INTRODUZIONE
La qualità è oramai diventata un elemento imprescindibile della nostra vita,
dall’ambiente in cui viviamo, ai servizi che chiediamo, agli oggetti che ci circondano e
che usiamo ogni giorno.
Se i valori concernenti la qualità, nel senso comune del termine, sono divenuti
patrimonio culturale della collettività, nel momento di tradurre questi valori in azioni
con ricadute sui processi, sulle strutture e sui risultati, si incontrano inevitabilmente
delle difficoltà. Nemmeno le organizzazioni sanitarie, convinte da sempre di agire
implicitamente secondo qualità garantita dalla legittimità della professione, possono
prescindere dal confrontarsi con questo tema, e la recente produzione normativa a
livello nazionale e regionale lo sta a dimostrare.
Il problema che allora si deve affrontare, è riassunto dalle seguenti domande: come
introdurre nel miglior modo la qualità all’interno delle organizzazioni sanitarie? Quali
gli elementi che possono favorirne l’adozione? Quali modelli si prestano meglio allo
scopo?
Questo lavoro di tesi nasce perciò dalla constatazione di un problema complesso e
dalla curiosità di comprendere le variabili critiche intorno alle quali si gioca
l’esperienza dell’introduzione della qualità nel mondo dell’assistenza sanitaria.
Il problema complesso riguarda la necessità di capire in che rapporto stanno o
possono stare questi due termini: qualità e sanità, sia nelle ormai abbondanti
elaborazioni teoriche che nelle esperienze empiriche di coniugazione concreta dei due
termini.
Oggi sembra che non si possa più parlare di sanità senza accostarvi l’altro termine
fondamentale della qualità. Dal mondo della cultura aziendale privata la “filosofia”
della qualità ha contagiato (e continua a farlo ) il mondo dei servizi sanitari (pubblici e
privati).
Si parla di filosofia, infatti, per indicare una vera e propria “visione” ideologica che
deve permeare la cultura dell’azienda che produce beni o servizi.
Tutti sono a favore della qualità: essa, infatti, è una parola intrinsecamente positiva
che possa connotare in senso favorevole un’azione, un oggetto, un’esperienza. Il
problema sta nel capire come si traduce l’essenza semantica positiva del termine in
comportamenti intenzionalmente e consapevolmente orientati all’attualizzazione di
quell’essenza.
Questa della qualità, del resto, non è una gran novità. Che cosa può aver favorito
altrimenti l’evoluzione dell’uomo sulla terra, se non la ricerca attiva di una “vita di
qualità”, l’elaborazione continua di “nuovi adattamenti”- obbligatoriamente di qualità
- alle sfide postegli dall’ambiente di vita?
L’uomo del ventunesimo secolo è un “prodotto di eccellente qualità” del processo di
accreditamento naturale vissuto nel corso dell’evoluzione.
Oggi però, questa cosiddetta “cultura della qualità”, in fondo, è per l’uomo
contemporaneo un “metapensiero” sul senso della propria azione; è una
competizione consapevole migliorativa delle proprie prassi che assomiglia molto ai
meccanismi selettivi dell’evoluzione e che porterà al mantenimento delle prassi
migliori e all’esclusione di quelle peggiori.
Tuttavia come tutte le culture, anche quella connessa alla qualità ha bisogno di
condizioni umane e sociali per potersi affermare. E’ esattamente su quest’aspetto
particolare che il presente studio esplorativo è stato tracciato.
Normalmente, la qualità di un prodotto o di un servizio non cade dal cielo, ma è una
conseguenza diretta della “qualità della gestione”. Se un’azienda è ben gestita,
produce beni e servizi di qualità, i costi sono bassi, non ci sono tensioni, e soprattutto i
clienti esterni e i clienti interni (dipendenti) sono contenti.
Questo lavoro vuole guardare soprattutto all’impatto e alle condizioni “interne” al
corpo dell’azienda sanitaria connesse all’introduzione della cultura della qualità, alle
prerogative del cliente interno, ai suoi bisogni che non sono solo quelli di “guadagnarsi
il pane” ma anche di essere soddisfatto del proprio lavoro, di sentirsi utile per la
propria azienda, di sentire la riconoscenza dell’azienda per l’apporto che dà.
