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tiene conto della duttilità del materiale e dello stato di tensione imposto dal processo.
In questo caso ciò che più si teme è la frattura.
La sopravvivenza, invece, di un pezzo sottoposto a processi di sheet metalworking è
legata al concetto di formabilità (formability), anche questa una proprietà di carattere
complesso, che deve essere correlata ai motivi di insuccesso durante la lavorazione di
laminati; di seguito se ne evidenziano alcuni:
La superficie del materiale durante la lavorazione può apparire "granulosa" con un
effetto "buccia d'arancia". Questa è una naturale conseguenza della struttura
policristallina dei metalli. Infatti, i singoli grani orientati in diverse direzioni
cristallografiche si deformano in maniera leggermente diversa l'uno dall'altro. Questo
effetto non ha ripercussioni sull'integrità strutturale della parte ma può risultare
esteticamente inaccettabile. Il problema può essere evitato con materiali che
presentano grani molto piccoli per cui l'effetto non è percepibile ad occhio nudo.
In alcuni materiali lo snervamento può essere fortemente localizzato e visibile in
superficie sotto forma di bande (linee di Lüders). Al procedere della deformazione la
superficie sarà progressivamente attraversata da famiglie di queste bande che sono
innocue ai fini della resistenza, ma inaccettabili sulle superfici esposte. Tuttavia una
volta ricoperta tutta la superficie del pezzo non sono più distinguibili.
Nel caso di strizione localizzata ne soffrono sia l'estetica che le proprietà funzionali.
Anche se non siamo in presenza di frattura, la resistenza ai carichi può essere ridotta,
pur rimanendo le altre zone perfettamente funzionali. La scelta dei materiali è
3
finalizzata ad ottimizzare i fattori che ritardano l'inizio della strizione o che
ridistribuiscano l'incipiente strizione.
Una volta innescatasi la strizione, l'ulteriore deformazione produce un
assottigliamento localizzato fino alla frattura. Anticipiamo che nelle lavorazioni a
freddo anche un valore piccolo ma > 0 di m (indice di sensibilità alla velocità di
deformazione) può essere utile.
Un potente strumento di valutazione della formabilità ci viene fornito dalla Curva
Limite di Formabilità (Forming Limit Curve) che esprime una relazione limite tra le
deformazioni principali nel piano della lamiera, superata la quale subentrano
fenomeni di rottura (curva limite a rottura) o fenomeni di strizione (curva limite a
strizione) assolutamente indesiderati.
La valutazione della CLF viene generalmente effettuata per via sperimentalmente
tramite i già citati test, tra i quali il più mirato è quello di Nakazima che verrà
analizzato più avanti. La realizzazione di tali test richiede un notevole dispendio di
risorse, nonché l’utilizzo di tecniche sofisticate di analisi e misura delle
deformazioni, per cui la determinazione delle CLF resta generalmente confinata
all’ambiente di laboratorio.
I notevoli sviluppi nel campo dei metodi numerici, ed in particolare quelli basati
sugli elementi finiti, hanno suggerito la possibilità di simulare i test di formabilità al
calcolatore al fine di ottenere una drastica riduzione delle attrezzature e dei tempi
4
necessari per ottenere una valutazione operativa della formabilità. In questo modo, la
valutazione della CLF sarebbe molto più diretta ed immediata, pertanto applicabile
anche a realtà in cui non fossero disponibili tutte le attrezzature necessarie alla
realizzazione dei test sperimentali. Naturalmente, questo approccio per essere
valutato necessita di una fase preliminare di sperimentazione.
Sulla base di queste considerazioni il lavoro di tesi è cosi suddiviso:
• nel capitolo 1 si effettua una valutazione dei principali parametri operativi che
influenzano i processi di stampaggio, si dà una definizione generale dei parametri
principali di caratterizzazione meccanica delle lamiere metalliche utilizzate nei
processi stessi ed inoltre si definisce il concetto di CLF ed i metodi per la sua
determinazione;
• nel capitolo 2 si approfondisce il discorso sulla teoria della plasticità e quindi sui
criteri di instabilità plastica utilizzati da alcune teorie per una rapida
determinazione della curva limite;
• nel capitolo 3 si espongono alcuni dei test più utilizzati al fine della valutazione
della formabilità delle lamiere;
•
il capitolo 4 è dedicato alla sperimentazione; dopo una descrizione generale
dell’attrezzatura e delle scelte progettuali realizzate, vengono riassunti con grafici
e tabelle i risultati dell’attività sperimentale effettuata; questo sia per quanto
riguarda la caratterizzazione meccanica del materiale, intesa come curve di
5
flusso, che per le prove di formatura, intesa come definizione della curva limite di
formabilità;
• il capitolo 5 è infine dedicato all’analisi numerica ed al confronto con i risultati
sperimentali. Vengono esposti i diversi metodi numerici utilizzati ed i rispettivi
risultati ottenuti. L’analisi è effettuata confrontando i risultati numerici con quelli
ottenuti da sperimentazioni realizzate presso altri laboratori e con quelli ottenuti
ed evidenziati al capitolo 4.
