Nuovi scenari di consumo
innumerevoli richiami persuasivi che la nostra società ci
propone e gli effetti psicologici che gli stessi provocano in noi.
Dopo di che diverrà opportuno scendere nello specifico,
scegliendo come elemento d’analisi la vetrina del punto vendita,
intesa non solo come spazio espositivo, ma soprattutto come
luogo di comunicazione che si è andato sviluppando nel corso
degli anni. L’immagine del negozio e della sua vetrina è divenuta
un’entità concreta che agisce e stimola il complesso dei nostri
molteplici interessi.
3
È indicativo il cambiamento nel progetto della vetrina
stessa: oggi, sempre più, le luci dei negozi sono vere e proprie
pareti vetrate senza pannelli divisori che le separano dallo spazio
vendita, sono, inoltre, posizionate il più possibile vicino al
marciapiede, allo stesso livello del terreno, con la merce molto
vicino al vetro per far quasi toccare il prodotto al cliente.
Parallelamente alla vetrina classica è andata ad accrescersi
l’importanza del catalogo, artefatto comunicativo utilizzato per
mostrare il prodotto, che possiamo definire vetrina cartacea,
proprio per le somiglianze che lo stesso ha nei confronti della
vetrina che si affaccia su strada.
Un’analisi approfondita effettuata su un insieme di catalo-
ghi e brouchures aziendali, ha portato a precise considerazioni ed
individuazioni di scelte di marketing che confrontate con le
funzioni comunicative, dedotte da uno studio sulle vetrine dei
negozi, hanno permesso di procedere ad una penetrazione più
profonda nel campo comunicativo dell’esporre.
Attualmente, infatti, la comunicazione, che si instaura
attraverso la vetrina di un qualsiasi punto vendita, risulta l’anello
3 Iannilli V., “Il progetto della comunicazione nel punto vendita” in: Turinetto M., Il punto
vendita, Bologna, Progetto Leonardo, 1997
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Nuovi scenari di consumo
finale di un processo comunicativo costruito attorno al
prodotto e alla gestione dell’immagine di un’azienda.
Le nuove proposte digitali sono ormai divenute parte attiva
anche nei processi commerciali e nei progetti di corporate identity
di molte case produttrici, delineando così degli eventuali possibili
nuovi scenari relativi alla futura concezione del consumo.
I siti Web di molte aziende propongono vetrine digitali dove
il prodotto è mostrato e proposto al futuro cliente attraverso pre-
sentazioni tecniche, enfatiche o narrative, mettendo in luce le
principali caratteristiche dello stesso e dando la possibilità di un
acquisto per via elettronica.
Ci viene spontaneo domandarci se le future scelte di con-
sumo saranno effettuate sempre più lontano dal punto vendita, in
base alla capacità delle immagini elettroniche di colpire…se la
merce stessa lascerà sempre più spazio ad un mondo di puri segni
immaginari collegati ad essa, cioè al mondo dell’immagine imma-
teriale della marca e del prodotto…se, infine, si produrrà un di-
stacco progressivo del consumatore, isolato dinanzi al monitor
domestico, dall’esperienza concreta di contatto fisico con le merci e
con gli altri consumatori.
4
Sarà la vetrina virtuale capace di sostituire totalmente la
vetrina reale ?
Sono queste le considerazioni che guidano la nostra
analisi: analizzeremo, confronteremo e paragoneremo le tre
vetrine (classica, cartacea e digitale) che attualmente occupano
spazi propri nell’universo commerciale, ma che, fra non molto,
potrebbero assimilarsi ed espandersi fino a divenire parallele e
sostitutive fra loro, se non riusciranno ad imporre una loro
precisa caratteristica e funzione.
4 Codeluppi V., I consumatori, Milano, F.Angeli, 1992
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Nuovi scenari di consumo
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Mostrare per vendere
Capitolo 2
MOSTRARE PER VENDERE
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Mostrare per vendere
2.1 La retorica del mostrare
In una società ricca di richiami persuasivi, il tentativo di
provocare cambiamenti nelle idee e opinioni altrui e di
convincere le altre persone a mettere in atto certi comportamenti
piuttosto che altri, ha animato l’uomo fin dai primi scambi
comunicativi.
