INTRODUZIONE
Il presente elaborato si propone di studiare le risorse intangibili a disposizione di
un'azienda dal punto di vista giuridico - contabile, concentrandosi sull'attuale
contesto economico in cui si ritrovano a operare grandi imprese quotate.
Di ottimo aiuto sono stati gli studi compiuti da grandi esponenti come Balducci,
Guatri, Bauer, Pozza che da tempo hanno concentrato i loro scritti su tali risorse.
Il primo capitolo si apre facendo delle osservazioni circa l'importanza rivestita
dagli intangibili, quali fattori di successo per l'impresa. Esse sarebbero di
rilevante aiuto, o meglio strumentali, all'utilizzo di beni materiali che non
possono non essere accompagnati da informazioni e conoscenze. Si pone
l'attenzione sia su immobilizzazioni immateriali quantificabili e rappresentate in
bilancio sia su altri intangibles spesso sottovalutati, poiché, non trovano
rappresentazione alcuna.
Sono individuati, quindi, Beni Immateriali che tutti siamo abituati a pensare; e
Capitale Intellettuale che risiede nei rapporti tra l'impresa e soggetti esterni,
conoscenze e abilità delle persone coinvolte, procedure organizzative capaci di
apportare miglioramenti. Essendo, pertanto, entrambe le categorie a rappresentare
la vera chiave di successo, si evidenzia la necessità di affiancare al tradizionale
bilancio d'esercizio, un bilancio dell'intangibile capace di dare rappresentazione
anche a elementi non quantificabili ma, comunque, meritevoli di valutazione.
Il capitolo procede affrontando la disciplina delle immobilizzazioni immateriali,
chiarendo l'esistenza di una parassi nazionale e una internazionale.
La prima trova le sue fonti nel codice civile, integrato dal principio contabile OIC
24. Il legislatore, infatti, stabilisce un elenco di attività, sancisce la necessità di
ammortamento sulla base della vita utile e prevede l'iscrizione, a fine anno, di
eventuali svalutazioni laddove il valore in bilancio risulti durevolmente inferiore.
Inoltre, definisce "immobilizzazioni" le attività generate da operazioni passate,
portatrici di benefici economici futuri, attendibilmente misurabili. Al codice, si
affianca il documento 24 che suddivide la categoria in 3 classi: oneri pluriennali,
beni immateriali e Avviamento. In aggiunta secondo il principio nazionale
un'immobilizzazione immateriale è considerata tale quando non è tangibile, abbia
comportato costi per acquisirla, presenti utilità pluriennale.
La disciplina internazionale, invece, è rappresentata dal principio IAS 38 che
definisce tali risorse Intangible Assets quando il costo delle stesse è
1
attendibilmente misurabile e quando è probabile che affluiranno benefici economi
futuri attribuibili a loro. Lo IAS fissa, inoltre, dei criteri d'individuazione e cioè la
risorsa deve essere identificabile, quindi vendibile autonomamente; controllabile
dall'impresa, impedendo ad altri di appropriarsene e deve generare benefici
economici, quindi, maggiori ricavi e minori costi.
Infine, l'ultima parte del capitolo si sofferma sul solo OIC 24. Il principio prevede
l'iscrizione iniziale del costo di produzione, se la risorsa è generata internamente,
e la rilevazione del prezzo più altri oneri accessori, se acquistato in uno scambio.
