INTRODUZIONE
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È cambiato l’obiettivo finale dell’insegnamento, che ora non è più rivolto
soltanto a giovani studenti, ma si apre a persone di ogni età e provenienza, calate in
ambiti socio-culturali differenti e con diverse disponibilità di tempo.
Ormai la formazione non può più considerarsi conclusa con gli anni di studio,
ma deve protrarsi ben oltre mediante un continuo aggiornamento ed una frequente
integrazione che può estendersi lungo tutto l’arco della vita. Per questo si parla di life
long learning.
Il processo formativo non è più legato nemmeno al luogo di provenienza dello
studente perché si affranca dagli ambienti scolastici veri e propri e si svolge là dove
lo studente si trova e nei tempi che lo studente sceglie di adottare. Per questa ragione
l’eLearning riesce ad applicarsi agilmente, oltre che ai normali ambiti scolastici e
universitari, anche e particolarmente a situazioni aziendali e di pubblica
amministrazione dove il personale può fruire della formazione senza necessariamente
spostarsi per frequentare una scuola.
Di grande interesse è l’architettura tecnologica che sta alla base dell’eLearning,
costituita, nella maggior parte dei casi, da un sistema di gestione dell’apprendimento
e dei contenuti basato su un’infrastruttura di rete. Ciò comporta, come abbiamo detto,
la presenza di figure professionali nuove e mai incontrate prima negli ambienti
dell’insegnamento, quali il webmaster, il system engineer, lo sviluppatore
informatico e l’esperto di grafica.
Questa panoramica generale, anche se in maniera estremamente concisa, vuole
far capire l’importanza, ma anche la complessità e la vastità del “fenomeno”
eLearning.
In questa sede si scelto di concentrarsi sull’aspetto tecnologico di un sistema di
eLearning, ed in particolare sull’infrastruttura tecnologica che sta alla sua base,
ovvero le piattaforme tecnologiche, soprattutto a partire dalla mancanza di una
definizione precisa in questo campo. Affrontando il tema eLearning è spesso facile
scontrarsi con la difficoltà di definire gli strumenti che supportano l’apprendimento,
le metodologie di insegnamento e le infrastrutture tecnologiche, poiché la novità
della materia non ha ancora permesso di raggiungere chiarezza e stabilità.
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Questo lavoro vuole quindi essere un contributo ad una definizione più organica
di tutta la materia che riguarda le piattaforme tecnologiche per la fruizione
dell’apprendimento online.
Le piattaforme tecnologiche sono degli ambienti software che permettono la
gestione e lo svolgimento di corsi di eLearning accessibili in Rete. La difficoltà
nell’affrontare questi sistemi deriva dalla grande varietà di piattaforme tecnologiche
oggi disponibili in Internet, a volte generiche e a volte sviluppate per un utilizzo
preciso in un ambito specifico.
La curiosità sull’argomento è nata spontanea dall’interesse che suscita una
struttura così articolata e complessa, che permette ad un ampio numero di utenti di
accedere in contemporanea a molteplici funzionalità e strumenti e che permette di
apprendere, di approfondire le conoscenze già acquisite e persino di autovalutare i
propri progressi. Un’ulteriore possibilità riguarda l’interazione con gli altri utenti,
che può portare ad instaurare rapporti finalizzati all’apprendimento, ma non solo.
Tutte cose queste impensabili con le migliori modalità classiche di insegnamento.
Al primo approccio ci si rende subito conto di quanto non sia semplice
districarsi tra questi sistemi, ma soprattutto di quanto non potrebbe esserlo per
un’organizzazione che decida di adottare una piattaforma tecnologica per
l’insegnamento.
La nuova soluzione appare accattivante: più pratica e a costi inferiori rispetto
all’insegnamento in presenza. Ma come procedere in questa scelta? Quali criteri di
selezione adottare? Come stabilire quale sistema è più adatto alle proprie esigenze,
alle proprie disponibilità, economiche e di personale, e alle proprie risorse
informatiche?
Già a partire dagli anni ‘90 sono stati redatti modelli di valutazione che
potessero aiutare ad analizzare, classificare e valutare i sistemi di gestione
dell’apprendimento disponibili in Rete. Questi modelli erano, in principio, molto
generici e di scarsa utilità pratica, per poi diventare più completi e raggiungere la
capacità di dare una visione abbastanza precisa e discretamente soddisfacente del
sistema da analizzare.
