4
Dopo aver descritto l'ubicazione e la struttura della villa passa ad elencarne i
pregi, soprattutto in riferimento ad alcune teorie di Leon Battista Alberti
riguardanti le dimore di campagna
1
.
Da questa descrizione la villa sembrerebbe una sorta di piccolo eden, cosa vera
solo in parte, visti gli innumerevoli problemi che la sua posizione ha causato nel
corso dei secoli, a partire da poco dopo la sua edificazione.
In effetti, la vicinanza dell'Arno, fiume a carattere torrentizio, e quindi soggetto a
frequenti piene, e il clima umido e ventoso ha spesso nuociuto alle strutture,
degradandole velocemente, con la conseguente continua spesa di denaro
pubblico, che si protrarrà anche nel periodo di governo lorenese.
E' piuttosto famosa una battuta del dottor Francesco Redi, assiduo frequentatore
della villa per motivi di studio, che, in una lettera del 13 marzo 1683, affermava
che all'Ambrogiana << il vento ivi tira e tirerà in eterno!>>
2
1
F.FONTANI, Viaggio pittorico in Toscana, Tomo II, Firenze, 1801-1803, P.131.
Riguardo al complesso architettonico il Fontani asserisce che<<in quanto al luogo dove è
situata l'Ambrogiana, non può esser questo ne più vago, ne più delizioso ed ameno. L'aria vi è
perfettissima, poiché i venti la cangiano di frequente; agevolmente dal piano si può far
passaggio alla collina, ed il vicino fiume accresce il bello della sua felicissima posizione,
come i non lontani monti offrono il piacere di graziose vedute, e di abbondante cacciagione in
prossimità della villa, che nelle sue parti fa risaltare, relativamente al totale della fabbrica, la
più concentrata e armonica proporzione>>.Inoltre, per quanto riguarda l'organizzazione e i
vari usi delle ville medicee del contado si veda E. FERRETTI, G.MICHELI, Il palazzo di Cosimo
I a Cerreto Guidi, Firenze, 1999; C.BARNI, Villa la Magia. Una dimora signorile nel contado
pistoiese (secc XIV-XIX), Firenze, 1999.
2
M. FORESI, Una visita all'Ambrogiana, Ufficio della <<Rassegna Nazionale>>, Firenze,1896
p.12. Francesco Redi ( Arezzo 1626- Firenze 1698 ) fu naturalista. Presso la villa eseguiva
esperimenti su insetti, cose naturali provenienti dalle Indie o trovate nel territorio dell'Etruria, o
portate dal mare.
5
La villa in epoca medicea
Nel suo nucleo più antico ed importante, la futura residenza fu acquistata da
Ferdinando I de' Medici (1549-1609) dalla famiglia degli Ambrogi, come un
edificio signorile a due torri. Alcuni documenti attestano i primi interventi di
riadattamento al 1574,quando si registra la presenza nella futura villa di Giovanni
Antonio Dosio
3
.
Ferdinando, a causa della morte del fratello Francesco, avvenuta il 12 ottobre
1587, divenne granduca il 24 del medesimo mese e dal 1587 al 1590 decise di
trasformare l'edificio con un intervento radicale al termine del quale le due torri
furono raddoppiate, dando alla nuova residenza granducale una struttura
regolare
4
.
A dimostrare che l'Ambrogiana divenne presto una delle residenze preferite dalla
corte medicea vi sono alcuni documenti del periodo ferdinandeo
5
.
La direzione dei lavori fu affidata all'architetto Raffaele Pagni, originario di
Fiesole e funzionario della Magistratura dei Capitani di Parte Guelfa nell'Ufficio
dei Fiumi. Grazie a una ricca corrispondenza, sembra che il Pagni abbia
compiuto all'Ambrogiana vari sopralluoghi, ma pur non rimanendo fisso al
3
C.CONFORTI, A.FARA, L.ZANGHERI., Città ville e fortezze della Toscana nel XVIII sec.,
Firenze 1978, pp 20-22. Vedi anche F.BORSI, Firenze del Cinquecento, Roma, 1974, pp.314-
318.
4
In C.CRESTI, Civiltà delle ville Toscane, Pordenone, 1992, p.31, si afferma che <<anche
l'Ambrogiana,[…]riconoscibile per le quattro torri d'angolo, non nacque con una fisionomia
originalissima se si tiene conto che un similare impianto era stato adottato nella villa Niccolini a
Camugliano di Pisa (1568) e nella villa Bernardi e Caselli nei pressi di Lucca (1540) >>
.
