Introduzione
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INTRODUZIONE
Dopo gli orrori della Seconda guerra mondiale alcuni reggenti degli Stati
europei che fino a poco tempo prima si erano fatti la guerra capirono che
occorreva voltare pagina, e piuttosto che pensare ad un futuro nel quale
ogni Stato vedesse sé stesso in contrapposizione agli altri, ebbero
finalmente l’intuizione di far convergere il proprio futuro e creare
prospettive comuni con i propri vicini, prospettive di carattere politico,
economico e sociale. Nacque così l’idea di un’Europa unita, un’idea di
integrazione che pur in una forma transitoria ha portato sette decenni di
pace e democrazia nel Vecchio Continente
1
. In realtà, l’idea di un continente
europeo unito che corrispondesse all’Europa geografica, è nata molto
tempo prima già nella Grecia classica e nell’antica Roma, per non parlare
del Sacro romano Impero. Tali tentativi di unificare il continente tuttavia,
altro non erano che coercizioni che non avevano nulla a che vedere con i
modelli di integrazione che dai Trattati di Roma in poi gettarono le basi per
una vera e propria cultura europea, una cultura con diversi gradi di
omogeneità ed eterogeneità. I popoli non erano pronti, e ciò che rende oggi
l’“utopia” di un’Europa unita possibile è proprio l’esperienza accumulata
nei secoli da parte degli europei stessi, che tra imperi, invasioni, guerre e
rivoluzioni hanno compreso che la collaborazione e l’integrazione sono le
vie ideali da seguire per il raggiungimento di una società sempre più evoluta.
Tuttavia la strada verso un’integrazione di tipo politico e sociale sembra
essere ancora lunga e le tendenze populiste e sovraniste non si arrestano,
neanche in un periodo storico come quello della pandemia da Covid-19 nel
1
Catone S. (a cura di) (2013), Il Presidente. Mattarella, i giovani e la costituzione, People, Gallarate
(VA). Pp. 67-75
Introduzione
2
quale le competenze a livello politico-istituzionale sono imprescindibili ed
il richiamo continuo ad un’Europa più presente è forte come mai prima
d’ora. Chi dall’Europa si è sentito abbandonato e ha iniziato a seguire
tendenze antieuropeiste, ha finito con l’alimentare forze ideologicamente
contrapposte al progetto d’integrazione europeo – le forze degli euroscettici
– che in alcuni casi hanno influito significativamente sulla componente
rappresentativa del Parlamento europeo. Le forze politiche euroscettiche in
Regno Unito hanno spinto verso la prima defezione dell’Unione Europea,
ovvero la Brexit, ed i sovranisti più convinti nel continente sembrano
guardare alla Gran Bretagna come il modello a cui aspirare. Non possiamo
tuttavia pensare che il «sovranismo» sia il male che stia impedendo agli
europei di diventare effettivamente tali. Esso, così come altre ideologie
affini – tra cui il «populismo» – sembrerebbe essere la conseguenza di una
crisi politica insita negli Stati e nelle istituzioni europee, che essendo
incapaci di agire soprattutto da un punto di vista sociale, provocherebbero
malcontenti diffusi nei confronti delle istituzioni sovranazionali o delle
istituzioni governative in generale.
L’idea di un’Europa unita ed integrata perfettamente a livello politico e
sociale non dovrebbe partire dal presupposto che ogni paese europeo debba
essere composto da europei e non da italiani, spagnoli, greci, tedeschi, ecc.
L’identità nazionale dei cittadini di ogni paese dovrebbe invece essere
preservata in favore di una diversità culturale e identitaria che costituirebbe
il pilastro portante di una società effettivamente matura. L’identità e la
cultura nazionale di riferimento dovrebbero essere considerate come risorse
essenziali per l’evoluzione della comunità europea in generale.
Il sogno europeo oggigiorno sembrerebbe essere portato avanti
soprattutto dalle istituzioni dell’Unione Europea, e la percezione di esse da
Introduzione
3
parte di larghe fasce dei cittadini comunitari è per lo più negativa, poiché
considerati come apparati burocratici ostili, distanti e poco immedesimati
nella società civile. I gap strutturali e le difficoltà con cui l’Ue ha a che fare
oggi sarebbero il risultato di progetti di un’integrazione più politica mai
portati a termine, a causa soprattutto di una governance economica inadeguata
che dalla crisi del 2007-08 in poi si è tradotta in austerity. L’assenza di una
leadership politica europea è accompagnata da un’estrema politicizzazione
del Consiglio europeo, organo che ha acquisito sempre più peso ed ha
indebolito le altre istituzioni di orientamento più europeista. Tali
circostanze hanno inevitabilmente svelato i limiti di un’Unione che sembra
viaggiare su due binari diversi: l’Europa delle istituzioni e l’Europa degli
Stati che la compongono
2
. In questa “ferrovia”, l’Europa degli europei
sembra però essere l’assente più importante.
