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PREMESSA
Affrontare un discorso sul tema valutazione nella scuola dell’infanzia
nasce dalla constatazione che la pratica continua della valutazione con
fini e funzioni ben precisi è basilare nel processo formativo che si
persegue a scuola.
In particolare nella scuola dell’infanzia l’attività di valutazione comporta
sicuramente molte fasi che devono essere svolte in modo sistematico e
continuo. Innanzi tutto è importante effettuare una rilevazione sulle reali
capacità in entrata dei bambini, come apprendono, quali sono i loro
interessi; bisogna acquisire dei dati sul processo di sviluppo del
bambino, si deve quindi valutare in riferimento ai traguardi di
competenza precisati nella progettazione; infine bisogna trascrivere le
informazioni raccolte nei documenti ufficiali e comunicare i risultati alle
famiglie.
In particolare la pratica valutativa consente al docente di avere a
disposizione una vastissima gamma di dati ed informazioni che rivestono
un’importanza fondamentale per la comprensione degli allievi, per
controllare le modalità con cui i singoli individui apprendono, per
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sperimentare nuove strategie e diversificare le modalità di intervento, per
personalizzare i percorsi di insegnamento/apprendimento.
Nel delicato processo di insegnamento/apprendimento, infatti, è
necessario avere gli strumenti di controllo in grado di attivare il feedback
necessario tra insegnante e allievo, e poter così rispondere, in maniera
adeguata, alle esigenze della personalizzazione.
Nel primo capitolo ho focalizzato il concetto di valutazione in generale
e, in particolare, nella scuola dell’infanzia distinguendo tre funzioni
principali della valutazione: diagnostica, formativa e sommativa. I tre
aspetti della valutazione, strettamente connessi l’uno all’altro hanno
ciascuno la loro importanza in quanto consentono di conoscere
particolari aspetti dello sviluppo dell’allievo. La valutazione diagnostica
consente di conoscere la situazione iniziale del bambino, sia cognitiva
che affettivo - motivazionale. Sulla base delle informazioni acquisite
l’insegnante progetta ed attiva un percorso formativo. È importante la
rilevazione sistematica e continua degli effetti del percorso educativo -
didattico sugli alunni, perché attraverso tale rilevazione (valutazione
formativa) è possibile controllare la qualità del processo stesso; nello
stesso tempo è sollecitata nell’insegnante un’attività di feedback utile ad
effettuare la revisione del percorso educativo - didattico per adeguarlo
alle necessità dei singoli alunni; la valutazione formativa ha natura
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dinamica e orientativa; infatti il percorso educativo è un processo che si
sviluppa e si evolve nel tempo e serve di aiuto sia al discente che al
docente perché sviluppa in ciascuno consapevolezza del proprio stato e
delle proprie possibilità. La valutazione sommativa è quella che viene
effettuata alla fine del percorso di insegnamento/apprendimento. È la
valutazione che per ogni bambino viene fatta per verificare il livello di
evoluzione che il percorso didattico - educativo ha permesso al bambino
di raggiungere, in rapporto ai livelli iniziali evidenziati dalla valutazione
sia diagnostica che formativa.
Poiché i bambini apprendono più facilmente quando il messaggio è
legato alla pratica reale, alla vita di tutti i giorni, una valutazione
autentica deve tendere ad accertare non l’apprendimento mnemonico e
passivo ma la capacità di applicare, mettere in pratica e mettere in
relazione i vari apprendimenti in compiti e progetti reali, autentici,
stabilendo anche tra di loro rapporti di collaborazione. È in quest’ottica
che ho proposto e sviluppato un progetto di educazione all’ascolto che ha
particolarmente coinvolto ed entusiasmato i bambini e che allego in
appendice.
