INTRODUZIONE
Le riforme economiche promosse da Deng Xiaoping, alla fine degli anni ’70,
hanno consentito la liberazione di quelle forze produttive che per lungo tempo sono
state imbrigliate dalla politica di Mao Tse-tung. Grazie ad esse è stato avviato un
processo di industrializzazione in Cina che ha consentito di raggiungere elevati
livelli di crescita economica grazie ai quali centinaia di milioni di persone sono
riuscite a migliorare il proprio tenore di vita. In poche decenni sono state costruite
gigantesche opere che hanno consentito di fornire alla quasi totalità della
popolazione servizi quali l’acqua corrente, l’energia elettrica ed il riscaldamento
precedentemente riservati ad una percentuale minima di abitanti del paese.
Tali risultati sono stati ottenuti mediante lo sfruttamento intensivo delle risorse
naturali ed hanno comportato un enorme aumento dei prodotti di scarto dei processi
industriali, che hanno determinato uno stress ambientale senza precedenti nella storia
della Cina. Le conseguenze ambientali di questa politica si sono concretizzate in un
aumento dei rischi per la salute, dell’esposizione ai disastri ambientali, dei disagi
connessi a mutamenti climatici e delle migrazioni di massa, che contribuiscono ad
evidenziare le implicazioni sociali ed i rischi ad essa connessi. Inoltre, la maggiore
libertà di informazione ha reso possibile la diffusione delle notizie riguardanti le
conseguenze dell’inquinamento ad una popolazione che si dimostra sempre più
sensibile al problema e disposta a denunciare le manchevolezze delle errate politiche
ambientali delle istituzioni.
Numerosi fattori si intersecano fra loro rendendo la situazione ambientale di
difficile risoluzione: se la crescita economica costituisce un requisito per la stabilità
sociale, al contempo contribuisce ad aggravare quel problema ambientale le cui
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implicazioni comportano pesanti risvolti in termini di ordine sociale. Agli aspetti
tecnici della questione, strettamente collegati alla riduzione dell’impatto ambientale
delle attività umane, si aggiungono, in tal modo, quelli sociali e politici. La classe
dirigente cinese non può che porsi come imperativo la stabilità sociale con l’obbligo
di ridefinire le proprie politiche, inserendo nel computo dei rischi della crescita
economica anche le conseguenze dei danni ambientali. Il Governo da una parte deve
trovare soluzioni funzionali alla duplice esigenza di mantenere elevati livelli di
crescita economica senza compromettere irrimediabilmente l’ambiente, dall’altra
deve rendere tali soluzioni accettabili per la popolazione, riducendo al minimo la
possibilità di disordini e contestazioni verso il proprio operato.
La questione ambientale cinese è divenuta così sia una questione nazionale che
una questione internazionale che potrebbe ripercuotersi sull’economia e sulla salute
del mondo intero. Da un punto di vista nazionale il Governo sta compiendo numerosi
sforzi per creare una politica ambientale adeguata che comporta la valutazione di
molteplici fattori il cui peso deve essere valutato non solo in termini ambientali, ma
anche in relazione alle loro diverse componenti costitutive, siano esse economiche,
politiche, sociali o culturali e la cui interazione dei processi propri di ciascuna sfera e
del modo in cui questi possano influenzarsi reciprocamente dando luogo a risultati
inattesi. Diversamente, da un punto di vista internazionale la Cina necessariamente
deve rispettare le varie risoluzioni stabilite durante le numerose conferenze
susseguitesi negli ultimi venti anni, cercando la cooperazione con i paesi
industrializzati ed in via di sviluppo.
La preoccupazione della comunità internazionale è inevitabilmente legata al
fatto che la riduzione della crescita economica cinese in favore dell’ambiente
graverebbe in maniera decisiva sull’economia mondiale, da cui scaturirebbero
ulteriori gravi problematiche.
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Ciascuna azione legislativa finalizzata a definire una normativa ambientale può
risultare carente qualora non venga supportata da un’approfondita conoscenza di
alcuni fenomeni nei loro aspetti chimici e fisici, risultando troppo generica per essere
applicata o suscettibile di interpretazioni che ne riducono la validità; per tale motivo
la Cina, con l’aiuto degli investimenti esteri, si sta impegnando nella formazione di
tecnici e di esperti del settore ambientale per varare leggi e provvedimenti concreti e
facilmente applicabili. La proliferazione delle normative ambientali è, inoltre,
accompagnata da provvedimenti volti ad inasprire le sanzioni nei confronti delle
industrie inquinanti che, tuttavia, per alcune grandi industrie non vengono applicate
poiché vengono preferiti i benefici economici a quelli ambientali. Le politiche
energetiche, attuate in questi ultimi dieci anni, volte a privilegiare le energie “pulite”
devono tenere in considerazione la disponibilità e l’ubicazione dei corsi d’acqua che
spesso rendono difficile la fornitura di energia elettrica in alcune zone del paese e
valutare le conseguenze sociali e politiche derivanti dalla necessità di trasferire
centinaia di migliaia di persone per allagare le aree interessate dalla costruzione di
dighe. La volontà di ridurre le emissioni di anidride carbonica, infine, agendo sui
consumi energetici si scontra con le conseguenze economiche e sociali derivanti
dalla riduzione della fornitura di energia elettrica alle imprese.