A Massimo D’Azeglio, viene attribuita la frase: “Fatta l’Italia, bisogna
fare gli italiani”. Tale espressione è generalmente intesa quale appello alla
creazione di un’identità nazionale italiana, che dopo l’unificazione del 1861
è lentamente divenuta realtà, nonostante la frammentazione culturale e
linguistica presente all’interno del territorio italiano. Il Presidente della
Repubblica italiana Sergio Mattarella, durante una seduta congiunta delle
Camere per il 60° anniversario dei Trattati di Roma nel 2017, riprese questa
frase in chiave europeista, capovolgendone gli elementi essenziali: “Fatti gli
europei, è ora necessario fare l’Europa”. Il Presidente Mattarella, insieme
alla tradizionale capacità del Quirinale di guardare agli interessi profondi e
di lungo termine dell’Italia, individua nella creazione di un’identità europea
lo strumento principale non solo per lo sviluppo della società italiana ed
2
https://www.elaniazito.com/2020/06/06/europa-degli-stati-o-europa-delle-istituzioni/
(consultato il 20-8-2020)
Introduzione
4
europea, ma di tutte le società in generale. Egli rovescia gli elementi
dell’espressione di D’Azeglio perché ha compreso i limiti di una costruzione
identitaria che parta solamente dall’alto. Le differenze culturali e linguistiche
che sono presenti oggi tra i cittadini dei vari paesi europei, sono
enormemente più evidenti rispetto alle differenze degli italiani nel 1861, e
un secolo e mezzo più tardi, la società civile della maggior parte del
continente si è evoluta a tal punto da non poter più accettare imposizioni
identitarie perpetuate dall’alto.
In chiave costruttivista, risulta sempre più evidente che gli aspetti
comportamentali degli Stati e delle istituzioni europee siano legati
strettamente a fattori sociali che dipendono dalle interazioni intersoggettive
delle persone stesse
3
, degli europei, soprattutto delle nuove generazioni. Le
generazioni dei nativi digitali, del roaming europeo, dei voli low cost e
dell’«Erasmus», tramite un approccio bottom-up attuerebbero dal basso un
vero e proprio processo di «europeizzazione», che viene sì favorito dalle
istituzioni, ma si esprime nella società civile europea, composta di persone
che insieme costruiscono giorno per giorno una nuova identità. Questa
costruzione identitaria dal basso è in perpetuo movimento e si interseca con
i ritmi della storia, con i movimenti delle popolazioni, con l’impatto delle
rivoluzioni scientifiche e politiche, nonché con i conflitti intellettuali e
ideologici che da sempre hanno caratterizzato il nostro continente. Tale
identità è inoltre, il frutto di progressi e regressioni che nel tempo hanno
costruito il nostro spazio di civilizzazione, tanto conflittuale quanto
unitario
4
. In questo spazio i diritti sociali giocano un ruolo chiave, e la loro
3
Belli C. S. (2016), Costruire la pace, decostruire la guerra, Stella Mattutina Edizioni, Scandicci
(FI). Pp. 79-80
4
Vissol T. (2019), Europa matrigna, Interventi Donzelli, Roma. Pp. 150-151
Introduzione
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reale implementazione influirebbe in modo significativo sul nostro modo
di vivere, e magari permetterebbe all’Europa di tornare ad essere il centro
culturale d’eccellenza dell’intera umanità. In un mondo sempre più
interconnesso, dove globalizzazione e tecnologia contribuiscono alla
diffusione della cultura in modo incredibilmente più veloce rispetto al
passato, l’Europa potrebbe diventare il centro gravitazionale di una nuova
civiltà a cui tutti aspirano. Una civiltà in grado di cogliere l’interdipendenza
che lega le azioni di tutti noi, specialmente in un contesto storico come
quello odierno dove i disastri ambientali annunciati dagli scienziati ci fanno
comprendere quanto effettivamente tutti noi possiamo influire in prima
persona nelle sorti dell’umanità intera.