Ai nostri giorni, molti di noi sono influenzati assai più di
quanto non sospettino e la nostra esistenza quotidiana è
sottoposta a continue manipolazioni che spesso sottovalutiamo
non essendo totalmente consapevoli di esse. Sono all’opera, su
vasta scala, forze che si propongono, sovente con successi
considerevoli, di convogliare le nostre abitudini inconsce, le
nostre preferenze di consumatori, i nostri meccanismi mentali,
ricorrendo a metodi presi a prestito dalla psichiatria e dalle
scienze sociali. Tali forze cercano di agire su di noi a nostra
insaputa, in maniera quasi “occulta”.
L’impiego della psicanalisi e della “persuasione” è ormai
alla base di un’industria multimiliardaria, ed i “persuasori” di
professione non hanno esitato a servirsene, bramosi di tutto ciò
che possa aiutarli a propagandare con maggiore efficacia le loro
merci.
1
Molti studiosi, infatti, riconoscono che gran parte della
comunicazione può essere ricondotta ad un più generale “gioco”
di persuasione: nella nostra vita di relazione siamo spesso
impegnati sia a convincere gli altri a fare o pensare ciò che noi
preferiamo, sia a fronteggiare questo stesso tentativo da parte
1 Packard V., I persuasori occulti, Il Saggiatore, Einaudi editore, Torino, 1958
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Mostrare per vendere
delle altre persone nei nostri confronti.
L’importanza di saper convincere con successo si è
accentuata con l’insorgere della società di massa, la quale ha
posto l’esigenza di una forma di persuasione organizzata.
“L’oggetto del desiderio”, il prodotto commerciale, è mostrato al
pubblico e posto al centro dell’attenzione attraverso diversi mezzi
espressivi, al fine di acquisire sempre più un’importanza propria,
una considerazione, una forza comunicativa tale da capacitare il
pubblico all’acquisto.
Molti dei richiami che avvertiamo nella nostra giornata
mirano a mutare i nostri atteggiamenti e le nostre opinioni, ma
la maggior parte si pone l’obiettivo di ottenere che queste
opinioni si trasformino in comportamenti: comprare, firmare,
votare, versare somme, ecc…, ecco che parleremo, quindi, di
“comunicazione persuasiva”. Si cerca di far leva sulle debolezze,
sui desideri inconfessati, sui bisogni psicologici, sulle aspirazioni
del destinatario prendendo spunto dalla psicologia del profondo,
del comportamento, da quella motivazionale e da quella sociale.
2
Il “saper mostrare” diviene il mezzo indispensabile per il
successo commerciale del prodotto stesso; è nel saper mostrare
che la persuasione si renderà concreta e prenderà forma
instaurando un dialogo tra la scena, di cui l’oggetto è parte, e il
suo pubblico. Mostrare, in effetti, implica necessariamente
convincere al desiderio che porterà all’acquisto.
L’interesse verso la suggestione prende il via nell’ambito
dello studio degli atteggiamenti; la persuasione, infatti, è fatta
coincidere a lungo e, da taluni ancor oggi, con la capacità di
indurre qualcuno a cambiare atteggiamento.
3
La prima tecnica comunicativa basata sulla dottrina della
2 Anceschi G., Monogrammi e figure, La casa Usher, Firenze, 1983
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Mostrare per vendere
persuasione risulta essere la retorica, elaborata ad Atene sin dal
V sec. a.C. dai sofisti e già codificata da Aristotele e Cicerone.
Con “Retorica” Aristotele si è proposto di condurre una trattazione
sistematica di questa disciplina, definita come “l’arte di scoprire in
ogni argomento ciò che è in grado di persuadere”. Egli ha
individuato tre elementi fondamentali del discorso persuasivo:
chi parla, ciò di cui questi parla e a chi si rivolge, illustrandone
le doti e caratteristiche più idonee per ottenere l’effetto desiderato.
Gran parte delle acquisizioni retoriche antiche sono state
riprese nel corso dei secoli e persino nel nostro abbiamo assistito
ad una rivisitazione in chiave moderna dei temi classici di
concezione aristotelica.
4
2.1.1 Persuadere: un’arte antica
Il campo della retorica classica si pone l’obiettivo di
individuare le strategie linguistiche e discorsive che consentano
di produrre argomentazioni persuasive; tale obiettivo appare così
importante che, fin dal secolo scorso, la dottrina è
tradizionalmente insita nelle conoscenze che ognuno di noi
acquisisce nel corso dei suoi studi.