Al termine di ogni esercizio si procede a rettificare la quota di ammortamento che
rappresenta un costo di competenza, nonché, ad apportare riduzioni qualora il
valore recuperabile sia inferiore a quello contabile, svalutazioni rappresentanti,
anch'esse costi di competenza, esattamente come sancisce anche il legislatore. Il
principio prevede la possibilità di recuperare tali perdite attraverso rivalutazioni di
ripristino. Sono, inoltre, ammesse anche altre tipologie di rivalutazioni che
aumentano il patrimonio alimentando riserve apposite, ma solo quando previste da
leggi speciali. Infine, il principio in esame, disciplina le singole categorie
d'immateriali, prevedendo requisiti specifici per l'iscrizione di costi d'impianto e di
ampliamento, di ricerca e sviluppo, di pubblicità, diritti di brevetto e di
utilizzazione opere d'ingegno, concessioni, licenze, marchi, know how,
avviamento, immobilizzazioni in corso e altre. Per ognuna di queste risorse
stabilisce anche il periodo di ammortamento da adottare e le informazioni da
fornire nella Nota Integrativa.
Il secondo capitolo espone la disciplina internazionale, ossia, lo IAS 38.
Il principio prevede che il bene possa essere rilevato inizialmente in maniera
diversa a seconda di come sia entrato nel patrimonio aziendale. Se acquistato
separatamente, è iscritto al prezzo pagato più altri oneri accessori; se autoprodotto,
il valore è dato dalla somma di tutti i costi imputabili all'implementazione. Con la
prassi internazionale si fa spazio anche all'iscrizione al fair value che avviene in
caso di permuta, di business combination, di scambio con strumenti finanziari, di
acquisizione mediante contributi pubblici. Il principio effettua, inoltre, delle
precisazioni in merito ai software che, talvolta, sono contabilizzati come merci in
magazzino.
In seguito, lo IAS 38 permette di scegliere tra 2 modelli di valutazione successiva:
quello del costo e quello della rivalutazione. Il primo coincide con la prassi
italiana, quindi, il costo iscritto è ammortizzato annualmente e, eventualmente,
2
svalutato. Il secondo, invece, sconosciuto per il nostro legislatore, ancora una
volta, consente di conformare il valore netto al fair value e, in caso d'incrementi,
si hanno variazioni di patrimonio mediante riserve di rivalutazione. Il
procedimento può essere eseguito sia sul valore contabile sia sul costo storico e
fondo ammortamento.
Il paragrafo in oggetto termina affrontando delle precisazioni in merito ai costi
sostenuti per i siti web, menzionando l'interpretazione SIC 32.
Il capitolo procede con un confronto tra le due discipline che fa emergere
differenze. L'OIC prevede, infatti: una più ampia elencazione di immateriali che
comprendono, tra gli altri, costi d'impianto e ampliamento, di ricerca e sviluppo,
di pubblicità; la sola valutazione successiva al costo, l'esclusiva previsione di un
periodo di ammortamento definito.
In seguito, il capitolo affronta un altro importante principio internazionale cui lo
IAS 38 rinvia per tutte le risorse aventi vita utile indefinita, lo IAS 36.
Tale principio prevede che tali attività, non essendo ammortizzate, siano
annualmente, o anche più di frequente, sottoposte alla verifica del valore
recuperabile dato dal maggiore tra valore d'uso e fair value. Identificato,
quest'ultimo è confrontato con il valore contabile e, se necessario, si procede alla
rettifica di una perdita durevole. Se i motivi che l'hanno determinata vengono
meno, è possibile anche recuperare tale riduzione ma facendo attenzione a non
superare il valore che il bene avesse avuto in assenza di rettifica. La svalutazione e
la rivalutazione transitano al Conto Economico, salvo che la risorsa non sia
contabilizzata con il modello del fair value e, quindi non esista una riserva in
patrimonio da movimentare. Il paragrafo affronta il concetto di Cash Generating
Unit, fondamentale per testare beni non capaci di generare automi flussi di cassa.
Data la difficoltà, in questi casi, di calcolare il valore d'uso, il test è effettuato in
riferimento all'intera CGU a cui il bene stesso è allocato. Il test è, inoltre
compiuto anche per le risorse a vita utile definita alla presenza di determinati
indicatori.
