9
soggettive. Come tante fotografie che messe accanto compongono
un'unica immagine, dai contorni un po’ sfuocati.
La tematica, attuale e di frontiera, dello sviluppo sostenibile,
enumera una quantità imprecisata di definizioni, approcci, ambiti e
posizioni settoriali. Alcune dichiaratamente autonome, altre
antinomiche e tra loro contrapposte.
In questa situazione sfaccettata e poliedrica, prende forma un
problema di indubbia valenza.
Come si arriva alla città sostenibile o, per meglio dire, quali
sono gli strumenti di valutazione in grado di dare indicazioni
puntuali sulla giustezza della strada percorsa?
Dato che l'oggetto, la sostenibilità, non è per niente chiaro, il
problema preliminare è cercare di definire i contorni dello stesso.
La prima parte, a carattere teorico, individua e legge i nomi
diversi attribuiti al concetto unico, e le direttive fondamentali che
queste tendenze sostengono, orientandovi azioni e modalità
operative.
Seppure conducano ad interpretare il concetto in modi tra loro
originali, possono essere ricondotte all'interno di quattro filoni
sostanziali: predominio dell'economia, tensione all'uomo e suoi
bisogni, sensibilità verso l'ambiente, ricerche, emergenti o
riscoperte, di un nuovo rapporto fra uomo e spazio di vita.
Angolature che rendono lo sviluppo futuro, multidisciplinare e
comprensivo dei molti aspetti della realtà, ma al contempo, ne
rendono ancora più ardua la concretizzazione.
A partire dalla lettura critica del contesto, si affronta la parte
applicativa della ricerca.
Passando dal principio assoluto agli obiettivi intermedi, si pone
attenzione alla dialettica fra approccio alla sostenibilità e ruolo della
valutazione. Sono verificate modalità e strumenti utilizzati per
10
valutare le politiche di pianificazione sostenibile, messe in atto dalle
amministrazioni a livello locale.
Inoltre il presupposto da cui si è partiti è che non si debba dar
per scontata la necessità di valutare, né che la valutazione stessa
sia strumento di agevolazione per la pianificazione.
La lettura delle esperienze concrete ha rivelato suggestioni e
risultati ottenuti, talvolta diversi e innovativi, rispetto alle
considerazioni puramente teoriche della prima parte.
Una parte della verifica pone a confronto, servendosi di casi
studio, le metodologie attualmente disponibili per valutare gli impatti
di piani e progetti. Queste sono ricondotte all'interno di una griglia
di classificazione, predisposta con riferimento agli ambiti definiti
dall'approccio integrato.
Un altro aspetto della ricerca, propone lo studio diretto delle
esperienze di quattro città, di dimensione medio-grande, con
riferimento alle politiche sviluppate in relazione ad Agende 21
Locali.
Prendendo a riferimento le classificazioni proposte da
ricercatori quali Patassini e Stanghellini, si deduce dall'esperienza
reale, ruolo, metodi, funzione e posizione della valutazione.
Il lavoro, certamente non esaustivo, si propone come uno
stimolo per l'individuazione di strumenti di valutazione realmente
applicabili con efficacia.
Nella pratica quotidiana, le nuove e concrete esperienze per la
pianificazione della città sostenibile, lasciano intravedere, in effetti,
la necessità di adattare di volta in volta gli strumenti valutativi.
A caratterizzare il processo di valutazione, non sono tanto gli
elementi considerati dall'approccio olistico o l'uso di metodologie
standardizzate, quanto piuttosto aspetti relativi alla domanda
dell'utenza, alla forma del progetto, alla natura del soggetto
finanziatore.
11
Domande che caratterizzano profondamente il tipo di risposta
che la valutazione deve fornire.
La situazione reale è di estrema complessità, intervengono
molteplici attori, problematiche legate ai tempi di realizzazione, alle
domande degli utenti, alla necessità di reperire fondi, creando una
serie di sequenze decisionali non meccanicamente deduttive.
All'interno di questa dinamica, i risultati delle valutazioni
devono consentire la modificabilità del progetto, e un suo
adeguamento a richieste sempre diverse ed emergenti.
Una valutazione che non va racchiusa in schemi direttori
standardizzati, ma che deve consentire apprendimento, portare a
decisioni più razionali, diventare l'infrastruttura di un processo
pervasivo.
Per dare risposte di questo tipo, le valutazioni approntate sono
sempre settoriali, basate sulla determinazione dei costi e dei
benefici, ricondotte alla definizione di contabilità settoriali.
Alla luce di questi nuovi elementi di studio, la valutazione si
propone quindi non più solo come strumento di verifica, ma anche
di apprendimento, in grado di fornire al decisore tutti gli elementi
per una corretta e sostenibile pianificazione.