5
Per quanto concerne la frequentazione alla villa cfr. G. ANGUILLESI, Notizie storiche dei
palazzi e ville appartenenti alla Imperiale e Real Corona di Toscana, Pisa 1815, p.151. Si
afferma che << il Granduca erasi partito da Firenze con Gran Comitiva il di 29 marzo 1588, ed
essendosi fermato tutto il 30 alla Villa dell'Ambrogiana si pose nuovamente in viaggio la
mattina del di 31 dell'indicato mese di marzo. Questo per fare la cerimonia di incoronazione a
Sovrano a Pisa>>.
6
cantiere, anche a causa della sua molteplice attività, comprendente dal 1588 gli
impegni derivanti dalla qualifica di ingegnere dell'Ufficio dei Fossi di Pisa
6
.
La critica a lungo ha ritenuto, sulla base di certe assonanze stilistiche
dell'Ambrogiana, nonché la vicinanza della Villa Ferdinanda ad Artimino e
quella di Cerreto, che nella ristrutturazione dell'edificio vi sia stato l'intervento
del Buontalenti, del quale il Pagni era un collaboratore, ma non vi sono però a
questo proposito documentazioni che attestano la presenza dell'architetto, dal
1587 anche ammalato di gotta
7
.
Contemporaneamente alla villa fu sistemato anche il giardino con le fontane, i
vivai, e la grotta nei pressi dell'Arno, ideata da Giovan Battista Ferrucci detto il
Tadda
8
. Quest'ultima era uno degli elementi più caratterizzanti lo spazio esterno
ed aveva il compito di accogliere chiunque arrivasse alla villa dal fiume, dopo
aver attraccato il navicello al porticciolo antistante il complesso e posto lungo la
riva dell'Arno
9
.
Successivamente furono fatti altri acquisti per l'abbellimento ed il completamento
della villa. Il 4 agosto 1593 fu comperato un pezzetto di terra per fare lo
"stradone" dagli eredi di Guido da Magnale, e il 26 settembre 1602 dai Padri di
Monte Oliveto, altra terra per lo stesso scopo
10
. Inoltre negli anni tra la fine del
6
Per quanto riguarda la figura del Pagni si veda: C. VASIC VATOVEC, L'Ambrogiana. Una villa
dai medici ai Lorena, Firenze, 1985; G.C. ROMBY, L'Ambrogiana Una villa villa medicea,
in<<Montelupo Fiorentino>>, Firenze, 19993. Il Pagni dal 1588 al 1596 è all'interno della
Magistratura fiorentina. Muore nel 1597.
7
Per la presenza del Buontalenti all'Ambrogiana, si veda: A. FARA, le ville di Bernardo
Buontalenti nel tardo rinascimento toscano, in <<Storia dell'Arte>>, Firenze, 1977; A.FARA, Le
ville Buontalentiane, Firenze, 1978; A.FARA, L'Architettura delle ville buontalentiane nei
documenti, in <<Bollettino degli ingegneri>> n.10, 1978; C. VASIC VATOVEC, op.cit, pp.11-14;
A.FARA, Bernardo Buontalenti. L'Architettura, la guerra e l'elemento geometrico, Genova,
1988, pp.210-211
8
Note sul Tadda
9
Per le tipologie delle grotte nel tardo rinascimento vedi: L.ZANGHERI, Pratolino, il giardino
delle meraviglie, Firenze, 1979; C.ACIDINI LUCHINAT, L.MAGNANI, M.POZZANA, Arte delle
grotte. Atti del convegno, Genova, 1985.
10
N.DELLI, Il convento del granduca Cosimo III all'Ambrogiana, Firenze, 1998, p.45.
7
XVI e l'inizio del XVII secolo furono eseguiti anche altri lavori, che
interessarono sia la strada verso Empoli, che quella che portava al centro di
Montelupo, << per agevolare il traffico delle carrozze da Firenze all'Ambrogiana
>>
11
.
Le rappresentazioni della villa nel XVI secolo sono molto scarse, e la più
importante, è quella della lunetta del pittore fiammingo Giusto Utens, che come
le altre raffiguranti residenze medicee, si trovava un tempo in un salone della
Ferdinanda di Artimino, e oggi al Museo 'Firenze com'era'
12
.
Questa riproduce con dovizia di particolari la villa, con le quattro finestre a pian
terreno (rialzato rispetto al livello del suolo) e le cinque finestrine del primo
piano, l'unico previsto nel progetto originario per tutti e quattro i bracci della
villa, oltre al giardino e il contesto paesaggistico, nonché le due rampe di scale:
una ricurva, e una dritta lungo la facciata, che scendevano dalla villa verso il
fiume.