Il capitolo, infine, si chiude approfondendo un importante intangibile e cioè il
Marchio. Trattasi del segno distintivo dell'azienda che può derivare dall'acquisto,
da licenze d'uso e da autoproduzione interna. Nel paragrafo si espone il
trattamento del Marchio previsto sia nella prassi italiana sia in quella
internazionale, dunque, si ripete sotto molti aspetti, quanto detto nei precedenti
punti. Secondo la disciplina italiana è contabilizzato al costo di acquisto o
3
produzione, oppure sono contabilizzati i canoni periodici corrisposti per l'utilizzo.
In seguito è ammortizzato e, eventualmente, svalutato. Sono possibili riprese di
valore ma anche rivalutazioni che originano riserve patrimoniali, a patto che leggi
speciali lo prevedano. Secondo la disciplina internazionale, invece, il Marchio
oltre ad essere valutato al costo può essere misurato al fair value successivamente
alla prima iscrizione. In merito a questo modello, però, si rivelano delle sorprese.
Infatti, non disponendo di prezzi di riferimento, poiché, ogni Marchio è unico nel
suo genere, il modello della rivalutazione sembra non poter essere applicato a
queste risorse. Al termine dell'esercizio, se non sono ammortizzabili, subiscono il
test di verifica dettato dallo IAS 36.
Il terzo capitolo, infine, ha come obiettivo una ricerca empirica compiuta sui
bilanci consolidati dell'esercizio 2010 di un campione di aziende quotate in Borsa
Italiana, allo scopo di toccare con mano quello che nei capitoli precedenti è stato
discusso teoricamente. L'analisi è stata possibile utilizzando come strumento i
documenti finanziari resi disponibili dalle società nei rispettivi siti web.
L'indagine, inoltre, è stata suddivisa per settori economici al fine di individuare
risorse intangibili appartenenti a differenti orizzonti e, così, si è indagato sui beni
di consumo per la persona, per la casa, sui beni alimentari, sul settore media, su
quello automobilistico e sui servizi pubblici.
Ogni paragrafo si apre con una descrizione circa il gruppo analizzato, le sue
attività e i suoi obiettivi. Segue l'illustrazione degli intangibili presenti in bilancio
con il commento sulle movimentazioni subite dagli stessi tra l'anno 2009 e 2010.
Le immobilizzazioni, infine, sono suddivise a seconda della vita utile e, quindi,
quando esposto in nota integrativa, sono stati spiegati i parametri utilizzati per
ammortizzarli, ovvero per compiere l'impairment test delle CGU in cui, talvolta,
sono allocate.
4
CAPITOLO 1 - INTANGIBILI: LA CHIAVE DEL SUCCESSO
1. La crescente importanza delle risorse immateriali
Viviamo in una realtà economica in cui i forti cambiamenti strutturali delle
imprese e l'inarrestabile competizione danno sempre maggiore peso alle risorse
immateriali che oggi assumono una rilevante importanza rispetto a quelle
materiali
1
.
Gli investimenti aziendali, pertanto, si concentrano sui beni immateriali, oggi
fonte principale del vantaggio competitivo alla base del successo imprenditoriale.
Basta pensare a come, nella moderna economia, non esiste alcuna risorsa
materiale da poter essere validamente utilizzata senza il ricorso a informazioni,
risorse intangibili e conoscenze. Infatti, qualunque bene è arricchito da elementi
immateriali, come ad esempio, l'immagine o il marchio per un prodotto; ovvero i
processi di impiego per gli impianti in grado di migliorarne l'efficienza
2
.
