 Il lavoro sommerso
Focalizziamo ora la nostra attenzione non più sull’economia ma sul lavoro sommerso
che è parte integrante di essa. Ciò ci consentirà di operare una riduzione del significato
di sommerso, cui farò riferimento parlando del lavoro in Italia e più in particolare in
Lombardia, dove sono meno presenti attività malavitose vere e proprie, quali quelle
gestite da mafia o camorra.
Nel dopoguerra, in particolare durante gli anni Settanta nel nostro paese per quanto
concerne la struttura occupazionale avvengono dei grandi cambiamenti, quali la crisi
dell’agricoltura come attività primaria, delle piccole imprese e del lavoro domiciliare .
Allo stesso tempo nei luoghi di lavoro inizia a farsi strada la figura dell’occupato
regolare ,cioè di colui che ha un contratto di lavoro e gode di diritti sanciti e
riconosciuti, civili ma anche politici e sociali.
Per contrasto nascono in questo momento anche le figure sociali del disoccupato e
dell’occupato irregolare o sommerso, il cui rapporto d’impiego non è conforme alle
regole del diritto del lavoro e che quindi non beneficia del sistema di garanzie dovute ad
un occupato regolare.
All’interno del lavoro sommerso si può operare una distinzione tra lavoro nero e lavoro
grigio:
¾ Il lavoro nero riguarda tutti quei casi in cui il lavoratore è privo di qualsiasi
contratto di lavoro e quindi si trova completamente fuori dal mercato del
lavoro formale dal punto di vista della regolarizzazione del suo rapporto
d’impiego,e quindi anche estraneo al sistema delle garanzie legato al lavoro;
¾ Il lavoro grigio riguarda invece quei lavoratori regolarmente inseriti nel
mercato del lavoro regolare e che quindi partecipano al sistema di garanzie
offerte dal lavoro, ma che possono avere una componente di irregolarità nel
loro rapporto d’impiego.Si tratta in particolare di:
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• Lavoratori dipendenti pagati in nero per straordinari \festivi…… ;
• Soci di cooperative che in realtà sono a tutti gli effetti lavoratori
dipendenti;
• Lavoratori autonomi iscritti all’albo degli artigiani che in realtà
prestano la loro attività come lavoratori subordinati;
• Soggetti assunti con contratto di collaborazione che in realtà sono in
rapporto di stretta o totale dipendenza nei confronti del committente
\datore e che quindi dovrebbero essere considerati come lavoratori
dipendenti;
Ci sono poi delle situazioni a cui corrispondono dei lavoratori che potremmo definire
come”in nero con copertura” o “grigio scuri”. Si tratta in modo particolare di:
• Pensionati che svolgono attività lavorativa senza dichiararlo e
continuando a percepire la pensione;
• Lavoratori che percepiscono l’indennità di mobilità pur lavorando in
modo irregolare;
• Lavoratori in Cassa Integrazione che svolgono altre attività
lavorative;
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1.3 Composizione dell’occupazione non regolare
In Italia l’occupazione non regolare è molto diffusa,come in tutti i paesi dell’Europa
meridionale: le attività irregolari raggiungono il 29-35 % in Grecia, il 20-26 % in Italia
e il 10-23 % in Spagna,mentre nei paesi scandinavi non superano il 2-9 % .
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Va precisato però che queste stime si riferiscono alla misura del sommerso
economico,ma la percentuale di attività che sfugge al fisco è tuttavia superiore a quella
dei lavoratori non registrati. Inoltre questa stima del sommerso include anche il reddito
prodotto come secondo lavoro, che per lo più è irregolare,ma quasi sempre è svolto da
lavoratori con un primo lavoro registrato. Nel 1986 l’ISTAT ha calcolato il progressivo
incremento nel corso degli anni Settanta della parte di lavoro sommerso costituita dalle
seconde occupazioni e dagli stranieri non residenti(area quasi irrilevante all’inizio del
decennio).
