INTRODUZIONE
Stiamo vivendo un periodo di cambiamenti estremamente significativi: l’economia si sta
spostando sempre più verso un mondo digitale e questo si riflette tanto sul mondo
finanziario quanto sulle abitudini di tutto il genere umano. L’avvento di giganti della
Internet Economy stimola e fa affiorare in tutti noi nuovi bisogni attraverso la realizzazione
di quello che, fino a poco tempo fa, poteva sembrare impossibile o fantascientifico.
Prendiamo ad esempio Amazon, un caso limite: la società di Jeff Bezos è riuscita a
rivoluzionare completamente il mercato; tralasciando la crescita del valore azionario, ha
dimostrato che il mercato da noi conosciuto era da ritenersi antiquato e bisognoso di una
profonda azione di rinnovamento. Amazon ha convinto milioni di persone nel mondo che il
sistema tradizionale di shopping in negozio poteva essere messo in discussione (e in
crisi) dagli acquisti online compiuti rimanendo comodamente seduti sul divano di casa,
risparmiando tempo e spesso anche denaro, sfruttando in modo alternativo un’efficienza
tutta nuova da scoprire.
Ma Amazon è solo uno dei molteplici esempi che possiamo prendere in considerazione in
quanto il ventunesimo secolo può essere definito il padre di una nuova categoria di
business: i Social Media. Questi canali di comunicazione online sono nati con lo scopo di
consentire alle persone, vicine o lontane che fossero, di rimanere in contatto tra di loro:
così è nato Facebook, il primo Social Network ad aver conquistato e coinvolto quantità
inimmaginabili di iscritti provenienti da tutte le parti del mondo, superando per la prima
volta il miliardo di subscribers. L’intento di Mark Zuckerberg, fondatore e CEO di
Facebook, si fondava appunto sul bisogno di creare qualcosa che consentisse agli
studenti in primis, ma allargando il bisogno a tutte le altre categorie poi, di raggiungere
contatti di gioventù, di studio e università e di poterli mantenere anche quando, come
spesso accade quando si inizia la vita lavorativa ovvero produttiva, ci si allontanava per
inseguire i propri sogni, la propria avventura, la propria strada. Il successo è stato
eclatante e Facebook ha soddisfatto un vuoto che nemmeno sapevamo esistesse, ha
sottolineato un’opportunità che ha consentito la creazione di tantissimi altri “collegamenti”
che solo attraverso Facebook, in qualità di first mover, l’iscritto aveva modo di soddisfare.
Dall’inizio degli anni 2000, in maniera via via più esponenziale, le aziende appartenenti
alla cosiddetta “Net Economy” hanno preso il sopravvento su quella che è la nostra
quotidianità. Tra queste, ci sono le “Internet Company” che hanno bisogno di capitali
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importanti per svilupparsi e necessitano quindi di uno stretto legame con il mondo
finanziario che rende più difficile la loro valutazione reale ed il loro capitale economico. Ci
sono molti paradossi riguardo giganti dell’IT che, pur non creando sostanzialmente valore
o una crescita della sostenibilità del proprio business, vengono valutati molto
generosamente. Warren Buffet, un guru della finanza mondiale, ha detto una frase che ha
colpito molti esperti e che sottolinea appunto l’incertezza di molte valutazioni: “Ad un
esame di finanza prenderei una Internet Company e chiederei: quanto vale? Poi boccerei
chiunque mi desse una risposta”. Alquanto significativo.
Valorizzare società con business model nuovi non è dunque facile e non spetta solo ed
esclusivamente agli analisti bensì anche al mercato che si trova a dover gestire l’aspetto
probabilmente più difficile da misurare: le aspettative. Infatti, quando si parla di aziende
con modelli di business innovativi, ci si riferisce a realtà mancanti di qualsiasi dato storico
sul quale fare affidamento, e che potenzialmente, godono di prospettive di crescita
sconfinate. A questo punto la domanda sorge spontanea: le regole di valutazione
tradizionali sono abbastanza flessibili da poterle impiegare anche all’interno della Net
Economy o bisognerà individuare nuovi metodi?
Questa premessa racchiude il motivo per il quale ho deciso di approfondire questo tema,
ovvero poter delineare una possibilità di valutare aziende facenti parte di un modello
ormai sempre più frequente sul mercato. Per farlo, in questo elaborato, ripercorreremo i
metodi di valutazione tradizionali elencandone pregi e difetti e cercando di definire una
loro eventuale applicabilità nell’ambito delle Internet Company. Infine, andremo a
paragonare il valore di un Social Media quotato (in questo caso abbiamo scelto Facebook,
oggetto di varie e contrastanti discussioni e critiche da parte di accademici, studiosi ed
analisti del settore concernenti la sua quotazione) con uno non ancora quotato ma che,
attualmente, risulta essere il più apprezzato tra i giovani: TikTok. Analizzeremo le principali
differenze tra il valore di Facebook prima e dopo la quotazione per poter dare un’ipotesi
più precisa riguardo a quello che potrebbe essere il valore di TikTok in sede di
un’eventuale quotazione. Per questo affronteremo anche il tema dell’IPO ( Initial Public
Offering) spiegando di cosa si tratta e quali sono i suoi principali vantaggi e svantaggi,
compreso il processo di quotazione.