Nel 1602 è attestata all'Ambrogiana la presenza di Gherardo Mechini (1550-
1621), un architetto tra i più attivi dell'Ufficio dei fiumi accanto al Buontalenti e
al Pagni, che progettò la ricostruzione del muro di sostegno della peschiera del
giardino, gravemente danneggiato dagli straripamenti dell'Arno. Nei due anni
successivi fu spesso alla villa, che divenne il suo quartier generale, da cui inviava
ordini per ogni luogo dello stato
13
.
Nel 1627, sotto Ferdinando II, l'architetto Giulio Parigi (1540-1635), inviato alla
villa <<per vedere la rovina delle stalle in sulla Pesa>>
14
, suggerì di deviare il
corso della Pesa, tagliando la brusca ansa che rasentava le scuderie a poca
distanza dalla villa, sollecitando l'intervento dei periti del Magistrato di Parte
11
G. SPINI, Architettura e politica da Cosimo I a Ferdinando I, Firenze 1976.
12
Per la figura e la descrizione delle lunette di Giusto Utens si veda: D.MIGNANI, Le ville
Medicee di Giusto Utens, Firenze,1993
13
G. SALVAGNINI, Gherardo Mechini Architetto di Sua Altezza- Architettura e territorio in
Toscana 1580-1620, Firenze, libreria editrice Salimbeni 1983, pp.38-40 e 61-62.
14
Si veda per il Parigi: C. VASIC VATOVEC, op. cit p.16;M. FOSSI (a cura), Il taccuino dei
Parigi, Firenze, 1975; D. LAMBERINI, I Parigi: una famiglia di artisti Pratesi alla corte dei
Medici, in <<Prato e i Medici nel '500>>, Catalogo della mostra, Roma, 1980.
8
Guelfa, che avevano competenza in materia. Il progetto fu redatto dall'ingegnere
Alessandro Bartolotti e se realizzato, avrebbe modificato in parte il rapporto della
villa col fiume, soprattutto riguardo alla grotta e al porticciolo che era stato
realizzato come attracco per i navicelli , le piccole imbarcazioni che venivano
usate per il trasporto fluviale di persone o cose. Si optò invece per l'innalzamento
di un muro a difesa delle scuderie, un opera, che seppure non definitiva, era
comunque meno dispendiosa
15
.
Durante i secoli si sono sempre susseguiti lavori e rifacimenti, quali
l'innalzamento di un piano, come attesta in una relazione sullo stato della villa
nel 1657 Ferdinando Tacca (1619-1686), nonché numerosi interventi di restauro
dovuti sia alla cattiva posizione climatica e al graduale abbandono a cui la
residenza venne lasciata dopo la morte di Ferdinando I.
Sotto Cosimo III, salito al trono nel 1670, la villa, in seguito alla costruzione del
Convento dei Padri d'Alcantara nel 1677 su progetto dell'ingegnere Pier Maria
Baldi
16
, conobbe nuovamente gli splendori del tempo di Ferdinando I. Fu
edificato il convento e la chiesa nei pressi della residenza granducale e
successivamente collegati a questa tramite un ' corridore'.
Come scrive Anguillesi, Cosimo fu già un frequentatore assiduo della villa ancor
prima di divenire granduca
17
. Sempre durante il governo di Cosimo III nel salone
granducale, situato al secondo piano del palazzo e non ancora affrescato, come si
vedrà in seguito, da Niccolò Contestabile, e in altre sale del piano nobile, furono
inseriti numerosi quadri di genere naturalistico eseguiti dal pittore Bartolomeo
Bimbi (1648-1730) di Settignano. Questi perlopiù ritraevano soggetti avicoli e
fiori
18
.
15
Si veda:C.VASIC VATOVEC, op.cit, pp. 13-14.
16
Si veda N. DELLI, op.cit. Pier Maria Baldi muore nel 1686, con la carica di ingegnere e
aiutante di camera del Granduca. Fu sepolto nella chiesa di S. Pitro d'Alcantara all'Ambrogiana.
17
In G. ANGUILLESI, op. cit. p. 174, si hanno alcune notizie riferite a CosimoIII. In occasione
del suo matrimonio, mentre <<la principessa Margherita d'Orleans, giunta per mare a Livorno il
di 12 giugno 1661[…]erasi trattenuto lo sposo ad attenderla alla R. Villa dell'Ambrogiana>>.
18
Per quanto riguarda Bartolomeo Bimbi vedi anche S. MAZZONI, Bartolomeo Bimbi, in <<Il
seicento fiorentino. Arte a Firenze da Ferdinando I a Cosimo III>>, Firenze, 1986.