IV                             
integrazione. Quindi nel capitolo terzo mi soffermo sui siti televisivi dei 
due più importanti networks televisivi a livello nazionale, la Rai e 
Mediaset. Di un certo interesse in questo capitolo è il paragrafo 
riguardante il primo esempio in Italia di canale tematico multimediale, 
Rainews24, che può essere visto sia sul Pc, connettendosi alla rete, sia 
sul televisore di casa, attraverso il satellite. 
Il IV e V capitolo sono invece incentrati sulla convergenza tra la Tv 
intesa come mezzo fisico, e il Web. Nel IV capitolo mi soffermo sulle 
nuove caratteristiche di questo connubio, che sono principalmente la 
multimedialità e l’interattività, e sull’origine della prima Web Tv che 
viene ideata e sviluppata da un ingegnere informatico in America. 
L’ultimo capitolo è dedicato allo sviluppo dell’ITV (Internet Television) 
in Italia con particolare attenzione al caso di Freedomland, primo 
esempio di azienda italiana a lanciare un portale italiano per l’accesso 
ad Internet, accessibile dal televisore di casa, e al caso di E-biscom, 
azienda di servizi integrati nel settore delle telecomunicazioni, che 
lancia il progetto di cablare tutta l’Italia partendo da Milano. 
 
1 
CAP. I - La tv in rete 
1.1. La Rivoluzione digitale 
Da qualche anno a questa parte le pagine di quotidiani e settimanali 
dedidacano grande spazio all’evoluzione della tecnologia digitale, che 
investe ogni attimo della nostra esistenza: dalla musica, al cinema ed alla 
televisione, dalle macchine fotografiche , alle telecamere, ai registratori ,  
senza dimenticare il computer e la rete, vero regno del digitale. A ben 
vedere si potrebbe pensare che l’utilizzo del termine digitale sia uno 
slogan dei tempi moderni, in realtà quella prodotta dai new media e dagli 
sviluppi della telematica non è una moda ma una vera e propria 
rivoluzione. Alcuni studiosi ritengono che la rivoluzione digitale sia più 
profonda e radicale di quella introdotta da Gutemberg con l’invenzione 
della stampa a caratteri mobili. E questo perché l’introduzione del 
digitale non è solamente una rivoluzione tecnologica ma la sua portata è 
tale da investire la sfera della vita sociale con effetti sulla politica, 
l’economia, l’educazione. Inoltre a differenza delle grandi trasformazioni 
del passato, questa sarebbe molto più rapida tanto da far dire agli esperti 
del settore che tra una generazione la nostra vita futura sarà totalmente 
diversa.Tutto nasce dall’innovazione del formato digitale
1
, il cui dna è 
                                                           
1
 Garassini S., (1999). 
2 
rappresentato dal bit, espressione ottenuta dalla contrazione di “binary 
digit”. Il bit è l’unità base dell’informazione digitale e corrisponde a 
quella parte di un mezzo di comunicazione o di immagazzinamento dati 
che può trovarsi alternativamente in due condizioni rappresentate da uno 
0 e da un 1 (si parla infatti di codice binario). L’informazione trasmessa 
prende il nome di “informazione in formato digitale”
2
. La differenza tra 
il formato digitale e quello analogico, è data dalla capacità del primo di 
comprimere il materiale trasmesso via etere, satellite o internet, fino al 
punto di rendere invio e ricezione fedeli, rapidi, completi, senza disturbi 
nella trasmissione e con enormi vantaggi da punto di vista della quantità 
di dati, informazioni che possono essere trasmessi. Nella trasmissione di 
informazioni in formato analogico si stabilisce invece un rapporto 
continuo tra il fenomeno rappresentato e il suo vettore, tale che per ogni 
variazione di stato nella fonte si ha una variazione di stato nel vettore. 
Ad esempio nel caso del telefono, il suono è una vibrazione che genera 
nell’aria dei movimenti ondulatori in qualche modo simili alle onde che 
agitano la superficie del mare. Quando si parla al telefono queste 
vibrazioni, o onde sonore, arrivano al microfono della cornetta che è in 
grado di convertirle in variazioni di potenziale elettrico; queste generano 
                                                           
