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piacere che anche mia nonna ricordava il mago Zurlì! Supergulp invece è stata
una meravigliosa scoperta “a ritroso”, dopo aver letto decine di avventure di Alan
Ford e del gruppo TNT. Poi ho cominciato a rastrellare i miei personali e più
intimi ricordi di fanciullezza. La medaglia d’oro come miglior programma “di
sempre” per quanto riguarda il settore bambini/ragazzi per me (e per molti miei
coetanei) spetta sicuramente al Bim Bum Bam dell’ “era Bonolis”: avrò modo di
approfondire bene la sua storia nel migliore dei modi. E qui una precisazione è
d’obbligo: sia per quanto riguarda la mia amata trasmissione che per molti altri
argomenti di questo lavoro, molto è stato trovato attraverso la navigazione in
internet, ma non solo attraverso pagine interamente dedicate ad uno specifico
argomento, ma anche attraverso il nuovissimo modo di comunicare che prende il
nome di blog e dei forum a loro collegati. Nei miei ricordi di bambino si cela
inoltre il legame indissolubile con la bellissima voce di Cristina D’Avena,
indimenticabile interprete di centinaia di sigle. Accanto a questo non ho voluto
dimenticare pure lo sforzo della Rai di creare uno spazio per ragazzi nei suoi
palinsesti di quel periodo: ho quindi ricordato sia Big! che Solletico, anche se per
essere precisi hanno un degno predecessore nel programma Pista! con Maurizio
Nichetti e la Banda Osiris (peccato non aver trovato sufficiente materiale!).
Interessanti spunti sono venuti poi dall’originale Albero Azzurro e dal fantasioso
Melevisione. Ormai cresciuto, ho seguito questi favolosi programmi con gli occhi
dei bambini: una visione eccezionale! Durante la mia ricerca per questa tesi, in un
capitolo di un libro che avevo in bibliografia, mi è pure capitato di leggere di un
programma assai importante, ma del quale ignoravo totalmente l’esistenza, e non
mi so ancora oggi spiegare il motivo di questa grave mancanza: sto parlando di
Amici, una trasmissione targata Mediaset tra le prime ad usare il dibattito per
parlare degli e con gli adolescenti. E per finire questa prima tappa di questo lavoro
non poteva mancare il celeberrimo Non è la Rai, intrattenimento puro e prima
forza di appariscenza televisiva concessa a giovani e adolescenti più o meno belle
e talentuose. Ma il tempo non si ferma e siamo già nel terzo millennio. Cambia
molto nel panorama televisivo che si occupa dei ragazzi. Mediaset è orfana del
pluricelebrato Bim Bum Bam e cerca di rimediare in altri modi, mentre la Rai ne
inventa un’altra delle sue, la simpatica agenzia Trebisonda, contenitore adatto sia
ai bimbi che ai preadolescenti. Ma non finisce qui. La tv satellitare è ormai molto
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diffusa e quindi pure i suoi canali si adeguano, anzi fanno di meglio,
confezionando canali ad hoc per la programmazione per i ragazzi. Per fortuna
questo target di spettatori non resta davanti al televisore solo per vedere cartoni
animati, telefilm o per sentire storie: infatti i ragazzi vogliono fare, costruire,
parlare, farsi una cultura. Non dimentichiamoci di Mtv, diventato un “must” per
molti adolescenti, ovvero un “lo devi vedere, altrimenti sei out”, sei escluso. In
tutta questa baraonda simpatica c’è anche chi ha pensato a salvaguardare i
bambini e i ragazzi e ha deciso di darsi una regolata: per questo è nato il “Codice
di Autoregolamentazione Tv e Minori”, dove la parola da sottolineare mille volte
è “autoregolamentazione”, un buco legislativo colmato dalle stesse emittenti col
consenso dello Stato (peccato che talvolta non venga seguito come si dovrebbe!).
Per ultimo, ma non per importanza, ho incontrato nel mio vagare un’idea da
elogiare: il progetto “OraTv – la tv dai ragazzi”, per insegnare ai ragazzi come
costruire loro in prima persona, attivamente, una televisione che sentano propria.
Di questo voglio parlare: di ricordi del passato, di come sta andando ora e di
progetti per il futuro. Serve la memoria, serve conoscere il presente e serve
pensare al futuro. Tutto questo pensando non solo ai bambini e ai ragazzi di oggi,
ma anche a quelli di domani.