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Capitolo 1
GENERALITÀ
Introduzione
La produzione di pezzi finiti tramite processi di deformazione plastica può essere
schematizzata come in figura 1.1, con, le tensioni principali σ
1
, σ
2
e σ
3
che,
opportunamente combinate, e comunque tali da raggiungere il campo plastico,
possono generare una grande varietà di forme finali.
Figura 0.A
Lo “Sheet Metal Forming” , ovvero il processo di lavorazione delle lamiere, è un
processo non stazionario, e quindi differisce notevolmente da altri processi di
deformazione dei metalli come laminazione, estrusione, trafilatura. Questi, infatti,
sono caratterizzati dalla presenza di “zone locali di formatura” in cui si può
immaginare che il materiale entri, venga sottoposto ad un stato di deformazione
stazionario e successivamente ne esca. Invece lo sheet metal forming è caratterizzato
7
dal fatto che differenti aree del pezzo in lavorazione possono subire differenti modi
di deformazione. Durante le operazioni di formatura come piegatura, stretching,
drawing ecc... esistono parametri operativi come geometria degli stampi, velocità,
temperatura, lubrificazione che possono influenzare significativamente il successo
delle operazioni stesse. I test di formabilità sono orientati alla caratterizzazione
tecnologica delle lamiere utilizzate in operazione di stampaggio, per cui di seguito si
analizza nel dettaglio questo processo di lavorazione delle lamiere.
Generalità sui parametri operativi della deformazione delle
lamiere: Stampaggio
Con il termine stampaggio si intende quel processo di lavorazione a freddo in cui un
punzone, con il controllo di una piastra di pressione (premilamiera) spinge la lamiera
all'interno di una matrice e la trasforma in un particolare cavo lasciandone lo spessore
sostanzialmente invariato. Il sistema degli utensili (punzone, matrice, premilamiera)
che attivano il processo è denominato stampo. La lamiera cui, mediante tranciatura, è
stata conferita una geometria di contorno finalizzata allo stampaggio si chiama
sviluppo. Il profondo stampaggio (deep drawing) può praticarsi con modalità diverse
a seconda del metallo da lavorare, del tipo di particolare da realizzare e del processo
produttivo in cui è inserito. Il profondo stampaggio (stampaggio convenzionale) è il
processo di formatura più praticato, e per questo ne sono state definite e studiate le
principali problematiche. Attualmente si stanno affermando processi che impiegano
materiali elastici e fluidi in pressione che, con l'ausilio di una controparte rigida,
conferiscono alla lamiera la forma voluta. Questi processi comportano possibilità e
limitazioni diverse nei confronti del profondo stampaggio convenzionale.
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Le modalità base di formatura delle lamiere sono le seguenti:
- flessione plastica (“bending”), in cui la deformazione si verifica soltanto nella zona
in cui si modifica il raggio di curvatura. Lo stato di deformazione tipico della
flessione plastica corrisponde all’esistenza, nel piano della lamiera, di una direzione
di deformazione piana coincidente con l’asse di flessione;
- espansione (“stretching”), in cui la lamiera viene deformata in una certa regione,
mentre risulta completamente bloccata dall’azione di un premilamiera nella zona che
circonda la regione deformata. L’azione di deformazione può essere prodotta per
azione diretta di un fluido in pressione (espansione idraulica) in cui non esistono
fenomeni di attrito sulla zona deformata, oppure può essere dovuta all’azione di un
punzone (espansione per azione di un punzone rigido) in cui i fenomeni di attrito tra
le superfici in contatto generano effetti importanti nell’ambito del processo. Lo stato
di deformazione tipico di questo processo di formatura, è caratterizzato dal fatto che
entrambe le deformazioni principali nel piano della lamiera hanno segno positivo.