La prospettiva da cui si vuole guardare perciò in questa sede, è legata essenzialmente
alla necessità di capire come l’introduzione della qualità possa essere gestita secondo
le modalità tipiche di un processo di miglioramento “continuo” soprattutto del
capitale umano che lavora nell’azienda sanitaria.
La cura delle relazioni interne in quest’ambito può rappresentare per l’azienda
sanitaria una sfida dall’alto sapore ”umanistico” che può facilitare e favorire
l’assimilazione consapevole della cultura della qualità nelle pratiche assistenziali senza
che questo appaia come una operazione tecnicistica imposta dall’alto e per questo
vissuta come estranea.
Come si è capito, il riferimento qui è ad un tipo di gestione dell’azienda sanitaria
orientata verso l’uomo e fondata su alcuni aspetti critici:
- la formazione innanzitutto, intesa come processo che assicuri il possesso di una
competenza e una professionalità consapevolmente orientate alla qualità;
- l’introduzione di meccanismi d’incentivazione immateriale connessi al
riconoscimento e alla valorizzazione reciproca che solo all’interno di una dimensione
lavorativa di gruppo è possibile sviluppare;
- la gestione adeguata dei processi d comunicazione connessi all’introduzione della
qualità: dalle condizioni che assicurano la più ampia partecipazione ai processi
decisionali, alla predisposizione di canali per la libera circolazione delle idee;
- l’ultimo aspetto riguarda infine la cura della motivazione e della responsabilizzazione
del capitale umano in azienda che, per certi versi, costituiscono l’esito quasi
automatico della buona gestione degli aspetti critici precedenti. La qualità, infatti, non
può essere un’operazione imposta, non può essere una mansione in più da aggiungere
alle altre; essa richiede un coinvolgimento cognitivo ed emotivo profondo e convinto
che portino ad una altrettanto piena assunzione di responsabilità.
E’ questo l’orizzonte culturale che ha ispirato il percorso di ricerca descritto: si è
trattato di capire, a partire dall’analisi dei punti di forza e dei vincoli propri di un
modello di sperimentazione di accreditamento all’eccellenza realizzato nella Regione
Veneto tra il 1999 e il 2003, come sia possibile tradurre in una esperienza convincente
e di successo la grande potenzialità innovativa delle politiche e della cultura della
qualità.
Si è cercato di raccontare l’esperienza di accreditamento all’eccellenza dal punto di
vista di chi la propone a livello istituzionale (Regione Veneto – Sanità e Sociale), di chi
la attua (Resp. Ufficio Qualità Tv e Bl) e di chi ha lavorato nei team attraverso
interviste per rilevare vissuti, difficoltà, aspettative nei confronti di un modello
completamente innovativo.
Nell’indagine si cerca anche di capire quali sono le difficoltà del Sistema Sanitario
Regionale Veneto nell’adeguarsi alle più recenti norme e indirizzi per realizzare una
sanità di qualità di cui l’accreditamento all’eccellenza rappresenta l’apice.
Dopo un necessario resoconto delle maggiori acquisizioni teorico-metodologiche sul
rapporto tra qualità e sistema sanitario (capitolo 1), è descritto nel capitolo 2 il modo
in cui, ai vari livelli istituzionali (internazionali, nazionali e regionali) il tema della
qualità è stato normato, facendo particolare riferimento al modello veneto.
Nei capitoli 3 e 4 vengono quindi descritti i contorni e gli aspetti più significativi di
questa esperienza di sperimentazione che nella fattispecie si è avvalsa del metodo
AIM (achieving improved measurement) del CCHSA (Canadian Council of Healthcare
Services Accreditation).
La metodologia di ricerca, alquanto impegnativa da gestire, si è avvalsa oltre che
dell’analisi di documentazione specifica e consultabile sull’argomento, anche di alcune
interviste a testimoni privilegiati che hanno accettato di offrire direttamente le
proprie riflessioni sull’argomento.
CAPITOLO 1
La qualità nel Sistema sanitario: aspetti teorico-metodologici
1. 1. Definire la Qualità nella Sanità.
