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PREMESSA
La presente trattazione è il frutto di un mio interesse conoscitivo maturato durante il tirocinio
universitario presso il servizio socio-culturale di Casamassima attraverso il quale mi è stata data la
possibilità di partecipare ad un corso di formazione per operatori di strada nell’ambito del piano di
zona di Gioia del Colle denominato PartecipAttivazione seguito da uno stage in Piemonte presso le
strutture del Gruppo Abele.
L’attenzione è posta in particolar modo sul concetto di empowerment verso i target
individuati negli interventi di bassa soglia in un’ ottica di prevenzione, riduzione del danno e
riduzione del rischio. Il lavoro qui presentato si compone di quattro parti utili a guidare il lettore
nell’articolato (se non difficile) tentativo di persuasione all’utilizzo di prassi sperimentali nei vari
contesti sanitari, sociali, educativi e pedagogici. Una sfida, dunque, che ambisce sia a presentare e
raccontare un tipo di intervento che non può prescindere dalla formazione e dalle attitudini
dell’operatore, sia a restituire nuovi orizzonti di senso ad una figura ed un ruolo sempre più
banalizzato ma sempre più investito di responsabilità, l’assistente sociale. La ricerca, di tipo
qualitativo, si basa su esperienze pluriennali di operatori privati, pubblici, operatori pari,
operatori grezzi verificate su tutto il territorio nazionale. Le interviste pur essendo partite da un
quesito specifico 'empowerment nei servizi di bassa soglia' non ha voluto limitare la narrazione
degli intervistati sia per comprenderne pienamente il linguaggio e i metodi utilizzati e le
conseguenti o possibili criticità sia per lasciare un documento scientifico agli eventuali interessati
(stakeholders). L’interesse verso questa tipologia di lavoro socioeducativo e socioassistenziale
parte dall’osservazione che troppo spesso i servizi sociali tradizionali non riescono a fornire
risposte adeguate ad una generazione della crisi, nella crisi e in crisi. Il lavoro qui presentato,
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infatti, analizza contesti e individui in un rapporto costantemente dialogico con l’evoluzione
storica e le scelte economiche e politiche dalle quali non può isolarsi una sola constatazione ma
molteplici fenomeni che spesso si intrecciano in un unico individuo. Non si può non prendere in
considerazione - l’ormai assunto - fenomeno di distanza tra la politica e il cittadino con il suo
graduale ripiegamento nella vita privata, segnata anch’essa da ansie e patologie derivanti da
insicurezza e precarietà. .. «Ci si accorge che il collasso della vita pubblica ha impoverito anche la
privata: ha liberato l’immaginazione dalle costruzione esterne esponendola però più direttamente
alla tirannia delle coazioni e delle angosce interiori»
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. Ridurre le distanze è il principale obiettivo
del metodo ricercato. Prossimità come intervento alternativo.
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C. Lasch, Io minimo, Feltrinelli 2001 p. 20
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PRIMO CAPITOLO
IL CONTESTO
INTRODUZIONE
I limiti del sistema integrato dei servizi e la carta vincente della prossimità.
Prossimità, 'Grande vicinanza', 'affinità, somiglianza', 'legame di parentela o d’amicizia'
suggerisce per definizione il senso, il metodo, le finalità di un lavoro che sceglie di approfondire
(giammai superare ma nell’ottica della cooperazione) la relazione d’aiuto nel lavoro
socio-educativo e socio assistenziale.
L'outreach è uno strumento utilizzato in processi di progettazione partecipata e nell'ambito
delle politiche pubbliche. La struttura ordinaria e organizzativa delle istituzioni pubbliche, del
governo locale, della burocrazia prevede un sistema di relazioni strutturato in modo tale che ci si
aspetta che il cittadino/utente acceda ai servizi offerti. Questo è il modo in cui funzionano
abitualmente gli sportelli della pubblica amministrazione, gli uffici istituzionali ma anche i servizi
sociali e tutti gli enti pubblici. Con un po' di irriverenza, la prima immagine corrispondente è quella
di un ufficio aperto al pubblico, in giorni e orari prestabiliti, con spazi di attesa e di lavoro, gli utenti
cittadini allineati si avvicinano allo sportello e la comunicazione è magari mediata da una fessura
di una vetrata che segna la divisione, la presa di distanze nonostante la prossimità. L'outreach
ribalta questa immagine, abbassa la soglia di accesso dei soggetti ad un'istituzione, ad un servizio.