Negli anni Ottanta e Novanta l’offerta di lavoro per l’economia sommersa aumenta
ancora di più a causa della diffusione di ammortizzatori sociali(pre-pensionamenti e
Cassa Integrazione) che vincolano il diritto al sussidio all’uscita dall’occupazione
regolare e per la crescita dell’immigrazione extracomunitaria,mentre la domanda di
lavoro irregolare è alimentata dallo sviluppo del terziario e dalla crescente pressione
competitiva sui mercati. L’occupazione irregolare si sviluppa in percentuali diverse
all’interno dei vari settori; l’agricoltura è il regno vero e proprio del lavoro nero così
come l’edilizia; invece esso è meno diffuso nel settore manifatturiero, dove presenta
comunque una quota elevata e anche in aumento nei rami tradizionali e
tecnologicamente arretrati dell’abbigliamento, delle calzature, del legno e del mobile,
mentre è molto minore, e stabile almeno negli anni Novanta nella metalmeccanica. E’
inoltre molto importante sottolineare come l’occupazione irregolare in Italia sia
concentrata soprattutto nel Mezzogiorno.
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E. Reyneri,”Sociologia del mercato del lavoro”.
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1.4 L’occupazione non regolare nei servizi
In Italia, e anche in Lombardia, il sommerso è presente in un’ampia percentuale anche
nel settore dei sevizi, in modo particolare dei servizi alla persona. Nei sevizi alle
imprese possiamo trovare il lavoro irregolare ai più vari livelli di qualificazione del
terziario: dall’addetto alle pulizie al più specializzato dei professionisti, dai traduttori e
dagli informatici ai guardiani
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.
Il lavoro nero è molto diffuso anche in esercizi pubblici, quali alberghi, bar e
ristoranti.
Nel settore dei servizi la grande diffusione di lavoro totalmente irregolare è
accompagnata da una forse maggiore presenza di lavoro grigio; alcune forme, presenti
soprattutto nel commercio sono le associazioni in partecipazione utilizzate facendo
figurare il lavoratore come socio, pagando retribuzioni minime, senza coperture
previdenziali, né ferie, né permessi retribuiti.
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E. Reyneri, “Sociologia del mercato del lavoro”.
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1.5 Alcuni problemi di misurazione del fenomeno
La natura nascosta del lavoro sommerso lascia intendere chiaramente come si possano
trovare difficoltà nella misurazione del fenomeno: qualunque tentativo di misurazione
del sommerso si scontra con la sua non diretta osservabilità.
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Per ciò per lungo tempo nell’analisi del sommerso si è teso a privilegiare analisi di tipo
qualitativo,dirette a settori specifici e non a una mera quantificazione. Le attività
sommerse, d’altra parte, lasciano numerose tracce nell’ambiente sociale e in quello
economico e spesso proprio queste tracce costituiscono la fonte d’informazione
disponibile.
Nei paesi più industrializzati i primi tentativi di misurazione e quantificazione del
sommerso risalgono agli anni Sessanta.
Da allora si è verificato un progressivo miglioramento delle tecniche di raccolta dei dati
e della metodologia di misurazione. I metodi di stima possono essere divi in diretti e
indiretti:
¾ Metodi di stima diretti: consistono nel ricorso alla somministrazione di
questionari (in forma anonima) a individui o imprese, finalizzati a individuare
comportamenti tendenti a occultare redditi e posizioni lavorative. Un’alternativa
può essere ottenuta dai risultati degli accertamenti di natura fiscale e
contributiva condotti periodicamente dagli enti finanziari e previdenziali;
¾ Metodi di stima indiretti: sono usati in buona parte dagli economisti per ottenere
stime aggregate delle dimensioni del fenomeno, facendo uso di fonti statistiche o
amministrative disponibili;
L’analisi del lavoro sommerso in Lombardia e nell‘area Milanese(così come in tutta
Italia) si presenta dunque non semplice: data l’assenza di dati ISTAT rappresentativi a
livello provinciale e regionale, o la loro indisponibilità di fatto, una quantificazione del
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C. Lucifora”Economia sommersa e lavoro nero”.
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fenomeno è solo parzialmente possibile. Ciò che è emerso da diverse ricerche di
economia applicata è la limitata presenza di lavoro sommerso nella provincia di Milano,
dove il tasso di irregolarità valutato è pari all’8,3 % contro il 22,6 % della media
nazionale.
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P. Barbieri e G. Fullin “L’economia sommersa e il lavoro irregolare a Milano”, rapporto di ricerca per la
Camera di Commercio Industriale Agricola e Artigianato di Milano.
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1.6 Milano: natura e forma delle attività svolte
Come è emerso in precedenza anche per quanto riguarda Milano i settori dove prevale il
lavoro sommerso sono quello edile, i servizi alla persona e al consumo, l’artigianato
produttivo e il piccolo commercio. Sul territorio milanese rispetto al lavoro nero vero e
proprio possiamo osservare la predominanza del lavoro grigio.