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CAPITOLO PRIMO
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IPO: COME E PERCHÉ QUOTARSI
1.1 IPO
Come abbiamo detto, IPO sta per “Initial Public Offering”, ovvero Offerta Pubblica Iniziale.
Con questo termine si indica quel determinato momento nella storia di una azienda in cui
la società che vuole quotarsi, per la prima volta, offre volontariamente i propri titoli al
pubblico degli investitori. La quota di titoli che verrà offerta al pubblico viene definita come
“capitale flottante” e dovrà essere accompagnata da un’informazione trasparente e
puntuale in modo tale da fornire a tutti i soggetti interessati una situazione aggiornata di
quello che è la società e favorire gli investimenti. Si tratta di un’operazione complessa ed
onerosa sia in termini di tempo che di denaro per la società che decide di intraprenderla,
diversi sono i soggetti coinvolti e molteplici sono le fasi che portano all’ammissione ed alla
quotazione sul mercato. L’impresa che decide di quotarsi può offrire sul mercato il cd.
capitale flottante in tre modi diversi:
- OPV (Offerta Pubblica di Vendita) tramite la quale i soci dell’azienda in procinto di
quotarsi collocano sul mercato i titoli che fanno parte delle proprie partecipazioni;
- OPS (Offerta Pubblica di Sottoscrizione) mediante la quale l’azienda colloca sul
mercato titoli di nuova emissione andando a diluire le partecipazioni dei soci
preesistenti;
- OPVS (Offerta Pubblica di Vendita e Sottoscrizione) che, logicamente, deriva da un
ibrido dei due metodi sopra elencati.
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1.2 VANTAGGI DI UN’IPO
Per una società, la quotazione non è un’operazione da prendere alla leggera, bensì
rappresenta, molto probabilmente, la decisione più importante nel corso della sua vita.
Infatti, un’IPO può essere il punto di svolta per il raggiungimento degli obiettivi di
un’azienda, ma è tuttavia un’operazione estremamente complessa ed onerosa. Per
questo è utile fare accurate analisi per capire le alternative ottimali attraverso le quali
l’azienda possa raggiungere ugualmente i propri obiettivi senza affrontare il processo di
quotazione. Se, alla fine, prevalesse l’opzione IPO sono indubbi alcuni vantaggi che
descriveremo qui di seguito.
1.2.1 Aumento del prestigio e della riconoscibilità
La quotazione conferisce alle società uno status che le permette di accedere in via
privilegiata all’attenzione di media e, di conseguenza, di potenziali investitori privati da
tutto il mondo. In questo modo, non solo può sfruttare la pubblicità indiretta che deriva
dalla quotazione come trampolino di lancio per ulteriori progetti di sviluppo, ma altresì di
fare in modo che i prodotti o servizi che va ad offrire beneficino di ciò, convincendo gli
stessi consumatori ad attribuirne maggiori qualità. È importante riconoscere che più
potenzialità di crescita dimostrerà l’azienda tanto più alto sarà l’interesse che susciterà:
nel caso quindi di un IPO le Internet Company, viste le loro aspettative spesso illimitate,
beneficeranno in modo particolare.
Ma perché una quotazione porta le aziende che la concludono ad uno status privilegiato
rispetto alle altre? Si può dire che la realizzazione di un’IPO che va a buon fine può
rappresentare una conferma del business model di chi si quota. E questo è molto
importante che venga sottolineato perché porta benefici anche tra i collaboratori
dell’impresa che si sentiranno più motivati a dare il massimo.
