7
che attanaglia gli uomini contemporanei. Per altro verso l’uomo contemporaneo è segnato dalla
riscoperta dell’irriducibilità dell’uomo
9
e della vita: irriducibilità che può essere considerata come il
nome filosofico del mistero
10
che gli può permettere di ritrovare le vie dello spirituale
11
. L’uomo è
irriducibile alla materia, alla misurabilità: l’uomo è incommensurabile. L’irriducibilità della vita ai
paradigmi che l’uomo si costruisce è il limite insuperabile oltre il quale la sapienza umana non può
andare; il massimo cui può giungere è questa comprensione negativa affermata nella “non
riducibilità” dell’umano. Essa si fonda e rinvia ad una affermazione della fede biblica: l’uomo è
fatto ad “immagine e somiglianza di Dio” (Gen 1,26). Questa altissima dignità sta alla base della
prescrizione kantiana di considerare l’uomo sempre come fine e mai come mezzo, ma è anche il
presupposto implicito delle parole di Cristo: “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio
quello che è di Dio” (Mt 22,21), nelle quali Egli paragona l’immagine di Cesare, il sovrano terreno,
impressa sulla moneta che gli mostrano, all’immagine di Dio impressa in ogni uomo e che spetta di
diritto al legittimo ed unico proprietario, il Creatore e Signore dell’universo. Cosicché è chiaro che
Dio, lungi dal dimidiare l’uomo, è il Difensore dell’umanità.
Con questa sensibilità personale verso il senso del mistero e la spiritualità ho incontrato,
quasi esclusivamente tramite i libri, il Cristianesimo orientale, che esercita su di me un fascino
straordinario. In particolare l’arte dell’Icona e la preghiera di Gesù sono le due vie che mi hanno
condotto ad approfondire la conoscenza del polmone orientale della Chiesa di Cristo, ed ad amare
con riconoscenza coloro che vivendo la fede dei padri, trasmettono ai contemporanei la speranza
pasquale. “Mia gioia Cristo è Risorto”
12
: queste erano le parole con cui Serafino di Sarov salutava
chiunque. La conoscenza nello Spirito Santo del Cristo risorto, che plasma interiormente la liturgia,
la teologia e la spiritualità orientali, è esattamente ciò di cui abbisogna l’anima angosciata e
disperata dell’uomo postmoderno.
Inizialmente avevo pensato di dedicare la tesi alla verifica della validità della definizione di
“mistica del Sabato santo” per denominare alcune esperienze concrete
13
, al posto del nome in uso di
“mistica dell’assenza”; avrei voluto mostrare come la definizione proposta fosse congrua al nucleo
della mistica cristiana, sia nel suo fondamento biblico che nell’elemento liturgico che la sostanzia.
Siccome le figure di cristiani da analizzare vanno a comporre una campo di ricerca troppo vasto, ho
9
Cfr. LOMBARDI VALLAURI L., Le culture riduzionistiche nei confronti della vita, in Idem, Terre, Vita e Pensiero, Milano 1989, pp.
175-210.
10
Il termine di mistero, non è qui adoperato nel senso specifico proprio della teologia, ma in senso lato indicazione della dimensione
essenziale della vita umana, di cui troviamo esempio in queste parole di Ungaretti: “Il mistero c’è, è in noi. Basta non
dimenticarcene. Il mistero c’è, e col mistero, di pari passo, la misura” in UNGARETTI G., Ragioni d’una poesia, p. LXIX, in Vita d’un
uomo - Tutte le poesie, Mondatori, Milano 1969.
11
Cfr. MARITAIN J., L’intuizione creativa nell’arte e nella poesia, Morcelliana, Brescia 1983.
12
GORAЇNOFF I., Serafino di Sarov. Vita, colloquio con Motovilov, insegnamenti spirituali, Gribaudi, Torino 1981, p. 69.
13
Tra cui: Teresa E. Verzeri (1802-52); Charles de Foucauld (1858-1916); Silvano del Monte Athos (1866-1938); Teresa del
Bambino Gesù e del Volto santo (1873-97); Adrienne von Speyr (1902-67); Dietrich Bonhoeffer (1906-45); Gonhxa Bojaxhiu, più
nota col nome di madre Teresa di Calcutta (1910-97).
8
accettato volentieri di limitare la ricerca ad una sola di queste figure, scegliendo naturalmente la
figura di Silvano del Monte Athos, un vero e proprio protagonista contemporaneo della santità e
della spiritualità cristiana, nella sua forma ortodossa.