Il successo di una politica ambientale è, quindi, frutto di un’azione corale che
interessa tutti i settori della vita produttiva della Cina. In questa prospettiva la
difficoltà risiede nel coordinamento dell’azione di tali settori, nell’elaborazione di
strategie e nell’individuazione di strumenti che consentano alle varie componenti di
essi di apportare il proprio contributo senza ostacolare l’azione e gli interessi degli
attori coinvolti, ma al contrario, supportando e consentendo loro di trarre beneficio,
economico o politico che sia, da un’azione coordinata.
L’attuale forma di governo cinese se da una parte rende più semplice l’azione dello
Stato, dall’altra impone vincoli e situazioni che influenzano in maniera rilevante la
definizione ed il perseguimento di una politica ambientale efficace. La necessità di
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mantenere elevati livelli di crescita influisce pesantemente sulle decisioni del
Governo riguardanti i limiti all’emissione dei gas serra; a ciò si aggiunga il
miglioramento dello stile di vita della popolazione cinese e l’avvento del
consumismo che si manifesta in comportamenti poco compatibili con la gestione
della problematica ambientale. Oltre al problema politico, è evidente anche un
problema sociale di coinvolgimento e sensibilizzazione della popolazione cinese: la
partecipazione collettiva alla vita politica del paese è ancora fortemente limitata e
questo influisce sulla capacità della società civile di intervenire efficacemente sulle
questioni ambientali.
Tale spirale può essere spezzata unicamente con forme di consapevolezza e
partecipazione della popolazione alla vita politica i cui contorni e le cui articolazioni
non sono ancora chiari e che devono essere approfonditi nel contesto più generale del
processo di modernizzazione in atto nel paese, ma che, in virtù della rapidità
dell’evolversi della criticità della situazione ambientale, sono destinate ad assumere
un importanza sempre più rilevante.
Alla luce di queste considerazioni il presente lavoro si propone di fornire una
panoramica sull’evoluzione della tutela ambientale in Cina, passando per la politica
nazionale ed internazionale ed analizzando l’importanza degli investimenti stranieri
con uno sguardo alle prospettive future.
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CAPITOLO I
NASCITA DELLA PROBLEMATICA AMBIENTALE NELLA RPC
SOMMARIO: 1. Necessità di tutelare l’ambiente. I primi passi verso la protezione ambientale. – 2.
Sviluppo sostenibile ed elaborazione della politica ambientale. – 3. Fattori dell’elevato tasso di
inquinamento. – 4. Politiche di coinvolgimento e coscienza della tutela ambientale nella società.
1. Necessità di tutelare l’ambiente. I primi passi verso la protezione ambientale
Dopo anni di industrializzazione e di scarsi investimenti a favore
dell’ambiente e dell’eco-sostenibilità, i sempre più gravi problemi ambientali della
Cina hanno spinto queste tematiche ai vertici dei programmi politici . Tale presa di
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coscienza ha segnato l’inizio di una trasformazione strutturale, capace di creare
opportunità di investimento in numerosi settori correlati. I dirigenti cinesi ritengono,
pertanto, che la tutela ambientale costituisce un impegno di grande importanza
collegato alla potenza statale, alla vita della popolazione, alla stabilità sociale ed alla
sicurezza del paese.
L’essenza della tutela ambientale è la tutela della produttività, da cui la necessità di
costituire e perfezionare un meccanismo decisionale semplice per l’ambiente e per lo
sviluppo dove i funzionari delle diverse province della Cina dovranno impegnarsi
nella tutela ambientale, assumendosene la responsabilità generale. La necessità di
interventi immediati per ridurre l’inquinamento (Wūrǎn) ha condotto il Governo
cinese ad intensificare la supervisione sulle amministrazioni locali, aumentando gli
investimenti ed incoraggiando la partecipazione delle masse popolari. A tal fine è
stato ritenuto imprescindibile persistere sia nel risanamento e nella prevenzione
dall’inquinamento sia nella tutela ecologica, evidenziando le priorità ed accorciando
Cfr. INVESCO, La svolta verde della Cina, Milano, 2012.
