La tesi che si presenta:
− Nasce dalla collaborazione dello stesso autore con l’Organizzazione
Non Governativa ICS
1
(Italian Consortium of Solidarity) che coordina
undici centri giovanili in Albania con il supporto del Dipartimento
Affari Sociali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
All’interno del programma di cooperazione di ICS è stato approvato un
finanziamento per l’approfondimento dei temi trattati in questo studio
e la realizzazione di un progetto di valorizzazione delle mele prodotte
nell’altopiano di Korça.
− Si propone di offrire un quadro di riferimento e di valutare in prima
analisi la possibilità di valorizzare la produzione di mele locali. In
particolare, dopo una rassegna riguardante bilanci alimentari, consumi
alimentari, filiera ortofrutticola ed agricoltura biologica, si propone un
quadro analitico del sistema di produzione della mela prodotta
nell’altopiano di Korça
− Ha richiesto, per la sua elaborazione, la permanenza in Albania (Korça
e Tirana) per la durata complessiva di due settimane. Il periodo di
elaborazione della tesi è consistito sia nella raccolta di dati,
compatibilmente con le restrizioni esistenti in Albania, sia nella
riorganizzazione e nell’elaborazione degli stessi, fase che è stata
portata a termine in Italia.
1
Per ulteriori informazioni sull’attività di ICS consultare il sito http://ip21.mir.it/ics/
2. QUADRO GENERALE
2.1. Introduzione: il ruolo dell'agricoltura in Albania
2
Le favorevoli condizioni climatiche e pedologiche di questa Nazione
consentono la coltivazione di una larga scala di colture arboree ed
erbacee: differenti ordinamenti colturali hanno caratterizzato
l'agricoltura nazionale nelle diverse fasi dello sviluppo economico e
sociale. Prima della fine della prima guerra mondiale la povertà, il ritardo
economico, la mancanza di industrie di trasformazione e nessuna
tradizione nelle colture industriali ed orticole portarono i contadini
albanesi a coltivare principalmente cereali, patate, fagioli, diversi tipi di
verdure, tabacco e piccole estensioni di canapa e lino. Successivamente,
durante mezzo secolo di socialismo, ci furono importanti cambiamenti:
vennero costruite delle industrie di trasformazione e si ebbe un'espansione
della superficie coltivata che riguardò non solo le colture industriali
(tabacco, girasole, cotone e barbabietola), ma anche quelle foraggiere (per
far fronte alle nuove richieste di foraggio legate ad un sistema di
allevamento intensivo). Fino al 1990 l'ordinamento colturale nelle
cooperative e nelle aziende di Stato era rigorosamente stabilito dal
Governo Centrale: la pianificazione e le scelte colturali venivano spesso
fatte senza alcuna considerazione per la vocazione territoriale e la
convenienza economica. La privatizzazione delle terre nel 1990
introdusse ancora una volta grandi cambiamenti nell'utilizzazione del
suolo: i contadini cambiarono gli ordinamenti colturali incrementando le
colture foraggiere (erba medica) ad uso degli animali di propria proprietà
e quelle per l'autoconsumo (verdure, patate, fagioli). La relativa
preponderanza di cereali fu mantenuta, mentre diminuì notevolmente la
superficie coltivata con colture industriali. Questo cambiamento fu dovuto
al totale abbandono del precedente ordinamento multi-colturale (legato
alla pianificazione statale) in favore di un sistema di produzione che
garantisse ai contadini dei piccoli profitti e, allo stesso tempo, consentisse
2
I dati di seguito riportati sono tratti da Shkelqim AGOLLI – Review of albanian agriculture –
Tirane,2000, cap. 3 (The role of agriculture in the national economy), cap. 5 (Field crops).
In alcuni casi le informazioni riportate nella pubblicazione si riferiscono ad anni precedenti al 1991 per cui non
sono rappresentativi della situazione attuale e della sua evoluzione dal 1991 fino ad oggi; inoltre in certi casi le
affermazioni dell'autore contrastano con la realtà che emerge dai dati stessi. Mi sono quindi riservato di riportare
solo i dati attendibili e le affermazioni riscontrabili.
l'autosostentamento della famiglia. A ciò si aggiunge la completa
distruzione dell'industria di trasformazione (avvenuta nel 1991-92), che
comportò una drastica riduzione delle colture industriali da essa
impiegate.
