4
INTRODUZIONE
Un qualsiasi servizio, per poter e saper funzionare, deve avvalersi di una continua
ricerca e valutazione. Il saper valutare è utile perché permette di poter approfondire tutto
ciò che in superfice sembra già formato. Il processo valutativo richiede un continuo
sforzo da parte degli individui, senza giungere a un risultato finale permanente, ma
temporaneo, perché la realtà è in continua evoluzione. La scuola costituisce la prima
realtà all’interno del ciclo di vita di un individuo e per questo ha il bisogno di essere
sottoposta a continua valutazione, nel modo più giusto possibile, creando le condizioni
favorevoli e adeguate alle caratteristiche e ai bisogni di ciascun individuo. Per poter fare
questo c’è bisogno che Istituzioni e attori intervengano con lo scopo di migliorare il
sistema scolastico, senza che i risultati rimangono invariati nel tempo.
5
CAPITOLO 1
IL PROCESSO VALUTATIVO
SOMMARIO: 1. La valutazione: che cos’è?- 2. Perché valutare?- 3. Quando valutare?- 4. Chi fa
la valutazione?- 5. La partecipazione nella valutazione- 6. Tipologie dei metodi valutativi.
1. La valutazione: che cos'è?
La valutazione è un'attività riflessiva, di confronto, di ricerca e di analisi. Con la valutazione si
cercano le ragioni agli errori e ai successi di un processo organizzativo; essa mira ad obbiettivi
conseguiti e alla risposta che tali risultati forniscono ai bisogni che si intendeva precedentemente
risolvere… “Ogni affermazione in proposito, essendo una costruzione mentale umana, avrebbe
comunque un’opinabile corrispondenza con la realtà”
1
.
Dalla prospettiva di un valutatore esistono differenti modi di definire il fenomeno valutativo: c’è
chi la considera come determinazione formale di un intervento pianificato per raggiungere
obbiettivi prefissati e chi, invece, come Cipolla propone il doppio sostantivo “ricerca- valutazione”,
affidandole un’ azione di ricerca e anche di giudizio. La valutazione,infatti, è anche giudizio che
può ricadere in errori ineliminabili: tra questi ricordiamo l’effetto alone, l’errore di pregiudizio,
l’errore affettivo, la tendenza compensativa e la tendenza teorica. La valutazione si distingue,
altresì, dalla “ricerca valutativa”, cioè da quel processo di raccolta e analisi dei dati a fini valutativi
che è elemento fondante, specifico ed essenziale della valutazione. La valutazione, inoltre, è
interpretata da molti autori come un fenomeno complesso, che non guarda solo ai risultati prodotti,
quindi, alla tappa finale, bensì anche ai nessi con-causali e cioè essa non si pone solo la domanda
su cosa è accaduto, ma si chiede anche quali siano le cause. La “comprehensive evaluation” unisce
l’analisi del processo e l’analisi degli impatti del programma con obiettivi specificati in
precendenza.
2
Il sociologo Cipolla nel suo libro “Ciclo metodologico della ricerca sociale”, dà alla valutazione un
significato evoluto, seguendo la concezione batesoniana del riflettere prima di agire, che supera la
concezione tradizionale: la valutazione è, per lui, una “ricerca che enfatizza la fase della
1
Guba, Lincoln 1989 da “Valutazione e partecipazione: metodologia per una ricerca interattiva e
negoziale” a cura di Leonardo Altieri
2
Rossi,Freeman 1989: 26-27 ibidem
6
spendibilità dei risultati ottenuti”
3
. “Spendibilità” rivelatasi come componente fondamentale dell’
area operativa che è una fase successiva alla conoscenza sociologica. Essa qualifica il processo
valutativo in quanto formula linee d’intervento e rappresenta l’esigenza di qualsiasi scienza che
voglia restare utile alla società.
L’approccio scientifico alla valutazione nasce e si diffonde con l’avvento del “welfare” moderno,
anche se già durante l’Illuminismo si riscontrano “tracce” di una cultura valutativa che era ancora
influenzata da metodi di ricerca sociale. Nel XIX secolo si assiste ad un perferzionamento dei
metodi di valutazione, adottando approcci della ricerca sociale per raccogliere informazioni sugli
interventi attuati.
