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INTRODUZIONE
In questo lavoro cercherò di descrivere il considerevole patrimonio
archeologico custodito nel sottosuolo del territorio di Castellammare di
Stabia, a partire dalle ville presenti sulla collina di Varano fino a quello
disastrato dell’Antiquarium Stabiano. Mi soffermerò maggiormente nella
descrizione della Villa del Petraro che si trova nella via Cupa San Marco a
Castellammare, ma i resti di questa antica residenza giacciono ancora sotto
una coltre di terreno.
Stabiae, antichissima e celebre città, fiorente assai prima del predominio
militare di Roma fu magnificata da Plinio, Galeno e molti altri scrittori.
La sua storia fu contraddistinta da due eventi cruciali: la distruzione da
parte di Silla nell’89 a.C. durante la guerra sociale, e quella nel 79 d.C.
dovuta all’eruzione del Vesuvio che con la sua furia distrusse anche la città
di Pompei ed Ercolano legandone i nomi per sempre al medesimo destino.
Nella prima parte di questo lavoro sono presi in esame le varie scoperte
effettuate dagli ingegneri borbonici fino a proseguire a quelle dei giorni
nostri. Saranno riportati anche le ultime scoperte nelle Villa San Marco e
Villa Arianna con l’ausilio di tecniche di ricostruzione virtuale.
Nella seconda parte verranno riportate le testimonianze archeologiche di
artefatti di epoca post-classica ed età romana, ma anche le tracce lasciate
dai Romani, non solo in termini materiali, ma anche per quanto concerne la
divisione del terreno nella valle a sud del fiume Sarno. Questi elementi ci
porteranno ad ipotizzare la reale estensione della città di Stabiae e a
collocarla nel periodo storico della guerra sociale
4
L’ultima parte “La villa del Petraro” è dedicata alla villa in località
Petraro, scavata negli anni 50 dove sono stati ritrovati dei bellissimi stucchi
a tema mitologico, rari per una costruzione di tipo rustico.
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Capitolo primo
STORIA DELLE RICERCHE SULLA COLLINA DI VARANO
1.1 Scavi dal periodo borbonico fino a nostri giorni
Le scoperte di Ercolano, Pompei e Stabiae avvennero in un periodo di
riforme del Regno delle Due Sicilie volute da Carlo di Borbone coadiuvato
dal Tanucci, uomo di fiducia del re di Napoli e di suo figlio successore al
trono, Ferdinando IV, che occupò le cariche di segretario di Stato della
Giustizia e Ministro degli Affari esteri e della Casa Reale.
Esse apparvero, infatti, ad entrambi una occasione eccezionale per portare
Napoli alla ribalta della scena culturale europea.
Per volontà del re
1
, gli scavi archeologici di Stabiae iniziano ufficialmente
il 7 giugno 1749 con una spedizione di sette uomini con a capo l'ingegnere
spagnolo Rocque Joaquin de Alcubierre e l'ingegnere svizzero Karl Jakob
Weber.
Seguendo la Tavola Peutingeriana, risalente al IV secolo, il sito dell'antica
Stabiae era da ricercarsi a nord del fiume Sarno, presso la collina di Civita.
Dai primi sondaggi vennero alla luce: statue, affreschi, monete e uno
scheletro umano: purtroppo Rocque Joaquin de Alcubierre, direttore dello
scavo, non aveva ancora capito che non si trattava di Stabiae, bensì
di Pompei.
Comunque il 7 giugno 1749 partirono gli scavi anche presso la collina
di Varano, il sito della vera Stabiae, dove pochi anni prima erano riaffiorati
diversi reperti.
I risultati furono davvero eccezionali: vennero esplorate la Villa San Marco
e la Villa di Anteros ed Heracleo, nel 1754 Villa del Pastore, Villa Arianna
nel 1757 e il secondo complesso nel 1762 , anno in cui terminarono gli
1
D’ANGELO 2014, p.17
7
scavi perché le attenzioni degli archeologi si spostarono sugli scavi di
Pompei che offrivano maggior interesse: i reperti scoperti nelle ville
stabiane furono portati alla Real Reggia di Portici, anche se, tra il 1806 e
il 1834, vennero trasferiti al Real museo di Napoli.
Durante le esplorazioni, gli ingegneri borbonici ebbero un comportamento
ambiguo, in quanto nelle loro ricerche, era consuetudine applicare dei
enormi fori nelle pareti per realizzare vie d'accesso ad ambienti ancora
sepolti, tenendo in poco riguardo il patrimonio sui cui lavoravano.
Addirittura alcuni dipinti non asportati si graffiavano volontariamente al
fine di evitare depredazioni a conclusione dello scavo
2
.
Alcubierre, contrariato per la cessazione delle ricerche, scrisse
innumerevoli lettere al primo ministro del regno, Tanucci, chiedendogli il
permesso di poter effettuare nuove esplorazioni presso l'antica Stabiae. Ad
esempio, in una lettera scritta il 10 settembre 1774, si legge: « Io
desidererei che S.M. mi desse il permesso di poter fare alcuna prova solo
con pochi operai nella vicinanza di quelli luoghi all'antica città di Stabia,
dove io trovai in passato molte delle migliori cose che s'osservano nel Real
Museo
3
».
