LA TUTELA DEI BENI CULTURALI ECCLESIASTICI NELL'ORDINAMENTO ITALIANO VIGENTE
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Solo recentemente, inoltre, si vanno approfondendo le analisi
sulle opportunità di sviluppo economico offerte dai beni culturali
2
.
Comunque, se l’Italia, nonostante tutto, detiene il primato
mondiale nella rilevanza del patrimonio storico-artistico, la Chiesa
Cattolica Italiana detiene il primato nazionale, tra le organizzazioni
private, nello stesso ambito di riferimento.
Il patrimonio culturale della Chiesa Cattolica Italiana può anzi
compararsi per importanza a quello di proprietà pubblica.
Vittorio Emiliani, a questo proposito, è d’accordo nello
stimare il patrimonio di beni storici e artistici racchiuso negli edifici di
culto, come una componente addirittura dell’ordine del 70-90%
dell’intero patrimonio nazionale
3
.
2
In tal senso ha lavorato la Commissione «Cultura, Scienza e Istruzione»
della Camera dei Deputati, nel corso di una «Indagine conoscitiva sui beni
culturali» terminata nel 1992.
Nel Documento Conclusivo redatto dalla Commissione si legge che «il
bene culturale, oltre alla naturale funzione di crescita civile e culturale, sia
individuale che collettiva, tramite la ricerca, lo studio, la fruizione, può essere,
anche al di là del mercato dell’arte, un bene economico, ha un mercato, è
suscettibile di investimenti produttivi, crea occasioni di occupazione e di
sviluppo, è correlato sempre più ad un settore trainante e strategico dell’economia
quale il terziario avanzato» (pag. 413).
3
Cfr. V. Emiliani, Se crollano le torri, Milano, Rizzoli, 1990; Cap. VIII,
Il patrimonio religioso - « a rischio » chiese e conventi, pag. 127.
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Non appare dunque marginale dare un contributo, pur limitato,
allo studio della configurazione della tutela dei beni culturali
ecclesiastici nell’ordinamento giuridico vigente in Italia.
Giova inoltre segnalare che trattasi, questa, di materia in piena
evoluzione legislativa, stante l’importante novità rappresentata
dall’approvazione della recente legge 8 ottobre 1997.
Legge, quest’ultima, che segue di appena un anno un’altra
fondamentale tappa legislativa: quella rappresentata dall’Esecuzione
dell’Intesa fra il Ministro per i beni culturali e ambientali, per la
Repubblica Italiana, ed il Presidente della Conferenza Episcopale
Italiana, per la Santa Sede, relativa alla tutela dei beni culturali di
interesse religioso appartenenti ad enti ed istituzioni ecclesiastiche.
Sembra evidente dunque la necessità di ricorrere ad un
rigoroso piano espositivo per evitare il più possibile indesiderate
sovrapposizioni tra diritto vigente e diritto innovato.
Inoltre non si può non accennare preliminarmente
all’importanza rivestita dal patrimonio artistico nell’espressione della
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fede cristiana, così come rimarcato, in primis, dal S. P. Giovanni
Paolo II
4
:
Questo incontro mi offre la gradita opportunità di ribadire l’importanza
dei beni culturali nell’espressione e nell’inculturazione della fede e nel dialogo
della Chiesa con l’umanità
5
.
Nel mio ministro di Vescovo di Roma ho sempre mantenuto un rapporto
aperto e fiducioso col mondo della cultura e dell’arte, cercando di avvicinarlo
anche nelle visite pastorali alle Chiese sparse nel mondo.
Cultura ed arte si richiamano e si svelano reciprocamente. Non si dà un
momento storico ricco di cultura che non fiorisca in produzione artistica, così
come non si dà un periodo artisticamente fecondo che non postuli una globale
ricchezza culturale.
4
Il discorso che segue è stato pronunciato il 12 ottobre 1995 di fronte ai
componenti della Prima Assemblea Plenaria della Pontificia Commissione per i
Beni culturali della Chiesa; cfr. C.E.I. - Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici,
L’importanza del patrimonio artistico nell’espressione della fede e nel dialogo
con l’umanità, Roma, 1997; § 2, Importanza dei temi culturali nella vita della
Chiesa.
5
L’incontro è con i componenti della Pontificia Commissione per i Beni
culturali della Chiesa, svoltosi in data 12 ottobre 1995.
LA TUTELA DEI BENI CULTURALI ECCLESIASTICI NELL'ORDINAMENTO ITALIANO VIGENTE
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Ma anche tra religione ed arte, tra religione e cultura corre un rapporto
molto stretto.
Innumerevoli sono le opere di pensiero ed i capolavori artistici che
traggono ispirazione dai valori religiosi. Ed è a tutti noto l’apporto che al senso
religioso arrecano le realizzazioni artistiche e culturali, che la fede delle
generazioni cristiane è venuta accumulando nel corso dei secoli.
E’ dunque lo stesso Sommo Pontefice che, con parole nitide e
inequivocabili, ribadisce lo stretto legame intercorrente tra arte e
religione cristiana. Un legame che ha lasciato segni eccellenti in tutto
il mondo e soprattutto in Italia.