Il percorso che intendo seguire si articola in due momenti: la ricostruzione della vita e
l’analisi della spiritualità; questi due momenti sono strettamente uniti ed interdipendenti, perché è
mia convinzione che l’esperienza sia maestra di vita, e che Silvano tragga i suoi insegnamenti
spirituali dalla propria esperienza di Dio. La prima tappa prevede la descrizione della sua vita e
della sua opera, al fine di raccogliere gli elementi conoscitivi di base sulla sua figura, ed in seguito a
ciò, delineare il quadro di riferimento in cui collocare e verificare le successive analisi e riflessioni.
In questa prima parte, di natura più storica, dedicherò attenzione a due dimensioni diverse e
complementari: l’ambiente, o dimensione esteriore, e i doni mistici dati alla sua interiorità. Quanto
alla dimensione esteriore Silvano visse in due ambienti, la Russia ed il Monte Athos. Per ciò che
riguarda la dimensione interiore opererò con il presupposto che Silvano abbia ricevuto due grazie
mistiche: la visione del Signore Gesù Cristo nella primavera del 1893, e quindici anni dopo
l’audizione del Signore che gli disse: “Tieni il tuo spirito agli inferi e non disperare”. Cercherò di
fare emergere tutta la loro importanza nella crescita dell’uomo di Dio e della sua maturazione
spirituale, di cui rimane traccia nei suoi Scritti
14
. La seconda tappa consiste nell’approfondimento
dello specifico della sua esperienza mistica e dei suoi insegnamenti, focalizzando l’attenzione sugli
Scritti che egli ha lasciato. Già dal titolo della tesi ho evidenziato i due elementi che emergono
come centrali nella sua esperienza e che Silvano trasmette quali insegnamenti essenziali: le lacrime
e l’umiltà. In entrambi i casi si tratta di elementi che hanno una propria natura umana, una
consistenza autonoma, che vengono assunti dal cammino del Verbo incarnato nel mondo e dotati di
nuova capacità espressiva: le lacrime e l’umiltà, santificati dal Verbo creatore e dallo Spirito
vivificante, divengono gli strumenti principi della vita spirituale.
Per il cristianesimo la conversione è un impegno permanente fino all’evento drammatico di
trasformazione e giudizio della morte. Dalla storia della spiritualità già sappiamo che le lacrime
sono strettamente legate alla conversione
15
, e quindi al battesimo ed all’iniziazione cristiana, che
14
Queste sono le regole cui mi attengo nel citare dagli Scritti di Silvano del Monte Athos:
1. Le citazioni tratte dagli Scritti di Silvano sono in corsivo.
2. Le parole che compaiono in corsivo nell’edizione italiana degli Scritti di Silvano, sono anche sottolineate per conservare la
differenziazione.
3. Adotto la regola dei curatori dell’edizione italiana degli Scritti, i quali hanno messo tra parentesi quadre quei brani che
sono presenti solo nella versione greca e non in quella francese, cfr. SOFRONIO ARCHIMANDRITA, Silvano del Monte Athos
(1866-1938). Vita, dottrina e scritti, introduzione di BIANCHI E., Gribaudi, Milano 2002
4
, p. 34.
15
Cfr. ADNÈS P., Larmes, in DSp 14 (1990), coll. 287-303; ANDREA DI CRETA, Il Canone, in CLEMENT O., Il canto delle lacrime,
Ancora, Milano 1983; HAUSHERR I., Penthos: la doctrine de la Compunction dans l’Orient chrétien, OCA 132, Pontificio Istituto
Orientale, Roma 1944; LOUF A., Generati dallo Spirito, Qiqajon, Magnano (BI) 1994; MATTA EL MESKIN, Il cristiano: nuova
creatura, Qiqajon, Magnano (BI)1999; SOFRONIO ARCHIMANDRITA, Ascesi e contemplazione, Servitium - Interlogos, Sotto il Monte -
Schio 1998.
9
contribuiscono ad interiorizzare e a distendere nel tempo. Intendo quindi valutare come Silvano
considera le lacrime all’interno del cammino spirituale.
