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Introduzione
Lo stabilimento enologico della fami-
glia Ingham-Whitaker risale al 1813, ed è
situato nel territorio comunale di Marsala,
adiacente, assieme ad altri bagli vinicoli di
medesima importanza, alla via Florio, dedi-
cata appunto all’omonima azienda vinicola
Vincenzo Florio.
Essendo un complesso vinicolo che se-
gue le caratteristiche fi siognomiche della ti-
pologia "baglio stabilimento", la Villa padro-
nale sorge al centro di una serie di capanni
che servivano da deposito e produzione
del vino, questi sono sparsi all’interno della
cinta muraria che racchiude tutte le unità
architettoniche.
Per poter effettuare una corretta ipotesi
di restauro della Villa inglese è bene effet-
tuare a priori una ricerca storica che porti
alla comprensione di quegli aspetti che ri-
guardano le caratteristiche culturali, socia-
li ed architettoniche della Marsala del XIX
sec.. Si entra così nel merito delle abitudini
della società dell’epoca, che stava inizian-
do a sentire, come di rifl esso, un migliora-
mento della qualità della vita, dovuto non
solo allo sviluppo industriale spinto dagli in-
vestitori inglesi, ma anche ai costumi della
nobiltà inglese stessa.
Il primo vino dolce fortifi cato prodot-
to dalla famiglia Woodhouse era simile al
Porto o al Madeira, ed ha suscitato grande
interesse tra le corti europee, a tal punto
da richiamare l’attenzione di altri investitori
inglesi e non, tra cui ricordiamo Vincenzo
Florio, un investitore palermitano, che nel
1833 decide, a seguito degli Ingham, di in-
vestire nella produzione di questo vino dol-
ce, che per la prima volta verrà chiamato
dal primo produttore italiano “Marsala”. I
Florio non solo portarono il Marsala in ogni
parte del mondo a bordo delle 99 navi della
Compagnia Florio, ma regalarono alla città
un nuovo volto ed un impronta da borghe-
sia illuminata. Da allora le aziende vinico-
le a Marsala si sono moltiplicate e nel XXI
sec. se ne contavano circa quaranta, di cui
molte risultano ancora attive e altre delle
quali rimangono oggi le tracce negli edifi ci
e nei bagli sparsi per il territorio.
Si assiste quindi ad una vera e propria
rivoluzione sociale, culturale ed architetto-
nica, infatti nel giro di un secolo si assiste
alla realizzazione di diversi edifi ci di un cer-
to pregio architettonico ed alla nascita di
nuovi modelli costruttivi che si identifi cano
all’interno dei bagli stabilimento.
Successivamente si passerà a descri-
vere dettagliatamente le tecniche compo-
sitive e stilistiche dell’opera architettonica
presa in esame, il ruolo che ha svolto la
committenza per la sua realizzazione, fi no
2
ad arrivare agli aspetti tecnici che riguarda-
no il rilevamento di dissesti e degradi delle
diverse parti ed alla loro rimessa in opera
tramite il progetto di restauro che si compo-
ne di alcune fasi preliminari di conoscenza
della costruzione.
Lo studio diretto della fabbrica dà co-
scienza dei valori storici dell'insieme e delle
singole parti, individua la struttura logica, la
problematica linguistica, e quindi i mecca-
nismi statici, i materiali e le tecniche utiliz-
zate.
La proposta di rifunzionalizzazione che
scaturisce da questi studi ci consente di
ridare una destinazione adeguata al com-
plesso ed assicurare una manutenzione e
conservazione costante nel tempo.
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Capitolo I - Architettura e cultura nella Marsala del XIX secolo
Cantine Florio
Nel 1832 Vincenzo Florio acquistò da
Vincenzo Genna un pezzo di terreno in-
colto sito sulla riva del mare, tra gli stabili-
menti Woodhouse ed Ingham, e vi costruì
un grandioso stabilimento vinicolo la cui
progettazione fu affi data a Giovan Battista
Filippo Basile.
Lo stabilimento ebbe principio con l’im-
pianto di due soli magazzini, ma col volge-
re degli anni e con il conseguente sviluppo
dell’attività fu necessario costruire altri ma-
gazzini fi no al raggiungimento dell’immagi-
ne odierna.
1.
Il complesso industriale ha la forma di un
trapezio, con due ingressi, il principale sul
lato che guarda il mare, il quale immette in
questo spazio profondo fi ancheggiato dalle
cantine e da un lungo giardino. Sul portale
principale è collocato un grande bassori-
lievo in bronzo che raffi gura lo stemma di
famiglia, un leone morente che si abbevera
ad un ruscello nel quale affonda le proprie
radici un albero di china.