Già nel 1990 l'Albania non riusciva a soddisfare il bisogno interno.
Questa situazione si è aggravata maggiormente negli anni successivi,
quando si è assistiti ad una contrazione generalizzata della superficie
coltivata (da 557.000 ha nel 1990 a 422.000 ha nel 1998), che in termini
assoluti ha riguardato tutte le colture eccetto gli ortaggi ed il foraggio.
Tabella 1 Superficie coltivata (1000 ha).
A questo si aggiungono anche le rese che,
seppur aumentate nel 1998 rispetto al 1990,
rimangono ancora molto basse rispetto agli
altri paesi europei. Ciò ha comportato
l'impiego di consistenti risorse finanziarie
per importare cereali, grassi, zucchero,
cotone, riso e in alcuni casi perfino patate e
fagioli (vedi il capitolo dedicato all'analisi
dei Bilanci Alimentari).
Nel 1990, prima del collasso del "Sistema",
l'attività primaria forniva il 25,1 % del Prodotto Interno Lordo (PIL).
Nove anni dopo, nel 1999, il medesimo settore si attestava sul 52,6 %
(vedi Allegato I). A partire dal 1991 il settore agricolo si è sviluppato ad un
tasso di crescita pari in media ad un 10% annuo; ciò è avvenuto perché,
dopo i ben noti eventi dei primi anni novanta, l'agricoltura era l'unica
attività produttiva rimasta, ma completamente cambiata. Infatti fino al
1990 il 90% della percentuale del PIL proveniente dal settore primario era
dovuto all'attività delle aziende statali (30%) e delle cooperative (60%)
nate dalla collettivizzazione delle terre negli anni 1946-67 e la cui
produzione era completamente regolata dai "Plani i Shtetit" (Piani di
Stato). A partire dal 1991 le terre vengono restituite ai contadini e il
paesaggio agrario cambia completamente: al posto delle grandi unità
aziendali (ormai smembrate) cominciano a nascere migliaia di piccole
1970 1990 1998
Cereali 267 277 200
Riso 530
Ortaggi 21 27 31
Patate 20 12 11
Fagioli 10 22 21
Tabacco 18 24 7
Girasole 17 21 2
Cotone 22 12 0
Barbabietola 562
Soia 010 0
Orzo 222
Foraggio 104 141 146
Totale 491 557 422
aziende familiari. Nel 1999 si contano 426.800 microaziende
3
, il 70%
delle quali ha appezzamenti al di sotto dell'ettaro e mezzo e che
producono quasi esclusivamente per autoconsumo.
L'Albania è quindi un Paese che ha conosciuto lo sviluppo
dell’agricoltura e delle industrie ad essa connesse, ha avuto grandi
aziende estremamente organizzate, basti pensare alle SMT, le stazioni che
fornivano la meccanizzazione ed effettuavano opere d'irrigazione e
drenaggio, ai grandi frigoriferi per la conservazione della frutta, alle
colture protette, alle industrie di trasformazione per prodotti
ortofrutticoli…Tutto questo è andato distrutto dopo il 1990, qualsiasi
bene divisibile è stato portato via ed oggi non rimane quasi più niente.
Partendo da questo presupposto si dovrebbe cercare di operare, evitando
le terapie d'urto che tante volte la Banca Mondiale si è vantata di
sperimentare. Si dovrebbe tenere presente che i contadini albanesi hanno
idea di cosa sia una produzione organizzata, ma la vedono ancora in
un'ottica di azienda di Stato, da un punto di vista, cioè, di un'azienda
senza imprenditore. Manca al produttore albanese quella mentalità
imprenditoriale intesa come capacità di coordinare i mezzi di produzione.
A Korça, nella realtà agricola che ho avuto modo di osservare, ho trovato
bravissimi innestatori, eccellenti potatori, notevoli patologi…ma
sapevano fare solo quello, perché quello era il loro compito nella
"Kooperativat" e lo ripetevano all'infinito. Quando poi si sono trovati di
fronte ad un appezzamento di loro proprietà, a dover gestire tante attività
tutte insieme hanno fallito: errori grossolani nei sesti di impianto,
potature irrazionali e così via. Senza parlare degli errori riguardanti
aspetti economici della loro attività, questi sì veramente ignoti a tutti (qui
il "mercato" non esisteva!) e che trovano esempio nelle tragicomiche aste
al ribasso tra produttori e grossisti.