Di questo si parlerà nel primo Capitolo. In particolare sarà
prima esposto il pensiero di due Padri della Chiesa: Sant’Agostino e
San Tommaso; successivamente verrà invece esaminato il pensiero di
tre figure contemporanee: il Sommo Pontefice Pio XII, il teologo
cattolico Hans Urs Von Balthasar e il Sommo Pontefice Giovanni
Paolo II.
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A conclusione del Capitolo si passeranno in rassegna i
principali elementi di diversità col pensiero protestante.
Questo primo Capitolo intende essere “propedeutico” rispetto
al resto del lavoro, che a partire dal Capitolo secondo entrerà in una
dimensione storico-giuridica, introdotta da un ampio profilo storico.
Da un punto di vista metodologico, si è preferito dedicare un
capitolo, il secondo, all’analisi della tutela giuridica dei beni culturali
rilevati nella loro generalità, ovvero a prescindere da particolari
categorie della proprietà dei medesimi.
Nel terzo e conclusivo Capitolo si entrerà invece nell’analisi
della questione centrale del presente lavoro: la tutela giuridica dei beni
culturali ecclesiastici, secondo le norme vigenti dell’Ordinamento
italiano. Si vedrà allora come prevalga e anzi sia dilagante, il
fenomeno della “concordatarizzazione” della materia, tra le varie
confessioni religiose riconosciute in Italia e lo stesso Stato italiano.
Naturalmente un maggior spazio sarà dedicato alle esigenze di
tutela dei beni culturali della Chiesa Cattolica, stante come detto sopra
l’enorme rilevanza di tale patrimonio.
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CAPITOLO 1
ARTE E RELIGIONE
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CAPITOLO 1
ARTE E RELIGIONE
1.1. Premessa.
Lo scopo di questo capitolo è quello di dare radici profonde al
presente lavoro.
Potrebbe infatti apparire riduttivo, l’argomentare sulla tutela
dei beni culturali ecclesiastici, senza prima aver compreso fino in
fondo e con la dovuta analiticità il perchè esiste un problema storico
di tutela dei beni culturali ecclesiastici.
In sostanza, se il concetto di bellezza e quello di arte, che ne è
intimamente collegato, non avessero trovato nel Cattolicesimo
italiano, un adeguato riconoscimento, allora il primato storico della
Chiesa, nell’ambito del patrimonio artistico, non sarebbe venuto a
costituirsi.
LA TUTELA DEI BENI CULTURALI ECCLESIASTICI NELL'ORDINAMENTO ITALIANO VIGENTE
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D’altra parte non si crea una mentalità favorevole all’attività
artistica, dal nulla.
Tale mentalità, per nascere e svilupparsi, ha avuto bisogno di
una rigorosa elaborazione dottrinale di riferimento. Quest’ultima si è
andata delineando attraverso i secoli grazie all’opera di insigni teologi
e filosofi cristiani. Dell’attività di alcuni pensatori cristiani, si è
ritenuto necessario di dare puntuale resoconto nei paragrafi che
seguono.
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1.2. S. Agostino d’Ippona (354-430): «Amiamo forse ciò
che non è bello?»
6
.
Nelle sue numerose opere, S. Agostino non ha trascurato di
soffermarsi più volte intorno al concetto di bellezza.
«Che cosa è il bello, che cosa è la bellezza?», si chiede S.
Agostino nelle Confessioni, e prosegue: «Che cosa è che ci attrae e ci
concilia con le cose che amiamo? Se non ci fosse in esse armonia e
bellezza, non ne saremmo attratti»
7
.
Dunque il bello è all’origine dell’interesse per una cosa che si
ama.
Il legame tra bellezza, arte e religiosità si manifesta in un altro
passaggio delle Confessioni: «Tutte quelle cose belle, che dalla mente
6
Cfr. S. Agostino d’Ippona, Le confessioni, Torino, Paoline, 1995; Libro
IV, Cap. XIII, pag. 138; traduzione di Aldo Landi.
7
Cfr. S. Agostino, op. cit., pag. 138.
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passano nelle mani dell’artista, provengono da quella Bellezza che
sovrasta l’anima, e a cui la mia anima sospira giorno e notte»
8
.
Per S. Agostino quindi una sublime arte deriva da una sublime
ispirazione o illuminazione, di carattere soprannaturale e precisamente
divina.
Dio è infatti l’essere sommo, detentore della perfezione e tanto
più l’anima umana si avvicina a tale perfezione, tanto più essa prende
coscienza delle proprie magnifiche potenzialità.
Carlo Greca, nella sua analisi del pensiero di S. Agostino,
rileva che «per mezzo della illuminazione divina l’anima diviene quasi
trasparente a sé stessa e quindi essa scopre il suo essere, lo conosce e
lo ama»
9
.
8
Cfr. S. Agostino, op. cit., Libro X, Cap. XXXIV, pag. 373.