Tornando al contesto europeo, qualora si riuscisse a perpetuare su tutti
i livelli questo processo di europeizzazione, con un duplice movimento
dall’alto al basso e viceversa, si potrebbe iniziare a pensare seriamente alla
possibilità di creare una nuova condizione giuridica, la «cittadinanza
europea». Tale categoria, non sarebbe intesa semplice come «Cittadinanza
dell’Unione Europa», per altro già istituita nel Trattato di Maastricht nel
1992 e legata alla libera circolazione, nonché fortemente dipendente dai
criteri di attribuzione dei diversi Stati membri, bensì corrisponderebbe ad
una tanto effettiva quanto necessaria uniformità e omologazione dei diritti
sociali configurabili come diritti fondamentali sul piano sostanziale, che
valicherebbero il concetto di cittadinanza come mera appartenenza
territoriale, implementandosi quale «status» fondato su una comunità di
diritto, una comunità nel quale pluralità culturale, linguistica e religiosa, ne
costituiscono le fondamenta.
Se ciò avverrà, l’Europa potrebbe diventare la negazione di qualsiasi
logica territoriale, e divenire esempio concreto di una democrazia aperta e
Introduzione
6
inclusiva, orientata alla cultura della pace, al protagonismo civico e alla
salvaguardia dello spazio comune, della collettività, trasformandosi così in
una metafora riguardante un futuro possibile alternativo per l’intera
umanità
5
. La cittadinanza europea si porrebbe come apripista di un’utopica
ma auspicabile cittadinanza globale, caratterizzata dal senso di appartenenza
di ciascun individuo ad una comunità più ampia, all’intera umanità ed al
pianeta Terra. Se vogliamo salvare la casa in cui viviamo e la comunità che
la vive dalle sfide che il futuro ci impone non possiamo che mirare ad una
società fraterna e cooperativa che sia in grado di interiorizzare fino in fondo
l’idea di interdipendenza che contraddistingue il nostro mondo, tanto da
farci comprendere l’enorme responsabilità che le azioni di ognuno di noi
comportano
6
.
Il primo capitolo di questa tesi ha l’obiettivo di ricostruire la storia del
continente europeo, tra evoluzioni che lo hanno reso il centro
gravitazionale del mondo e involuzioni che lo hanno traghettato verso una
devastazione totale; il secondo capitolo ripercorre la storia dell’integrazione
europea, e quindi dei Trattati fondamentali e dei progetti falliti, che insieme
hanno concorso alla costruzione dell’odierna Ue; il terzo e ultimo capitolo,
infine, approfondisce le cause della crisi politica dell’Ue e della sua
impotenza nel fronteggiare le emergenze internazionali. Una volta
comprese le cause, si offriranno degli spunti di riflessione che
auspicabilmente potrebbero rivelarsi utili nella ricerca di soluzioni per la
realizzazione definitiva del progetto europeo.
5
Marsili L. (2019), La tua Patria è il mondo intero, Editore Laterza, Collana Tempi nuovi, Bari.
Pp. 162-163
6
Fuoco B. E. G. (2019), Cittadinanza globale e Società fraterna, Stella Mattutina Edizioni,
Scandicci (FI). P. 5
1. Evoluzione e involuzione del continente europeo
7
1. EVOLUZIONE E INVOLUZIONE DEL CONTINENTE
EUROPEO
1.1. EUROPA: DA MITO A VECCHIO CONTINENTE
La storia del continente europeo è stata un susseguirsi di intrecci politici
e culturali caratterizzati dalla propensione all’unità e al conflitto. Tale
propensione ha contribuito a plasmare nel corso dei secoli l’identità dei
popoli che l’hanno vissuto, che tuttavia, rimane difficile da definire,
soprattutto in virtù della labilità dei confini geografici, politici e culturali che
caratterizzano ancora oggi l’entità «Europa». Delineare tali confini, dunque,
potrebbe essere il modo migliore per comprendere chi effettivamente siano
gli europei contemporanei, e il bagaglio storico che li accomuna potrebbe
aiutarci a comprendere quali siano i fattori che hanno contribuito
all’evoluzione e l’involuzione della sua società e della sua idea.
Le origini del termine Europa sono anzitutto mitologiche e le prime
testimonianze scritte sul mito che la riguarda risalgono al VIII secolo a.C.
Nel poema epico di Esiodo “Teogonia”
1
, Europa era una principessa figlia
di Agenore re di Tiro, un’antica città situata nell’odierno Libano. Ella aveva
tre fratelli: Cadmo, Fenix e Celix. Il racconto mitologico narra che Zeus,
dio di tutti gli dei, dopo averla vista raccogliere dei fiori in riva al mare se
ne invaghì, e con l’intento di sedurla si trasformò in un bellissimo toro
bianco. Mentre si avvicinò cautamente per non spaventarla la fanciulla ne
1
Teogonia è un’opera mitologica scritta intorno al 700 a.C. nel quale si raccontano la storia
e la genealogia degli dei greci.
