Introduzione
La Turchia di oggi è frutto di un lungo percorso di sviluppo, che dagli anni della
proclamazione della Repubblica (1923) ha visto innumerevoli evoluzioni e mutamenti.
Un processo assai complesso e con molteplici dolorose questioni lasciate aperte, che per
essere risolte avranno bisogno di un impegno profondo e a lungo termine, con inevitabili
ripercussioni sulla società turca nel suo insieme e sulla sua identità. La questione
identitaria è di fondamentale importanza quando si dibatte di adesione della Turchia
all’Unione Europea: proprio in questi anni l’Unione sta affrontando una “crisi d’identità”
che è direttamente connessa a quello che sarà il suo prossimo futuro, dal punto di vista
non solo territoriale ed istituzionale. E’ in atto in Europa uno sforzo per creare un insieme
di paradigmi riconoscibili che possano dettare nuove linee guida condivise, e tale
processo è legato al cambiamento che sta avvenendo in Turchia, paese candidato
all’adesione che negli ultimi anni ha affrontato una serie di riforme per venire incontro
alle richieste di democratizzazione poste dall’UE. Il problema di “identità”, termine
entrato anche nel lessico politologico turco, interessa il discorso legato alle minoranze,
alla cittadinanza, ai diritti umani e all’integrazione, dal lato turco, e alle radici culturali,
religiose e al multiculturalismo dal lato europeo. Quanto questo sforzo parallelo di
ridefinizione identitaria è destinato a durare e come si risolverà è ancora in dubbio, ma
certamente porterà ad un mutamento profondo di entrambe le parti in gioco.
La questione della protezione dei diritti umani nella Repubblica di Turchia appare
oggi come una tematica assai datata. Eppure, l’attenzione della comunità internazionale
su questo tema crebbe considerevolmente solo a partire dagli anni Ottanta del secolo
scorso. Il tortuoso percorso di avvicinamento della Turchia alla Comunità Europea era già
iniziato da diversi anni, ma solo nel 1987 venne presentata la richiesta formale di una
piena membership nella CE. Da allora, grazie alle importanti riforme promosse, per lo
più stimolate dalle richieste dell’UE, gli standard turchi hanno avvicinato quelli dei paesi
membri. Tuttavia, è importante notare come il periodo storico in questione (soprattutto
dagli anni Ottanta in poi) ha visto il passaggio della Comunità da organismo prettamente
di tipo economico a istituzione con competenze e funzioni di tipo politico. Pertanto, il
momento in cui la Commissione e gli altri organi europei si sono trovati a discutere
seriamente di un accesso della Turchia come membro effettivo, era lo stesso periodo in
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cui l’Unione stava rimodellando se stessa: tale evoluzione non è ancora giunta a termine.
Ciò ebbe delle dirette implicazioni nei rapporti turco-europei: le pretese sempre più alte
di Bruxelles servivano e servono anche a dare un’anima (e, come detto, una nuova
identità) all’Europa stessa. E’ stato naturale che questo approccio venisse “messo alla
prova” nel momento dell’allargamento dell’Unione. L’UE non poteva accettare tutti: ma
chi andava escluso e su che basi? A questa domanda non bastava più una risposta
economica, ovvero “chi non possiede un mercato in grado di integrarsi con quello
europeo”. Vennero pertanto messi a punto dei nuovi canoni di giudizio, che la neonata
Unione Europea avrebbe messo in pratica nell’imminente e programmato allargamento
ad Est; criteri che comprendessero le nuove esigenze e il nuovo spirito che voleva
assumere l’UE. Nel 1993 nacquero quindi i cosiddetti Criteri di Copenhagen, tre punti
fondamentali che i paesi candidati avrebbero dovuto soddisfare per aspirare alla completa
adesione: la capacità di accogliere le regole definite dall’acquis communitaire, l’esistenza
di una funzionante economia di mercato, la garanzia di istituzioni stabili e capaci di
mantenere un sistema democratico, il ruolo della legge, i diritti umani e la protezione e il
rispetto delle minoranze.
Oltre che una pretesa, si tratta di una dichiarazione di intenti. Definisce ciò che
l’Europa si propone di essere, ovvero uno spazio geografico in cui tali criteri siano
rispettati da tutti. Ma la creazione di questi principi, seppur importante, non è sufficiente
per una ridefinizione completa. E’ necessario uno sforzo ulteriore, che metta chiarezza
riguardo alla determinazione di quello che l’UE vuole per se stessa e il suo futuro. Le
polemiche nate negli ultimi anni, a seguito del tentativo di scrivere una Costituzione per
l’Europa unita, fanno capire quanto quest’impegno sia difficile, e quanto sia complesso
individuare degli elementi condivisi. L’Europa deve essere concepita secondo criteri
geografici, religiosi e culturali? O l’idea di Europa deve saper prescindere da
identificazioni territoriali per ritrovare il proprio carattere nei principi dei quale vuole
essere portatrice? E’ evidente che tali quesiti si riflettono profondamente sulla condizione
della Repubblica turca e il suo percorso di integrazione europea. E, di riflesso, sul suo
cammino politico verso la formazione di un regime in cui la tutela dei diritti umani
diventi un problema finalmente superato.