Parafrasando il titolo del libro di don Lorenzo Milani, L’obbedienza non è più una virtù, si
potrebbe azzardare che anche l’umiltà oggi non è più una virtù, o per lo meno come scrive Salvatore
Natoli: “Di certo è virtù fraintesa e ciò per il semplice fatto che non se ne scorge in modo adeguato
la radice. Che è ebraico-cristiana”
16
. Inizierò quindi la ricerca sull’umiltà con la fondazione biblica
del discorso, e più precisamente dalla sua fondazione nella divina Rivelazione ricevuta tramite la
Comunità tradente. La Chiesa, infatti, è l’ambiente vitale in cui Silvano visse la sua esperienza, egli
diede il suo contributo personale alla vivente Tradizione dell’Una Sancta; quindi la Chiesa è
l’orizzonte ermeneutico adeguato per cogliere la testimonianza di Silvano ed interpretare i suoi
insegnamenti. Nello specifico dell’umiltà, grazie agli spunti di padre Sofronio
17
, di Kallistos Ware
18
e di Ioan Ica jr.
19
, approfondirò il rapporto tra umiltà ed inferi, che getta luce sulla natura di
entrambi. Nell’ambito di questo approfondimento intendo verificare la validità della seguente
ipotesi: il luogo teologico proprio dell’umiltà è tra l’essere “ad immagine” ed il recuperare l’essere
“a somiglianza”. Ritengo infatti che la somiglianza presupponga l’acquisizione dello Spirito Santo
da parte della creatura umana, dono dello Spirito Santo che è custodito tramite l’acquisizione
dell’umiltà divina di Cristo, a cui immagine l’uomo è creato.
Circa il metodo adottato, intendo dedicare particolare attenzione al fondamento biblico
dell’esperienza spirituale di Silvano e quindi degli insegnamenti che ne ha ricavato. Questa scelta è
la logica conseguenza della centralità assoluta che la Parola di Dio occupa nella vita spirituale del
cristianesimo e nello specifico del monachesimo
20
, inteso come figura tipica del fatto cristiano. La
Parola di Dio è Gesù di Nazareth, il Messia crocifisso e risorto, la seconda Persona della santissima
Trinità che quale Verbo di Dio si è incarnato, portando a compimento l’avvicinamento al cosmo e la
comunione con l’umanità iniziati con la creazione del mondo e con le alleanze stipulate con Noè,
con Abramo, con Mosé, con Davide e con il popolo d’Israele. La Parola di Dio è inseparabile dallo
Spirito di Dio, col quale la Parola ha legami inscindibili: lo Spirito è il Soffio nel quale Dio
pronuncia ogni sua Parola, è il Vento che trasporta ogni suo Appello, è la Potenza nella quale Dio
16
NATOLI S., Dizionario dei vizi e delle virtù, Feltrinelli, Milano 1996, p. 136.
17
Cfr. Conversazione con l’archimandrita Sofronio, in SILVANO DELL’ATHOS, Non disperare!, Scritti inediti e vita, Qiqajon,
Magnano (BI) 1994, pp. 105-131.
18
Cfr. WARE K., “Kénosis” e umiltà “a somiglianza di Cristo” in san Silvano, in MAINARDI A. (ed.), Silvano dell’Athos. Atti del
colloquio internazionale: “Tieni il tuo spirito agli inferi e non disperare!”, Silvano dell’Athos: vita e spiritualità; Bose 3-4 ottobre
1998, Qiqajon, Magnano (BI) 1999, pp. 63-77.
19
Cfr. ICA IOAN JR, Introduzione, in SILUAN ATHONITUL CUVIOSUL, Intre Iadul Deznadejdii si Iadul Smereniei [Tra l’inferno della
disperazione e l’inferno dell’umiltà], Deisis Mănăstirea Sf. Ioan, Alba Iulia 1994, pp. I-XLIX.
20
Cfr. CALATI B. - LELOIR L. - LOUF A., Pregare la Bibbia nella vita religiosa, Qiqajon, Magnano (VC), 1984; CREMASCHI L.,
Introduzione, in Detti inediti dei Padri del deserto, Qiqajon, Magnano (BI) 1986, pp. 7-103; LELOIR L., Deserto e comunione. I
padri del deserto e il loro messaggio oggi, Gribaudi, Torino 1982; MORFINO M. M., Leggere la Bibbia con la vita. La lettura
esistenziale della Parola: un aspetto comune all’ermeneutica rabbinica e patristica, Qiqajon, Magnano (VC) 1990; SPIDLIK T.,
L’autorità del libro per il monachesimo russo, in OCP 153 (1958), pp. 159-179; ripubblicato con il titolo Il libro spirituale e la sua
autorità, in Idem, I grandi mistici russi, Città Nuova, Roma 1987
3
, pp. 185-209.
10
crea e santifica l’universo attraverso il suo Verbo, è la Forza con la quale guida la storia aprendola
all’opera del Figlio, opera filiale che consiste nel fare la volontà di Colui che l’ha mandato
21
e nel
dare lo Spirito senza misura
22
, col quale il Figlio coinvolge gli uomini nella propria obbedienza
23
e
nell’offerta del sacrificio gradito a Dio
24
.
