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INTRODUZIONE
L’applicazione dei principi contabili internazionali (IAS/IFRS) persegue l’obiettivo
di armonizzare e rendere più trasparenti e comparabili le informazioni di bilancio rese dalle
società quotate nei mercati regolamentati nell’Unione Europea. Gli effetti sugli assetti e
sulle procedure amministrativo-contabili derivanti dall’introduzione di tali nuovi principi
sono particolarmente evidenti e rilevanti specie per le imprese bancarie e si manifestano sia
sul piano organizzativo, sia su quello operativo, sia su quello tecnico.
Scopo del lavoro è stato quindi quello di analizzare concretamente gli impatti che
l’attuale normativa contabile ha avuto in ambito bancario.
In particolare l’introduzione di nuove tecniche di valutazione degli strumenti
finanziari, quali quelle del fair value e del costo ammortizzato, hanno rappresentato una
vera e propria rivoluzione per la dottrina contabile italiana fortemente ancorata al criterio
del costo storico, in quanto gli strumenti finanziari non vengono più valutati in base alla
propria natura, ma in base al profilo gestionale che le banche intendono mantenere su di
essi.
Tuttavia, tali metodi alternativi se da un lato hanno segnato un passo in avanti
verso l’obiettivo dell’armonizzazione contabile a livello internazionale, dall’altro hanno
celato in sé una serie di lacune derivanti, ad esempio, dalla forte interconnessione tra fair
value (valore equo) e valore di mercato, dalle discrasie che emergono dal confronto con la
normativa di vigilanza prudenziale (Basilea 2) e dalla possibilità, lasciata agli istituti di
credito, di porre in essere strategie elusive finalizzate ad evitare l’appesantimento dei conti
economici e dei relativi risultati d’esercizio attraverso la rilevazione di perdite o utili non
effettivamente maturate.
Il lavoro si compone di 4 capitoli.
Nel primo capitolo viene analizzata la normativa di riferimento attualmente in
essere e l’evoluzione degli schemi di bilancio delle banche attraverso il confronto con la
normativa precedente e i principi contabili americani (US/GAAP). In particolare sono state
7
oggetto di analisi i principi contabili internazionali IAS 32, IAS 39 e la circolare 262/2005
di Banca d’Italia.
Nel secondo capitolo viene posta particolare attenzione sugli impatti strategici e
gestionali che tali principi hanno comportato sotto un profilo puramente operativo e su
alcuni aspetti di criticità connessi con l’utilizzo del fair value. Vengono infatti ricercate le
motivazioni che spingono le banche ad adottare quel determinato criterio di valutazione
quando rilevano inizialmente un’attività o passività finanziaria anziché un altro e quali
sono state le loro strategie contabili-gestionali adottate durante questi ultimi 5 anni (2007-
2011) dai principali gruppi bancari italiani (Unicredit, Intesasanpaolo, Monte dei Paschi di
Siena, UBI, Banco Popolare), nonché il peso che tali principi hanno avuto durante la crisi
finanziaria.
Il terzo capitolo verte invece sul confronto tra la normativa contabile e quella
prudenziale. Vengono quindi esaminate le diverse finalità perseguite dalle due discipline,
ricercate i punti di analogia e discrasia esistenti e presentate le attuali proposte di
convergenza.
Il quarto capitolo, al fine di dare sostanza alla tesi riconducendo le analisi svolte a
un caso pratico, chiude il lavoro con una traslazione di quanto precedentemente esposto
all’attuale situazione economico-finanziaria del sistema bancario italiano, tenendo conto in
particolar modo degli effetti negativi che la crisi del debito sovrano sta causando ai bilanci
delle principali banche italiane fortemente esposte al “rischio Italia” in quanto “piene” di
titoli di stato italiani. Dopodiché vengono presentate le attuali proposte avanzate dallo
IASB e dall’Unione Europea e che sono attualmente in corso di implementazione.
Infine, all’interno delle conclusioni, seppur nella consapevolezza di essere dei meri
studiosi della materia in esame, i cui strumenti si esauriscono in semplici nozioni teoriche,
ho voluto proporre delle plausibili proposte di miglioramento rese possibili dagli strumenti
accademici e teorici acquisiti durante questi anni di studio e che sono quindi caratterizzate
da una forte componente semplicistica e ben lontane dall’essere la panacea di tutti mali.