Essendo fattori critici di successo, rappresentano dunque per un'azienda, una
maggiore capacità di conseguire utili
3
. I beni immateriali consentono all'azienda di
mantenere e accrescere le proprie capacità di conseguire utili. In tale ottica
assumono rilevanza strategica. Basta pensare al caso di aziende che rallentano o
annullano la spesa pubblicitaria; o che contengono fortemente le spese di ricerca:
nel breve periodo esse possono anche migliorare i risultati economici; ma nel
lungo andare ciò non può che tradursi nella perdita di capacità di reddito, poiché
le dinamiche del mercato impongono alle imprese moderne di avere
costantemente la capacità di rispondere alle esigenze dei clienti, di distinguersi
agli occhi del consumatore oggi estremamente conteso, nonché di anticipare il
cambiamento; obiettivi conseguibili solo attraverso un notevole investimento in
1
"Le risorse immateriali rivestono da sempre un ruolo di primo piano negli studi della letteratura
manageriale". "La ricerca di vantaggi competitivi durevoli basati su assets immateriali, è divenuto
uno degli assunti di base dello studio conosciuto come re source-based view". È quanto affermano
Maggioni- Dell'Anno- Del Giudice in "Il sistema delle risorse immateriali d'impresa". P. 27
2
Si ricordi che per efficienza si intende la capacità di raggiungere un dato obiettivo impiegando
una quantità minima di risorse.
3
Balducci scrive che: "L'importanza e l'incidenza dei beni immateriali nella realtà aziendale sono
sempre maggiore; per contro le difficoltà di quantificazione permangono, sia per l'indispensabilità di
documenti di supporto, sia per l'arbitrarietà connessa alla valutazione quantitativa". (D.
Balducci, La valutazione dell'azienda). P. 114
5
risorse immateriali
4
. In altre parole, esse sono la vera e propria "cultura
aziendale", intesa come fonte non fisica di generazione di valore futuro
dell'impresa.
Diversamente da come si potrebbe pensare, i beni immateriali, così come quelli
materiali, forniscono il loro contributo a ciascun esercizio in cui sono utilizzati
"manifestando i propri benefici economici in un arco temporale di più esercizi"
5
.
Ovviamente a differenza di questi ultimi, un'immobilizzazione è detta
immateriale quando manca del requisito della fisicità
6
, caratteristica ben marcata
nella prassi anglosassone che le individua nella classe "intangible assets"
7
..
Si farà più avanti riferimento a un particolare tipo di risorse non quantificabili ma
adesso l'attenzione verrà focalizzata solo su una categoria che a noi interessa: i
beni immateriali
8
. Ci troviamo di fronte a una risorsa di questo tipo ogni qualvolta
si è alla presenza di caratteristiche fondamentali:
1. in primo luogo, il bene deve essere all'origine di benefici economici futuri
di entità apprezzabile;
2. in secondo luogo, il bene deve essere misurabile nel suo valore;
3. in terzo luogo, il bene deve essere trasferibile, cioè cedibile a terzi.
I primi due requisiti pongono in risalto il fatto che i beni immateriali, così come
altre entità patrimoniali, sono considerati tali in relazione ai risultati economici ad
essi riconducibili, nonché al sacrificio in termini di impiego di risorse.
Innovativo ed essenziale appare il terzo requisito. Per trasferibilità s'intende che il
bene deve poter essere ceduto estraendolo dall'azienda in cui si è formato; non
sarà, dunque, un bene immateriale un costo che, pur generante benefici economici
futuri, non sia cedibile
9
.
4
Guatri scrive: "Le risorse invisibili sono spesso considerate le più rilevanti per il successo a
lungo termine". "In altre parole, l'impresa è dotata di un patrimonio di beni immateriali, che va
conservato ed accresciuto nel tempo: solo così essa mantiene la sua capacità di continuare nel
tempo a produrre reddito". (L. Guatri, Valore e intangibles nella misura della performance
aziendale). P. 93
5
Questa è la definizione proposta dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti. Si veda il
sito www.cndcec.it.
6
A tal proposito, Amodeo ha definito le immobilizzazioni immateriali come "beni che non
possiedono una consistenza fisica percepibile tramite la presenza di materia". (D. Amodeo,
Ragioneria generale delle imprese) . P. 126.