La qualitas, termine latino da cui deriva quello italiano di qualità, nella sua prima
accezione indicava la categoria aristotelica che comprende “la determinazione che è
pertinente enunciare in risposta alla domanda su come una cosa è” ed era posta al
secondo posto dopo la “sostanza” e prima della “quantità”. Da Aristotele in poi altri
grandi uomini hanno cercato di dare un valore alla parola, che ha acquisito significati
specifici secondo gli ambiti ai quali si riferiva.
Nell’ambito sanitario vari autori hanno coniato delle definizioni: la prima appare nella
letteratura medica nel 1933 ad opera di Lee e Jones i quali affermavano che “la
qualità è l’applicazione di tutti i servizi della moderna medicina necessari ai bisogni
della popolazione”1. Negli anni Sessanta, mutuando dall’industria il concetto di qualità
di Philip Crosby, Avedis Donabedian, considerato un leader della teoria e della
gestione della qualità delle cure, definisce la qualità come “il grado con cui l’assistenza
è conforme con gli attuali criteri di buona medicina”2, includendo nella definizione il
concetto di valutazione. In una sua successiva definizione del 1978: “la qualità
dell’assistenza sanitaria è il livello di salute più elevato possibile ottenibile con i mezzi
più desiderabili”3, si percepisce un notevole ottimismo rispetto ad un sistema sanitario
verso il quale sono riposte notevoli aspettative. Nel 1989, quando Palmer afferma: “la
1
La qualità nella sanità per una sanità di qualità, “Rotary International”, Quaderno di informazioni
operative, n. 3, Dicembre 2002, pag. 9.
2
Rotary International, ibidem, pag. 9.
3
G.Caracci, Formazione per facilitatori, Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio, 17.03.03.
qualità dell’assistenza consiste nella sua capacità di migliorare lo stato di salute e di
soddisfazione di una popolazione nei limiti concessi dalle tecnologie e dalle risorse
disponibili, e nel rispetto delle caratteristiche dell’utenza”,4 la situazione appare
radicalmente cambiata, indice di un sistema che inizia ad interrogarsi sui propri limiti.
Da una ulteriore definizione di Ovretveit: “soddisfare pienamente i bisogni di quelli
che hanno più bisogno del servizio al costo più basso per l’organizzazione, nei limiti e
seguendo le direttive delle autorità e degli acquirenti del servizio”,5 si evidenzia ancor
meglio l’evoluzione del concetto di qualità da quello più specificamente rivolto
all’attività clinica ad un concetto che arriva a comprendere l’organizzazione con le sue
risorse finanziarie nell’ambito del sistema sanitario di riferimento. La maggiore
attenzione al’utenza e alle sue esigenze viene considerata in modo ancor più
approfondito dall’International Organisation for Standardization (ISO), il quale si
occupa a livello internazionale di qualità sia nel settore industriale che in quello dei
servizi e della sanità, che definisce la qualità come “l’insieme delle proprietà e delle
caratteristiche di un prodotto e/o di un servizio che conferiscono allo stesso la capacità
di soddisfare i bisogni espliciti ed impliciti del cliente/utente”.6
Questa affermazione fa riferimento al fatto che nel settore dei servizi in generale e in
quelli alla persona nell’ambito sanitario in particolare, è necessario tenere in
considerazione sia gli aspetti tangibili delle prestazioni (miglioramento dello stato di
salute) che quelli intangibili quali, ad esempio, l’accoglienza e la relazione.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel 1988, esplicita in modo esaustivo il
concetto di qualità identificandolo nella “disponibilità di un mix di servizi sanitari
diagnostici e terapeutici tali da produrre con la maggior probabilità per il paziente,
l’esito di una assistenza sanitaria ottimale, compatibilmente con le conoscenze
raggiunte dalla scienza medica ed il rapporto con fattori biologici (età del paziente,
malattia di base, diagnosi secondarie, ecc.), con il minor rischio possibile di ulteriori
danni o disabilità connesse alla terapia, con la massima soddisfazione possibile del
4
R.Palmer in G.Caracci, ibidem.
5
J.Ovretveit, La qualità nel servizio sanitari.Un’introduzione ai metodi della qualità nei servizi
sanitari,Blackwell Scientific Pubblications, Napoli, 1992.