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CAPITOLO I
IL TRATTAMENTO CONTABILE DEGLI STRUMENTI FINANZIARI.
Il presente capitolo esamina il trattamento contabile previsto per i crediti,
gli investimenti in titoli di debito e di capitale, e i derivati finanziari e creditizi
all’interno del bilancio bancario. La normativa di riferimento è rappresentata dai
principi contabili IAS-IFRS, in qualità di normativa primaria, e dalla Circolare
n.262 del 22 dicembre 2005, aggiornata il 18 novembre 2009, della Banca d’Italia
(Il bilancio bancario : schemi e regole di compilazione), in qualità di normativa
secondaria.
L’obiettivo generale dell’analisi è quello di mettere in luce le modalità e le
forme con cui, in coerenza con la disciplina contabile, le diverse componenti del
bilancio di una banca (voci dello stato patrimoniale e del conto economico, tabelle
esplicative della nota integrativa ecc.) sono alimentate dalle operazioni aventi per
oggetto gli investimenti creditizi “puri” (prestiti), i titoli di portafoglio di proprietà
e le interessanze azionarie di diverso tipo detenute dalla banca.
Nello specifico, dal punto di vista della disciplina contabile faremo
riferimento principale ai contenuti dei principi contabili IAS 32 (Strumenti
finanziari : esposizione nel bilancio) che propone definizioni alquanto ampie di
“strumento finanziario”, “attività e passività finanziaria” e “strumento di
capitale”,IFRS 7 (Strumenti finanziari : informazioni integrative) , che attiene alle
informazioni integrative da inserire in bilancio, e lo IAS 39 (Strumenti finanziari :
rilevazione e valutazione), che regola appunto i profili contabili degli strumenti
finanziari. “Non rientrano invece nell’ambito di applicazione degli IAS 32 e 39 le
partecipazioni in imprese controllate, collegate o soggette a controllo congiunto ,
sebbene affini per natura agli strumenti finanziari, in quanto ad esse sono dedicati
appositamente gli IAS 27, 28 e 31”
1
.
1
LACCANIA M., “Gli strumenti finanziari nel bilancio bancario” , www.IASitalia.it
9
Una volta stabilita la normativa di riferimento e prima di addentrarci nello
specifico trattamento di quanto da questa disciplinato, occorre sottolineare il
tecnicismo e l’asetticità dell’approccio utilizzato. L’analisi che si intende proporre
in questo capitolo è infatti puramente contabile, scevra da ogni tipo di critica e
osservazione sugli impatti che tali principi contabili hanno avuto sull’assetto
strategico-gestionale delle banche e sul ruolo che hanno avuto durante la corrente
crisi finanziaria. Il motivo per il quale è stato scelto tale approccio è da rinvenire
nella volontà di permettere al lettore di avere una visione oggettiva di quanto
effettivamente disposto dalla normativa al fine di poter valutare al meglio le
considerazioni e le critiche che verranno presentate nei capitoli successivi.
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1. L’INTRODUZIONE DEI PRINCIPI CONTABILI
INTERNAZIONALI IAS/IFRS E LA CIRCOLARE DI BANCA
D’ITALIA n.262/2005
Sotto la spinta di recenti fenomeni di globalizzazione,
internazionalizzazione e crescente interdipendenza dell’economia globale, nel 2002
l’Europa ha avviato un importante processo di armonizzazione contabile, con lo
scopo di giungere all’adozione di un linguaggio contabile comune per tutti i paesi
membri, in modo tale da consentire ai destinatari dell’informazione economico-
finanziaria di ottenere indicazioni comparabili in merito alle condizioni di
equilibrio dinamico degli istituti economico aziendali tra cui figurano anche le
imprese bancarie. L’esigenza di convergere la normativa contabile a livello
internazionale è stata sempre più avvertita come conseguenza del desiderio di
assicurare un buon funzionamento dei mercati finanziari a livello globale.
In particolare il processo di globalizzazione in atto ha ampliato l’ambito di
operatività di molte imprese, inducendole a intervenire sui mercati internazionali e
ad avere quindi rapporti e relazioni con operatori economici a livello mondiale.