Per tutta la lunghezza dei magazzini, i
quali presentano coperture sorrette da ar-
chi ogivali, troviamo le botti di vino disposte
sui lati ed al centro, poggiate direttamente
sulla terra battuta con lieve pendenza, così
da consentire l’ingresso della brezza pro-
1. G. Puglisi, La Sicilia, p.65 e sgg.; S. Dini, Florio 150 anni, S.A.V.I. Florio & C., Torino 1983.
veniente dal mare ed un ricircolo naturale
dell’aria.
Al centro dell’atrio del baglio sorgeva
una palazzina progettata dal Basile e di-
strutta dai bombardamenti dell’11 Maggio
1943.
Nel 1992 all’interno dello stabilimento è
stato creato un museo etno-antropologico
che conserva attrezzi in disuso della tradi-
zione agricola ed enologica del marsalese,
e nel 2012 uno dei magazzini è stato adibi-
to ad enoteca e bookshop.
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Foto del portale di ingresso.
Foto dell'esposizione delle botti di Superiore Riserva sopravvissute ai
bombardamenti del '43.
Foto d'epoca della palazzina Florio prima dei bombardamenti (da Nicola Trapa-
ni, Marsala. Il vino e la città dell'unità d'Italia).
Planimetria dello stabilimento Florio agli inizi
del '900 (estratta dalla tesi di Calogero Ciac-
cio, L'architettura della rivoluzione industriale:
gli stabilimenti enologici a Marsala).
Foto del prospetto principale della nuova palazzina.
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Chiesa anglicana di St. John
La Chiesa Anglicana è sorta su un ter-
reno donato dalla famiglia Woodhouse alla
comunità inglese di Marsala, che, sebbene
non fosse numerosa, la edifi cò per le esi-
genze del culto dedicandola a St. John. La
piccola chiesa, in pietra gialla di Malta, è
un tipico esempio di architettura vittoriana,
infatti presenta il tetto a doppio spiovente
con merlature decorative recentemente re-
staurate, delle strette fi nestre ad arco ed
un ingresso sul lato lungo preceduto da un
piccolo ingresso porticato.
In origine la chiesa aveva un collega-
mento diretto, tramite una stradella retro-
stante la struttura, con l’abitazione del par-
roco della comunità; l’abitazione presenta
anch’essa degli elementi tipici dell’architet-
tura inglese, con archi fl amìgero o conopial
ribassati.
Nel 1929, quando la comunità inglese di
Marsala cessò di esistere, per il passaggio
degli stabilimenti alla Cinzano, la chiesetta
fu chiusa e gli arredi furono trasferiti nella
chiesa della Holy Cross di Palermo
2.
, an-
tistante lo square Ingham, anch’essa re-
alizzata con le medesime caratteristiche
di quella marsalese, per volere di Joseph
Whitaker e del cugino Benjamin Ingham.
2. M. D'angelo, I Whitaker e la chiesa anglicana di Palermo, in I whitaker di villa Malfi tano, Fondazione "Giu-
seppe Whitaker", Palermo 1995, p.291.
Nel 1959, per iniziativa di Manfredi Whita-
ker Pedicini, all’interno della chiesa paler-
mitana fu creata la “Marsala Chapel” che
conserva tutt’oggi le memorie marsalesi.
In tempi recenti la chiesa è stata adibita
a discoteca, subendo alcuni danni superfi -
ciali ai paramenti interni, con la perdita di
alcune parti della tipica arenaria maltese
che sono state sostituite, dall’attuale pro-
prietario, con dei conci originari del mar-
salese, di colorazione più chiara rispetto
all’originale.
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Foto del prospetto Sud-Ovest.
Foto del prospetto della casa del parroco.
Foto d'epoca dell'arredo interno alla chiesetta anglicana (da
Nicola Trapani, Marsala. Il vino e la città dell'unità d'Italia).
Foto dell'interno della chiesetta.
Foto del prospetto Sud-Est, con ingresso.
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Lazzaretto a Scola
L'isolotto di Scola fu scelto intorno al
1900 per ospitare i possibili malati di pe-
ste bubbonica, infatti la sua posizione è
alquanto strategica, essendo non troppo
lontano dalla città ed allo stesso tempo ubi-
cato in una posizione perfettamente isolata
(fi g.1-2).
Il progetto dell'ospedaletto per le ma-
lattie infettive (fi g.3) fu affi dato a Salvatore
Pernice, prevedeva la costruzione di cin-
que corpi di fabbrica paralleli ad un largo
viale disposto lungo l'asse longitudinale
dell'isolotto, di questi cinque ne furono rea-
lizzati solamente tre, dei quali restano oggi
solamente i ruderi.