12
PARTE PRIMA
Verso città sostenibili: teoria e metodologie
13
“La fede comune nella crescita è
giustificata, perché la crescita è un
carattere essenziale della vita …Quel
che c’è di erroneo nelle nozioni correnti
della crescita economica e tecnologica è
però la mancanza di qualsiasi
qualificazione. Si crede comunemente
che ogni crescita sia buona, senza
riconoscere che, in un ambiente finito,
dev’esserci un equilibrio dinamico fra
crescita e declino. Mentre alcune cose
devono crescere, altre devono diminuire,
così che gli elementi che le compongono
possano essere liberati e messi in
circolo”.
Il punto di svolta, Giangiacomo Feltrinelli
LO SVILUPPO URBANO SOSTENIBILE:
ALCUNI CONCETTI DI RIFERIMENTO
Capitolo 1
14
1.1. Premessa
L'emergere di fenomeni ambientali dalle conseguenze globali e
probabilmente irreversibili (come l'effetto serra, la deforestazione e la
desertificazione, la perdita di specie biologiche, ecc.), ha reso rilevante
l'idea, ormai nota, di sostenibilità.
Il consumo di queste risorse è spesso tanto violento da originare
calamità naturali e danni alla salute dell’uomo, e da preoccupare sempre
più la comunità internazionale.
La crescente attenzione per le implicazioni ambientali dello sviluppo
economico è sfociata nella enunciazione del concetto di “sviluppo
sostenibile”
1
.
1
S. Stanghellini, Qual è il senso dell’espressione “città sostenibile?”, relazione
presentata al convegno “Sviluppo sostenibile e città”, Venezia, 29 ottobre 1997.
15
1.2. La nozione di sviluppo sostenibile
Il concetto di sviluppo sostenibile comparve nei primi anni settanta,
e il Report del Club di Roma, Limiti alla Crescita (Limits to growth), è stato
probabilmente la parte fondamentale di letteratura che ha dato il via a
tutto quanto
2
.
Nel 1987, la World Commission on Environment and Development
alla Conferenza delle Nazioni Unite per l'Ambiente e lo Sviluppo
(UNCED), ha definito lo sviluppo sostenibile come quello sviluppo che
"risponda alle necessità del presente, senza compromettere la capacità
delle generazioni future di soddisfare le proprie". Nel 1991 la World
Conservation Union, UN Environment Programme e anche il World Wide
Fund for Nature, hanno ulteriormente specificato il concetto, intendendo
per sviluppo sostenibile "un miglioramento della qualità della vita, senza
eccedere la capacità di carico degli ecosistemi di supporto, dai quali essa
dipende".
Sempre nel 1991, H. Daly allarga il concetto affermando che per uso
sostenibile delle risorse si intende un utilizzo con cui:
- il tasso di utilizzo delle risorse rinnovabili non ecceda il loro tasso
di riproduzione;
- il tasso di utilizzo delle risorse non rinnovabili non ecceda il tasso
di sviluppo di sostituti rinnovabili;
- i tassi di inquinamento non eccedano la capacità assimilativa
dell'ambiente.
L'"Earth Summit " delle Nazioni Unite tenutosi a Rio de Janeiro nel
1992, ha rilanciato l'idea di sostenibilità come concetto integrato, e in
particolare la necessità di coniugare nello Sviluppo Sostenibile le tre
dimensioni Ambiente, Economia e Società.
E' evidente che il concetto di sviluppo sostenibile non si esaurisce in
quello di sola protezione ambientale. Come ha sottolineato l'Agenzia
2
Meadows, D.H., Meadows, D. L. Randers, J., & Behrens, W.W. III (1972), The limits to
growth. New York Universe.
16
Europea dell'Ambiente
3
, ridurre alcune pressioni sull'ambiente non è
sufficiente a tutelarne l'integrità. Uno stile di vita che porti alla qualità della
vita in termini di sostenibilità, richiede un'azione preventiva, da realizzarsi
mediante l'integrazione delle politiche ambientali e delle strategie di
pianificazione e gestione.
Per sostenibilità si intende quindi "un obiettivo di carattere
multidimensionale, promosso attraverso un approccio integrato che
incorpori le diverse dimensioni, anche quando il campo delle azioni sia
settoriale" (Berghall, 97).
Dal Summit di Rio, nasce l'Agenda 21 delle Nazioni Unite, la più
estesa lista di lavori mai fatta prima dalla comunità mondiale. L'Agenda
21
4
, è il documento programmatico dove vengono sintetizzate azioni e
strategie che i governi dei paesi si impegnano ad attuare, per favorire lo
sviluppo sostenibile.
Sebbene si sia percorsa molta strada , dalla prima definizione ad
oggi, il concetto di sostenibilità continua a rimanere privo di caratteristiche
precise. Non possiede una teoria centrale da cui segua ogni altra azione,
ed è definito tramite gli argomenti che i ricercatori hanno la possibilità di
approfondire.