1. Evoluzione e involuzione del continente europeo
8
ammirava la maestosità, una maestosità che sembrava rivelarne l’origine
sovrannaturale. Ingenuamente la principessa, una volta che il toro si sdraiò
ai suoi piedi, le salì sul dorso. Zeus a quel punto si gettò in mare e la rapì,
dirigendosi verso ovest
2
. Lo sfondo del rapimento divino era il
Mediterraneo, all’interno del quale giaceva l’isola in cui la principessa
avrebbe vissuto il resto della sua vita terrena: Creta. Giunti nella città cretese
di Cnosso, Zeus riassunse le sue sembianze divine e lì le dichiarò il suo
amore. La fanciulla avrebbe dato poi alla luce tre figli, tra i quali il
leggendario Minosse futuro re di Creta. Agenore, non appena giunto a
conoscenza del rapimento di Europa mandò i suoi tre figli a cercarla,
intimando loro di non fare ritorno finché non l’avessero trovata. I fratelli di
Europa allora partirono in tre direzioni diverse: uno si diresse verso il
continente che oggi chiamiamo europeo, l’altro verso il Medio Oriente ed
il terzo verso l’Africa. La ricerca della sorella si rivelò lunga e infruttuosa, e
dopo essersi riposati poiché esausti, deciso di fondare delle città nei
rispettivi territori. Fenix, nell’area che oggi include Israele, Palestina, Siria e
Libano fondò la Fenicia e divenne re dei fenici; Celix si stabilì in Cilicia,
ossia l’odierna Anatolia (Turchia); Cadmo, invece, si insediò in Tracia,
territorio oggi diviso fra Grecia, Bulgaria e Turchia. In quest’ultima terra,
Cadmo fondò la città di Tebe, simbolo dell’Antica Grecia.
Il mito di Europa e soprattutto la scena del suo rapimento sono stati
rappresentati da artisti di ogni epoca, e nella maggior parte di essi
quest’ultimo non assume una connotazione negativa. Anzi, Europa appare
quasi sempre serena e consenziente. Non si avverte alcuna tensione per il
rapimento subito dal toro che la strapperà per sempre dalla sua terra e dalla
2
Calefato P. (1994), Europa fenicia - identità linguistica, comunità, linguaggio come pratica sociale,
Franco Angeli Editore, Milano. P. 65
1. Evoluzione e involuzione del continente europeo
9
sua famiglia. Nel Medioevo, ad esempio, il mito viene rappresentato in
senso religioso cristiano, ed Europa diviene metafora dell’anima umana che
viene trasportata dalla terra fino al Paradiso dal toro, la cui natura
simbologica rappresenta il Cristo. Il mito è stato utilizzato in modo artistico
purtroppo anche durante il nazismo, per dimostrare l’origine, appunto
mitica, della razza ariana. Finalmente, in anni più recenti ha assunto un
significato più vicino a quello odierno, orientato in un senso multiculturale
e pluralistico: Europa rappresenta una donna che viaggiando da Oriente a
Occidente ha unito le tradizioni di più popoli
3
. Il mito, diviene quindi
rappresentazione della migrazione da est a ovest, di incontro fra comunità
diverse e lontane fra loro, assumendo così significati orientati alla diversità,
alla multiculturalità e all’integrazione. L’Europa mitica, dunque, potrebbe
essere considerato come il luogo di unione di molteplici vie, un luogo
simbolico che viene smarrito, la cui ricerca porta alla fondazione di nuove
città, di nuove culture e nuovi confini
4
.
L’origine mitica della parola Europa non preclude ovviamente la sua
natura geografica, legata strettamente al territorio e allo spazio che lo
riguarda. Infatti, diversi studi rivelano che la nozione abbia radici nella
parola ‘ereb’, risalente alla lingua accadica dell’antica Mesopotamia
5
il cui
significato era “luogo dove il sole tramonta”. Con tale nozione i fenici (1500
a.C. – 600 a.C.) indicavano l’Occidente, l’ovest, i luoghi cioè dove il sole
tramontava. Esso probabilmente veniva utilizzato in contrapposizione ad
‘asu’, ovvero “luogo dove il sole sorge” l’Oriente, l’est, e quindi all’Asia.