3
Viste le dimensioni aziendali ed i volumi di produzione, qui e di seguito ci riferiremo alle aziende
agricole albanesi sempre col termine di “microazienda” (onde evitare analogie con le “aziende” occidentali).
Figura 1 Cartina dell'Albania
2.2. Analisi dei Bilanci Alimentari (Food Balance Sheets)
2.2.1. Metodologia
I Bilanci Alimentari (di seguito chiamati FBS) rappresentano un
importante rapporto derivato dai "Supply utilization accounts" (SUAs),
una serie di dati FAO riportanti le risorse (supply) e gli usi (utilization) e
che consentono la determinazione dei consumi alimentari in un dato
paese.
Un FBS fornisce una fotografia complessiva del modello di consumo
alimentare di un paese durante un determinato periodo di riferimento. La
quantità totale di alimenti prodotti, cui si aggiunge il totale delle quantità
importate ed eventuali cambiamenti nello stock a partire dall'inizio del
periodo di riferimento, ci forniscono le risorse disponibili in questo
spazio di tempo. Dal punto di vista degli usi vengono distinte le quantità
esportate, quelle utilizzate per l'alimentazione del bestiame e per semente,
quelle trasformate per scopi alimentari e non, quelle perse durante lo
stoccaggio e il trasporto, ed infine le quantità di cibo disponibili per
l'alimentazione umana. Successivamente viene calcolato il consumo pro
capite di ogni alimento disponibile: ciò avviene dividendo le quantità
rilevate per la popolazione che le ha consumate. I dati relativi al consumo
pro capite sono espressi in termini di quantità ed anche in termini di
apporto calorico, proteico e lipidico; quest'ultimo tipo di dati è ottenuto
applicando fattori di composizione per tutti gli alimenti primari e
trasformati.
I primi tentativi di predisporre un FBS risalgono a dopo la prima guerra
mondiale. Successivamente, nel 1936, i FBS furono la principale fonte di
informazioni quando, per richiesta della Lega delle Nazioni, fu preparato
un archivio che consentisse di comparare i consumi alimentari
internazionali. Durante la seconda guerra mondiale l'interesse per i FBS
crebbe notevolmente; questi furono usati nel 1942-43 per determinare
quali sarebbero stati i bisogni dei paesi europei al termine della guerra. In
questo periodo una commissione mista di esperti canadesi, americani e
inglesi sviluppò e cominciò ad impiegare una tecnica più dettagliata per la
stesura dei FBS. Durante questi anni furono anche costruiti i FBS per la
Germania, sia per le zone alleate che per quelle occupate.
Successivamente, durante il lavoro dell'"International Emergency Food
Council", che si occupò del problema della distribuzione alimentare nel
periodo di scarsità che seguì la fine della guerra, i FBS giocarono un
ruolo importantissimo.
Fin dall'inizio la FAO ha dato notevole importanza all'ulteriore sviluppo
dei FBS e li ha ritenuti estremamente utili nell'analisi della situazione
alimentare a livello dei singoli paesi. Nel 1949 fu pubblicato un
documento riguardante la preparazione dei FBS ("Handbook for the
Preparation of Food Balance Sheets"): da allora sono stati regolarmente
preparati e pubblicati. Oggi sono la maggiore base statistica per le
previsioni e le proiezioni FAO a lungo termine e rappresentano anche il
principale strumento per quantificare il numero della popolazione
mondiale malnutrita.
2.2.2. Risultati: analisi dei FBS dell'Albania
4
La serie di dati che è stata presa in considerazione è quella compresa tra il
1990 ed il 1998. Non sono stati inseriti dati precedenti al 1990 perché
sono valori simili e si notano pochissime variazioni, ragion per cui il
suddetto anno si può assumere indicativo della situazione precedente al
collasso del "Sistema"; laddove sarà utile ci saranno riferimenti anche a
dati precedenti al 1990 e riferiti al triennio ‘87-‘89. Per quanto riguarda i
dati più recenti ci si è fermati al 1998 perché questi sono gli ultimi valori
disponibili. Prima di passare rapidamente in rassegna tutte le voci dei
prodotti che costituiscono il Bilancio Alimentare dell'Albania è bene
soffermarsi sulle calorie giornaliere pro capite.