Ma come può essere valutato un software così complesso e sovrabbondante di
funzionalità?
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I modelli di valutazione delle piattaforme tecnologiche presenti nella letteratura
si sono già misurati col problema affrontandolo secondo diverse prospettive, ma non
sempre sono stati in grado di fornire all’utente una valutazione oggettiva ed adeguata
alle sue richieste, a volte perché incompleti, a volte perché privi di una struttura
organica.
Questo studio vuole quindi indagare in profondità questo tema, concentrandosi
proprio sugli strumenti di valutazione, allo scopo di proporne uno originale che possa
integrare e migliorare quelli esistenti.
All’interno della problematica della definizione dei diversi aspetti
dell’eLearning, di particolare importanza è la difficoltà di definire il concetto di
piattaforma tecnologica: oggi si sente spesso parlare di Learning Management
Systems o di Learning Content Management Systems, ma il confine tra i due termini
è spesso molto labile e addirittura fluttuante. Il primo riguarda principalmente la
gestione e l’amministrazione di un sistema di eLearning, mentre il secondo si occupa
anche dell’organizzazione e della pubblicazione dei contenuti.
Una possibile strada per giungere a definire l’LMS potrebbe essere quella di
analizzare diversi sistemi presenti in Rete per arrivare a delimitare i confini delle sue
funzionalità. Allo stesso modo, un modello di valutazione delle piattaforme
tecnologiche, studiando le loro diverse funzionalità, potrebbe contribuire a darne una
definizione più precisa.
Allo scopo di svolgere l’analisi che segue su un maggior numero di sistemi di
eLearning, si è scelto di dare attenzione esclusivamente alle piattaforme open source,
escludendo i sistemi proprietari. La motivazione principale che ha determinato questa
scelta risiede nella facilità di reperire questi sistemi, che si possono trovare in Rete,
prevalentemente all’interno di portali Web dedicati esclusivamente all’open source.
La loro installazione non richiede alcuna spesa, permettendo in questo modo di
prenderne in considerazione un più alto numero per poi selezionare solo i più
interessanti da valutare.
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Il software open source si basa infatti su una modalità di distribuzione fondata
sull’idea di collaborazione: chi sviluppa un programma mette a disposizione di
chiunque lo voglia il codice sorgente, così che altri possano studiarlo e migliorarlo,
restituendolo poi agli sviluppatori originari ed offrendolo, così migliorato, alla
comunità.
Di primo acchito l’open source potrebbe sembrare qualcosa di riservato solo a
programmatori esperti, o agli “addetti ai lavori”, in realtà le comunità open source
danno l’opportunità concreta di contribuire ad un programma a tutti coloro che sono
in grado di farlo. Addirittura alcune licenze open source consentono all’autore di una
modifica di ridistribuire il programma come proprio (Scharff, 2002).
Il primo ad aver articolato l’idea di condivisione del codice è stato Richard
Stallmanm, che nel 1995 diede avvio al progetto GNU e alla Free Software
Foundation.
“I consider that the golden rule requires that if I like a program I
must share it with other people who like it. Software sellers want to
divide the users and conquer them, making each user agree not to
share with others. I refuse to break solidarity with other users in this
way. I cannot in good conscience sign a nondisclosure agreement or a
software license agreement.
[…]
Complete system sources will be available to everyone. As a
result, a user who needs changes in the system will always be free to
make them himself, or hire any available programmer or company to
make them for him. Users will no longer be at the mercy of one
programmer or company which owns the sources and is in sole
position to make changes.” (Stallman, 1985).
Questo passo, tratto dal Manifesto GNU scritto da Richard Stallman, mette in
evidenza come già dall’inizio di questo progetto i principi basilari dell’open source
fossero ben definiti.
Non si tratta, quindi, semplicemente di programmi diffusi gratuitamente, bensì
di una vera metodologia di lavoro alla cui base c’è un principio di collaborazione
avente per scopo solo il miglioramento dell’applicazione stessa.
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La scelta di utilizzare questo tipo di piattaforme tecnologiche per l’applicazione
del modello di valutazione deriva anche dall’importanza di questa modalità di
distribuzione del software. Nell’ambito delle piattaforme tecnologiche esistono
moltissimi progetti open source, basati quindi su una metodologia collaborativa; ciò
garantisce una continua revisione del programma da parte di programmatori con
esperienze, conoscenze e anche necessità diverse, che riescono pertanto a sfruttarne
meglio le potenzialità. In questo modo si può giungere allo sviluppo di progetti molto
stabili e validi almeno quanto quelli commerciali.