Data l’importanza del passaggio citato, se ne propone una traduzione
alternativa: «Tutte codeste cose belle che passano dalla mente dell’artista alle sue
mani abili sono una emanazione di quella bellezza che è al di sopra di ogni
intelligenza; e ad essa giorno e notte anela la mia anima»; cfr. S. Agostino
d’Ippona, Le confessioni, Milano, Rizzoli, 1991; Libro X, Cap. XXXIV, pag. 295;
traduzione di Carlo Vitali.
9
Cfr. C. Greca, Storia della filosofia, Firenze, 1956; Parte II, Il
Cristianesimo, Cap. IV, § 2, pag. 116.
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Ed ancora, in tal senso, l’arte diviene addirittura un mezzo per
ribadire l’esistenza di Dio, allorché essa produce capolavori non
concepibili per una mente umana non illuminata.
Per S. Agostino, infatti (rifacendoci ancora a C. Greca), «non
possiamo conoscere direttamente Dio, ma il fatto stesso che l’anima
sente continuamente qualcosa che è ad essa superiore è la miglior
prova dell’esistenza di Dio»
10
.
10
Cfr. C. Greca, op. cit., pag. 116.
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16
1.3. San Tommaso d’Aquino (1225-1274): peculiarità della
creazione artistica.
San Tommaso ha prodotto cinque argomentazioni a sostegno
della tesi dell’esistenza di Dio, secondo un comune principio di
causalità.
In una di queste argomentazioni S. Tommaso afferma che le
cose hanno in se della perfezione, quali in grado minore quali in grado
maggiore. Vi deve essere allora ciò che è la causa della perfezione
delle cose, ovvero Dio, che è la causa perfettissima di tutte le cose
11
.
Nell’ambito del concetto di perfezione, la bellezza dell’arte
appare subito intimamente collegata.
Non è un caso che S. Tommaso, a proposito del problema
della comprensione della Creazione Divina, affermi che Dio ha
cognizione delle cose in modo diverso dall’uomo: l’uomo conosce le
cose dopo che esistono, Dio invece, in quanto è causa delle cose
11
In questi termini, si pone l’analisi di Carlo Greca, in op. cit., Parte II,
Cap. V, Il periodo della Scolastica, § 8, pag. 138.
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stesse, ha una cognizione di esse simile a quella che ha l’artista dei
prodotti della sua arte.
Ovvero Dio crea le cose dal nulla e non da una materia
preesistente; Egli è intelligenza pura ed ha in sé le idee di tutte le cose
che saranno poi create.
Nella definizione di bellezza tracciata da S. Tommaso: «quod
visum placet»
12
, si può scorgere una maggiore apertura, rispetto ai
secoli precedenti, verso un concetto classico di arte, nell’ambito del
quale la visione sia rivalutata rispetto alla espressione (intesa come
contributo extra-estetico dell’artista) , che pure rimane importante.
Seguendo questa linea di pensiero, Claudio Bellinati,
Presidente della Commissione Diocesana per l’Arte Sacra e i Beni
Culturali Ecclesiastici di Padova, chiarisce che «lo studio dell’arte si
12
«Ciò, che veduto, piace», secondo l’adattamento, nella forma al
singolare, e la traduzione di Claudio Bellinati, in Beni culturali ecclesiastici,
Padova, 1994, pag. 15.
L’espressione originale di S. Tommaso è la seguente: «pulchra dicuntur
quae visa placent» (Somma Teologica, Parte I, questione quinta, articolo quarto);
Battista Mondin propone, nella sua monumentale opera su S. Tommaso, una
traduzione più letterale di quella di C. Bellinati: «belle sono dette quelle cose che
viste destano piacere»; cfr. B. Mondin, Dizionario enciclopedico del pensiero di
San Tommaso d’Aquino, Bologna, ESD, 1991, voce Bellezza/Bello, pag. 88.
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palesa come un incontro con la bellezza autentica, riflesso della
infinita Bellezza di Dio. Poichè in Dio coesistono essenzialmente
Essere, Bontà, Verità e Bellezza, è naturale che tra i praeambula fidei
abbia un posto anche l’arte; la molteplicità dell’arte racchiusa nella
molteplicità dei Beni Culturali Ecclesiastici»
13
.
Un’altra chiave di lettura, non distante dalle precedenti, è
quella proposta da Battista Mondin, in un’opera tutta dedicata al
pensiero di S. Tommaso. Il Mondin spiega che, per l’Aquinate, «la
bellezza è una proprietà trascendentale dell’essere, distinta dalla verità
e dalla bontà; [...] ha come sorgente ultima e universale Dio, il quale
però la elargisce anche alle sue creature, e compie questo in due modi:
facendole belle e donando ad alcune di esse il potere di produrre cose
belle»
14
.
13
Cfr. C. Bellinati, in Beni culturali ecclesiastici - Significato,
promozione, valorizzazione, Padova, 1994; in particolare si veda la Parte I,
Liturgia, Teologia e Bibbia - La categoria della Bellezza, alla pag. 16; questa
prima Parte è opera del Bellinati, mentre le rimanenti tre Parti sono di Giancarlo
Menis, Alberto Piazzi e Franco Posocco. Claudio Bellinati è peraltro accreditato
quale curatore dell’intera opera citata.
14
Cfr. B. Mondin, op. cit., pag. 89.