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Capitolo PRIMO
SCENDONO IN CAMPO
LE TV COMMERCIALI
1.1 Una spolveratina al passato
Ho già introdotto questa tesi di laurea con la
sottintesa intenzione di non fare né analisi di
programmi né di programmazione e ascolti, né
tantomeno fare una cronologia pedissequa della storia
della tv per ragazzi in Italia. Tuttavia mi sembra
perlomeno doveroso riassumere per sommi capi le tappe salienti di questo
percorso che è stato vissuto da diverse generazioni, dal 1954 in poi, fino agli anni
Settanta, visto e considerato che quello che voglio raccontare parte dagli anni
Ottanta. Cercherò di utilizzare il tono più discorsivo possibile, senza schemi o
elenchi, per cercare di rendere omaggio ad un pezzo di storia non vissuto da me in
prima persona - ma vissuto per esempio dai miei genitori e parenti - e che tanto
deve alla programmazione televisiva indirizzata al pubblico dei ragazzi di oggi.
Raccontare la storia della tv per ragazzi in Italia significa tracciare la storia stessa
della televisione, insito nel vissuto nelle generazioni nate a partire dagli anni
Cinquanta. La nascita di una tv per ragazzi, con i suoi giochi, le sue storie, i suoi
miti ed i suoi eroi coincide infatti con l'inizio ufficiale della programmazione
televisiva. Alle ore 17 del 3 gennaio 1954 inizia la tv dei ragazzi. Da quel giorno,
anche se in modi diversi, l'attenzione per il pubblico dei più giovani e la necessità
di realizzare una programmazione "speciale " per i giovanissimi è sempre stata un
impegno per la Rai ed un'attività importante delle tv commerciali fin dall'inizio
della loro presenza in Italia. Organizzare una televisione fatta apposta per un
pubblico adolescenziale, significa infatti non solo andare incontro ai loro gusti e
seguire le nuove tendenze, ma anche tener conto della loro sensibilità e dei loro
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bisogni, nel difficile compito di conciliare i "giusti" valori alle esigenze del
mercato e degli ascolti. In qualche modo, sia i primi programmi, esplicitamente
educativi, sia quelli successivi, in cui si abbandona la logica pedagogica, hanno
rappresentato quindi il veicolo principale di trasmissione e divulgazione dei
valori, dei miti, dei modelli di comportamento di un paese e delle sue evoluzioni.
La strettissima correlazione tra l'offerta dell'emittenza televisiva e la domanda
della società, ha infatti proiettato la realtà nell'immaginario giovanile, oltre che
collettivo, una realtà filtrata e interpretata attraverso la programmazione televisiva
ad un target dai 4 ai 18 anni. Si può individuare una primissima fase di creazione
di trasmissioni televisive ad hoc per i ragazzi (ma non solo) nel periodo di
monopolio Rai dal 1954 al 1975: in questi anni la programmazione televisiva,
generalmente parlando, risponde alle esigenze di un paese proiettato in avanti e di
una società in via di unificazione e modernizzazione. Le finalità "educative" e
"formative" dell'azienda si concretizzano in una serie di programmi articolati per
fasce d'età e per sesso, in stretta correlazione con la logica pedagogica degli anni
'50 e '60, rimasta sostanzialmente immutata fino al 1975, basata sulla tradizionale
divisione dei ruoli maschio/femmina e delle diverse fasi evolutive
dell'apprendimento. Documentari, cortometraggi, telefilm, giochi, nascono
secondo un criterio ben preciso, quello di "educare divertendo", ed emerge con
chiarezza che le trasmissioni didattiche ed i programmi di informazione superano
di gran lunga quelli ricreativi. Alla fine degli anni '60, a seguito del profondo
mutamento di valori legato alla contestazione, il ruolo pedagogico della
televisione comincia ad apparire inadeguato. La programmazione televisiva di
quegli anni, che si orientava verso "l'evasione per tutti", finì col rifletterne i
momenti più difficili, diventando per molti aspetti lo specchio di una società in
piena crisi. Ci fu poi una fase successiva, fino al 1981, nella quale furono
accantonati i criteri pedagogici e didattici che avevano caratterizzato gli anni
precedenti. La necessità di adeguare l'offerta alla domanda, a seguito della crisi
dei modelli di comportamento e di socializzazione fino ad allora comunemente
condivisi, definì un nuovo orientamento nella costruzione dei palinsesti. In questo
contesto la televisione pubblica, come del resto tutte le altre agenzie di
socializzazione, dovette rimettersi in discussione. quando la Rai negli anni '70 si
articolò in due reti, il profilo delle trasmissioni cambiò profondamente. Si
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rinunciò alla logica educativa, a favore del divertimento. La Prima Rete
abbandonò la tv dei ragazzi e si orientò verso i “family program”, riconducibili ad
un'audience più ampia. A Raidue fu affidato il compito di proseguire le
trasmissioni dedicate ad un target specifico di bambini/ragazzi, differenziando
quelle rivolte ai bambini in età prescolare e quelle per i più grandi. Sulle scelte