Tutto ciò comporta la necessità di una maggiore chiarezza e comparabilità
dell’informativa economico-finanziaria scaturente dai bilanci, affinché tutti i
soggetti interessati possano disporre di dati e informazioni quanto più possibile
intelligibili e comprensibili, al fine di supportare i loro processi decisionali
2
.
L’Unione Europea, avvertita ovviamente questa esigenza, non ha tardato a
cercare di rispondervi, mettendo in atto un importante processo di armonizzazione
contabile, diverso dalla standardizzazione, privilegiando , pertanto , la mediazione e
il contemperamento delle diverse esigenze dei singoli stati membri, tenendo in
considerazione le loro differenze e peculiarità.
I primi passi compiuti dall’Unione Europea in tale direzione si identificano
con l’emanazione della Direttiva n. 78/660/CEE riguardanti i conti annuali delle
società di capitali, della Direttiva n. 83/349/CEE dedicata ai bilanci consolidati dei
2
DELL’ATTI, “I principi contabili internazionali nell’economia e nei bilanci delle banche”, Cacucci, 2009
11
gruppi di imprese e della Direttiva n. 91/674/CEE in tema di imprese assicurative.
Inizialmente infatti, secondo quanto disposto dal d.m. 137/1975, la redazione del
conto profitti doveva essere effettuata sulla base di un modello standardizzato.
3
In
seguito il decreto lgs. 87/1992 tendeva all’armonizzazione, a livello comunitario in
una fase importante di innovazioni istituzionali, dell’informazione contabile offerta
dal sistema bancario ai mercati, tenendo conto non solo delle finalità economiche
delle banche, ma altresì della funzione sociale che esse assolvono, ossia del “ruolo
sociale” nei confronti degli stakeholder.
4
L’evoluzione dei mercati finanziari ha però comportato l’esigenza di bilanci
molto più chiari e dettagliati, oltre che effettivamente comparabili, e proprio per
questo motivo l’Unione Europea ha deciso di rimettere mano al processo di
armonizzazione contabile precedentemente iniziato, al fine di allargare il proprio
target ai mercati finanziari non più solo europei ma anche internazionali,
muovendosi quindi verso un processo non più di armonizzazione ma di
standardizzazione.
5
Tale processo di completa conversione verso la standardizzazione contabile
ha effettivamente avuto inizio solamente nel 2002 con l’emanazione da parte del
Parlamento Europeo e del Consiglio, del Regolamento n. 1606/2002, il quale
sancisce l’adozione e disciplina l’implementazione e l’utilizzazione dei principi
contabili internazionali all’interno della Comunità Europea.
La procedura di omologazione in oggetto è ritenuta di fondamentale
importanza affinché tali principi contabili, emanati da un organismo autonomo di
diritto privato e quindi privi di valore giuridicamente vincolante, possano assumere
a tutti gli effetti valore di norma giuridica, grazie alle loro caratteristiche di
generale accettazione e riconosciuta utilità sociale, verificate attraverso una
procedura di consultazione e confronto con le principali parti interessate (in
particolare gli organi di normazione contabile a livello internazionale, le autorità di
3
U. MUZZARINI, “Il nuovo conto profitto e perdite delle banche”, Banche e banchieri, 1976 ; Cavalieri e
Muzzarini osservano al riguardo : “E’ appena il caso di sottolineare quanto appaia opportuna l’estensione a
tutto il sistema bancario dell’obbligo di redigere il conto economico secondo una struttura unificata; era
tempo che le Autorità preposte alla tutela e al controllo della funzione creditizia comincIASsero a emanare
disposizioni volte a dare ai bilanci ufficiali un più ampio valore informativo.
4
E.CAVALIERI, “Il bilancio di esercizio degli enti creditizi”, Utet, 1993
5
R.MAZZEO, “Il bilancio delle banche alla luce dei nuovi principi contabili internazionali e la normativa di
Basiela 2”
12
vigilanza del settore dei valori mobiliari, del settore bancario e delle assicurazioni,
le banche centrali – compresa la BCE - , le associazione professionali dei
commercialisti, i revisori contabili e gli utilizzatori).
In Italia, il recepimento delle disposizioni comunitarie previste dal
regolamento 1606/2002 è avvenuta ad opera della legge n.306 del 31 ottobre 2003
che stabilisce che i bilanci d’esercizio e consolidati di molte imprese europee
debbano essere predisposti secondo le previsioni degli IAS/IFRS.