Queste due forme del lavoro sommerso dipendono spesso dal tipo di attività e di
prestazioni chieste ai lavoratori: lavori di bassa qualifica nelle pulizie come nel ristoro
sono di solito totalmente in nero poiché il risparmio sui costi indiretti del lavoro riduce i
costi e comprime il prezzo del servizio sul mercato.
D’altra parte attività ad alto contenuto tecnico e professionale, se pur per mansioni
operaie/conduttori di macchine utensili a controllo numerico, CN \CNC) possono
incentivare forme di lavoro allo stesso modo totalmente in nero, se il lavoratore
coinvolto si trova già nella condizione di dipendente o di cassa integrato.
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La tecnologia non sembra dunque ricoprire un forte ruolo come meccanismo di
incremento al ricorso del lavoro nero. Un ruolo assai importante è invece quello delle
“conoscenze possedute” : infatti è la loro carenza sul mercato del lavoro che davvero
può spingere alcuni lavoratori qualificati a optare per doppi lavori oppure prestazioni in
nero totale.
Il vero elemento di discriminazione è la qualificazione posseduta dal lavoratore, che ne
innalza la capacità contrattuale sul mercato: tra i lavoratori in nero vi è soprattutto
manodopera qualificata nel caso dei doppio lavoristi, mentre invece solitamente i
lavoratori in nero totale possiedono una qualificazione di livello basso(è possibile far
rientrare i pensionati che fanno lavoro nero in una categoria intermedia di
qualificazione). I soggetti più svantaggiati sono invece gli immigrati extracomunitari,
che vengono impiegati in lavori e attività marginali, di scarso contenuto professionale e
basso status sociale.
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P. Barbieri e G. Fullin “L’economia sommersa e il lavoro irregolare a Milano”, rapporto di ricerca per a
Camera di Commercio Industriale Agricola e Artigianato di Milano.
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Nell’area milanese non vi è presenza di piccole (né grandi) imprese in nero totale,a
parte quelle condotte da immigrati solitamente di origine cinese; queste piccole imprese
solo sub-fornitrici di imprese di maggiore dimensione che lavorano per lo più
nell’ambito tessile e manifatturiero a bassissima qualità del prodotto. Un altro settore
che stima un’alta concentrazione di lavoro nero e grigio è quello edile, dove il sistema
degli appalti impone una sfrenata competizione sui costi.
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1.7 Motivi del ricorso al lavoro irregolare
I motivi che possono spingere un individuo a fare ricorso al lavoro irregolare, sia esso
nero o grigio, sono molteplici e dipendono innanzitutto dalla posizione che l’individuo
ricopre nel mercato del lavoro. I motivi per i quali solitamente un datore di lavoro fa uso
di manodopera sommersa sono:
¾ L’elevato costo del lavoro: i titolari di imprese di pulizia e di imprese edili
subiscono le conseguenza del meccanismo del sistema degli appalti pubblici, che
porta chi si avvale di lavoro nero (o grigio) a prevalere su chi non lo fa ed è in
regola,: grazie alla compressione dei costi della manodopera si comprime infatti
anche il prezzo di “vendita”del prodotto \servizio fornito dall’impresa. A volte
per ridurre il costo del lavoro si ricorre a al pagamento degli straordinari o dei
festivi in nero o alla dichiarazione in busta di un numero di ore inferiore a quello
effettivo;
¾ Il lavoro nero viene usato durante periodi di prova e picchi d’attività : alcuni
datori di lavoro preferiscono assumere i lavoranti in nero durante il periodo di
prova per decidere se il soggetto è adatto e quindi procedere con l’assunzione o
meno. Certe volte questa condizione viene ben vista anche dal lavoratore, che
preferisce iniziare un nuovo lavoro senza contratto, in modo da poterlo
abbandonare se non gli piacesse;
¾ Turnover: si può ricorrere al lavoro nero anche quando il lavoro da svolgere o
gli orari richiesti sono particolarmente pesanti e in presenza di un elevato
turnover della manodopera, che tende ad abbandonare il posto non appena le si
presenta una migliore occupazione.
Un’altra circostanza che spesso spinge un datore di lavoro ad assumere
manodopera in nero è la presenza durante l’anno di picchi lavorativi a cui far
fronte oppure nel caso di una richiesta urgente e improvvisa di lavoro da portare
a termine;