V
dell’Indesit Company, cerca di mettere in evidenza l’effettività di quanto descritto
(nella prima parte), sottolineando l’importanza dei sistemi di valutazione delle
performance nel promuovere la realizzazione professionale e il successo delle risorse
nell’organizzazione.
Il testo percorre il seguente itinerario.
Nel primo capitolo si introduce l’avvertita e crescente importanza che le risorse
umane, alla stregua di invisibile assets, rivestono nel creare valore e nel generare
competitività per l’impresa. Il fenomeno dell’evoluzione delle risorse umane deriva
dai cambiamenti sociali e tecnologici che hanno interessato l’organizzazione del
lavoro; fenomeno studiato e confermato da diversi filoni teorici presentati che in una
prospettiva storica hanno definito la visione attuale delle risorse umane.
Il secondo capitolo affronta il tema della valutazione delle risorse umane nei suoi
aspetti generali, descrivendo gli elementi necessari (soggetti, parametri ecc) per
implementare un adeguato sistema di valutazione.
Si considerano, inoltre, le diverse forme della valutazione (della posizione, del
potenziale, delle competenze, delle prestazioni) e per ciascuna dimensione proposta,
si illustrano gli aspetti principali.
Il terzo capitolo analizza in modo approfondito e dettagliato una delle dimensioni
valutative considerate: la valutazione delle performance.
Partendo dall’evoluzione della terminologia che conferma il termine Performance
Appraisal come quello più diffuso, si propongono le metodologie, gli strumenti, le
finalità, gli obiettivi che ne definiscono i contenuti.
Si procede, in seguito, ad analizzare gli aspetti critici legati al processo valutativo e
quindi, i problemi in tre angolature diverse (tecnici, umani, gestionali) concludendo
VI
con gli errori di valutazione che influenzano l’attendibilità e la coerenza del giudizio
di valutazione.
La seconda parte del presente lavoro, divisa a sua volta nel quarto e quinto capitolo, è
dedicata allo studio del caso pratico che vede come protagonista una grande realtà
aziendale italiana ed europea, l’Indesit Company.
L’analisi del caso, dopo aver presentato la Società, prende in esame il PMS,
strumento utilizzato dalla stessa per valutare le performance delle proprie risorse
umane, considerate dall’azienda “un patrimonio da avvalorare”.
VII
Lo spunto per la materia trattata nella tesi deriva da una personale esperienza in cui
ho avuto la possibilità di approcciarmi in maniera concreta all’ambito delle risorse
umane, concetto che ha sempre destato in me particolare interesse.
Mi riferisco al Project work sui “sistemi di valutazione delle risorse umane” presso
lo stabilimento dell’Indesit Company di Melano Marischio (Fabriano), organizzato
dall’Università degli Studi del Molise con la collaborazione dell’area Risorse Umane
dello stesso stabilimento. Dall’esperienza vissuta si sono sviluppate ripetute relazioni
che mi hanno permesso, oggi, di portare al compimento del mio elaborato.
Desidero, quindi, ringraziare:
la Prof.ssa Concettina Buccione, docente dell’Università del Molise, per l’impegno
ed il coinvolgimento rivolto all’organizzazione del project work presso Indesit.
Indesit Company per l’attenzione che rivolge al mondo accademico mediante una
attiva collaborazione con gli studenti; in particolare:
il Dott. Giancarlo Esposito per l’accoglienza e l’ospitalità dimostratami durante il
periodo del project work;
la Dott.ssa Serena Apicella per la disponibilità che mi ha reso per il reperimento
del materiale nella fase iniziale;
il Dott. Alessandro Rusciano e la Dott.ssa Marta Masullo per la concreta
collaborazione espressami nella fase dell’elaborazione e della correzione conclusiva
finalizzata ad un ottimale esito del lavoro.
Infine, un ringraziamento speciale a tutte le persone che mi hanno consigliato,
incoraggiato e compreso nei momenti più incerti e difficili di questo mio percorso.
RINGRAZIAMENTI
Capitolo 1– La centralità delle risorse umane..