«Non è il cittadino che si muove verso lo sportello ma è lo sportello (l'istituzione) che si
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muove verso il cittadino» (citazione sempre utilizzata da formatori e operatori). Un approccio di
outreach è dunque considerato particolarmente indicato nelle politiche e negli interventi a favore di
gruppi svantaggiati. L’esempio più immediato si riferisce a servizi più innovativi organizzati nel
lavoro di strada con unità mobili rivolti a persone che vivono situazioni di disagio e che ben
difficilmente avvicinerebbero un servizio nel suo luogo formale (tipicamente i senza fissa dimora,
prostituti/e, tossicodipendenti). «Il lavoro di outreach è mirato a incentivare il cambiamento su
quattro differenti livelli:
1. Individual change (cambiamento individuale)
a. increase in risk awareness (aumentare la consapevolezza dei rischi)
b. increase in motivation through knowledge and support (potenziare la motivazione
attraverso la conoscenza e il supporto)
c. increase in awareness levels, changes in beliefs/values (aumentare i livelli di
consapevolezza, cambiamenti in credenze / valori)
2. Changes created by interaction (cambiamenti attraverso l’interazione)
a. individual change affects other people (il cambiamento individuale colpisce anche
altre persone)
b. one to one communication about the issue (comunicazione sul problema uno a uno)
3. Changes in the community (cambiamenti nella comunità)
a. influencing the culture within the community, group changes the individual,
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braking the existing taboos / beliefs (influenzando la cultura all’interno della
comunità, il gruppo cambia l'individuo, rompe i tabù / credenze esistenti)
b. change in the community norms (cambiamenti delle norme comunitarie)
4. Changes in the social policy (cambiamenti nella politica sociale)
a. influencing the atmosphere and attitudes, generating relevant knowledge about the
target group (influenzare l'atmosfera e gli atteggiamenti, generando conoscenze
pertinenti sul gruppo di destinazione)
b. influencing decision makers, acting as an “interpreter” for other social and health
services (influenzare i decisori, agendo come un "interprete" per altri servizi sociali
e sanitari)»
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.
La percezione diffusa dei servizi sociali matura in un contesto che determina
differenziazioni sempre più marcate a seguito di specializzazioni sempre più settoriali
accompagnate da un linguaggio sempre più specifico (all’interno della macchina amministrativa,
ivi compresi servizi sociali) che ha reso i servizi stessi meno accessibili alla domanda di bisogno; la
necessità della riconoscibilità del bisogno stesso, a sua volta, pone all’operatore sociale dei forti
limiti interpretativi che non si traducono in una presa in carico bensì in un rifiuto. Il limite piuttosto
evidente dei servizi tradizionali è proprio l’alta soglia dell’accessibilità, la necessità di soddisfare
dei prerequisiti per accedere ai servizi territoriali. Numerose indagini e ricerche non riescono a
prescindere o esulare il dato che scelte politiche ed economiche possano essere strettamente
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Foundation Regenboog, Outreachwork among marginalised populations in Europe guidelines on providing,
integrated outreach services Amsterdam 2007, p. 26
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connaturate all’inasprirsi di alcuni fenomeni o al peggioramento evolutivo degli stessi. La crisi, la
crescente disoccupazione, i nuovi working poor (lavoratori che pur percependo un reddito sono a
ridosso della povertà) sono fenomeni attuali che hanno contribuito a rendere, nello stesso tempo,
meno specifica la domanda dell’utenza e comprimere ancor di più i servizi sociali sul mero
assistenzialismo ponendo quasi spesso le amministrazioni locali dinanzi alla difficoltà di rispettare
i vincoli di bilancio. Tecnicismo e burocratismo si contrappongono talvolta anche all’estrema
semplicità (in forme di disagio non conclamato) nella domanda da parte della potenziale utenza e
rende difficile individuare, progettare o fare interventi in situazioni di disagio conclamato così
come rende difficile riconoscere le specificità soggettive.
«Nelle nostre città si stanno diffondendo storie di sofferenze invisibili, non solo perché
sono chiuse tra le mura di un’abitazione (condizione sempre più spesso rilevata dai servizi sociali)
ma anche perché sembra farsi strada un'idea di falso rispetto delle decisioni altrui, che invita ad
arretrare dinanzi alla scelta personale di povertà-isolamento-emarginazione, ritenendo finanche
inopportuno intervenire. Una condizione che genera povertà, declinata in forme di disagio sempre
più variegate e che affliggono fasce diverse di popolazione, condizionando l’accesso ai beni
primari, ai servizi ma anche a diritti fondamentali che fino ad ora ritenevamo assolutamente
acquisiti»
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. Abbandono sociale, isolamento relazionale, «fragilità, cagionevolezza e vulnerabilità
delle unioni tra persone non sono tuttavia gli unici tratti dell’odierno scenario di vita…. fluidità,
fragilità e intrinseca transitorietà caratterizza tutti i tipi di legame sociale che solo fino a poche
decine di anni fa si coagulavano in una duratura, affidabile cornice entro la quale era possibile
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G. De Robertis Costruire reti di prossimità per affrontare le sofferenze nelle città Puglia Croaspuglia, 2014
http://www.croaspuglia.it/