2
 Ciotti F., Roncaglia G., ( 2000). 
3 
a loro volta una corrente variabile lungo il filo che giunge fino all’altro 
apparecchio, dove avviene il processo inverso.Occorre notare che ogni 
variazione di frequenza delle onde sonore è direttamente proporzionale 
ad una variazione di potenziale elettrico, esattamente come vogliono i 
principi della trasmissione analogica. Anche la radio e la televisione 
tradizionali usano un sistema di trasmissione analogica, naturalmente il 
processo di conversione è molto più lungo e complicato. In questo caso 
bisogna trasmettere contemporaneamente nello stesso canale di 
trasmissione elettromagnetico vibrazioni sonore o emissioni di luce che 
hanno diverse frequenze e intensità. Ed è proprio la velocità di 
trasmissione, ovvero la quantità d’informazione digitalizzata che un 
canale è in grado di trasmettere nell’unità di tempo, la caratteristica 
principale della trasmissione digitale. La velocità di trasmissione di un 
canale digitale è proporzionale all’ampiezza dell’intervallo di frequenze 
elettriche o elettromagnetiche che vi possono essere veicolate, detta 
larghezza di banda, la cui unità di misura è il già citato bit (nel formato 
analogico l’unità di misura della banda prende il nome di heartz). 
Chiaramente più è larga la banda, più informazioni in formato digitale 
possono essere inviate. E’ lecito quindi chiedersi qual è la conseguenza 
di tale innovazione, che apparentemente potrebbe essere considerata un 
4 
modo diverso, più veloce di trasmettere dati, informazioni rispetto al 
tradizionale modo analogico che ci ha accompagnato sin d’ora, il che 
non giustificherebbe l’espressione di rivoluzione utilizzata all’inizio del 
paragrafo. Occorre invece sottolineare il fatto che l’uso di un solo 
linguaggio permette la codifica di molti tipi diversi d’informazione, 
creando un livello d’integrazione nuovo che porta a quella che viene 
definita ”convergenza al digitale”
3
. Con tale espressione ci si riferisce al 
passaggio delle informazioni tradizionalmente collegate a media diversi 
(stampa, televisione, cinema, radio...) al formato digitale. In tal modo 
informazioni di tipo diverso vengono scritte attraverso lo stesso 
linguaggio di base (il linguaggio dei bit) e gestite attraverso lo stesso 
strumento di base il computer. Per cui si può parlare anche di 
“convergenza tecnologica”, nel momento in cui il computer si propone 
come strumento universale di trattamento dati di strumenti che si 
caratterizzano per tecnologie diverse, come la macchina fotografica, la 
TV, la radio, il telefono, il proiettore cinematografico, ma anche gli 
elettrodomestici come la lavatrice, il frigo, la cucina. Pur essendo diversa 
la funzione, tutti finiscono col avere il medesimo cuore, ovvero un 
microchip che gestisce e trasforma le informazioni in formato 
                                                           