2
Capitolo primo
LA CENTRALITA’ DELLE RISORSE UMANE
1. Le risorse umane nella loro visione competitiva.
Lo scenario in cui si muovono la maggior parte delle imprese, oggi giorno è in
continua evoluzione. Fenomeni come la globalizzazione economica e sociale, la
liberalizzazione dei mercati, la crescente concorrenza internazionale, oltre che
domestica, comportano per l'impresa degli aggiustamenti continui. La flessibilità si
converte in un valore essenziale per le organizzazioni economiche consentendo loro
di affrontare i cambiamenti necessari per mantenere o migliorare le proprie posizioni
competitive. L'impresa per sopravvivere a lungo termine sfrutta al meglio le proprie
risorse disponibili. La vera competitività aziendale, o meglio il raggiungimento di un
vantaggio competitivo
1
sostenibile nel tempo, deriva esclusivamente dal possedere
delle risorse rare, uniche e difficilmente imitabili dalla concorrenza. E’ bene
osservare che la difficoltà per la concorrenza non deve sussistere solo per
l’imitazione tout-court delle risorse, ma anche per i benefici ad esse sottesi: le risorse
devono risultare anche non sostituibili
2
. La maggioranza delle imprese per migliorare
il proprio rendimento ricorre a diversi meccanismi quali riduzione dei costi
1
Per l’argomento si consulti: Verona G., Innovazione continua. Risorse e competenze per sostenere il vantaggio
competitivo, Egea, Milano, 2000.
2
Come affermano Teece, Pisano, Shuen: « Imitation occurs when firms discover copy a firm’s organizational
routines and procedures. Emulation occurs when firms discover alternative ways of achieving the same
functionally».
Oltre quindi al rischio di imitazione, le imprese devono prestare attenzione al rischio di emulazione: le risorse
devono cioè essere non sostituibili; Teece D.J., Pisano G., Shuen A., Dynamic capabilities and strategic
Capitolo 1– La centralità delle risorse umane..
3
(economie di scala) innovazione dei prodotti e dei processi, migliorando la qualità e
la produttività; vale a dire agendo sull'asset tangibile. Se nel passato le risorse
tangibili erano l'elemento determinante la ricchezza delle organizzazioni, in anni
recenti e in un contesto in cui le stesse diventano facili da reperire e semplici da
imitare, l'attenzione si è spostata sull’intangibile (invisibile assets)
3
.
È intangibile qualsiasi componente di un'organizzazione che non trovi riscontri fisici
(denaro, terreni, fabbricati, impianti ecc) e che come tale viene imputata all'intelletto
umano o alle interazioni umane (quindi, talento, relazioni, struttura organizzativa
ecc.).
Il capitale intangibile può essere utilmente articolato in tre categorie
4
:
¾ Capitale umano: originato dalle capacità, conoscenze e competenze dei
collaboratori;
¾ Capitale informativo: prodotto dai sistemi informativi, dagli archivi di dati,
dalle reti e dalla infrastruttura tecnologica;
¾ Capitale organizzativo: espresso dalla cultura e dal clima aziendale, dalla
capacità di leadership e di lavoro di gruppo, dalla motivazione dei
collaboratori e dal loro grado di coerenza con gli obiettivi aziendali.
Il capitale umano è l’elemento di maggiore complessità, criticità e, di conseguenza,
molte organizzazioni hanno iniziato negli ultimi tempi a porre sullo stesso un
crescente interesse. Le risorse umane ed il sistema sperimentato per gestirlo, alla
management, Strategic management Journal, 18, 1997, pp. 509-533. Si consulti anche: Barney J.B., Firm
resource and sustained competitive advantage, Journal of Management, 17, 1991, pp.99-120.
3
Cfr Itami M., Le risorse invisibili , Isedi, Milano,1990; or Mobilizing invisibile assets, Harward University
Press, Boston, 1987.
4
Kaplan R. S., Norton D. P., Measuring the strategie readiness of invisible assets, Harvard Business Review,
2004.
Capitolo 1– La centralità delle risorse umane..