Presso il pontile per lo sbarco è stata
prevista la collocazione di due padiglioni,
uno per l'accoglienza immediata e disinfe-
zione dei sospetti ammalati, l'altro per l'al-
loggio del personale medico e di custodia.
Il terzo padiglione che doveva essere
posto a Sud dell'isolotto era destinato agli
"ammalati sospetti", che dopo la disinfe-
zione venivano messi in osservazione; nel
caso di infezione invece, l'infermo doveva
essere ricoverato presso il padiglione sul
versante Ovest dell'isola.
L'architetto ha previsto anche la costru-
zione di una cisterna per l'acqua potabile,
che venisse rifornita a distanza da una im-
barcazione tramite una apposita pompa.
Di questo ospedaletto tutt'oggi non ab-
biamo testimonianza del fatto che sia mai
entrato in funzione.
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Macello comunale
L'ex macello comunale, oggi adibito a
giardino d'infanzia, è l'edifi cio di maggiore
impegno realizzato dalla pubblica ammini-
strazione nella seconda metà del XIX sec..
La sua costruzione fu deliberata dal
Consiglio comunale nel 1888 e ne fu affi da-
ta la redazione del progetto a Sebastiano
Cammereri Scurti, allora assistente dell'uf-
fi cio tecnico comunale. Ma l'alto costo
dell'opera e le ristrettezze fi nanziarie in cui
si dibatteva l'amministrazione comunale in
quel periodo, indussero ad abbandonare il
progetto. Nel 1896 l'idea fu ripresa in mano
dall'amministrazione e fu incaricato l'in-
gegnere Gaetano Brigaglia di redigere un
nuovo progetto di massima.
3.
Il Brigaglia riteneva che la località idonea
per impiantarvi un mattatoio dovesse esse-
re appartata, di facile accesso, non molto
lontana dall'abitato, ariosa ed asciutta, ric-
ca di acqua e sopratutto vicina al mare per
potervi scaricare le acque sporche senza
eccessive spese di canalizzazione. Il luogo
dove le condizioni erano tutte soddisfatte
ricadde nella contrada Boeo Salinella. Sul
progetto di massima fu bandito un concor-
so per un progetto di dettaglio, che fu vinto
dall'ingegnere Salvatore Pernice.
Il progetto di quest'ultimo prevedeva la
3. A. Figlioli (a cura di), Progetto di concorso per la costruzione del pubblico macello in Marsala, Marsala 1897.
costruzione di un ampio recinto all'interno
del quale, disposti in modo tale da formare
un rombo, sorgevano quattro padiglioni per
la macellazione separata dei vari tipi di ani-
mali e per la lavorazione e conservazione
delle carni e del pellame. Altri locali erano
previsti per la pesatura degli animali e per
la distruzione delle carni infette.
L'edifi cio, secondo il progetto iniziale,
doveva essere coperto da una tettoia so-
stenuta da sbarre di ferro, ma il direttore
della fonderia Oretea, Torrente, sconsigliò
quel tipo di coperture che non dava suffi -
centi garanzie. Si decise pertanto di la-
sciarlo scoperto ed Ernesto Basile, a cui fu
sottoposto il progetto della parte estetica,
approvò pienamente il concetto.
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Palazzo Spanò Sala
Sito in via XI Maggio, 14, è stato realiz-
zato intorno alla metà del XIX secolo, col-
locandosi chiaramente, con le sue decora-
zioni (cornice, timpani, gocce, capitelli), nei
canoni del neoclassicismo.
L'edifi cio consta di tre elevazioni con svi-
luppo prettamente in verticale, accentuato
dalle fi nte paraste a bugne piatte dei can-
tonali. Il portale d'ingresso, inserito tra due
aperture architravate in asse coi balconi
sovrastanti, presenta delle paraste bugna-
te che reggono l'architrave del portone.
Una balconata continua, estesa quasi
per l'intero prospetto, segna il passaggio al
primo piano nel quale si aprono tre fi nestre,
limitate da piatte lesene e chiuse in alto da
frontoni triangolari; al secondo piano si no-
tano tre piccoli balconi senza piattaforma
che presentano una larga cornice modana-
ta che fa da base ad un cornicione agget-
tante.
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Foto dell'ingresso del palazzo.
Foto del prospetto del palazzo che da sulla via XI Maggio.
Foto del prospetto del palazzo che da sulla via XI Maggio.
Foto del particolare in facciata.