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1. DALLA COMPRENSIONE DEL MOVIMENTO AL
MOVIMENTO FUNZIONALE
Che cos’è il movimento? Le definizioni di movimento sono tantissime, ma
quella più completa è ritenuta come una tra le più importanti funzioni
organiche dell’uomo. La vita dell’uomo si manifesta attraverso il
movimento e non solo quando ci spostiamo nello spazio (camminiamo,
corriamo, ecc.) ma anche quando provvediamo ai nostri bisogni essenziali
come il mangiare o il bere.
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E’ proprio il movimento, difatti, che permette
all’uomo di adattarsi all’ambiente che lo circonda. Esso viene
programmato, controllato e regolato da un complesso di sistemi motori in
stretta connessione tra loro. In questi ultimi anni gli stili di vita sono
diventati troppo spesso sedentari e tali abitudini promuovono atteggiamenti
posturali del tutto scorretti. Come afferma Gray Cook, per comprendere le
necessità di una cultura che ha bisogno di muoversi in modo migliore, è
necessario capire le sue intenzioni (Cook, 2011)
2
. Molte attività da noi
svolte durante la vita quotidiana, come per esempio guardare la televisione,
stare al pc, gran parte delle attività lavorative, guidare, sono caratterizzate,
in effetti, da atteggiamenti posturali scorretti del corpo che causano squilibri
muscolari ed in particolare rigidità e ipotonia muscolare, ovvero una
riduzione dello “stato costante” di contrazione muscolare a riposo o in
movimento, che viene indotto dai sarcomeri (unità contrattili del tessuto
muscolare striato) e dai fusi neuromuscolari (recettori muscolari). La
rigidità è caratterizzata da una perdita di elasticità e contrattilità della
muscolatura, invece lo scarso tono muscolare è caratterizzato dalla perdita
di forza muscolare. È stato sperimentato che questi movimenti, o meglio
l’assunzione di posture scorrette siano la causa sovente di dolori muscolari
1
Cfr. F. Casolo (2004), Lineamenti di teoria e metodologia del movimento umano. VITA E
PENSIERO, Milano (2004), cap. 1: 7.
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Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment,
Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011), cap. 3: 51.
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e articolari, ed inoltre se questi atteggiamenti vengono reiterati e mantenuti
per tempi molto lunghi possono causare in più delle retroazioni delle catene
muscolari che determineranno disfunzioni o dimorfismi. Questo avviene
perché i muscoli del corpo sono organizzati in catene. Le catene muscolari,
infatti, vengono definite da Mèzières come “un insieme di muscoli
poliarticolari e con la stessa direzione, che si succedono scavalcandosi, e
ciò senza soluzione di continuità, come le tegole di un tetto" (Mèzières,
1947). Con questo termine quindi, Mèzières ci fa capire che i muscoli sono
collegati tra loro attraverso delle strutture fasciali, dove la contrazione di un
muscolo influenza lo stato di tensione di tutti gli altri. L'autrice individuò
due tipi di catene muscolari, “le catene muscolari statiche, utilizzate per
assumere la postura statica, composte da muscoli corti, ricchi di tessuto
connettivo e innervati da formazioni nervose che li rendono adatti a
resistere al movimento, e le catene muscolari dinamiche, responsabili delle
posture dinamiche e del movimento, formate, invece, da muscoli lunghi
innervati da fibre nervose adatte ad attuare il movimento.”
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In una società
come questa, di conseguenza, la maggior parte dei giovani e dei bambini ha
perso le possibilità ed aggiungerei anche la voglia, di muoversi in ambienti
naturali in cui sarebbero obbligati a giocare attraverso i movimenti naturali,
fondamentali per una corretta postura. Il termine postura è strettamente
collegato al concetto di movimento. Viene definita difatti come “la
posizione del corpo nello spazio e la relazione spaziale tra i segmenti
scheletrici con finalità di mantenimento dell’equilibrio (funzione
antigravitaria) sia in condizioni statiche che dinamiche, che comprende
fattori neurofisiologici, biomeccanici, psicoemotivi e relazionali correlati a
fattori con carattere evolutivo.”
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Le posture quindi, non sono altro che delle
situazioni apparentemente statiche del corpo, che differiscono dagli schemi
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Cfr. De Col Erio (2001), La ginnastica per il mal di schiena. Edizioni mediterranee (2001), Cap.1:
43.
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Cfr. Maria Vittoria Meraviglia (2005), Complessità del movimento. Franco Angeli (2005) , Cap.5:
58.
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motori, che invece comportano una variazione di postura e permettono una
traslocazione nello spazio.