4
stregua di invisibile assets o strategic assets, sono quelle che creano valore
5
, che
generano competitività, assicurando unicità e inimitabilità dal momento in cui sono
incorporate nell’organizzazione
6
.
Come sottolinea anche Alfred Marshall: «il capitale più prezioso è quello che si è
investito negli esseri umani»
7
.
Il contributo che il capitale umano è in grado di assicurare alla creazione di vantaggi
competitivi sostenibili, a livello sia d’impresa sia di sistema economico in
generale, è ormai largamente conosciuto; nonché confermato da una vasta letteratura
accademica e produzione scientifica che hanno messo in luce l’importanza del
patrimonio di competenze di cui le persone sono depositarie all’interno delle imprese
e delle organizzazioni più in generale.
Dal lato teorico, sussistono forti aspettative riguardo alle capacità delle strategie di
capitale umano di riflettersi concretamente in maggiori risultati aziendali; dal lato
empirico, si sta iniziando a capire il processo attraverso cui il sistema di gestione del
personale aggiunge valore all'impresa.
Alcuni Autori, tra cui Becker e Gerhart
8
, enfatizzano il ruolo delle pratiche di
gestione delle risorse umane nel creare e sostenere il rendimento dell'organizzazione
e nel contribuire alla generazione del vantaggio a favore dell’impresa.
5
Per un approfondimento sull’argomento si rinvia: Guatri L., La teoria della creazione del valore, Egea,
Milano, 1991; Donna G., La creazione di valore nella gestione dell’impresa, Carocci, Roma,200; Olivotto C.,
Valore e sistemi di controllo. Strumenti per la gestione della complessità, McGraw-Hill, Milano,2000.
6
Nosella A., Petroni G., Gestione delle risorse umane e performance d’impresa: analisi della letteratura e
possibili linee di ricerca, in Studi Organizzativi, n. 1, 2003.
7
Marshall A., Principles of Economics London, Macmillan and Co. Limeted for the Royal Economic Society,
New York, 1961.
8
Cfr. Becker B. E.., Gerhart B., The impact of human resource management on organizational performance:
Progress and prospect, Academy of Managent Journal, 1996.
Capitolo 1– La centralità delle risorse umane..
5
1.1 I cambiamenti nell’organizzazione del lavoro
9
L'evoluzione del ruolo delle risorse umane come fonte di vantaggio competitivo
10
deriva dall'evoluzione economica, da quella sociale degli ultimi tempi, sempre più
basata sui servizi, e dal rapido progresso scientifico e tecnologico. In tale contesto, le
tradizionali risorse di vantaggio competitivo quali ad esempio la qualità tecnologica,
le economie di scala, sono ormai alla portata di ogni azienda. Lo sviluppo della forza
lavoro può, perciò, rappresentare un mezzo per ristabilire le posizioni competitive
aziendali, in quanto il modo di gestire le risorse umane non è trasparente
all'esterno. Non è semplice cogliere i precisi meccanismi con cui si conduce la forza
lavoro o il modo in cui i diversi elementi del sistema interagiscono tra loro; senza
capirne il funzionamento non è possibile imitarlo
11
.
Il mondo del lavoro in cui la gestione delle RU opera, inoltre, è cambiato in modo
impressionante in questi ultimi decenni, influenzato anch’esso dalle tendenze sociali
e tecnologiche emergenti. Di conseguenza i concetti, i metodi per sviluppare il
personale e le condizioni dello stesso sono sempre più differenti dal passato.
Il lavoratore, ad esempio, bisognoso della retribuzione come compenso per il suo
impegno, abituato ai controlli e agli obblighi senza assumersi responsabilità, diventa,
invece, desideroso d’attività avvincenti, responsabilità ed autonomia necessarie per
la sua soddisfazione, non alimentata più soltanto dai compensi monetari.
9
Costa G., Organizzazione del lavoro e relazioni industriali, in NACAMULLI R.C.D., (a cura di), Sindacati e
organizzazione d’impresa in Italia, FrancoAngeli, Milano, 1982.
10
In merito si veda: Pfeffer J., Competitive advantage through people, Harvard Business School Press,
Boston,1994; trad. It. Parz., Il vantaggio competitivo attraverso le persone, in Sviluppo & Organizzazione, n.147,
1995.