Si usa generalmente suddividere il campo della retorica in
quattro parti:
• inventio……...invenire quod dicas….…….…..trovare cosa dire
• dispositio..…inventa disponere….ordinare ciò che si è trovato
• elocutio...ornare verbis...scegliere il mezzo, le espressioni giuste
3-4 Cavazza N., Comunicazione e persuasione, Il Mulino, Bologna, 1997
5 Volli U., Il libro della comunicazione, Il Saggiatore, Milano, 1994
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Mostrare per vendere
• actio..…………agere et pronuntiare…….agire concretamente.
5
Molti sono stati gli studi condotti nel campo della retorica
e della persuasione, e spesso questa suddivisione è stata ripresa
per essere, magari, modificata, ma la sua valenza e importanza
è tuttora indiscussa.
Per citare le teorie più recenti e le più condivise dobbiamo
far riferimento agli anni 1965/1975 quando cresce l’interesse
per l’approccio denominato “social cognition”, orientato
soprattutto all’individuazione del modo in cui le persone elaborano le
informazioni che ricevono dall’ambiente e le organizzano in
strutture immagazzinate nella memoria.
E’ William McGuire ad avanzare il primo tentativo di
ricavare una teoria del processo di persuasione, organizzandola
in sei fasi:
• presentazione del messaggio
• attenzione
• comprensione dei contenuti
• accettazione della posizione sostenuta da questo
• memorizzazione della nuova opinione
• comportamento.
Il fallimento di uno solo di questi passaggi, secondo McGuire,
interrompe tutto il processo.
6
Senza ripercorrere tutte le fasi che hanno caratterizzato
quest’ambito di studi fino ad oggi
7
, ci si può riferire alla teoria
attualmente più accreditata che risale alla fine degli anni ’70 ad
opera di Richard Petty e John Cacioppo. Essi hanno proposto
quello che chiamiamo modello delle probabilità di elaborazione
(Elaboration Likelihood Model): l’idea fondamentale del modello
6 Cavazza N., Comunicazione e persuasione, Il Mulino, Bologna, 1997
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Mostrare per vendere
prevede che gli atteggiamenti possano modificarsi attraverso due
percorsi mentali differenti: il percorso centrale e il percorso
periferico. (graf.1)
Modello semplificato della teoria di Petty e Cacioppo
Via centrale
Via periferica
Motivazione?
Abilità?
si
Cambiamento
superficiale e
temporaneo
Cambiamento
vero e
duraturo
degli
no
Comunicazione
persuasiva
Fonte: tratta da “Manuale di psicologia generale” a cura di L.Arcuri, Bologna, Il Mulino, 1995
Il percorso centrale è un processo di elaborazione attenta e di
riflessione accurata sulle argomentazioni e sulle informazioni
contenute nel messaggio persuasivo. Questo processo richiede
una certa quantità di risorse cognitive quali: prestare attenzione,
comprendere, mettere in relazione e integrare le nuove
informazioni con quelle che il ricevente aveva già sullo stesso tema,
elaborare una nuova valutazione.
Il percorso periferico riguarda, invece, un processo di
cambiamento basato su elementi che non sono direttamente
7 per approfondimenti: numero monografico di Rassegna di psicologia n° 12, 1995
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Mostrare per vendere
pertinenti al tema, sono i cosiddetti segnali periferici di sfondo:
l’attrattività della fonte, la lunghezza del messaggio, la sua
piacevolezza.
Allora, di fronte ad un messaggio persuasivo, possiamo
intraprendere il primo o il secondo percorso secondo il livello di
motivazione (ovvero della rilevanza che il tema del messaggio ha
per noi) e della capacità e possibilità in quel momento di capirne
i contenuti.
Il risultato dei due percorsi può dar luogo, in entrambi i
casi, a un cambiamento di atteggiamento, ma di natura diversa.
Il ricevente che cambia atteggiamento dopo aver utilizzato il
percorso centrale, cioè dopo aver riflettuto sulle argomentazioni,
si forma un’opinione piuttosto forte e stabile, difficile poi da
influenzare nuovamente. Al contrario, quando una persona
cambia opinione sulla base di segnali periferici, potrà altrettanto
facilmente cambiarla in occasioni successive, in quanto il nuovo
atteggiamento è il frutto di una scarsissima riflessione sul tema
vero e proprio del messaggio.
La grande maggioranza dei messaggi, cui siamo
sottoposti quotidianamente, passa in noi proprio attraverso il percorso
periferico ed è per questa ragione che così frequentemente
cambiamo parere o ci facciamo influenzare da agenti esterni.
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8 Cavazza N., Comunicazione e persuasione, Il Mulino, Bologna, 1997
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