7
Gli "intangible assets" sono trattati dal principio contabile internazionale IAS 38. Si rinvia
l8'argomento al capitolo seguente.
Il successo dell'impresa, oggetto dell'analisi, non è dovuto solo ai beni immateriali tipicamente
illustrati in bilancio, ma si farà notare più avanti, l'importanza di un'altra classe di immateriali quali
"il Capitale Intellettuale".
9
Un chiaro esempio concerne i costi di addestramento del personale, senza dubbio a utilità
differita ma non cedibili separatamente dall'impresa o un suo ramo; dunque, non hanno un valore
autonomo. (L. Guatri, Valore e intangibles nella misura della performance aziendale). P. 87.
6
Procedendo l'analisi, è doveroso, inoltre, operare delle distinzioni nella categoria
degli intangibili ponendo l'attenzione sulle diverse classi.
S'individuano risorse immateriali strutturali e non strutturali. Le prime sono
valutabili autonomamente, a prescindere dalla metodologia adottata; è il caso del
capitale umano, delle tecnologie, delle licenze, dei marchi e dei brevetti. Mentre,
gli intangibili non strutturali dipendono molto dal settore economico in cui opera
l'impresa e non dalle capacità interne da essa possedute; quali la reputazione e
l'immagine.
Un'altra classificazione distingue tra risorse di competenza e risorse di fiducia. Le
prime sono quelle appartenenti al sapere proprio dell'organizzazione
10
; mentre le
risorse di fiducia riguardano aspetti inerenti all'azienda, quali dipendenti, manager
e azionisti; oppure riguardano aspetti esterni ad essa, quali clienti e fornitori
11
.
In linea di massima avere dei beni immateriali significa godere del vantaggio di
poterle adoperare allo stesso tempo in funzioni differenti. Si pensi al marchio:
trattasi di una risorsa in grado di distinguere l'intera azienda e, dunque, non
soltanto il singolo prodotto. Tale carattere costituisce, quindi, un tratto distintivo
delle immobilizzazioni immateriali rispetto alla classe delle materiali, le quali,
infatti, danno un contributo al risultato d'azienda esplicitamente associabile al
solo prodotto per cui sono impiegate.
Come accennato precedentemente, ad essere la fonte del successo non sono solo le
vere e proprie immobilizzazioni immateriali normalmente riscontrabili nel
tradizionale bilancio. In altre parole la chiave del successo non sempre risiede solo
nell'insieme dei beni intangibili che siamo abituati a valutare ma è spesso cruciale
l'intuito dell'imprenditore, ovvero la capacità dei suoi collaboratori di creare
qualcosa in più. L'attenzione va quindi posta anche al cosiddetto "Capitale
Intellettuale"
12
. È questo un concetto che apre le porte a un'altra innovativa
tematica dei giorni nostri e cioè quella del "bilancio dell'intangibile", strumento
che va a gestire e valorizzare il Capitale Intellettuale di un'azienda
13
.
10
Ossia il capitale intangibile di tipo intellettuale. Si veda A. Pastore, M. Vernuccio, Impresa e
comunicazione: principi e strumenti per il management. P.147-148.
11
Affinchè le risorse generino valore differenziale rispetto alla concorrenza è necessario ipotizzare
un regime di specificità, in cui si è in grado di creare risorse uniche. In effetti, le risorse attivano le
competenze ma solo se originali generano valore in termini distintivi. Si veda A. Pastore, M.
Vernuccio, Impresa e comunicazione: principi e strumenti per il management. P.147-148.
12
L'economista Paul Romer scrive: "L'innovazione basata sulla conoscenza può fornire
potenzialità in pratica illimitate per il successo e la crescita economica". Si veda "Patents,
citations, and innovations: a window on the knowledge economy" - P. Romer.
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La crescente complessità economica invita ad un ripensamento sugli strumenti tradizionali di
valutazione delle performance aziendali. Infatti, i tradizionali modelli risultano non essere adatti a
7