6
www.sanitaweb.it /web/qualità/definirelaqualità.asp , 23/01/05.
paziente riguardo al processo di assistenza, alla sua interazione con il sistema sanitario
ed ai risultati ottenuti”.7
In essa si prendono in considerazione tutti gli aspetti riguardanti la qualità nella sanità
nella società contemporanea: l’esigenza di contemperare le aspettative dei cittadini
rispetto alle loro necessità di cura, i limiti dovuti alla sua erogazione all’interno delle
organizzazione socio-sanitarie e quelli relativi alla scienza medica.
Definire la qualità nell’ambito sanitario è problematico per varie ragioni: in primo
luogo perchè la qualità è una proprietà che può essere riferita a più livelli: di singola
prestazione (medica e non solo), di struttura (ospedale o servizio sociale), di sistema
(provincia, regione); in secondo luogo perchè la percezione e la definizione di qualità
sono diverse in base al punto di vista del professionista, dell’utente, degli operatori,
degli amministratori, dei politici; in terzo luogo perchè la qualità dell’assistenza socio-
sanitaria può essere definita sia in una prospettiva tecnico/professionale sia in una
prospettiva gestionale/organizzativa, ma anche in una prospettiva relazionale, relativa
cioè all’interazione dell’utente con l’organizzazione socio-sanitaria nel suo insieme.
Interrogarsi sul significato di qualità in sanità equivale a voler capire quali sono i suoi
elementi essenziali anche e soprattutto al fine di identificare un possibile metodo per
la sua valutazione; Avedis Donabedian si è posto questa domanda ed ha individuato:
- l’elemento organizzativo;
- l’elemento tecnico professionale;
- l’elemento relazionale - interpersonale;
Il contributo di Donabedian si è rivelato di estrema importanza tanto che la sua
suddivisione è divenuta una base classica per illustrare le tre principali dimensioni
della qualità:
7
OMS, Qualità dei servizi socio-sanitari, in “Quaderni di sanità pubblica”, n.57.
- la qualità organizzativa (relativa alla struttura);
- la qualità tecnico-professionale (relativa al processo);
- la qualità percepita (relativa all’esito).
Quando si parla di struttura, si fa riferimento all’insieme delle risorse umane,
finanziarie, fisiche, tecniche e organizzative che sono deputate alla produzione del
servizio; il concetto comprende ad esempio: il numero e la distribuzione del
personale, le caratteristiche delle tecnologie e delle attrezzature disponibili,
l’organizzazione del lavoro, ecc. La struttura può essere usata come misura indiretta
della qualità dell’assistenza secondo il tipo d’influenza che essa esercita sulle
prestazioni erogate poiché incrementa o riduce la possibilità che avvenga una
prestazione soddisfacente.
Per processo si intende l’insieme delle attività che coinvolgono il professionista e
l’utente e, più in generale, le attività diagnostiche, terapeutiche, di assistenza che si
realizzano da parte degli operatori per gli utenti e da parte degli utenti per se stessi
nell’interazione tra l’utente e la struttura; riguardano quindi il prodotto, le prestazioni,
la loro tempestività e la loro appropriatezza in merito alle decisioni di intervento, il
livello di effettuazione e l’uso delle risorse. La dimensione della qualità di processo fa
riferimento alla correttezza tecnica e alla continuità dell’assistenza: è l’asse che si
riferisce al comportamento degli operatori e quello maggiormente preso in
considerazione per valutare la qualità dell’assistenza.
Con il termine esito (outcome) si intendono le modificazioni delle condizioni di salute
dovute agli interventi sanitari: in senso positivo il prolungamento della vita, la
riduzione della sofferenza e delle disabilità; in senso negativo le complicazioni e gli
effetti iatrogeni; nel campo della prevenzione l’esito è la riduzione dell’incidenza delle
malattie. Un esito particolare è rappresentato dalla soddisfazione dei pazienti, dei
familiari e della popolazione ed è necessario rilevare che la soddisfazione degli utenti
contiene anche elementi di tipo percettivo relativi alla relazione con il personale e
all’interazione con l’ambiente.