11
Becher B. E.., Gerhart B., op.cit, p. 779 e sgg.
Capitolo 1– La centralità delle risorse umane..
6
Il processo di internazionalizzazione e di decentramento, la riduzione dei livelli
organizzativi e l’aumentata richiesta di qualità sviluppano nelle organizzazioni
nuove tendenze: « maggiore attenzione alla flessibilità, alla competizione ed uno
stile di vita individualista piuttosto che un lento e sistematico avanzamento lineare
all’interno della medesima organizzazione
12
». In altre parole, questo scenario fa
emergere « sentieri di carriera plurimi e non lineari
13
»: si abbandonano i tradizionali
schemi di carriera di tipo lineare, secondo i quali nelle organizzazioni esisteva «una
serie di gradini per arrivare al vertice della piramide gerarchica»
14
; si acquisiscono,
invece, schemi caratterizzati da mobilità da livello a livello dell’organizzazione, ma
anche retrocessione ad un altro livello, «purché questa mobilità offra all’individuo
l’opportunità di acquisire nuove conoscenze, di svilupparsi personalmente e di
sceglier liberamente»
15
.
Seguendo, quindi, il percorso evolutivo dell’organizzazione, essa si presenta
16
:
¾ più piatta: con un minor numero di livelli gerarchici, meno rigida e più
flessibile;
¾ ricaduta: senza responsabilità funzionali centralizzate. “Ricaduta” significa
ritorno delle responsabilità dagli specialisti funzionali di staff ai manager di
linea;
12
A. Carretta, Dalzie M.M. Mitrani A., Dalle risorse umane alle competenze, trad it., Franco
Angeli,Milano,1993, p. 13.
13
Cuccurullo R., Formazione, Organizzazione,Impresa, Editrice La Scuola, Brescia, 1999.
14
A. Carretta, Dalzie M.M. Mitrani A, op. cit. p. 49.
15
A. Carretta, Dalzie M.M. Mitrani A., op. cit. p. 50.
16
Connock S., La visione delle risorse umane: la gestione di una forza lavoro di qualità, , FrancoAngeli, Milano,
1998.
Capitolo 1– La centralità delle risorse umane..
7
¾ per progetti o a matrice: aumenta la tendenza ad organizzarsi per progetti
cioè in gruppi autogestiti, task force
17
. Le strutture cosiddette ad hoc vanno
sempre più a sostituire le tradizionali strutture gerarchiche
18
;
2. Una cornice storica per i sistemi di gestione delle risorse umane.
La base per la definizione di un asset intellettuale - fonte di vantaggio competitivo
sostenibile - risiede nel disporre di un sistema di gestione delle risorse umane
propriamente sviluppato all’interno dell’organizzazione. Il sistema delle risorse
umane
19
è definito come un insieme di distinte ma correlate attività, funzioni e
processi che sono diretti a trarre, sviluppare e mantenere (o eliminare) il personale
all'interno dell'impresa; esso coinvolge numerosi individui, le sue politiche derivano
da percorsi nati e sviluppati nel tempo, da sinergie prodottesi in azienda, tutti aspetti
non facilmente riproducibili in altri ambienti e che non possono esser acquistate da
competitori sul mercato.
Una vasta letteratura prevalentemente anglosassone, e nord-americana, esplora la
relazione tra politiche e sistemi di gestione delle risorse umane e performance
d’impresa; molti studiosi, infatti, convengono sul fatto che le politiche e le pratiche
di gestione delle risorse umane possono influire positivamente sui rendimenti
organizzativi poiché migliorano le conoscenze e le abilità degli impiegati potenziali
17
La task force costituisce una forma di integrazione tra competenze ed esperienze diverse acquisibili da
funzioni e livelli gerarchici diversi nell’organizzazione, adatta per la risoluzione immediata e rapida di problemi
complessi e critici, soprattutto in situazioni di elevata incertezza.