21
Cfr. Gv 4,34; 5,30; 6,38-40.
22
Cfr. Gv 3,34.
23
Cfr. Gv 15,10; Rom 8,2.
24
Cfr. Eb 10,9-10.
11
Prima Parte
LA VITA
Premesse
I. Le Fonti
Pochi sono i documenti disponibili sulla vita di Silvano del Monte Athos: non scrisse una
autobiografia, non rilasciò nessuna intervista, non fece vita mondana, essendosi ritirato dal mondo
all’età di ventisei anni per diventare monaco sul Santo Monte dell’Athos, dove per quarantasei anni
combatté “la buona battaglia” (1Tm 6,12; 2Tm 4,7)) del cristiano
25
. Quivi, quando oramai era già
vecchio, ebbe un discepolo
26
che raccolse i suoi appunti e memorizzò i racconti dei fatti della sua
esistenza, di modo che poi ne scrisse la vita quale introduzione agli scritti del suo Staretz
27
.
Avendo a disposizione poco materiale la stesura di una biografia, può apparire a prima vista
veloce, invece essa risulta più faticosa, e ciò proprio a motivo della povertà delle fonti reperibili i
cui dati hanno da essere valutati con una cura particolarmente attenta, non potendo effettuare
sempre i necessari controlli sulla loro veridicità, avendo talvolta a disposizione una sola fonte.
Le informazioni biografiche che possiamo reperire provengono da tre fonti:
1. gli archivi del Monastero di san Panteleimon
28
, nel quale visse per 46 anni, informazioni scarne e
burocratiche.
2. la biografia scritta dall’archimandrita Sofronio (1896-1993).
3. gli scritti di Silvano, pubblicati dal suo discepolo l’archimandrita Sofronio.
25
La vita cristiana vista come una battaglia, una lotta, o un combattimento spirituali, è uno specifico tema paolino, cfr.: Rom 13,12;
2Cor 6,7; 7,5; 10,3; Ef 6,12; Fil 1,30; Col 2,1; 1Tm 1,18; 4,10; Eb 10,32; 12,4.
26
Si tratta del monaco Sofronio (Sakharov) su cui mi soffermerò nel prossimo paragrafo.
27
SOFRONIO ARCHIMANDRITA, Silvano del Monte Athos (1866-1938). Vita, dottrina e scritti, Gribaudi, Milano 2002
4
.
28
Il Santo Patriarcale e Stravropigiaco Monastero del Glorioso Megalomartire Panteleimon è uno dei venti Monasteri che formano
attualmente la Repubblica monastica della Santa Montagna, ove occupa il XIX posto nell’ordine. La Comunità monastica che vi abita
segue la regola cenobitica dal 1803. A cavallo tra XIX e XX secolo appartenevano ad esso quasi la metà di tutti i monaci athoniti. Ma
i tragici fatti del luglio 1913, legati alla controversia onomatodossa, dimezzarono i suoi membri; ciò fu il preludio alla lotta
antireligiosa condotta dalle autorità sovietiche. Nell’ambito di questa lotta antireligiosa s’interruppero completamente le relazioni tra
la Russia sovietica ed il Monte Athos, cosa che ha seriamente rischiato di provocare la scomparsa di questa Comunità monastica.
Solo dal 1992, con la caduta del regime sovietico, i russi hanno ricominciato a frequentare l’Athos, ripopolando il loro antico
Monastero. Cfr.: AMAND DE MENDIETA E., La presqu’ile des caloyers. Le Mont-Athos, Desclée de Brouwer, Bruges 1955, pp. 9-57,
75-106, 287-303, 308-343; MAJAKOS R., La repubblica monastica del Monte Athos in Grecia: ordinamento giuridico, struttura
monastica e popolazione, Lo Scarabeo, Bologna 1991, pp. 7-31. Quanto al santo di cui porta il nome, san Panteleimon martire e
taumaturgo (27 luglio), era un medico originario di Nicomedia di Bitinia, martirizzato sotto l’imperatore Massimiano Galerio (IV
secolo). Il suo nome era Pantaleon e venne cambiato in Panteleimon, che significa: “(colui che) per tutti invoca pietà”, allorquando
nel corso del suo martirio, egli pregò anche per i suoi carnefici; cfr. MANZONI G., Spiritualità della Chiesa Ortodossa Russa, EDB,
Bologna 1993, p. 508.