Nel secondo capitolo ho inizialmente parlato in linee generali della
scuola dell’infanzia, che nel 1991, con l’entrata in vigore dei Nuovi
Ordinamenti, è diventata a tutti gli effetti scuola, anzi il primo grado del
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sistema scolastico di base. Ponendo al centro della sua attenzione il
bambino, i suoi inalienabili diritti e la promozione della sua personalità,
la scuola dell’infanzia è diventata luogo di apprendimento,
socializzazione e formazione. Di conseguenza anche le finalità educative
non restano solo intenzioni, ma vengono determinate da scelte
fondamentali quali: la consapevolezza di avere di fronte un bambino
attivo impegnato in un processo di crescita personale e interpersonale in
un mondo che lo vede protagonista e la convinzione che tale interazione
non riguardi solo il rapporto tra pari, ma anche tra bambino e cultura. La
scuola deve porsi in tale interazione per consentire ai bambini che la
frequentano di raggiungere avvertibili traguardi di sviluppo. Anche il più
recente documento “Indicazioni Nazionali per i Piani Personalizzati delle
Attività Educative nella Scuola dell’Infanzia”, parla di una scuola attiva
e ricca di opportunità finalizzate al raggiungimento di competenze di
tipo comunicativo, espressivo, logico e operativo atte a contribuire ad
una maturazione equilibrata delle componenti cognitive, affettive, sociali
e morali della personalità. Quindi la scuola dell’infanzia costituisce un
luogo educativo importante e particolare nel percorso scolastico. A tal
proposito le Indicazioni per il Curricolo del 2007, documento
ministeriale, in fase di sperimentazione nelle scuole, sottolinea che i
bambini giungono alla scuola dell’infanzia con caratteristiche proprie
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dell’età con dati individuali originali e unici, che vanno individuati,
rispettati, valorizzati mediante la creazione di un ambiente organizzato
negli spazi, nei tempi e nelle attività, in modo che sia garantito un sano
processo evolutivo sul piano affettivo – sociale – cognitivo e un
approccio ai sistemi simbolico – culturali adeguato. Sempre nel secondo
capitolo, analizzando la normativa scolastica sulla valutazione, ho messo
in evidenza che questa è un processo continuo che avviene lungo la
prestazione: è un processo di accertamento di livelli di progresso e di
sviluppo realizzati. Nella legge 59/04 si dice che il compito della scuola
è quello di valutare e documentare le competenze personali. La
valutazione di una competenza deve essere effettuata in situazioni “reali”
all’interno delle quali l’insegnante osserverà comportamenti sociali e le
conoscenze e abilità che intrecciate diventano competenza. Nelle
Indicazioni per il Curricolo del 2007 si ripropongono tre momenti
fondamentali della valutazione con funzione diagnostica, formativa e
sommativa.
Partendo da tali presupposti nel terzo capitolo ho analizzato lo stretto
rapporto tra progettazione e valutazione. Infatti in un contesto formativo,
come quello delineato per la scuola dell’infanzia, le attività educative e
didattiche non possono essere improntate alla casualità ma devono essere
programmate, valutare e ri-programmate, se è necessario. La valutazione
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è parte integrante della programmazione scolastica ed assume un ruolo
essenziale nella regolazione costante del progetto formativo e
nell’adeguamento di quest’ultimo alle esigenze dell’utenza. Sul versante
educativo - didattico la valutazione accompagna i processi di
insegnamento/apprendimento e consente di adeguare la programmazione
alle reali capacità e potenzialità degli alunni, oltre che ai loro ritmi di
apprendimento e permette ai docenti di offrire agli allievi l’aiuto
necessario per il superamento di eventuali difficoltà riscontrate,
predisponendo attività calibrate e personalizzate. È ormai un’esigenza
sentita nei vari contesti educativi realizzare educazione personalizzando
gli interventi per valorizzare le attitudini individuali. È questo l’aspetto
che ho focalizzato nello sviluppo del terzo capitolo della tesi.
L’educazione è un diritto di tutte le persone, principio che ha trovato il
più alto riconoscimento nella dichiarazione sull’educazione dei giovani
del Concilio Vaticano II “Gravissimun educationis” in cui si afferma
che: “tutti gli uomini di qualunque razza, condizione ed età, in forza
della loro dignità di persone hanno il diritto inalienabile ad una
educazione che risponda al proprio fine, convenga alla propria indole
[…]”. Al centro dell’attività educativa c’è la persona con le sue
caratteristiche peculiari, con la sua unicità e irripetibilità, concetto più
volte ribadito nelle ultime due riforme scolastiche. Operando in modo
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sistematico ed empatico il docente cerca di conoscere il mondo interiore
e sociale di ciascun alunno, le attitudini, le competenze già acquisite e
tenendo conto di questa base proporrà attività adeguate alla possibilità ed
agli interessi dei singoli soggetti. Il docente, in vari momenti svolge la
propria azione valutativa, monitorando la situazione nel suo svolgimento
(valutazione formativa) e confrontando poi i risultati raggiunti con quelli
previsti (valutazione sommativa). L’insegnante svolge la sua attività
valutativa delle competenze proponendo al bambino situazioni di vita
reali in cui il bambino manifesta se le capacità sono diventate
competenze. La valutazione che accompagna tutte le fasi del progetto
formativo, unita all’agire empatico dell’educando, permette, orientando
opportunamente il percorso educativo – didattico, di realizzare lo scopo
che intenzionalmente si pone: la formazione armonica ed integrale della
persona. Conclude il terzo capitolo una riflessione sulla modalità di
raccolta dati utili alla valutazione nella scuola dell’infanzia e cioè
l’osservazione sistematica. Gia gli Orientamenti del 1991 affermavano
che “i livelli raggiunti da ciascuno vanno osservati più che misurati”.
Nella scuola dell’infanzia gli strumenti utili alla valutazione sono sia
l’osservazione occasionale che sistematica. Il docente raccoglie
informazioni utili e funzionali alla regolazione e alla personalizzazione
degli itinerari didattici - educativi; la documentazione del lavoro svolto
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diviene, in tal modo, memoria delle tappe percorse dei momenti più
significativi per confrontare i livelli di acquisizione delle competenze di
ciascuno, per dare trasparenza e pubblicizzare gli esiti alle famiglie, per
far rivivere al bambino il ricordo di ciò che ha vissuto.