mostrò i suoi limiti strutturali: da un lato le parità fisse rendevano più
difficile l'aggiustamento degli squilibri della bilancia dei pagamenti, mentre
dall'altro la domanda di liquidità del sistema internazionale trovava, di fatto,
soddisfazione solo nei Paesi con valute forti, Stati Uniti in testa. Fino a
quando, il 15 agosto 1971, il presidente americano Richard Nixon si trovò
costretto a porre fine al sistema sospendendo la convertibilità del dollaro in
oro.
Dopo due anni di transizione, nel 1973 vide la luce il sistema di cambi a
fluttuazione amministrata, in vigore fino a oggi. Senza più parità fisse,
spetta alle autorità monetarie nazionali intervenire sul mercato per attenuare
le fluttuazioni di breve periodo dei tassi di cambio.
Nel tentativo di favorire una maggiore stabilità dei cambi e nell'ottica di
un'integrazione economica e monetaria, i Paesi dell'Unione Europea hanno
scelto, a partire dagli anni '70, un regime di fluttuazione congiunta con
l'adesione al Sistema monetario europeo (Sme), che non ha comunque
evitato frequenti svalutazioni e riallineamenti. Il sistema ha poi trovato il
suo compimento nel progetto che ha portato all'euro, la moneta unica
europea.
Dalla fine di Bretton Woods molti Paesi in via di sviluppo hanno adottato
regimi che prevedono l'ancoraggio della propria valuta ad una moneta forte
o ad un paniere di monete, in modo da fornire maggiori garanzie di stabilità.
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1. IL MERCATO VALUTARIO
L'insieme delle transazioni valutarie, dà vita al mercato valutario,
conosciuto anche come mercato dei cambi, il quale può essere definito
come il mercato in cui gli individui, le imprese e le banche comprano e
vendono valute estere. È l'unico mercato finanziario che può essere
considerato “perfetto”, avendo un'estensione geografica mondiale e
un'operatività che copre l'intero arco della giornata.
Sfruttando i fusi orari, infatti, le contrattazioni nelle sale operative
dell'Estremo Oriente proseguono sulle piazze europee, che in serata passano
la mano ai mercati americani, i quali sono rimpiazzati a loro volta di nuovo
da quelli orientali, in un ciclo senza soluzione di continuità.
Oltre ad essere determinata da strategie speculative, la costante variazione
delle quotazioni è frutto dell'incontro tra la domanda di valuta estera,
rappresentata dalle importazioni di merci e servizi, dai trasferimenti
unilaterali verso l'estero e dalle uscite di capitali, con l'offerta, costituita
dalle esportazioni e dalle entrate di capitali che comportano cessione di
valuta estera.
La quasi totalità delle transazioni non avviene in strutture fisiche, quali le
Borse valori, ma questo non ha impedito che gli scambi si siano concentrati
su alcune piazze finanziarie di primaria importanza.
Con l'avvento dell'euro all'inizio del 1999, la rilevazione della Banca d'Italia
è stata sostituita da quella della Banca centrale europea (Bce) che indica i
cambi di riferimento della moneta unica.
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Il mercato valutario è, in ordine di grandezza, maggiore dei mercati azionari
ed obbligazionari mondiali messi insieme, con volumi giornalieri delle
contrattazioni superiori a 3000 miliardi di dollari.
Source: Triennal Central Bank Survey 2007
Esistono due prezzi per ogni tasso di cambio e per ogni tipo di scadenza. I
principali operatori, espongono infatti sia per consegna a pronti sia a
termine, un primo prezzo (corso denaro o bid) a cui sono disposti ad
acquistare la valuta ed un secondo corso (corso lettera o ask) a cui sono
disposti a venderla. Tali quotazioni variano in continuazione, in
considerazione delle condizioni che caratterizzano il mercato valutario, sia
di carattere politico sia economico e finanziario e che continuano a
modificarsi nel corso della giornata.
L'operatore che vuole intervenire sul mercato ha a disposizione, in un
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determinato momento, una serie di quotazioni offerte da diverse controparti.
Tra tutte queste potrà scegliere quella a lui più conveniente, cioè, con il
corso denaro più alto (nel caso in cui voglia vendere valuta) o il corso
lettera più basso (nel caso in cui intenda acquistare valuta).
La differenza tra denaro e lettera è detta spread. Questo assicura liquidità al
mercato, costringendo gli operatori a quotare il prezzo sia per il venditore
sia per il compratore e tende ad allungarsi in situazioni di mercato
caratterizzate da particolare nervosismo o da incertezza, che portano ad
oscillazioni improvvise ed ampie delle quotazioni.
Source: Triennal Central Bank Survey 2007
Accanto al mercato a pronti si è sviluppato il mercato a termine, sul quale si
negoziano valute per consegna differita. La caratteristica fondamentale di
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tali contratti è che il loro regolamento, vale a dire la consegna ed il
pagamento delle quantità trattate, si effettua a partire dal terzo giorno
lavorativo successivo alla data della stipulazione, mentre scadenza e prezzo
di negoziazione sono fissati al momento della sua conclusione.
La differenza tra quotazioni a pronti e a termine rappresenta il costo
dell'operazione, da ricondurre, in sostanza, al differenziale dei tassi
d'interesse tra le due valute coinvolte, espresso in termini omogenei al tasso
di cambio.