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Possiamo affermare (Mézières, 1947) di
conseguenza che una postura corretta, ed un corretto allineamento del
corpo favoriranno anche il suo funzionamento ottimale. Alcune discipline
(come l'osteopatia) danno una notevole importanza alla postura del soggetto
sportivo, sia per quanto riguarda la ricerca della prestazione, ma soprattutto
per quanto concerne la cura e la prevenzione di infortuni. Pian piano ci
stiamo avvicinando al concetto di movimento funzionale e quindi anche di
“Functional Training” (o Allenamento Funzionale). I movimenti naturali ai
quali si faceva riferimento in precedenza sono quelli concernenti le varie
parti del corpo (testa, tronco, spalle, arti superiori e inferiori) e sono:
- Abduzione e adduzione
- Flessione ed estensione
- Torsione
- Oscillazione
- Slancio
- Elevazione e abbassamento
- Stimolo
- Supinazione e pronazione
- Inclinazione
L’uomo si muove da millenni, ma nel corso del tempo ha modificato le sue
abitudini, il suo “stile di vita” ed anche il suo modo di muoversi. È rilevante
il fatto che l’uomo primitivo usasse tutti questi movimenti naturali,
fondamentali per la sua sopravvivenza, li usava per esempio per andare a
caccia e poi per coltivare direttamente i suoi terreni. Con il passare dei
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Cfr. F. Casolo (2004), Lineamenti di teoria e metodologia del movimento umano. VITA E
PENSIERO, Milano (2004), cap. 3: 75.
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millenni le società cambiavano, l’uomo entrava nelle industrie e negli uffici
e fino a qualche anno fa, tutti questi movimenti venivano “allenati”
quotidianamente da parte di ogni bambino in maniera molto ludica, per
esempio attraverso i giochi popolari che venivano svolti “per strada” o in
ambienti naturali. Il calciare, l’arrampicarsi, lo strisciare, il rotolare, ecc
erano movimenti che erano eseguiti, quasi giorno per giorno e permettevano
al corpo di svilupparsi e crescere nel modo migliore, abituando il sistema
muscolo-scheletrico e nervoso a tali atti motori. Oggigiorno invece,
soprattutto nelle società ultra sviluppate, quasi tutti questi movimenti
vengono abbandonati fin da subito e quindi devono essere proposti
nuovamente. Questo ha provocato l’insorgere di disfunzioni del
movimento. L’allenamento funzionale nasce in seguito a questo
ragionamento. Un povero background motorio e gli squilibri che ne
conseguono si ripercuotono sull’attività sportiva dell’atleta. La
coordinazione e un efficiente meccanismo di compenso posturale hanno un
ruolo fondamentale nello sport per supportare o sopportare tutti quei
movimenti ripetitivi, tipici della disciplina, che altrimenti ridurrebbero la
soia o tolleranza di tessuto muscolare all’infortunio (aumentandone
esponenzialmente il rischio). Il concetto di coordinazione motoria è
altrettanto importante e letteralmente significa “ordinare insieme”. Ma
sostanzialmente cosa viene ordinato insieme? Possiamo affermare
(Foerster, 1992) che la coordinazione è “l’ordinamento, l’organizzazione
delle azioni motorie in vista di un determinato scopo o obiettivo”.
Ordinamento vuol dire armonizzare tutti i parametri motori nel processo
attuale d’interazione tra l’atleta e la relativa situazione ambientale
6
. Ecco
perché, in base a questi elementi, è di estrema importanza che il corpo, nel
suo complesso, possa operare nel modo in cui è stato progettato,
programmato, per assorbire tutte le tensioni originate dalla pratica sportiva
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Cfr. Kurt Meinel, Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità sportiva sotto
l’aspetto pedagogico. Rielaborazione di “Bewegunsler” (1977). Editore Società Stampa Sportiva,
Roma (2000), Cap. 2: 53.
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ed operare nel modo più efficace ed efficiente, o meglio in modo
“funzionale”. Nel corso degli anni sono nate molte teorie riguardanti il
movimento e l’esercizio fisico, ma possiamo affermare (Cook, 2011) che è
sempre mancata una SOP (“Standard operative procedure”), in altre parole
una procedura standardizzata, uniformata, tipica dell’ambito sanitario o
aeronautico, che regoli i principi o guidi le metodologie riguardanti il
movimento. Le numerose teorie fanno apparire meno professionali i
professionisti del movimento. Le esperienze personali condizionano le
fortemente le nostre idee sulle varie teorie. “Un personal trainer con un
passato da body builder focalizzerebbe la sua attenzione esclusivamente
sullo sviluppo della forza e sulla perdita della massa grassa, tralasciando
aspetti come la flessibilità e la postura fondamentali per il benessere fisico
dell’uomo. Possiamo ben capire che le preferenze personali e gli stili di vita
possono influenzare ciascuno dei nostri punti di vista sul fitness e sulla
riabilitazione”.