produttive della Rai incide dagli inizi degli anni '80 profondamente anche
l'avvento dei network commerciali. Con l'effettivo ampliarsi delle strategie dalla
fine degli anni '70, le tv private propongono in modo massiccio i cartoni animati
giapponesi e i telefilm americani. Questi programmi riscuotono subito un grande
successo di pubblico e forse contribuiscono, nel corso degli anni, alla crisi della
produzione italiana per i ragazzi. La televisione pubblica si pone dunque il
problema della concorrenza, fino a questo momento inesistente, che determinerà
un mondo televisivo caratterizzato dalla competitività. Nei cinque anni successivi
domina l'offerta multirete che, insieme all'uso libero del telecomando e alla
possibilità quindi di fare zapping, dà allo spettatore la possibilità di costruire da sé
il proprio palinsesto personale. Gli anni '80 si caratterizzano per la rapidità
dell'innovazione e la capacità, manifestata da ogni rete, di adeguarsi di volta in
volta alle numerose e diversificate esigenze del pubblico. Le televisioni private,
differenziandosi necessariamente dalla Rai, occupano la fascia pomeridiana,
inventando una nuova tv per ragazzi, rivolta ai più piccoli. Le reti pubbliche, a
loro volta, consolidano l'esperienza dei programmi contenitori per ragazzi e
proponendo telefilm, qualche cartone animato, musica, varietà. Nel corso degli
anni, tuttavia, l'interesse della Rai per i ragazzi si trasforma ed il ruolo
dell'intrattenimento per bambini delle tv private è in costante crescita. In questi
ultimi anni la programmazione per ragazzi sia delle televisione private sia della
Rai ha sempre più frequenti punti in comune: i cartoni animati ed i telefilm di
successo si trasferiscono spesso da una rete all'altra. Inoltre nascono le reti via
satellite, il fenomeno Mtv, ed inizia l'era dell'interattività della televisione con
internet.
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Rielaborazione da “La tv dei ragazzi – Storie, miti, eroi” di Marina D’Amato, pagine 25-28
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1.1.1 Chi sa chi lo sa?: la cultura per ragazzi
Squillino le trombe, entrino le squadre!
Con questa frase iniziava dagli studi di Corso
Sempione di Milano Chissà chi lo sa, ovvero
la trasmissione che forse è rimasta
maggiormente impressa nella mente dei
ragazzi e degli adolescenti vissuti negli anni
'60 e '70. Ogni sabato, alle 17:45, tutti i
ragazzi dell'epoca si sedevamo davanti al televisore di casa (chi poteva
permetterselo) e cominciavano a tifare per i loro coetanei che avevano la fortuna
di far parte delle scuole prescelte a partecipare alla trasmissione. Compariva sugli
schermi il presentatore Febo Conti: si affacciava nelle nostre case con il suo volto
sorridente e presentava le due squadre che di lì a poco si sarebbero incontrate. In
mano aveva sempre una cartella con un grosso punto interrogativo: era il simbolo
delle domande che avrebbero dato inizio alla sfida fra i due gruppi di ragazzi.
L'ideatore di questa trasmissione fu Cino Tortorella che per l'occasione aveva
smesso i panni sgargianti del Mago Zurlì dello Zecchino d'Oro. Le squadre
sfidanti erano composte ognuna da sette ragazzi provenienti dalla stessa scuola: la
competizione si svolgeva sulla base di domande di cultura generale e di enigmi e
giochi vari. Una delle caratteristiche particolari di questa trasmissione era il
montepremi che, visto con gli occhi di oggi, fa sicuramente sorridere: il premio
finale era composto da un consistente numero di libri che andavano alla biblioteca
della scuola vincente. Durante il periodo di Chissà chi lo sa era attivo per la Rai
l'Indice di Gradimento: è pur vero che non esistevano alternative ma è doveroso
ricordare che questa trasmissione raggiunse il valore elevatissimo di 84,7 come
gradimento generale. Questo enorme successo comportò un numero di richieste di
partecipazione da parte delle scuole italiane che superò in alcuni anni il tetto delle
20000 domande. Chissà chi lo sa diventò anche una importantissima passerella
per gli uomini di spettacolo e di cultura di allora: fra i tantissimi ospiti ricordiamo
Gianni Morandi, Rita Pavone, Mina e il premio Nobel per la letteratura Salvatore
Quasimodo. La sigla finale variava di anno in anno: fra le canzoni che si
susseguirono nel corso delle varie edizioni ci furono "Un falco nel cielo" cantata
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dagli Osage Tribe (gruppo fondato da Franco Battiato), "Aliante" eseguita dalle
Orme e "Yummi yummi yummi" cantata da Jimmy Fontana. Definire questa
trasmissione una pietra miliare nella storia della televisione italiana e della tv dei
ragazzi non è sicuramente un'esagerazione, e l'importanza di questa trasmissione è
racchiusa nella seguente frase di Walter Veltroni: "Noi che abbiamo visto quei
ragazzi giocare siamo, in fondo, l'unica testimonianza che c'è stato davvero, un
giorno per tanti anni, un meraviglioso programma per milioni di ragazzi del
sabato pomeriggio."