La domanda e l'offerta di valuta estera a termine sono attribuibili alle
operazioni di copertura dei rischi di cambio, alle speculazioni sui cambi e
agli arbitraggi coperti sui tassi d'interesse. Questo mercato è, peraltro,
particolarmente idoneo alla contrattazione speculativa, offrendo spread
contenuti e volatilità relativa elevata. Se lo speculatore prevede che una
specifica valuta si apprezzerà, potrà aprire una cosiddetta “posizione
lunga”, acquistando a termine la valuta estera senza immobilizzo di capitali:
al termine di tale periodo, se la sua previsione si sarà rivelata corretta,
riceverà la valuta al cambio a termine concordato e la rivenderà
immediatamente sul mercato a pronti ad un tasso più alto, lucrando la
differenza. Evidentemente se le previsioni risulteranno sbagliate andrà
incontro ad una perdita.
Le scadenze entro il mese sono conosciute come scadenze a breve termine
(short maturities). Le scadenze più lunghe possono riferirsi a periodi
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temporali precisi (quelle tradizionali di riferimento per il mercato sono 1, 2,
3, 6 e 12 mesi) oppure a date future cosiddette “spezzate” (broken dates).
Nel caso di periodi precisi, la scadenza si intende a partire dalla data di
regolamento a pronti (secondo giorno lavorativo successivo alla data di
compravendita).
Il prezzo di negoziazione si chiama cambio a termine (forward rate). Se
questo è superiore a quello attuale a pronti, si dice che c'è un “premio a
termine”. In caso contrario si dice che c'è uno “sconto a termine”.
A differenza delle operazioni a pronti, le negoziazioni a termine
comportano l'assunzione di rischi relativi alla controparte. In caso di
insolvenza alla scadenza pattuita, infatti, si dovrà dare corso alla
liquidazione dell'operazione ai prezzi di mercato del momento, il che
comporta comunque un rischio di cambio. Proprio per questo è entrato
nell'uso, nelle operazioni tra banca e cliente, chiedere a garanzia un importo
percentuale dell'ammontare dell'operazione a termine (per esempio, il 10 o
il 20% della somma negoziata).
1.1 Gli strumenti derivati
All'operatività a termine di carattere tradizionale si è andata affiancando la
crescita dei prodotti derivati, strumenti finanziari sempre più sofisticati il
cui valore “deriva” da quello di un'attività sottostante, che può essere reale
o finanziaria (come nel caso della valuta).
I future sono contratti a termine per quantità e su scadenze standardizzate. È
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il contratto con il quale le parti si impegnano a scambiare ad una data
prestabilita determinate attività oppure a versare o a riscuotere un importo
determinato in base all'andamento di un indicatore di riferimento.
I future valutari hanno per oggetto valuta estera e si differenziano dai
normali contratti a termine per essere rigidamente standardizzati in fatto di
scadenze e di importi di una specifica valuta. L'evoluzione di carattere
speculativo di questi strumenti ha portato al risultato che spesso, alla
scadenza, non si arriva alla consegna fisica del bene pattuito, ma si
accredita semplicemente la differenza (positiva o negativa) tra il valore di
mercato a pronti ed il prezzo pattuito nel mercato a termine.
L'altra grande famiglia di prodotti derivati è rappresentata dalle opzioni,
contratti che danno all'acquirente il diritto, ma non l'obbligo, di acquistare
(call option) o di vendere (put option) un determinato bene ad un prezzo
prefissato (prezzo d'esercizio) ad una data futura (opzione di tipo europeo) o
entro una certa data (opzione di tipo americano).
Come compenso del diritto d'opzione, il compratore paga al venditore un
premio che rappresenta il prezzo dell'opzione. È solo questo diritto ad
essere oggetto di contrattazione e non anche il prezzo del bene sottostante,
come invece per i future.
Questo limita il rischio dei compratori al premio pagato, che va perduto se
alla scadenza non risulta conveniente esercitare il diritto alla conversione. Il
venditore è invece esposto teoricamente a rischi illimitati, derivanti dalle
oscillazioni dei prezzi del bene sottostante, contro i quali opererà le
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coperture del caso. Nella pratica gli operatori formulano diverse ipotesi sul
prezzo futuro del bene sottostante, a ciascuna delle quali (strike o base) è
associato un premio.
Un altro strumento a termine molto utilizzato dalle banche è il domestic
currency swap (letteralmente scambio di divisa tra residenti), che consiste
nel contratto con cui due controparti, titolari l'una di una posizione
debitoria, l'altra di una creditoria nella stessa valuta e sulla stessa scadenza,
eliminano il rischio di cambio connesso a tali posizioni, senza interferire nei
sottostanti rapporti con l'estero, che ciascuno esegue autonomamente sul
mercato.
Source: Triennal Central Bank Survey 2007
1.2 I partecipanti al mercato
Possiamo individuare quattro livelli di operatori sul mercato valutario:
•gli utenti tradizionali , importatori, esportatori, turisti e investitori, che
cambiano la propria valuta nazionale per effettuare pagamenti relativi
alle loro transazioni internazionali, cui si aggiungono operatori
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indipendenti e speculatori, fondi ed investitori professionali che
scambiano valute alla ricerca di profitti sul breve periodo;
•le banche commerciali , che operano alla stregua di stanze di
compensazione fra chi utilizza e chi riceve valuta estera;
•gli intermediari finanziari , che operano per conto delle banche, pur
potendo anche loro operare in proprio;
•le Banche centrali , che operano come venditori o acquirenti di ultima
istanza e che possono intervenire sia direttamente sui mercati sia
indirettamente con gli strumenti di politica monetaria, per modificare il
corso della propria valuta.
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