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L’approccio funzionale mira, quindi, a uniformare le teorie
sul movimento trovando degli accordi sulle nozioni di base riguardanti il
fitness e la riabilitazione e lo sport in generale, cercando di creare un dogma
e abbattendo di conseguenza le innumerevoli opinioni e tesi su questa
materia. L’allenamento funzionale vuol essere il punto di riferimento,
proprio perché le tante teorie portano confusione tra i professionisti
dell’esercizio fisico ma anche nei soggetti che vogliono semplicemente
recuperare da un infortunio o essere più in forma. C’è bisogno di chiarezza,
di uniformità e non di mode passeggere. Nella maggior parte dei casi
nell’ambito dell’allenamento e del fitness l’attenzione viene focalizzata
sull’esercizio, e non sul movimento. Il movimento in toto è molto più
importante del singolo esercizio, proprio perché nessuno tra questi può
rappresentare il pieno spettro del movimento umano. A volte l’esercizio ci
aiuta a muoverci meglio e altre invece contribuisce ad aumentare il livello
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Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment,
Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011), cap. 3: 51.
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di disfunzione. Nello sport e nel fitness, ma anche nella vita di tutti i giorni,
alcuni movimenti sono effettuati troppo frequentemente o con troppa
intensità, e altri invece vengono usati troppo poco spesso o con intensità
insufficiente. Il movimento funzionale, quindi, nasce oltre che per
uniformare le teorie sul movimento, anche per ridurre le carenze di mobilità
e di stabilità che provocano le disfunzioni all’interno dello schema del
movimento e non solo all’interno del singolo schema motorio. Questo
garantisce un approccio totale al movimento per lavorare al meglio sulla
qualità e non sulla quantità. “La gente dà per scontato che la conoscenza di
una “scienza degli esercizi” che favorisce fortemente l’aspetto metabolico
piuttosto che meccanico, sia equivalente alla conoscenza della “scienza del
movimento”. Invece è il contrario; semmai la conoscenza del movimento
dovrebbe precedere una conoscenza specifica della scienza degli esercizi.”
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L’approccio funzionale mira all’allenamento del cosiddetto movimento
“autentico”. Il movimento autentico viene prima dell’attività evoluta,
ovvero delle abilità create dall’uomo come il sollevamento pesi, la ruota, il
colpo di testa. Queste abilità, originate applicando una sequenza di
movimenti, hanno fatto nascere i giochi, gli sport e altre attività. Ma spesso
ci si dimentica che beneficiamo solo di specifiche abilità e movimenti e
tralasciamo tutti gli altri. Questo porterà lacune, ma soprattutto disfunzioni
del movimento a lungo termine. Bisogna evitare di essere in forma in modo
specifico e soventemente ci si dimentica che le abilità sport-specifiche si
basano su uno stato generale di atleticità. Fin dall’avviamento allo sport non
bisogna puntare sulle singole abilità della disciplina che si pratica. “È
comune per un golfista richiedere degli esercizi che mirino a migliorare la
flessibilità di un giocatore di golf quando generalmente non è flessibile.
Sarebbe più giusto divenire flessibili in generale e solo dopo, e, se
necessario, cercare di accrescere la flessibilità improntata al gioco del golf.”
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Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment,
Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011), cap. 3: 52.
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(Cook, 2011). Altro esempio vien fuori dalle scuole calcio, dove si lavora
solo sulle abilità di questa disciplina, dimenticando che “l’ossessiva ricerca
della specializzazione precoce, che mira alla formazione del giocatore
completo già dieci anni, rappresenta il peggior nemico della
programmazione; essa garantisce successi nel breve periodo, ma rischia
seriamente di compromettere i futuri margini di miglioramento degli
aspiranti calciatori”(Gatti, 2012)
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. L’approccio funzionale abbatte la
specializzazione precoce, preparando al movimento. La specializzazione ha
l’obbligo di iniziare, in maniera graduale dopo i 10 anni.
(Pincolini, 2011)
Una delle cause che spesso fomenta la specializzazione precoce è
l’impazienza o la mancanza di comprensione che portano direttamente
all’apprendimento di movimenti specializzati per uno specifico sport. Come
afferma G. Cook, invece “Il movimento specifico dovrebbe essere la meta e
non il punto di partenza”
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. Dal principio la natura richiede che noi
camminiamo a carponi prima di imparare a camminare sui due piedi ed è
questo che ci fa capire come gli uomini attraversino le stesse fasi del
movimento durante la crescita e lo sviluppo. Non possiamo determinare a
priori se un neonato diventerà un calciatore o un pallavolista. Con il tempo,
maturando i nostri interessi e le nostre attività motorie possiamo andare in
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Cfr. P. Gatti (2012), Coaching calcio, in Il Nuovo Calcio, 237: 81.
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Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment,
Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011), cap. 3: 52.