Tuttavia tali principi contabili non si rivelano in realtà sufficientemente
esaustivi nel disciplinare i prospetti di bilancio; proprio per questo motivo , i
regolamenti 1606/2002 e 1725/2003 consentono ai legislatori nazionali di delegare
a specifici organismi la concreta definizione dei prospetti stessi. Il D.lgs. n.38 del
2005, che ha dato attuazione in Italia alle precisioni del Regolamento europeo
1606/2002, attribuisce il potere di predisporre gli schemi di bilancio alla Banca
d’Italia per quanto riguarda le banche e gli istituti finanziari, all’Isvap per le
imprese d’assicurazioni, nonché alla Consob per tutte le società quotate che non
esercitino particolari attività.
E proprio la Banca d’Italia con provvedimento n. 262 del 22 dicembre
2005, ha dettato le “istruzioni per la redazione del bilancio d’impresa e del
bilancio consolidato delle banche e delle società finanziarie capogruppo di gruppi
bancari”.
In questa sede si ritiene sufficiente sottolineare l’assoluta rispondenza della
Circolare 262 a quanto previsto dai principi contabili internazionali IAS/IFRS; la
circolare, infatti, esordisce ribadendo che il bilancio dell’impresa e il bilancio
consolidato sono costituiti dallo stato patrimoniale, dal conto economico, dal
prospetto delle variazioni del patrimonio netto, dal rendiconto finanziario e dalla
nota integrativa, corredati di una relazione degli amministratori sull’andamento
della gestione e sulla situazione della banca o della società finanziaria, nonché
dell’insieme delle imprese incluse nel consolidamento. Ognuno dei prospetti , come
nella normativa precedente, è costituito da voci, contrassegnati da numeri, da
sottovoci, contrassegnate da lettere, e da ulteriori dettagli informativi.
Le maggiori novità introdotte dalla Circolare n. 262/2005 rispetto alla
normativa previgente attengono sicuramente all’introduzione del prospetto delle
variazioni di patrimonio netto e del rendiconto finanziario e alla minore rilevanza
13
attribuita al metodo di valutazione del costo storico in favore del fair value che,
come meglio vedremo , sarà uno dei tanti elementi demonizzati durante la crisi
finanziaria.
Alla luce della regolamentazione normativa in materia di struttura e
contenuti dei bilanci bancari in Italia, possiamo asserire che la Banca d’Italia ha
emanato la circolare 262/2005 fornendo una struttura rigida degli schemi di
bilancio e della nota integrativa. Pertanto, mentre da un lato ciò consente di
soddisfare la comparabilità dei bilanci delle banche all’interno del territorio
italiano, dall’altra rappresenta un limite per la comparabilità dei bilanci bancari in
sede europea.
6
Il Financial Reporting (FINREP) con cui il Comitato delle Autorità
Europee di Vigilanza Bancaria ha cercato di perseguire l’obiettivo di armonizzare
l’informativa finanziaria in tutti gli stati membri, al fine di migliorare la
comparabilità, sembra non abbia raggiunto i risultati sperati, poiché l’applicazione
da parte dei diversi organi di vigilanza del quadro di riferimento per gli istituti di
credito all’interno della propria giurisdizione è sostanzialmente lasciata alla
discrezionalità degli organi di vigilanza medesimi.
Tuttavia rimane integro uno degli obiettivi principali che ci si propone di
raggiungere con l’introduzione della nuova disciplina riferita ai bilanci redatti in
applicazione dei principi contabili, e cioè quello di una rappresentazione
maggiormente fedele della variabilità dell’andamento della gestione bancaria in
relazione ala dinamicità dei mercati e del sistema economico in generale; con tali
principi infatti si tende ad offrire una informativa più completa e trasparente
innanzitutto a favore degli investitori, al fine di fornire loro informazioni utili per
formulare le proprie decisioni di investimento
7
.
6
G.ALLEGRETTI, “L’effetto degli IAS sui bilanci bancari : lo stato dell’arte”, Bancaria, 2005.
7
M. RUTIGLIANO, “ Il bilancio della banca : schemi , principi contabili, analisi dei rischi” , EGEA, 2011.