3
 Barwise P., Hammond K., (1999). 
5 
digitale.Tutto ciò ha ripercussioni non solo sulle modalità che regolano 
l’uso dei mezzi di comunicazione, ma anche sulle stesse industrie che 
ruotano attorno a questo campo di interesse. Ed ecco che mercati 
tradizionalmente diversi (editoria, mercato cinematografico, mercato 
della telefonia, mercato delle telecomunicazioni...) s’integrano fra loro e 
con quella che è stata la prima forma di mercato d’informazione digitale, 
il mercato del software. Protagonista di quest’evoluzione è naturalmente 
il computer, che non va inteso come strumento singolo ed isolato: 
occorre aver in mente il computer in rete, ed il ruolo fondamentale che 
ricoprono le reti telematiche vere e proprie autostrade dell’informazione. 
Basti pensare che solo dieci anni fa il computer era un oggetto rarissimo 
persino negli uffici, oggi la metà della popolazione degli Usa ne ha uno. 
Solo cinque anni fa le reti di computer erano presenti in pochi 
dipartimenti universitari e all’interno di poche aziende. Oggi dieci 
milioni di persone usano Internet e le reti di computer sono ormai uno 
strumento indispensabile nelle aziende. Importanti aspetti della vita 
economica, politica, e anche culturale si basano sulle comunicazioni 
digitali. Le aspettative di crescita economica, e dunque di occupazione, 
per i prossimi anni sono riposte nello sviluppo dell’industria delle 
telecomunicazioni e dell’informazione. 
6 
1.2. La tv digitale 
Che cosa succede alla TV con la rivoluzione digitale? Finora la TV è 
stata fondamentalmente un medium verticale, scarsamente interattivo, 
(anche se l’operazione di cambiare canale può essere vista come una 
forma d’interazione) normalmente generalista per un’esigenza evidente, 
che era quella di garantirsi un pubblico indifferenziato e quindi un 
bacino d’utenza più vasto possibile. Anche dopo la vera e propria 
rivoluzione rappresentata dall’esplosione delle TV private, il numero di 
canali televisivi è rimasto piuttosto limitato, poche decine. 
Oggi la TV digitale sta rapidamente invadendo il continente, eppure sono 
passati poco più di tre anni dal debutto delle prime emissioni televisive 
in formato digitale. Le esperienze pilota sono state quelle del colosso 
francese Canal Plus nel 1996
4
. A gennaio di quell’anno furono lanciate 
le trasmissioni digitali via satellite di Telepiù in Italia e quattro mesi più 
tardi, ad aprile, in Francia, esordì Canalsatellite Numerique. Era passato 
un anno e mezzo dalla prima TV digitale, direct TV, partita negli Stati 
Uniti nell’autunno del’94 nel corso dei mondiali di calcio. 
Ben presto quello che è stato definito il business del terzo millennio ha 
attirato l’attenzione dei più grossi gruppi in campo in Europa, e ai tre 
                                                           
4
 Mola G., (1999). 
7 
giganti del Broadcasting, il francese Canal Plus, il tedesco Kirch e 
l’anglo-australiana News-Corps di Rupert Murdoch
5
, si sono affiancate, 
in un gioco intrecciato di alleanze transnazionali, le principali compagnie 
telefoniche, da France Telecom a Deutsche Telecom, da Telefonica a 
Telecom Italia.  Per mesi sui media s’è fatto un gran parlare di sigle, 
piattaforme digitali, quote azionarie, con il rischio che si creassero 
monopoli o comunque posizioni dominanti in un settore estremamente 
delicato dell’universo dei media del vecchio continente. Occorre dire per 
chiarezza che al di là delle innovazioni tecnologiche, è stata una 
decisione della commissione americana per il controllo e lo sviluppo 
della comunicazione, che prevede il definitivo abbandono del 
tradizionale sistema analogico, a scatenare gli operatori del settore nella 
ricerca delle alleanze sulle piattaforme digitali. In particolar modo la 
Federal Communications Commission
6
 ha previsto che dall’ottobre 1998 
avvenisse l’inizio della trasmissione digitale nelle dieci maggiori città 
(che raccolgono il 30% delle famiglie americane) per le stazioni 
televisive affiliate ai grandi network (Abc, Nbc, Cbs e Fox), e che entro 
il 1999 la copertura digitale raggiungesse il 53% delle famiglie e 
                                                           
5
 Articoli di Di Rienzo R., Maggi M., (1998). 
 
6
 Macchi A., (2000). 
8 
riguardasse le 1500 stazioni Usa. Il processo si dovrebbe concludere nel 
2006 con la fine delle trasmissioni analogiche. A tale decisione è seguita 
la normativa europea che fissa per il 2010
7
 il passaggio in Europa al 
segnale digitale. 
1.2.1 Il panorama europeo  
In questo senso è utile dare un’occhiata al panorama europeo
8
. Il più 
ricco con due piattaforme e tre operatori che si danno battaglia è il 
mercato francese. In Francia la TV digitale è la più sviluppata di tutta 
l’Europa, con oltre 1,5 milioni di abbonati. Basti considerare che la Pay 
Tv esiste dal 1984. In un mercato dove le reti gratuite erano poche e non 
certo eccezionali, un mix fatto di films recenti, calcio in esclusiva e un 
po’ di luci rosse ha reso Canal Plus la prima TV pagamento analogica 
del continente e oggi la società dominante per il digitale, con oltre 3 
milioni di abbonati europei. Accanto a Canal Plus abbiamo il gruppo 
Tps, comproprietà di Tf1(25%), France Telecom e France Television 
(che detengono insieme una altro 25% del capitale azionario), M6(20%), 
Clt/Ufa(20%) e Lyonnaise des Eaux(10%). Il pacchetto dei canali 
digitali ha 320000 abbonati. Il resto del mercato (50000 abbonati circa) è 
                                                           