Inoltre, il poter visualizzare e modificare il codice sorgente della piattaforma dà
all’amministratore del sistema la possibilità di personalizzarlo e cambiarlo a seconda
delle proprie esigenze, senza essere costretto ad adattarsi ad una struttura fissa e non
più modificabile.
Per tutte queste ragioni si è scelto di prendere in analisi i sistemi di gestione
dell’apprendimento open source.
CAPITOLO 1 – DALLA FORMAZIONE A DISTANZA ALL’ELEARNING
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CAPITOLO 1
DALLA FORMAZIONE A DISTANZA
ALL’ELEARNING
PREMESSA
Il ministro Letizia Moratti ha recentemente messo in evidenza come la
formazione tradizionale debba oggi essere intesa quale momento di avvio di un
percorso che deve durare nel tempo, come debba accompagnare la persona lungo
l’arco della vita e svolgersi sotto la sua diretta responsabilità realizzando quello che
viene definito con un termine inglese il life long learning.
In questa ottica, il percorso formativo tradizionale deve essere completamente
rivisto: la formazione non può più restare circoscritta alle sole lezioni frontali in aula,
ma deve aprirsi a diverse realtà, sia di insegnamento sia di apprendimento, che
offrano il più ampio ventaglio di opportunità a coloro che, altrimenti, non potrebbero
seguire un percorso formativo tradizionale.
A questo scopo si rende necessario individuare gli strumenti e i metodi più
idonei a fronteggiare una richiesta crescente di formazione che sia continua e
permanente nell’arco di vita attiva dell’individuo. La formazione tradizionale deve
essere, quindi, integrata e completata con l’ausilio di metodologie che consentano e
agevolino la “formazione a distanza” (FaD).
CAPITOLO 1 – DALLA FORMAZIONE A DISTANZA ALL’ELEARNING
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Questa ricerca si occuperà dell’eLearning, considerato come lo strumento
didattico più innovativo della formazione a distanza.
Prima di approfondirne gli aspetti più tecnici, è necessario procedere ad
un’attenta analisi delle sue origini per capirne al meglio gli sviluppi attuali.
Partendo dal decreto Moratti-Stanca, che ha concretizzato i numerosi sforzi fatti
negli ultimi anni a favore dell’eLearning, in questo studio si cercherà di analizzare i
vari aspetti della formazione a distanza a partire dalle definizioni che ne sono state
date, dalle classificazioni realizzate sulle sue diverse generazioni e dai diversi tipi di
apprendimento di cui si occupa.
La FaD verrà, allo scopo, suddivisa in quattro categorie fondamentali, ovvero
l’apprendimento individuale, apprendimento assistito, apprendimento collaborativo
ed infine l’apprendimento cooperativo. Una loro attenta analisi condurrà ad una
definizione più precisa della formazione in Rete.
Inoltre, per focalizzare meglio il tema, verranno studiati gli aspetti fondamentali
che costituiscono un sistema di eLearning, cioè gli attori che vi partecipano, il
materiale impiegato, l’aspetto tecnologico ed i servizi offerti agli studenti.
La parte finale di questo capitolo verrà dedicata alla descrizione del metodo di
progettazione di un corso di eLearning, a partire dal suo aspetto didattico per poi
arrivare alla definizione degli strumenti tecnologici che supportano il corso stesso.
1.1 Il decreto Moratti-Stanca
Il tema dell’eLearning, oggi di grande attualità, sta assumendo una forma più
concreta grazie alla sua applicazione all’interno di molti atenei universitari.
È stata determinante per il suo sviluppo l’entrata in vigore del decreto Moratti-
Stanca, divenuto operativo il 16 Maggio 2003 ed emanato dal ministro
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Letizia Moratti, insieme al ministro
per l’Innovazione e le Tecnologie, Lucio Stanca.
Il decreto prende in considerazione il concetto di “università telematica” e si
occupa dei criteri didattici e tecnologici finalizzati ad ottenere l’accreditamento dei
corsi di studio a distanza delle università statali e non statali e delle istituzioni
universitarie abilitate a rilasciare titoli accademici.