Tabella 2 Distribuzione delle calorie pro capite.
CALORIE Proteine 1990 Proteine 1998 Grassi 1990 Grassi 1998
VEGETALI 76,8% 69% 59% 48% 45%
ANIMALI 23,2% 31% 41% 52% 55%
Totale 100% 100% 100% 100%
Dal grafico possiamo osservare l'andamento delle calorie giornaliere pro
capite. Queste nel corso degli anni in esame sono progressivamente
aumentate ma si mantengono ancora su valori più bassi rispetto agli altri
4
I dati relativi ai FBS sono tratti dall’annuario FAO (FAOSTAT), disponibile in rete sul sito
www.fao.org . Ulteriori approfondimenti per le singole voci (superfici, varietà, semine, rese medie, tecniche
colturali...) sono tratte da AGOLLI, cit., cap. 5 (Field crops), 6 (Arboricolture), 7 (Livestock), 10 (Fishery), 11
(Agroalimentary industry).
0
500
1000
1500
2000
2500
3000
3500
4000
1
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9
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1
9
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8
Calorie pro capite
VEGETALI ANIMALI
paesi europei (qui e nei grafici che seguiranno è stata presa come
riferimento l'Italia nel 1998). Questo apporto calorico in media proviene
per il 76,8% da alimenti vegetali e per il restante 23,2% da alimenti
animali
. Per quanto riguarda le proteine queste provengono soprattutto da
calorie vegetali: questi valori sono cambiati rispetto al 1990, quando
l'apporto proteico era ancora più marcatamente di origine vegetale.
Ciononostante il quantitativo di proteine animali rimane ancora
notevolmente al di sotto degli altri paesi europei (dove in media
raggiunge il 60% dell'apporto totale).
2.2.2.1. Cereali
La produzione
5
di cereali ha subito un drastico calo a partire dal 1990
(nel triennio ‘87-‘89 la produzione è stata ancora maggiore ed in media
pari a 1.016.000 ton/anno). Questa è costituita principalmente da grano
(circa 60%) e mais (circa 20%). In quantità molto più ridotte si coltiva
anche avena e sorgo. Al calo di produzione si è fatto fronte con un
consistente import che in alcuni anni ('92,'93 e '96), per quanto riguarda il
grano, è stato superiore ai quantitativi prodotti.
5
Nei grafici di seguito riportati la produzione e l’import-export sono espressi in migliaia di tonnellate
(ton x 1000).
-200 0 200 400 600 800
1990
1992
1994
1996
1998
Import-Export
Import Export
Produzione
0
100
200
300
400
500
600
700
800
900
1000
1990 1992 1994 1996 1998
I consumi di cereali sono elevati a causa del maggiore apporto proteico di
origine vegetale: tali valori sono particolarmente alti nelle zone rurali,
dove si ha una minore disponibilità di proteine animali.
Il grano è sempre stato la coltura più importante dell'Albania. Nel 1990 la
superficie coltivata era 203.000 ha, di cui l'85% era collocato nelle
cooperative ed il restante 15% nelle aziende di Stato; attualmente la
superficie è diminuita a 141.000 ha (1998). Questo cereale è coltivato in
tutti i distretti del Paese, ma le rese e la produzione sono molto variabili
in base alle condizioni pedoclimatiche; nella pianura costiera la resa
media annuale è superiore a 4-5 ton/ha, invece nelle aree collinari e
montuose rese di 2-3 ton/ha possono essere raggiunte solo con l'impiego
di fertilizzanti. Le varietà presenti sono principalmente a culmo corto
(circa 100 cm) e il 50% della produzione appartiene a varietà precoci che
vengono raccolte a fine maggio nel sud e fino a metà giugno nel nord del
Paese.