7
 Mele M., (1999). 
 
8
 Grasso A., Zecchinelli C., (1998); Mola G., (1999).  
9 
invece nelle mani di Ab Sat, proprietà dell’emittente Ab. In Spagna si 
confrontano due piattaforme in forte concorrenza fra loro. Da una parte 
CanalSatellite Digital, succursale ispanica dei francesi di Canal Plus (che 
detengono l’85%), dall’altra Via Digital, il cui nucleo forte è costituito 
da Telefonica (35%), Rtve (17%) e Televisa (17%). Per quel che 
riguarda gli abbonati, sono oltre 800000 divisi per lo più quasi 
equamente tra i due operatori. In Germania, la scarsa diffusione della 
Pay –TV spiega almeno in parte le difficoltà del più grosso mercato 
televisivo d’Europa a entrare nel digitale. Gli abbonati sono all’incirca 
300mila, spicca la figura di Leo Kirch proprietario di Df1, che avrebbe 
investito 8 milioni di dollari sulla TV digitale. La Gran Bretagna è 
rimasta indietro nella corsa, sono tre i gruppi che puntano ai diversi 
mezzi di trasmissione del segnale. C’è Bdb, in comproprietà tra Granata 
Group e Carlton, che utilizzano l’etere, c’è poi Rupert Murdoch che con 
la sua BSky è azionista di maggioranza (35%) di Bib. I suoi partner nel 
Regno Unito sono British Telecom(32,5%), Midland Bank (20%) e 
Matsushita (15%). Il satellite è il mezzo prescelto per le trasmissioni.  
Digitale via cavo infine per On demand Management, controllata da 
Cable, Wireless e Take One.  
 
10
 
1.2.2. La situazione italiana 
Quanto alla situazione dell’Italia, è giusto sottolineare che in direzione 
della TV digitale s’incominciò a muoversi sin dal 1995, quando 
Telecom
9
 lanciò l’ambizioso progetto Socrate, il cui obbiettivo era il 
cablaggio di 10 milioni di case per poter far arrivare “Stream”, la TV via 
cavo. Il cablaggio consisteva nella sostituzione della vecchia rete 
telefonica con le famose fibre ottiche, ma fin da subito ci si accorse che 
l’operazione era tutt’altro che semplice sia per i costi sia per le difficoltà 
logistiche (occorreva sfasciare le strade, poi portare la fibra ottica dalla 
strada ai palazzi e infine dai pianerottoli dentro ogni appartamento). Il 
progetto non decollò anche perché altri sistemi più collaudati, il satellite, 
garantivano la possibilità di entrare nelle case. Nel 1997 Rai e Stet 
lanciarono una clamorosa alleanza per risollevare le sorti di Stream, in 
vista della liberalizzazione delle telecomunicazioni che di lì a pochi mesi 
(1998 per l’esattezza) avrebbe consentito a tutti i competitors di entrare 
senza vincoli nel mercato della TV digitale. S’intravedeva in quel 
periodo un neo duopolio che aveva come protagonisti Rai e Stet da una 
parte e CanalPlus e Mediaset dall’altra (che allora detenevano 
rispettivamente il 45% e il 10% di Telepiù).  
                                                           