CAPITOLO 1 – DALLA FORMAZIONE A DISTANZA ALL’ELEARNING
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Come sottolinea il ministro Moratti, “…l’università a distanza consente di
estendere l’insegnamento universitario all’intero arco di vita (life long learning)
raggiungendo anche fasce di popolazione che per diversi motivi sono impossibilitate
ad accedere alla formazione universitaria, quali - ad esempio - gli studenti-
lavoratori, gli anziani, i malati ed i soggetti deboli ed emarginati.” (Comunicato
Stampa del 16/05/2003 del Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie e del
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca).
Parimenti il ministro Stanca mette in evidenza l’importanza dell’eLearning
come “… una delle cinque aree che l’Unione Europea ha posto come fondamentali
per lo sviluppo dell’Information Society.” (Comunicato Stampa del 16/05/2003 del
Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie e del Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca).
Il decreto focalizza l’attenzione sulle istituzioni universitarie che sono in grado
di rilasciare titoli accademici per i corsi a distanza, sulle loro caratteristiche e sulle
moderne tecnologie, sia di tipo informatico che telematico, con le quali i corsi
possono essere condotti. Esso valorizza le potenzialità dell’Information and
Communication Technology (ICT), e dà particolare risalto agli aspetti della
multimedialità e dell’interattività che permettono di creare percorsi di studio
personalizzati e di ottimizzare l’apprendimento individuale.
I temi fondamentali sviluppati dal decreto riguardano l’accreditamento dei corsi
a distanza e la valutazione del profitto degli studenti, misurato mediante verifiche del
livello di apprendimento raggiunto.
Non bisogna dimenticare che questa nuova modalità di insegnamento ha un
grosso pregio economico: consente una notevole riduzione dei costi necessari al
conseguimento della laurea, sia da parte dell’istituzione che da parte dello studente.
Quest’aspetto assume rilevanza sociale se si pensa che può rendere l’università
accessibile a un maggior numero di persone.
Come è già stato detto, l’eLearning ha raggiunto fino ad ora un ampio sviluppo
soprattutto nel campo universitario oltre che nel campo della pubblica
amministrazione, mentre il suo utilizzo resta ancora molto limitato nel campo della
formazione del personale da parte delle imprese, raggiungendo appena il 2%.
CAPITOLO 1 – DALLA FORMAZIONE A DISTANZA ALL’ELEARNING
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1.2 La questione terminologica
Prima di entrare nel cuore del tema dell’eLearning, è necessario puntualizzare il
significato di alcuni termini dei quali oggi si abusa senza conoscerne bene
l’accezione.
La terminologia verrà spiegata a partire dai concetti di origine più antica per
arrivare a quelli più moderni (Martignago, 2002a):
- Formazione;
- Formazione a distanza (FaD);
- Autoapprendimento;
- eLearning;
- Training onLine (TOL).
La formazione, comunemente intesa, è un processo di trasmissione delle
conoscenze che si concretizza nell’insegnamento in presenza e per via sensoriale
diretto da persona a persona. Essa fa riferimento ad un modello tradizionale di
insegnamento nel quale studenti e docenti hanno una forte dipendenza spazio-
temporale dall’istituzione e il discente, fruitore dell’azione formativa, svolge la
funzione di attore partecipe, ma non soggetto principale, del suo processo di crescita.
Attualmente il termine “formazione” rappresenta una pratica organizzativa
sempre più ricorrente nelle aziende, che è andata a prendere il posto della pratica, più
tradizionale e ormai largamente superata, denominata “istruzione per
affiancamento”. Ciò significa che fino a tempi molto recenti l’impresa preparava il
suo personale affiancando il nuovo entrato a persone già professionalmente esperte
che gli trasmettevano le loro abilità, le loro conoscenze e la loro esperienza. Ora
l’azienda preferisce ricorrerere a modelli formativi organizzati che rispondono
meglio alle necessità dell’imprenditoria moderna dove le esigenze dell’innovazione
superano ogni pur ricco bagaglio di esperienza personale.
Con l’evolversi delle necessità della nostra società, si è giunti alla rifondazione
dei paradigmi sui quali si basa il modello di insegnamento, il cui focus si è spostato
dall’insegnamento all’apprendimento, e lo studente, fruitore della formazione, è
diventato il soggetto principale dell’azione formativa.