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. Chissà chi lo sa è stata una delle trasmissioni più longeve
della Rai avendo avuto ben tredici edizioni: la prima puntata andò in onda il 19
luglio 1961 mentre l'ultima fu trasmessa nella tarda primavera del 1972. Anche
per questa trasmissione facente parte della gloriosa tv dei ragazzi bisogna far
notare purtroppo che negli archivi della Rai non è presente nessuna registrazione.
I nostri indelebili ricordi restano quindi i soli testimoni di questa fantastica
trasmissione. Bisogna ricordare e sottolineare l'impegno sociale di Febo Conti
(fondatore fra l'altro anche del parco giochi di Gardaland) che con le sue
innumerevoli iniziative nel campo della filantropia e degli spettacoli di
beneficenza negli ospedali e presso i diseredati in genere, si discosta sicuramente
da tanti odierni uomini di spettacolo interessati solo al culto della propria
personalità e alla frequentazione dei salotti buoni.
1.1.2 Lo Zecchino d’oro: i bambini sanno anche cantare
Lo Zecchino d'Oro è una rassegna canora internazionale di
musica per bambini dalla quale è stato tratto un omonimo
programma televisivo. È considerato un evento che pian
piano è divenuto fatto di costume e patrimonio culturale
delle generazioni nate a partire dagli anni Sessanta.
L'intuizione e l'idea di uno spettacolo per bambini che
promuovesse musica a loro dedicata, fu di Cino Tortorella
nel 1959. Il progetto fu sviluppato in occasione del "Salone del Bambino", in
quell'anno tenutosi a Milano. Tortorella, che già interpretava il ruolo del Mago
Zurlì nel programma "Zurlì, il mago del giovedì", strutturò la prima edizione
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Frase tratta dall’Enciclopedia della Televisione a cura di Aldo Grasso, Garzanti
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come successione di momenti rievocativi (con qualche libera interpretazione)
della favola di Pinocchio, sino al momento in cui in scena si faceva rivivere la
nascita dell'albero degli zecchini d'oro, da cui il nome. La rassegna doveva
favorire la creazione di canzoni per bambini, cioè stimolare l'impegno dei
compositori a realizzare opere destinate al mondo dell'infanzia. I ben notevoli
risvolti economici della manifestazione sono ovviamente stornati verso finalità di
solidarietà. Ci sono alcune tappe fondamentali del programma che vanno
ricordate:
ξ Nel 1961 la rassegna fu portata all'Antoniano di Bologna, che da allora in
poi si legò inscindibilmente ad essa, e tuttora la organizza e produce. Lo
stesso anno, le canzoni presentate alla rassegna iniziarono ad essere
rilasciate su disco (allora in vinile, 45 giri).
ξ Nel 1963 la manifestazione si spostò dal cinema dell'Antoniano al neonato
studio televisivo; contemporaneamente nacque il "Piccolo coro
dell'Antoniano", ideato, coordinato e diretto da Mariele Ventre, che dai 5
bambini degli esordi ne conta ora una sessantina.
ξ Nel 1966 furono inviate al concorso ben 527 canzoni. I piccoli cantanti, il
coro ed i frati, insieme a tutti i collaboratori, vennero ricevuti in udienza
speciale da Papa Paolo VI.
ξ Nel 1969 per la prima volta, la rassegna fu trasmessa in Eurovisione.
ξ Nel 1973 la Rai ridusse la trasmissione televisiva della manifestazione alla
sola giornata finale (trasmettendo però via radio le giornate precedenti).
Nello stesso anno, Tortorella abbandonò il costume di scena del Mago
Zurlì e per la prima volta i bambini iniziarono a cantare su basi musicali
preregistrate (non più dunque eseguite in diretta).
ξ Nel 1976, la rassegna divenne internazionale.
ξ Nel 1977, lo Zecchino d'Oro viene trasmesso a colori.
ξ Il 16 dicembre 1995, pochi giorni dopo la conclusione del 38° Zecchino
d'Oro, muore Mariele Ventre, a causa di una grave malattia. La sua
scomparsa fu percepita con diffusissima partecipazione generale. Ora a
dirigere il Coro dell’Antoniano c’è Sabrina Simoni.