In questo testo, verranno analizzate le politiche sui diritti umani promosse dalla
Turchia in questi anni, e l’evoluzione delle stesse negli ultimi tempi, nell’ambito del
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cambiamento messo in atto per raggiungere l’accesso all’UE. Si tenterà di risalire alle
motivazioni che hanno condizionato l’atteggiamento dei diversi governi su questo annoso
problema, nella consapevolezza che le difficoltà affrontate sono state spesso il risultato
del condizionamento di quelli che si possono definire come i pilastri ideologici alla base
della formazione della Repubblica.
Nel primo capitolo, verranno esaminati i principi fondamentali che rappresentano
il cuore costituzionale della Turchia di oggi, risalendo agli anni in cui essi vennero
formati, ovvero al periodo di formazione dello Stato repubblicano. Il fatto che oggi la
Nazione e la Costituzione turca mantengano ancora un legame indissolubile con questo
insieme di principi, ci spinge ad osservare da vicino il periodo storico in oggetto e i
motivi principali che hanno spinto verso la loro creazione. Inoltre, si tenterà di dare una
spiegazione sul tipo di interpretazione che si è voluto dar loro, cercando di considerare il
modello di Stato che avevano in mente i fondatori della moderna Turchia.
Queste osservazioni, permetteranno di comprendere meglio lo sviluppo della
Nazione ai suoi albori, e i motivi che hanno spinto a conservare, nella forma di Stato
attuale, diversi elementi ideati e sviluppati negli anni Venti del Novecento.
Successivamente, partendo da quanto detto, si centrerà l’attenzione sull’evoluzione
storica della forma repubblicana, evidenziandone i diversi passaggi cruciali e il modo in
cui l’istituzione dei Militari ha saputo influire nel modellare la storia politica turca degli
ultimi decenni.
Il secondo capitolo affronta il tema centrale dell’elaborato, ovvero la questione
della protezione dei diritti umani in Turchia e l’evoluzione che essa ha avuto fino al
giorno d’oggi. Per una migliore esplicazione, inizialmente si guarderà al modo in cui la
Nazione turca si è saputa inserire nel regime internazionale di protezione dei diritti, e in
quali casi si sia sottratta ad esso. Una volta introdotto questo tema, si passerà all’analisi
dettagliata dei diritti che più si inseriscono nell’ambito del discorso intrapreso nel
capitolo precedente, ovvero quelli che, per la loro stretta connessione con l’ideologia
nazionale, paiono di più difficile risoluzione. Si procederà dunque allo studio della libertà
di stampa e di libera espressione prima, e alla protezione delle minoranze poi,
selezionando gli avvenimenti e le modifiche legislative più rilevanti nell’ambito
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dell’evoluzione del regime democratico turco. In questo modo, si tenterà di fornire una
panoramica complessiva sulla problematica, ponendo l’accento sull’attitudine generale
della Turchia, impegnata a riformare il proprio sistema ma costretta ad incontrare una
serie di importanti ostacoli che la condizionano nel suo processo di cambiamento. Infine,
verranno spese alcune parole conclusive in cui sarà brevemente analizzato il ruolo di
alcune importanti istituzioni, interne ed esterne al Paese, valutando il modo in cui esse
stanno modificando il cammino di riforme turco.
Nel terzo capitolo, infine, si amplierà il discorso alle prospettive di ingresso turco
nell’Unione Europea, considerando in che modo un allargamento alla Turchia possa dare
un impulso nella creazione di una nuova identità per l’UE. Innanzitutto sarà ricostruito in
breve il percorso a tappe di avvicinamento turco alla Comunità Europea, dal momento
della prima richiesta di partnership ad oggi, quindi ci si inoltrerà nell’argomento centrale
del capitolo, riguardo cioè ai possibili modelli identitari che l’UE potrebbe assumere
successivamente all’allargamento, in base alla decisione se voler ammettere o meno la
Turchia. L’ipotesi sostenuta, è che uno Stato turco fondato su democrazia e diritti umani,
se accolto in Europa, contribuirebbe alla formazione di una “rights-based Union”, fondata
su criteri inclusivi di tipo politico piuttosto che esclusivi di tipo culturale e religioso.
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