Lo stesso termine, "sustainable development", normalmente tradotto
in "sviluppo sostenibile", nella nostra lingua non esprime chiaramente - a
livello popolare - il concetto espresso. Una migliore comprensione deriva
dalla corrispondente espressione francese "developpment durable",
tradotta letteralmente come "sviluppo durevole o permanente".
Secondo l’opinione di L.F.Girard, esiste una "tensione" tra gli stessi
termini
5
. Sostenibilità rinvia all'idea di mantenimento e conservazione nel
tempo - soprattutto nel lungo periodo- delle condizioni esistenti, e la
3
Con sede a Copenaghen, l'Agenzia è stata istituita allo scopo di monitorare e valutare
le politiche ambientali, fornendo informazioni oggettive, affidabili e comparate sullo stato
dell'ambiente europeo. Nel 1995 ha pubblicato il primo Rapporto sullo Stato
dell'Ambiente in Europa.
4
Il documento si articola in quattro sezioni: dimensioni economiche e sociali;
conservazione e gestione delle risorse per lo sviluppo; rafforzamento del ruolo delle forze
sociali; strumenti di attuazione, e 40 capitoli, ognuno comprendente un'introduzione sullo
stato attuale del tema trattato e gli obiettivi fondamentali che si intendono raggiungere.
Fanno seguito poi le aree di programma, le azioni, le attività da realizzare e gli strumenti
di attuazione.
5
L.F. Girard, Valutazione e processo di piano, 1996.
17
capacità di dare un supporto, un sostentamento, senza produrre degrado.
Sviluppo implica cambiamento, trasformazione dello status quo,
alterazione, modifiche e quindi instabilità, fluttuazioni, turbolenze.
Tale conflitto suggerisce un'idea di miglioramento e di modifica,
mantenendo però nel tempo, anche lungo, le condizioni che consentano
tale avanzamento.
Il concetto di sviluppo sostenibile esprime, perciò, l'intenzione di
migliorare la qualità della vita e il benessere in modo durevole.
18
1.3. Il concetto di sostenibilità dal punto di vista strettamente
scientifico
Secondo il Rapporto Brundtland (1987), si definisce "sostenibile un
livello di prodotto che non compromette le possibilità di benessere delle
generazioni future", attraverso l'eccessivo sfruttamento delle risorse
naturali ed ambientali.
"Il concetto di sviluppo sostenibile comporta dei limiti, ma non
assoluti, bensì imposti dall'attuale stato della tecnologia e
dell'organizzazione sociale alle risorse economiche e dalla capacità della
biosfera di assorbire gli effetti delle attività umane. La tecnologia e
l'organizzazione possono però essere gestite e migliorate".
6
Per introdurre il concetto di sostenibilità dal punto di vista
strettamente scientifico, si può partire dalla teoria dell'economia dello stato
stazionario di Herman Daly e dal suo famoso esempio del battello.
"L'internalizzazione delle esternità è una buona strategia per
adattare ottimamente l'allocazione di risorse, facendo sì che i prezzi
relativi rappresentino, in modo più appropriato, i costi marginali sociali
relativi. Ma ciò non rende il mercato capace di fissare i propri confini fisici
assoluti con l'ecosistema più allargato. Per fare un'analogia: uno stivaggio
appropriato distribuisce il peso nel battello in modo ottimale, così da
massimizzare il carico trasportato. Ma c'è ancora un limite assoluto a
quanto peso un battello possa trasportare, anche se questo è sistemato in
modo ottimale. Il sistema dei prezzi può distribuire il peso regolarmente,
ma, a meno che non sia integrato da un limite assoluto esterno,
continuerà a distribuire uniformemente il peso addizionale fino a che il
battello, caricato in modo opportuno, affonda" (Daly, 1991).
6
In particolare, le procedure di valutazione che vengono impiegate nella elaborazione
dei piani territoriali e urbani per definire i limiti inderogabili alla trasformabilità del territorio
(ovvero le invarianti territoriali), hanno le loro radici nella teoria dei limiti dello sviluppo
urbano, (comunemente nota come teoria delle soglie). Infatti l'accezione "forte" della
sostenibilità richiede l'individuazione di "soglie limite" espresse con particolari indicatori
che misurano la consistenza fisica e le caratteristiche qualitative delle risorse. S.
Stanghellini, Valutazione e processo di piano, 1996.
19
In altre parole, significa che la capacità della terra è limitata, e che
l'economia deve tenere conto dei vincoli biofisici assoluti dati dal sistema
termodinamico chiuso su cui viviamo.