Il mais è stato per un certo periodo di tempo la principale coltura
cerealicola. Nel 1970 la superficie si estendeva su 110.000 ha, nel 1998
su soli 57.000 ha; ciò è dovuto al fatto che inizialmente questo cereale
veniva utilizzato anche per l'alimentazione umana, oggi, invece, è usato
principalmente per alimentare gli animali. Utilizzando l'irrigazione le rese
medie sono di 6-7 ton/ha in pianura, invece nelle aree collinari e
montuose sono solo di 2-3 ton/ha. Il mais viene seminato ad aprile e
raccolto da metà settembre a metà ottobre, in base alla precocità degli
ibridi.
0
50
100
150
200
250
1
9
9
0
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9
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3
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I
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Consumo (kg/anno)
-10 0 10 20 30
1990
1992
1994
1996
1998
Import-Export
Import Export
2.2.2.2. Radici amidacee (Patate)
La produzione di patate è progressivamente aumentata nel corso del
periodo preso in considerazione, raggiungendo nel 1998 livelli quasi
doppi rispetto al 1990; di pari passo è aumentato anche l’import.
Gli incrementi di produzione e di importazione hanno comportato un
complessivo aumento del consumo, che, comunque, si mantiene ancora su
livelli più bassi rispetto al paese europeo di riferimento.
Le patate sono coltivate in tutto il Paese per una superficie totale di
11.400 ha (1998); le maggiori estensioni si trovano nei distretti di Korça,
Produzione
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20
40
60
80
100
120
140
160
1990 1992 1994 1996 1998
0
10
20
30
40
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1
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I
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i
a
1
9
9
8
Consumo (kg/anno)
Kukes e Diber. Rese medie di 10 ton/ha sono la norma, valori più elevati,
invece, possono essere raggiunti nell'altopiano di Korça dove, ricorrendo
all'irrigazione, si possono ottenere anche 30 ton/ha. Nella pianura costiera
troviamo le varietà precoci, un tempo anche esportate verso i paesi est
europei. Generalmente le patate vengono piantate in aprile e raccolte in
settembre; le varietà precoci, invece, sono piantate in gennaio o febbraio e
raccolte da maggio a giugno.
2.2.2.3. Colture da zucchero (Barbabietola)
La produzione di barbabietola da zucchero ha subito un notevole calo
dopo il 1990 (nel triennio ‘87-‘89 se ne
producevano in media 192.000 ton/anno). Ciò
è dovuto allo smantellamento dell’unico
zuccherificio del Paese, che era situato a
Maliq, nel distretto di Korça. I dati relativi
all'import e all'export non sono disponibili.
Per quanto riguarda i consumi pro capite
questi non possono essere determinati per il
prodotto non trasformato (vedi il paragrafo
successivo relativo alle sostanze dolcificanti).
La barbabietola era coltivata esclusivamente
nell'altopiano di Korça e, a partire dagli anni '80, in alcune zone del
distretto di Elbasan. Questa ha seguito la storia delle altre colture
industriali. Nel 1990 c'erano 6.000 ha di superficie coltivati che, nel 1998
erano diminuiti a 1.800 ha. L'uso di semi multiembrionali nonché
concimazioni e irrigazioni (4-5) possono dare rese medie che variano da
25 fino a 70-80 ton/ha.
2.2.2.4. Sostanze dolcificanti
La produzione di sostanze dolcificanti è costituita quasi esclusivamente
da zucchero, ma si producono anche ridottissime quantità di miele. Dopo
il 1990 si assiste ad un drastico calo di produzione, strettamente connesso
Produzione
0
20
40
60
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120
140
160
180
1990 1992 1994 1996 1998
alla scomparsa dell’industria di trasformazione e al conseguente
abbandono della coltura della barbabietola. Di contro è aumentato
l'import (zucchero ma anche altre sostanze dolcificanti non specificate);
questo era presente anche prima della transizione in quanto la produzione
interna non riusciva a soddisfare il fabbisogno della popolazione.
I consumi sono incrementati, superando in un anno (1994) anche i
quantitativi relativi al consumo pro capite nel nostro Paese.
0 50 100 150
1990
1992
1994
1996
1998
Import-Export
Import Export
0
10
20
30
40
1
9
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0
1
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2
1
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3
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Consumo (kg/anno)
Produzione
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18