Negli anni ’20 e ‘30 i temi della valutazione riguardavano principalmente campi specifici come
l’apprendimento e la formazione
4
. I professionisti della valutazione entrano in scena solo a partire
dagli anni ’30 e la valutazione diviene un settore di studi scientifico-sociale. La valutazione dei
programmi di intervento sociali, soprattutto nel settore sociosanitario, si instaurano soprattutto in
Europa e negli Stati Uniti alla fine degli anni ’50 e durante gli anni ’60. A differenza delle basi di
razionalità gestionale di cui si occupa l’industria, nel campo delle politiche sociali di cui si occupa
la valutazione, è incrementata la consapevolezza che i pazienti sono soggetti che godono di diritti
di cittadinanza, che Ardigò definisce come un processo di “universalismo” del welfare state
5
. In
questo contesto, politiche sociali e sociologia devono convivere in un rapporto di reciprocità:
conoscenza sociologica come mezzo e autonomia d’azione come modalità, interazione che deve
dare apprendimento riflessivo adeguato ai componenti dell’ intervento.
6
I principali criteri valutativi sono l’ “efficacia” e l’ “efficienza”: il primo è la capacità di un
intervento sociale di conseguire obbiettivi e rappresenta il criterio fondamentale di qualsiasi azione
valutativa; l’efficienza, secondo una gerarchia logica, viene dopo l’efficacia in quanto una volta
ottenuti dei risultati essi vengono gestiti impiegando le risorse minime indispensabili.
Per “responsiveness”, invece, si intende dal punto di vista del fornitore la sua capacità di rispondere
alle esigenze dei clienti, mentre secondo il ricevente del servizio, rappresenta il livello di
soddisfazione. La soddisfazione dei clienti, detta anche “customers satisfaction”, ha un ruolo
fondamentale nella valutazione, perché si fonda proprio sul parere dei beneficiari, anche se non è
l'unico tra i criteri del percorso valutativo.
Altro criterio di valutazione è la produttività che nasce nell’ambito di un contesto economico e si
3
Cipolla 1988;1997 “Valutazione e partecipazione: metodologia per una ricerca interattiva e negoziale”
Leonardo Altieri
4
Guba, Lincoln 1989 “Valutazione e partecipazione: metodologia per una ricerca interattiva e negoziale”
Leonardo Altieri
5
Ardigò 2002 ibidem
6
Donati 1991: 330 ibidem
7
serve di indicatori quantitativi che non sempre sono utili per misurare aspetti che riguardano
politiche sociali. Seguendo l’approccio valutativo di Patton, “ l’Utilisation- Focused Approach”, è
impossibile giungere a sintetizzare indicatori numerici in base a criteri gestionali. La tempestività,
l’accessibilità, l’accettabilità, la sicurezza e l’appropriatezza sono concetti che rientrano nel criterio
dell’efficacia di un qualsiasi intervento che viene a ridursi nel momento in cui una di queste
componenti viene a mancare: se manca l’accessibilità manca anche l’equità perché sono
strettamente correlate tra di loro.
7
Glasser,che pone l’accento sulla necessità di utilizzare un metodo scientifico alla valutazione,
aggiuge come criterio “lo sforzo”, ovvero l’insieme di attività e di risorse impiegate in un processo
valutativo. Ad esempio, per quanto riguarda i piani di “job evaluation” in merito all’espletamento
di mansioni ai lavoratori possiamo distinguere diversi tipi di sforzi a seconda del tipo di mansioni
assegnate: ovviamente, le mansioni operaie richiedono sforzi che sono suddivisi in due fattori,
“sforzi mentali” e “sforzi fisici”, a differenza di mansioni impiegatizie i quali sforzi si sommano in
un unico fattore
8
. Questo tipo di valutazione richiede un metodo di comparazione per fattori che si
dimostra più evoluto rispetto a quello del punteggio, perché si basa sulla ponderazione dei fattori e
sulla loro ripartizione.