CAPITOLO 1 – DALLA FORMAZIONE A DISTANZA ALL’ELEARNING
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Si parla, quindi, di formazione a distanza (FaD), sinonimo di Distance
Learning o Distance Education, che non è altro che l’insieme di tutti i metodi
d’insegnamento in cui, a causa di una separazione spaziale e temporale fra allievo e
docente, si realizza un’interazione attraverso strumenti meccanici o elettronici, ossia
attraverso mezzi tecnologici.
Il sistema FaD svolge due funzioni fondamentali: la funzione formativa e quella
informativa. La prima gestisce la distribuzione sistematica all’utente dei materiali
strutturati per l’apprendimento a distanza, la seconda si occupa di agevolare lo
scambio di idee e di esperienze fra i partecipanti, e di farli operare in un clima di
massima collaborazione (Gorla, 2000).
Come si vedrà successivamente, la FaD viene comunemente suddivisa in tre
generazioni a partire dalla fine del 1800.
Con l’introduzione delle reti telematiche, e quindi della FaD di terza
generazione, si passa dall’autoapprendimento, all’apprendimento in Rete, cioè
all’eLearning.
L’autoapprendimento consiste nella possibilità di studiare autonomamente
avvalendosi delle risorse e dei materiali didattici presenti in un laboratorio e, se
necessario, della guida di un tutor in grado di suggerire percorsi da mettere in atto a
seconda del livello di conoscenza, dei bisogni specifici dei singoli studenti, delle
abilità che si intendono sviluppare e degli eventuali orientamenti forniti dai docenti.
Lo studio in autoapprendimento consente l’utilizzo contemporaneo di più media,
oltre alla focalizzazione sui singoli aspetti problematici e all’organizzazione
autonoma dei tempi di studio. Il suo svolgimento si avvale dell’uso di dispense,
audiocassette, videocassette, siti Internet, edicole Internet e test di valutazione del
livello di conoscenza (Cordisco, 2003).
Si definisce invece Electronic Learning, o eLearning, una metodologia di
insegnamento che utilizza un insieme integrato di strumenti tecnologici per la
comunicazione a distanza e che privilegia l’esperienza attiva del discente.
I metodi didattici attraverso i quali si espleta sono diversi a seconda delle
tecnologie sulle quali si basa. Il computer, considerato uno strumento della mente,
assume a tutti gli effetti la funzione di mezzo d’insegnamento, in quanto facilita la
simulazione della realtà e lo studio dei fenomeni attraverso l’esperienza immersiva di
CAPITOLO 1 – DALLA FORMAZIONE A DISTANZA ALL’ELEARNING
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percorsi ipertestuali. Esso, tuttavia, seppure occupi un posto di grande importanza
nell’attività di apprendimento, non è necessariamente l’elemento centrale né tanto
meno il fornitore dei contenuti (Tsai - Machado, 2003).
Il presupposto fondamentale su cui si basa l’eLearning è la grande quantità di
interazioni sociali - sincrone o asincrone - che esso consente e che danno un apporto
innovativo alla formazione a distanza, sopperendo egregiamente alla lontananza
fisica fra docente e discente, e fra discenti di uno stesso modulo didattico. Tali
interazioni arricchiscono e facilitano il processo di apprendimento mediante
l’apporto delle componenti sociali ed esperienziali.
Oggi la Rete Internet offre un altro metodo, efficace e gratuito, che permette di
valutare le proprie conoscenze, abilità e attitudini, il Training onLine (TOL). I test
svolti in Internet danno, infatti, gli stessi risultati dei test svolti su carta, ma
eliminano il costo e l’impegno della stampa, della distribuzione e della raccolta degli
stessi (Horton, 2000).
Il termine Training onLine sottolinea il concetto di allenamento, ma può essere
analizzato in due diversi modi: il primo fa riferimento agli strumenti esercitativi per
l’addestramento dello studente, il secondo alle esperienze che simulano situazioni
individuali e di gruppo che implicano il coinvolgimento cognitivo, emotivo e
professionale dei partecipanti. Quest’ultimo sistema di analisi porta alla creazione di
un mondo virtuale, che non sarebbe altrimenti realizzabile senza il ricorso alla
tecnologia.
Possibili applicazioni del TOL sono le esercitazioni con fogli elettronici dinamici
o i manuali d’istruzione ipertestuali.