9
Articoli di Luna R., Carli S., (1997). 
11
 
Si può affermare che da allora a oggi la situazione italiana sia stata in      
continua evoluzione, caratterizzandosi per alleanze che cambiano più 
velocemente dell’aggiornamento tecnologico del settore.  
Recentemente tutti i giochi si sono svolti attorno a due piattaforme 
digitali che si contendevano il mercato della TV digitale, da una parte la 
NewsCorps Europe
10
 di Murdock e Letizia Moratti (dimessasi poi 
dall’incarico di manager) alleati con Telecom (proprietaria di Stream), 
dall’altra Canal Plus (con il controllo su telepiù passato al 90%, il 
restante 10% a Mediaset) alleata con la Rai. Gli avvenimenti successivi 
hanno visto oltre all’accordo Rai-CanalPlus, l’entrata dell’Enel, con 
Wind (concessionaria per la telefonia mobile del monopolio pubblico 
dell’energia elettrica) nella medesima Telepiù e la rottura tra Murdock e 
Telecom sull’altra piattaforma digitale.  
Per quel che riguarda gli abbonati, sono D+ e Stream a dividersi il 
mercato con quasi due milioni di abbonati il primo e un milione il 
secondo. La politica delle alleanze per le piattaforme digitali trova la sua 
ragion d’essere nella digitalizzazione del segnale, che porta con se 
enormi vantaggi sia per l’utente che per il produttore: 
                                                           
 
10
 Dati tratti da articoli di: Camera M. (1998); Polito A. (1998); Mele M.; (1998); Buongiorno P.,  
(1999); e dai siti Ansa (24-12-1998) e Adnkronos (21-01-99; 25-02-99). 
12
 
1) l’aumento della qualità delle immagini, con maggior definizione e 
assenza d’interferenze e del suono simile a quello dei CD 
2) l’informazione una volta convertita in valori numerici diventa 
compatibile con il linguaggio dei computer e può sfruttarne le 
potenzialità di elaborazione 
3) la moltiplicazione dei canali di trasmissione , poiché come ho 
detto in precedenza il segnale digitale  può essere compresso alla fonte 
4) la possibilità di utilizzare trasmettitori di potenza minore rispetto a 
quelli impiegati per la trasmissione analogica  
Se ai quattro motivi in precedenza indicati s’aggiunge la possibilità di 
inviare il segnale con diversi sistemi di trasmissione, si ha un quadro 
completo ed esaustivo che fa dire agli esperti del settore
11
 che la TV 
analogica stà a quella digitale, come una tazzina di caffè fumante stà al 
caffè liofilizzato. 
1.2.3. I sistemi di trasmissione  
I sistemi per distribuire i segnali video-bit sono essenzialmente quattro: 
la rete telefonica, le fibre ottiche, i satelliti, e il cavo
12
. Alcuni di questi 
mezzi consentono la bidirezionalità dei segnali: sono utili quindi a 
                                                           
 
11
 Luna R., (1997). 
12
 Aa.Vv., (1999). 
13
 
spedire agli utenti le informazioni, ma anche a riceverne in senso 
contrario. Ciò significa possibilità di offrire programmi a pagamento 
(video on demand), ad orari ripetuti con possibilità di scelta (near video 
on demand) e servizi interattivi, come home banking, teleshopping, 
prenotazione biglietti, acquisizione software e videogames. 
Passando in rassegna i quattro sistemi, occorre sottolineare come le reti 
di cavi più diffuse sul pianeta accanto a quelle televisive ed elettriche 
siano quelle telefoniche. Il vantaggio di queste ultime è evidente: il 
doppino telefonico è presente in tutte le abitazioni, anche se un limite è 
rappresentato dalla larghezza di banda che è sufficiente per trasportare la 
voce, ma inadatta rispetto alla necessità del video digitale (una normale 
rete telefonica può trasportare 9600 bit al secondo). Attraverso nuove 
tecnologie si sta cercando di superare questo limite, principalmente 
utilizzando la rete ADSL e quella più comune ISDN. Con la prima 
attraverso complessi meccanismi di smistamento e compressione, si 
riesce ad inviare sul doppino telefonico una gran quantità di 
informazioni digitali per brevi distanze (alcuni kilometri). La velocità di 
trasmissione è di tutto rispetto: 4-6 mega bit al secondo. Anche se non 
ancora ottimale per le immagini video di alta qualità, permette di 
utilizzare i cablaggi domestici esistenti senza alcun tipo di modifica.