18
Per approfondimenti sulle strutture organizzative si veda: Mercurio R., Testa F., Organizzazione, assetto e
relazioni nel sistema di business, Giappichelli Ed., Torino, 2000
19
Lado A. A., Wilson M.C., Human resource system and sustained competitive advantage, Academy of
Management Review, 1994, p.669 e sgg..
Capitolo 1– La centralità delle risorse umane..
8
e attuali, stimolano quelli più qualificati a rimanere nell'impresa, aumentano la
motivazione e la soddisfazione.
Becker e Huselid enfatizzano l'importanza di un sistema globale di gestione delle
risorse umane ritenendo che la sistematica e correlata influenza delle politiche e
pratiche del personale forniscano all'azienda la propria leva con cui competere sul
mercato
20
.
I primi studi che riguardano lo strategic management of people
21
risalgono ai primi
decenni del secolo scorso: in particolare Taylor
22
fu tra i pionieri ad affrontare
quest’area tematica. L’iter storico e lo sviluppo delle teorie dell'organizzazione, in
particolare dell'organizzazione del lavoro a partire dagli ultimi anni del secolo
scorso, fino ai tempi più recenti, segnalano un percorso che va dal taylorismo alla
scuola delle relazioni umane, dalla scuola delle risorse umane ad una visione
moderna improntata sulla centralità delle stesse.
Le idee di Taylor
23
si sintetizzano in un sistema basato su cinque principi
fondamentali: separazione dell'attività di direzione da quella di esecuzione, struttura
gerarchico-funzionale, parcellizzazione del lavoro, addestramento del personale,
retribuzione a cottimo: una visione dell’organizzazione del lavoro funzionale
orientata solo alla crescita e allo sviluppo del sistema produttivo e di dimensione del
sistema organizzativo, che prescinde dalla considerazione e dalla valorizzazione
20
Becker B., Huselid M. A., Hight performance work system and firm performance: a syntesis of research and
managerial implication, Research in personnel and Human Resource management, n.16, 1998.
21
Delery J.E., Shaw J.D., The strtegic management of people in work organizations: review, synthesis, and
extension, Resergh in Personnel and Humann Resources Management,2001, vol.20, pp.165-197.
22
Per la teoria nel suo complesso, si veda: Taylor F.W., Principi di organizzazione scientifica del lavoro, Franco
Angeli, Milano, 1987.
23
Taylor F.W. , op. cit.
Capitolo 1– La centralità delle risorse umane..
9
“dell’elemento umano”. Alle idee tayloristiche, però, si riconoscono dei limiti
sostanziali:
¾ la direzione scientifica del lavoro non è una scienza esatta;
¾ il taylorismo non tiene conto del fattore umano in quanto l'uomo viene
analizzato e studiato al pari della macchina, trascurando sul piano
dell'organizzazione del lavoro la variabile umana che, invece, è di
fondamentale importanza;
¾ gli effetti dell'applicazione della teoria di Taylor quale la parcellizzazione, la
ripetitività dei movimenti, l'annullamento della professionalità, la struttura
rigida si ripercuotono negativamente sull’elemento umano, rendendolo
passivo nell’organizzazione del lavoro
24
.
Contemporaneamente al dilagarsi del taylorismo, negli Stati Uniti e in Europa, si
sviluppano studi e ricerche, orientati a spiegare i motivi di insoddisfazione e di
demotivazione dei lavoratori; si sviluppa, negli anni Venti, una corrente di pensiero
chiamata, poi, “Scuola delle Human Relations
25
”. Questa scuola mette in evidenza
l'importanza dei rapporti umani non solo formali ma anche informali, che
s’instaurano all'interno dell'organizzazione, in quanto capaci di soddisfare le
motivazioni di sicurezza e di appartenenza. I principi della scuola delle relazioni
umane ruotano intorno all'idea che «un'organizzazione autoritaria, cioè basata su
regole rigide, crea tensioni psicologiche e conflittualità riducendo l'efficienza
24
Bazzanti F., L’analisi delle competenze: organizzazione del lavoro e professionalità, La Nuova Scientifica,
Roma, 1997.
25
Majo E., Human Problems of an Industrial Organizations, Boston, 1933.