1.2.2 Maggiori fondi per finanziare la crescita e sfruttare il vantaggio da first
mover
Questo, probabilmente, è il vantaggio più importante che un’azienda può ottenere
quotandosi. Infatti, grazie alla quotazione, la società procede con la raccolta di capitale in
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cambio dell’offerta di partecipazioni sul mercato che, abbiamo visto, possono essere di
nuova emissione o meno. Grazie a questo capitale, essa può intraprendere progetti di
espansione e di sviluppo che i suoi competitor non quotati non potrebbero intraprendere
o, comunque, farebbero più fatica a realizzare a causa delle maggiori difficoltà nel reperire
capitali da investire a basso costo. Questo maggior capitale, dunque, permette di trovare
un equilibrio finanziario almeno nel breve periodo e ciò consente al management di
potersi concentrare su aspetti più importanti dal punto di vista strategico come il
raggiungimento di determinati e specifici obiettivi di crescita. Per le Internet Company,
ancora di più è essenziale investire importanti risorse per rimanere sempre al passo con
lo sviluppo di tecnologie all’avanguardia che siano più efficienti e dei relativi hardware che
le completino. L’equilibrio di queste compagnie più di altre potrebbe risultare precario e a
rischio se mal gestito dal management. Tuttavia, un’IPO può risultare essenziale qualora
venisse utilizzata come mezzo per affermare il proprio vantaggio da first mover in modo
da dominare il mercato e, possibilmente, creare delle barriere all’ingresso tali da rendere
più difficile l’incremento della competizione. Nel caso delle aziende definite come Social
Network, questo è il punto chiave che decreterà o meno il loro successo, in quanto il loro
valore dipenderà dal numero di utenti che si iscrivono sulla propria piattaforma. Di
conseguenza, per un utente, non avere scelta vuol dire iscriversi ad un preciso sito che
riuscirà a raccogliere più utenti quanto più riuscirà a mantenere il proprio vantaggio da first
mover. Se andiamo a valutare il caso Facebook
( )
, per esempio, vediamo come questo sia
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nato nel 2004 e sia stato ritenuto il primo Social Network erroneamente dal momento che
il primo risale al 1997 ed ha il nome di SixDegrees. Eppure è stato il primo ad aver
conquistato il maggior numero di utenti
( )
e, ancora oggi, è il sito con maggiori iscritti in
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assoluto (oltre 2.2 miliardi di profili attivi) pur non offrendo più di molti altri Social
Networks. Se analizziamo bene i numeri, il boom di Facebook è il risultato eclatante
“dell’idea giusta al momento giusto”. La concomitanza di fattori come l’avanzamento
tecnologico e l’accrescimento di determinati bisogni sociali ha segnato l’inizio del
successo dei social media riuscendo sempre a mantenere il proprio vantaggio di first
mover; non a caso, il secondo sito con il più alto numero di utenti attivi è YouTube (fondato
nel 2005), seguito al quarto posto da un altro servizio marchiato Facebook: Messenger.
Simile è il discorso che riguarda il social network che occupa il terzo gradino del podio per
numero di utenti attivi: WhatsApp. Questo Social Network è basato sulla messaggistica
https://www.consulenzasocialmedia.it/
1
https://vincenzodellolio.com/
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ma, a differenza di Messenger, utilizza il proprio numero di cellulare consentendo agli
utenti di bypassare i limiti che gli operatori telefonici davano come tariffe sms o mms. Con
una semplice connessione ad internet, WhatsApp, fondata nel 2009, permetteva agli
utenti di risparmiare denaro e, allo stesso tempo, di avere più servizi dei tradizionali
sistemi di messaggistica. Quindi, anche WhatsApp riesce a mantenere la propria
posizione di primato del settore grazie ad un vantaggio di first mover e vantando ad oggi
oltre 2 miliardi di utenti attivi. Applicazioni sviluppate successivamente come WeChat o
Telegram, pur essendo prodotti diffusi e tecnologicamente più completi di WhatsApp, non
si sono tuttora avvicinati al numero di utenti del loro rivale, fermandosi a poco più di 1
miliardo per quanto riguarda WeChat.
1.2.3 Creazione di un mercato dei titoli della società
Un altro aspetto da non sottovalutare è il vantaggio che deriva dall’offerta di titoli societari
sul mercato azionario. Infatti, grazie alla quotazione, i soci fondatori e gli altri investitori
presenti sin dalle fasi iniziali della società, hanno la possibilità di vendere in tutto o in parte
la propria partecipazione e ciò può avvenire in 2 modi:
- in fase di quotazione qualora gli intermediari che seguono l’IPO (underwriter) per conto
della società, permettano ai soci di mettere sul mercato una determinata percentuale
delle loro partecipazioni; è un punto molto delicato poiché gli underwriters devono fare
in modo che i soci fondatori rimangano tali invece che usare la quotazione come
strumento per monetizzare il loro lavoro e far venir meno l’interesse negli investimenti in
piani di sviluppo aziendali;
- successivamente alla quotazione sfruttando il mercato azionario che viene messo in
moto dall’immissione di titoli sul mercato. Non è raro che i titoli crescano rapidamente
nella fase iniziale quindi, se i soci fondatori e gli altri investitori preesistenti alla
quotazione hanno aspettative di un buon andamento finanziario, conviene loro
aspettare un secondo momento per vendere le proprie quote.
Altra fattispecie che assume benefici da questa maggiore liquidità delle quote aziendali è il
passaggio generazionale poiché si da la possibilità ai membri familiari di liquidare la
propria quota oppure di mantenerla pur non prendendo parte in modo operativo alla
gestione aziendale. Ciò potrebbe aiutare a mantenere inalterato l’assetto proprietario e a
garantire continuità strategica all’azienda. Attenzione, questo vantaggio che può essere
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