L’insistenza dell’ingegnere fu premiata nel 1775 quando fu sovvenzionata
una seconda campagna di scavo. Questa volta nella parte occidentale della
collina di Varano, nei pressi di Villa Arianna e del secondo complesso.
Furono riportate alla luce, anche, parti di alcune villa rustiche, in
particolare nel territorio di Gragnano, come Villa del Filosofo nel 1778,
Villa Casa dei Miri, Villa Ogliaro, nel 1781 Villa Medici.
2
M. DE VOS 1982, p.337
3
FERRARA 2005, p.3
8
La seconda sessione di scavo terminò dopo sette anni, nel 1782, quando fu
presa la decisione di dirottare gli uomini e l'armamentario su Pompei
4
e
abbandonare definitivamente le ricerche su Stabiae.
Solamente alla fine dell’800 sembrò riaccendersi un piccolo interesse,
infatti, tra il 1876 e 1879, a seguito dei lavori di costruzione della cappella
di San Catello, santo patrono della città, nella cattedrale di Castellammare
di Stabia, furono rinvenuti alcuni reperti risalenti sia al periodo antecedente
e posteriore all'eruzione del 79 d.C.: precisamente, a una depressione di
circa sette metri, si reperirono iscrizioni, parti di strade e di abitazioni,
mentre a una profondità di circa tre metri furono scoperte sarcofagi,
affreschi e due colonne
5
. Queste ultime segnano molto probabilmente l'XI
miglio, cioè uno dei nodi più importanti della Campania antica da cui si
diramavano le altre strade, che collegava Nuceria Alfaterna con Sorrentum,
sul cui ciglio sorgevano diverse necropoli come dimostrano, oltre ai
ritrovamenti stabiani, anche altri nei pressi di Vico Equense.
Nel 1950 il preside di una scuola media di Castellammare di Stabia,
appassionato di archeologia, il professore Libero D'Orsi, insieme a pochi
operai e con tante problematiche sia a causa dello scetticismo dei
proprietari terrieri sia per problemi finanziari, conseguì la possibilità di
effettuare delle indagini sulla collina di Varano, dove un paio di secoli
prima Alcubierre e Weber avevano ridato alla luce le antiche rovine della
città romana di Stabiae.
Vennero riportati alla luce alcuni settori di Villa San Marco e Villa Arianna
e nel 1957 quelli di Villa Petraro (ved. Cap. terzo), una domus ritrovata per
caso ma poi nuovamente interrata dopo alcuni anni per della mancanza di
fondi.
4
FERRARA, 2005, p.4
5
BONIFACIO- SODO 2002, , p. 149-151
9
Fig. 1 – Pianta borbonica che riporta i resti delle ville della collina di S. Marco.
Negli anni successivi una innumerevole quantità di reperti fu rinvenuta,
così come alcuni degli affreschi ritenuti più importanti, furono staccati per
consentirne una migliore conservazione: novemila oggetti furono raccolti e
ospitati presso alcuni locali della scuola media “Stabiae”, di cui il
professore Libero D'Orsi era il preside.
Questa mostra durò per alcuni anni. Purtroppo il basso numero di visitatori,
la scarsa campagna pubblicitaria e l'inadeguatezza dei locali ha portato
l'Antiquarium stabiano alla chiusura dei locali, in attesa di una più
vantaggiosa collocazione.
Tra gli anni 60 e gli anni 90 si sono rinvenuti numerosi resti di ville
e necropoli, anche se in maniera casuale tra i comuni di Santa Maria la
Carità e Gragnano. Tutte, dopo una breve esplorazione, furono nuovamente
sepolte.
Il terremoto dell'Irpinia del 1980 causò innumerevoli danni sia alle
costruzioni civili sia alle strutture di interesse culturale. Parte
del peristilio superiore di Villa San Marco, infatti, fu quasi totalmente
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distrutto, senza considerare gli ingenti danni che le ville subirono
6
: l'evento
causò la chiusura al pubblico degli scavi. Furono riaperti soltanto dopo
decina di anni.
L’anno successivo, gli scavi entrarono a far parte della neonata
Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Pompei, Ercolano e
Stabia che comprendeva oltre al sito stabiese anche gli scavi di
Pompei, Ercolano e Oplontis (nel comune di Torre Annunziata).
La fondazione di una associazione ONLUS italo-americana chiamata
Restoring Ancient Stabiae (RAS), insieme alla partecipazione
della Regione Campania e la Soprintendenza Speciale per i Beni
Archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia ha contribuito ad ideare un
progetto per la creazione di un grande parco archeologico destinato a far
conoscere le ville di Stabiae. A collaborare, successivamente, a questo
progetto, si è unito il Vesuvian Institute, un ente internazionale per
l'archeologia che svolge funzioni di polo di ricerca per studenti e archeologi
impegnati nei vari tirocini e stage
7
.
6 DE VOS 1982, p. 326
7 LIFE BEYOND TOURISM, 2013