- Stampaggio (“drawing”) in cui lo stato di deformazione corrisponde all’esistenza di
una direzione principale, nel piano della lamiera, lungo la quale la deformazione è
positiva, mentre lungo l’altra la deformazione è negativa. La riduzione di perimetro
della zona piana che si osserva in una operazione di stampaggio è l’esempio più
eloquente di quanto detto.
Nei processi industriali di formatura delle lamiere, intervengono i suddetti modi di
deformazione o isolatamente o simultaneamente, con una generale prevalenza degli
stati tensionali di trazione, poiché in caso contrario si potrebbero verificare
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deflessioni indesiderate della superficie. La tendenza al verificarsi di questi difetti
superficiali viene amplificata ogni volta che nel processo si verificano condizioni tali
da permettere alla lamiera di “muoversi liberamente”, quindi in tutte le zone in cui la
deformazione della lamiera non è guidata dalla presenza di stampo e matrice.
Figura 0.A
Nella figura 2.1 è rappresentato schematicamente un tipico esempio di processo di
stampaggio, con le diverse fasi evolutive del processo stesso e le diverse zone di
deformazione (fondo della tazza, parete, zona del raccordo del punzone, zona del
raccordo della matrice, zona dello sviluppo piano). Naturalmente, ogni zona dello
sviluppo piano della lamiera subisce, nell’evolvere del processo, modi di
deformazione caratteristici.
• Fondo dello stampato: il materiale della zona del fondo è soggetto
prevalentemente ad una deformazione di espansione per azione del punzone, che
avviene nella fase iniziale del processo, cioè prima dell’inizio dello stampaggio
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della zona piana sotto il premilamiera; in una fase più avanzata del processo, a
causa dell’attrito tra punzone e lamiera che genera fenomeni di grippaggio,
l’evoluzione di tale deformazione viene ostacolata.
• Zona del raccordo del punzone: tale zona, oltre a subire una deformazione simile a
quella subita dal fondo, è sottoposta ad una azione di flessione plastica piana che ,
naturalmente, rende più critico lo stato deformativo.
• Zona piana sotto il premilamiera: il materiale di questa zona subisce una
deformazione di contrazione (riduzione del perimetro ed un allungamento nella
direzione radiale).
• Zona del raccordo della matrice: qui sussistono condizioni critiche per il materiale
sia nella fase di ingresso che in quella di uscita. Nella prima il materiale subisce,
oltre ad una azione di contrazione, una azione di flessione piana istantanea
(piegatura); nella seconda l’azione della flessione piana è opposta a quella
precedente (raddrizzo).
• Zona della parete cilindrica dello stampato: il materiale che ha subito le azioni
appena viste, permarrà in regime elastico o plastico a seconda delle tensioni messe
in gioco nelle fasi precedenti e dal valore del gioco radiale tra punzone e matrice.
In ogni caso il modo di deformazione sarà di tipo monoassiale.
Le diverse zone sono quindi soggette a modi di deformazioni distinti e dipendenti dalla
fase che si considera, per cui uno studio teorico di tipo quantitativo risulta di estrema
complessità. Alla complessità deformativa appena descritta si affianca la dipendenza
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del processo stesso da tutta una serie di parametri operativi come la pressione del
premilamiera, la lubrificazione adottata, la geometria ecc... che vedremo di seguito.
Parametri Operativi
Parametri geometrici
La forma geometrica dei pezzi da ottenere è un parametro di importanza
fondamentale nel processo. Generalmente si distinguono i diversi tipi di stampaggio
in base alla geometria finale degli stampati.
Pertanto distinguiamo stampati:
• cilindrici;
• conici;
• rettangolari;
• ovali;
• forme complesse.
Ognuna di queste forme può avere pareti laterali verticali o inclinate.
La forma più semplice da analizzare da un punto di vista teorico, e che inoltre
presenta una importanza rilevante in campo industriale, corrisponde a quella
cilindrica a parete verticale.
Per quanto riguarda le altre tipologie di stampaggio, le informazione disponibili sono
estremamente ridotte, per cui si cerca di ricondurle ad una analisi riferita alla
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tipologia cilindrica. Solo negli ultimi anni, per i notevoli progressi effettuati
nell’ambito dell’applicazione degli elementi finiti applicati alla simulazione di
processi di stampaggio, iniziano a prendere corpo analisi teoriche di stampaggio di
forme complesse.