Un altro diritto importante che bisogna soddisfare nel percorso valutativo è correlato al principio di
equità: bisogna prima di tutto differenziare il “paziente effettivo”,colui che già ha usufruito del
servizio dal “paziente potenziale”, cioè il cittadino che non ha ancora interpellato il servizio e
cercare di creare condizioni che non permettano più di fare tale differenziazione. Il tema dell’equità
è fondamentale soprattutto in periodi di crescita economica, perché permette la redistribuzione
equa delle risorse impiegate nei servizi e anche dei costi sociali.
Altri diritti altrettanto importanti per definire la qualità dal lato degli utenti e che sono sanciti
dall’art. 14 del decreto 502 sono la “personalizzazione”, ovvero empatia e disponibilità verso il
paziente; l’ umanizzazione si intende la componente relazionale che dà vivibilità al contesto in cui
avviene un servizio; il diritto all’informazione che si pone a due livelli: l’ informazione sul servizio
e la compliance; il comfort che di solito è inerente a strutture ospedaliere e infine l’attività di
prevenzione, uno dei principi basilari della sanità moderna.
7
“Valutazione e partecipazione: metodologia per una ricerca interattiva e negoziale” Leonardo Altieri
8
Carlo Actis Grosso , Marco Fertonani “La valutazione delle mansioni”
8
2. Perché valutare?
“Valutazione” vuol dire giudizio, stima, perizia, più raramente misurazione. Essa serve per
migliorare un’attività, è un’azione concreta, operativa e non è un giudizio arbitrario, bensì è un
giudizio basato sulla raccolta e sull’interpretazione di informazioni, si configura come un “processo
di ricerca”. La specificità della valutazione è che essa deve dare giudizi di ordine economico, di
ordine tecnico- professionale e anche di ordine tecnico o valoriale.
E’ importante distinguerla dai pareri, poiché il suo obbiettivo non è mai giudicare l’operato dei
singoli operatori: è un’attività professionale che sceglie di raccogliere informazioni utili e affidabili
in merito a processi o servizi sottoposti ad analisi. Per migliorare le prestazioni di un servizio
bisogna verificarne la qualità, come si avvalgono i gruppi ispettivi utilizzando la VRQ, ovvero la
“verifica e revisione della qualità delle prestazioni”, detta anche “quality assurance”.
Pertanto, la valutazione aiuta il processo decisionale, fornendo informazioni opportune al decisore,
dando indicazioni in merito alla scelta più adeguata da seguire e per fare questo ha bisogno di
introdurre figure professionali, i quali sono capaci di esprimere bisogni soltanto in modo oggettivo.
Tuttavia la valutazione non si sostituisce alla decisione poiché come afferma Bezzi rappresenta “un
processo tecnico di servizio; al decisore il compito di tradurre le indicazioni della valutazione in
riflessioni più generali che diverranno poi una decisione concreta”.
Per studiare un fenomeno attraverso la ricerca empirica non basta solo avere dei semplici dati tra le
mani, ma è importante anche assicurarsi che ci siano informazioni qualitativamente valide che il
valutatore prende in considerazione, in quanto frutto delle proprie conoscenze. Come afferma
Cipolla: se osservare significa “un portare dentro ciò che è fuori”
9
, allora la ricerca è anche una
traduzione di ciò che si percepisce sensorialmente. Solo che la ricerca valutativa è molto di più
della semplice ricerca sociale in quanto lo studioso viene coinvolto . Ad esempio le metodologie di
ricerca svolte dall’Istituto Cattaneo sulla misurazione dei fenomeni culturali, non si basa su sistemi
di misurazione quantitativi simbolici, bensì sulla misurazione di questo fenomeno tramite indicatori
empirici, modalità strategiche i cui fini non sono solo quello di approfondire la conoscenza dei
fenomeni culturali e stimolare la ricerca empirica; l’ambizione è comunicare i risultati di ricerca
all’opinione pubblica e ai responsabili delle politiche culturali
10
.
Concludendo “i valutatori hanno un’opportunità per aiutare la politica e i programmi della
9
Cipolla “Ciclo metodologico della ricerca sociale”
10
“La cultura che conta” Marco Santoro