3
https://cultura.biografieonline.it/europa-mitologia/ (consultato il 28-8-2020)
4
Marsili L. (2019), La tua Patria è il mondo intero, Editore Laterza, Collana Tempi nuovi, Bari.
Pp. 139-141
5
La lingua accadica è la prima lingua semitica conosciuta. È giunta fino a noi attraverso
tavolette d’argilla datate tra il 2400 a.C. e il 100 d.C.
1. Evoluzione e involuzione del continente europeo
10
Tra l’età delle guerre persiane e l’età di Alessandro Magno (499 a.C. –
331 a.C.) il pensiero greco elaborò la prima vera contrapposizione tra ciò
che l’Europa era e ciò che non era, valicandone il senso geografico. Si iniziò
quindi a parlare di un’Europa opposta all’Asia, per costumi, modi di vivere
e soprattutto per organizzazione politica. Si pensava già ad un’Europa che
rappresentasse lo spirito di «libertà», in senso opposto al «dispotismo»
divenuto caratteristica dell’Asia nell’epoca delle guerre persiane. L’Antica
Grecia si differenziava, infatti, per la partecipazione politica di tutti i suoi
cittadini (e non sudditi di padroni tiranni come in riferimento ai persiani)
che si reggevano in modo autonomo seguendo delle leggi ben definite.
Sebbene nel corso della sua storia il continente asiatico è stato per gli
europei spesso oggetto di bramosia per le sue ricchezze, ritenuto luogo
fertile e per certi versi anche culturalmente superiore, per i greci l’Asia era
la terra dei persiani, considerati una popolazione di «barbari» che vivevano
abitualmente in sudditanza e servitù, al contrario, appunto dei greci –
ovvero gli europei dell’epoca – che vivevano all’insegna della libertà di
potersi autodeterminare, ovvero di poter determinare le sorti delle proprie
vite liberi da vincoli e secondo le proprie modalità.
È opportuno sottolineare che, se pensiamo all’Europa del periodo in
senso geografico, questa aveva un’estensione limitata, ed in generale si
identificava con la sola Grecia. Anche in senso più ampio, i suoi contorni
rimanevano comunque piuttosto imprecisi, e se si faceva riferimento
all’Europa in senso morale o politico si pensava al massimo ai popoli e alle
regioni in rapporti costanti con il mondo greco e con la sua cultura, dunque
con le coste dell’Adriatico, con la penisola italica, e al massimo con la Gallia
1. Evoluzione e involuzione del continente europeo
11
e le coste mediterranee della penisola iberica
6
.
Ma quando nacque l’idea di un’Europa ben definita oltre che in senso
geografico, anche in senso morale e politico? O per lo meno, se intendiamo
indagare sulla storia della nozione «Europa» per come la intendono oggi
coloro che si definiscono “europei”, chi pose le basi per la società europea
odierna e che per primo contribuì a creare un’identità prettamente europea?
Chiaramente, bisogna tener conto che l’idea di un’Europa per come la
intendiamo oggi, non è nata per merito di qualche evento specifico accaduto
nel corso del tempo, ma sono stati il tempo stesso e gli accadimenti che si
sono concatenati tra loro ad aver creato le cause e le relative conseguenze
che hanno portato il nostro continente ad essere ciò che è oggi. Così come
gli accadimenti di oggi sono le cause che creeranno le conseguenze di ciò
che l’Europa può ancora diventare.
Alessandro Magno, nel IV secolo a.C. fu il fautore della prima forma di
europeizzazione del mondo conosciuto, nonché colui che fece fiorire per la
prima volta l’idea di un’Europa intesa come entità politica unitaria da
conquistare e dominare. Grazie alle iconiche conquiste di Alessandro il
Macedone, infatti, i costumi, gli usi, le tradizioni e la lingua dell’Europa
dell’epoca – il greco – si fusero con quelle delle popolazioni “barbare”
dell’Asia, dal Medio Oriente all’India nord-occidentale
7
. Tale fusione portò
alla formazione dell’Ellenismo e alla prima versione, appunto, di un
processo di europeizzazione, sotto forma di “ellenizzazione”. La sete di
dominio di Alessandro Magno, comunque, non si placò, e il suo intento
ultimo era quello di allargare la propria sovranità in tutto il mondo abitato.
6
Chabod F. (1961), Storia dell’idea d’Europa, Economica Laterza, Bari. Pp. 23-27
7
Ricceri M. (2004), Il cammino dell’idea d’Europa, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli (CZ).
P. 9