Lo stampaggio di forme complesse richiede l’utilizzo di sistemi opportuni adatti a
compensare, durante il processo, le asimmetrie geometriche del pezzo. Ad esempio,
nello stampaggio di forme rettangolari esistono sostanziali differenze di
comportamento tra le diverse zone dello stampato (lati, pareti e spigoli). Questo
comportamento differenziato impone l’utilizzo di parametri di processo diversi per le
diverse zone in maniera da ottenere modi deformativi simili.
A livello industriale ciò si traduce in:
- utilizzo di sistemi di bloccaggio locale della lamiera (“drawbeads” o rompigrinze)
sistema molto utile per omogeneizzare le deformazioni;
- utilizzo di materiali differenti nelle zone della matrice e del premilamiera che
vengono in contatto con le zone dei lati e degli spigoli, al fine di modificare
localmente le condizioni di attrito;
- utilizzo di valori differenziati per il gioco tra punzone e matrice;
- utilizzo di forze differenziate sul premilamiera;
- utilizzo di condizioni differenziate di lubrificazione.
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Il caso di stampaggio rettangolare è stato utilizzato a titolo di esempio; tuttavia,
indipendentemente dal tipo di stampaggio e dalla forma dello stampato, i parametri
geometrici come raggi di raccordo sulla matrice e sul punzone, valori de giochi tra
questi ecc..., esercitano grossomodo sempre lo stesso tipo di influenza, per cui, per
l’analisi dell’influenza di tali parametri sul processo di formatura, si può comunque
far riferimento a stampati di forma cilindrica.
• Raggio di raccordo del punzone
Il valore del raggio di raccordo degli spigoli del punzone influenza le condizioni di
stampaggio come segue:
- un valore del raggio molto elevato, riduce la dimensione della zona del fondo dello
stampato, con conseguente aumento della deformazione per espansione di questa
zona nella fase iniziale del processo che implica una maggiore riduzione dello
spessore del fondo del pezzo finito ed una parete laterale più alta;
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Figura 0.B: Sezione trasversale di una coppetta imbutita
- un valore del raggio di raccordo basso manifesta effetti opposti a quanto appena
descritto.
Questi due effetti spiegano il motivo per cui nella zona del raccordo la riduzione
massima dello spessore è sensibilmente indipendente dal valore del raggio di
raccordo, ma si localizza tanto più esternamente, quanto minore è il valore del
raggio.
Per quanto detto, è buona norma seguire le seguenti indicazioni:
- è sconsigliabile utilizzare un valore del raggio di raccordo elevato per operazioni di
stampaggio multiplo poiché l’assottigliamento dello spessore sarà localizzato ad un
raggio minore che, nei passaggi successivi, potrebbe causare rotture nella zona del
raccordo della matrice;
- è sconsigliabile utilizzare un raggio di raccordo ridotto per operazioni su materiali
con basso indice di incrudimento poiché si potrebbe raggiungere la tensione di rottura
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nella zona del raccordo del punzone prima che si raggiunga la tensione radiale
necessaria per l’inizio dello stampaggio della zona sotto il premilamiera.
Unitamente a queste prime indicazioni qualitative, la determinazione quantitativa di
tale parametro può essere fatta utilizzando, in prima approssimazione, opportuni
valori di compromesso riscontrabili nella letteratura sull’argomento.
• Raggio di raccordo della matrice
Il valore del raggio di raccordo della matrice influenza il coefficiente di stampaggio
(l’inverso del Limiting Drawing Ratio ovvero del rapporto di imbutitura) attraverso
l’influenza che esercita sui valori della tensione radiale che si realizzano nella zona di
piega e raddrizzo:
- la tensione radiale all’entrata del raccordo della matrice è tanto maggiore quanto
minore è il raggio di raccordo;
- l’aumento di tensione radiale, causato dalla flessione in ingresso ed in uscita del
raccordo è inversamente proporzionale al valore del raggio di raccordo;
- l’aumento di tensione radiale dovuta all’attrito nella zona di contatto è
proporzionale al valore della tensione radiale stessa e, quindi, inversamente
proporzionale al valore del raggio di raccordo;
- le tensioni residue riscontrabili nella parete laterale dello stampato sono tanto
minori quanto minore sarà il valore del raggio di raccordo.