Tiezzi, dell'Università di Siena, sostiene che le nuove teorie
sviluppate in riferimento allo sviluppo sostenibile e all'"ecological
economics"
7
, ci pongono davanti un nuovo paradigma. Non più
un'economia basata su due parametri, il lavoro e il capitale, ma
un'economia ecologica che riconosce l'esigenza di tre parametri, il lavoro,
il "capitale naturale" e il "capitale prodotto dall'uomo"
8
.
Il capitale naturale è l'insieme dei sistemi naturali (mari, fiumi, laghi,
foreste, flora, fauna, territorio), ma anche i prodotti agricoli, i prodotti della
pesca, della caccia, della raccolta e il patrimonio artistico-culturale
presente nel territorio. E' fondamentale, oggi, investire e muoversi in
questa direzione.
Negli ultimi anni la comunità mondiale sta vivendo la transazione da
un'economia da "mondo vuoto", ad un'economia da "mondo pieno" -
spiega ancora Tiezzi - rappresentata dal capitale prodotto. In questa
seconda fase, l'unica strada per la sostenibilità passa dall'investire nella
risorsa più scarsa, nel fattore limitante, ossia il capitale naturale. La
ricerca scientifica deve, perciò, orientarsi ai cicli bio-geo-chimici globali,
che sono la base stessa della sostenibilità della biosfera.
Si sta passando da un'era in cui il fattore limitante era il capitale
prodotto dall'uomo, ad un'era in cui il fattore limitante è quel che rimane
del capitale naturale. “Oggi - scrive Daly - la quantità di petrolio greggio
estratta è limitata dalla disponibilità di petrolio nei pozzi (o anche dalla
capacità dell'atmosfera di assorbire CO2), non dalla capacità di
estrazione. La produzione agricola è spesso limitata dalla disponibilità
d'acqua, non dai trattori o dalle mietitrici. Siamo passati da un mondo
relativamente ricco di capitale naturale e privo di capitale prodotto (e di
uomini), ad un mondo che è, al contrario, povero di capitale naturale e
ricco di capitale prodotto. Nella passata era di "economia da mondo
7
R. k: Turner (ed.), Sustainable Environmental Economics and Management, Belhaven
Press, London, 1994.
8
E. Tiezzi, Le basi scientifiche dello sviluppo sostenibile, 1997.
20
vuoto", il capitale umano era, come abbiamo visto, il fattore limitante. Ora
stiamo entrando in un'era di "economia da mondo pieno", in cui il capitale
naturale sarà sempre più il fattore limitante” (Daly, 1991).
Lo sviluppo sostenibile, sia nel concetto sia nell'operatività, richiede
che il capitale naturale rinnovabile sia mantenuto intatto.
“Rimane aperto il discorso per le risorse che non sono rinnovabili”,
continua Tiezzi. “Queste non possono essere mantenute intatte, a meno
di non rinunciare al loro uso, ma se non possono essere usate allora,
ovviamente, non c'è bisogno di conservarle per il futuro. E' possibile
sfruttare le risorse non rinnovabili in maniera "quasi sostenibile",
graduandone la velocità di sfruttamento in base a un corretto confronto
con la velocità di creazione di sostituti rinnovabili.
L'uso quasi sostenibile di risorse non rinnovabili, richiede che ogni
inserimento nello sfruttamento di una risorsa non rinnovabile, sia
bilanciato da un investimento compensativo in un sostituto rinnovabile.
L'estrazione del petrolio può essere bilanciata, ad esempio, dalla coltura
di alberi che consentano di produrre alcool da legna” (Tiezzi, 1996).
Tutte queste tesi, partono dalla critica dell'economia orientata alla
crescita finora seguita dalla comunità internazionale, cercando di porre le
basi di una nuova economia e di una nuova etica sociale. Un'etica
costituita della solidarietà generazionale, indispensabile per lasciare alle
generazioni future un pianeta ancora in grado di sostenere lo stile di vita
comunitario.
Si arriva così ad enucleare il concetto base di sostenibilità, di stile di
vita sostenibile, di sviluppo durevole.
Per sostenibilità s'intende l'insieme delle relazioni tra le dinamiche
umane e della biosfera, queste ultime generalmente più lente. Devono
permettere alla vita umana di continuare, agli individui di soddisfare i loro
bisogni e alle diverse culture umane di svilupparsi. Le variazioni apportate
alla natura dalle attività umane, devono sottostare a certi limiti, tali da non
distruggere il contesto biofisico globale.
Sostenere un sistema significa quindi renderlo duraturo, in grado di
esistere e conservarsi, di essere fonte di un migliore livello di vita.
21
L'obiettivo della sostenibilità diventa quindi non tanto preservare un
insieme specifico di risorse ambientali e naturali, ma una capacità
produttiva di benessere, eguale o superiore a quella attuale.
Si intuisce già da qui come la definizione di sviluppo sostenibile sia
molto difficile da rendere operativa.