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i tempi di risanamento di città, bacini, regioni ed acque marine . Il Governo sta
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cercando di adottare tutte le contromisure possibili per rendere le città più vivibili e
per placare gli animi sempre più accesi della popolazione.
Decenni di urbanizzazione selvaggia ed un’intensa attività produttiva delle industrie
hanno portato a questa situazione critica, tramutatasi presto in allarme sociale,
portando l’inquinamento a prendere il posto delle dispute territoriali tra le maggiori
cause di dissenso, divenendo oggi prima causa delle tensioni sociali nel paese. La
necessità di ridurre i disordini connessi alla questione ambientale ha condotto il
Governo a rinunciare ad alcuni progetti molto redditizi ma anche pericolosamente
inquinanti, come il progetto di un oleodotto altamente inquinante nella zona di
Qidong . La classe politica cinese sa di non potersi permettere ulteriori disordini
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popolari, poiché la stabilità sociale in un paese emergente è ritenuta fondamentale
dagli investitori stranieri, che non rischierebbero mai di aprire nuovi stabilimenti di
produzione su un territorio dove è concreto il rischio di atti contro le proprie
industrie.
Il Governo si è trovato davanti ad una problematica che il pensiero socialista ritiene
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inesistente poiché frutto dell’economia capitalista. I primi passi vengono mossi, agli
inizi del 1970, da Zhou Enlai, allora premier, che decide di istituire un gruppo di
studio al fine di tenere sotto controllo l’inquinamento delle acque, problematica
Cfr. http://italian.cri.cn/chinaabc/chapter9/chapter90301.htm.
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Le numerose manifestazioni ambientaliste, sfruttando Internet ed altri mezzi di comunicazione e
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diffusione, hanno costretto le autorità a rinunciare al progetto. Cfr. M. GRILLI, Adesso è
l’inquinamento la prima causa di tensione sociali in Cina, 2013.
Secondo lo spirito dell’epoca anche la protezione ambientale viene interpretata in termini di
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confronto tra socialismo e capitalismo. Zhou Enlai afferma, in quel periodo, che la Cina, grazie
all’economia pianificata, al servizio delle masse, non avrà difficoltà a controllare l’inquinamento, a
differenza dei paesi capitalisti dove la proprietà privata, un sistema di produzione anarchico e
l’orientamento al profitto impediscono al governo il controllo dell’inquinamento industriale, cfr. A.
GOBBICCHI, La Cina e la questione ambientale, Milano, 2012, spec. 20.
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ancora oggi ai vertici del programma politico sull’ambiente del Governo cinese . Il
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Governo guidato da Zhou Enlai, consapevole della necessità di controllare l’aspetto
ambientale della politica di sviluppo, formulò alcune linee guida che risulteranno
fondamentali anche nella futura politica ambientale del paese. Vengono individuati
quattro punti fondamentali per sviluppare tale politica: i) necessità di conciliare lo
sviluppo economico con la protezione dell’ambiente; ii) legame tra sfruttamento
irrazionale delle risorse ed inquinamento; iii) riutilizzo dei prodotti di scarto
provenienti sia dai processi produttivi che dalle attività giornaliere; iv)
coinvolgimento della popolazione nella protezione dell’ambiente, delle risorse e nel
controllo dell’applicazione della normativa da parte delle istituzioni. L’azione di
contrasto all’inquinamento non viene più limitata al solo controllo, ma viene inserita
nell’ambito più generale di una politica di prevenzione .
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Nel 1973 viene organizzata la prima Conferenza Nazionale sulla Gestione
dell’Ambiente nella quale vengono elaborate le prime strategie di protezione
ambientale a livello di progettazione ed utilizzo delle strutture industriali, vengono
poste le basi concettuali per lo sviluppo successivo del principio dell’economia
circolare e viene ribadita l’importanza della consapevolezza sociale e della
Nel 1972, alcuni gravi casi di inquinamento a Dalian e nella provincia di Hebei, hanno suscitato
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molto scalpore e sono stati interpretati come un tentativo dei paesi capitalisti di avvelenare Mao Tse-
tung ed altri politici. Alcuni esponenti della Commissione di Stato per la pianificazione e della
Commissione di Stato per la ricostruzione vengono inviati ad indagare e viene istituito un gruppo di
studio per controllare il livello di inquinamento, cfr. Y . WANG, Green action in China 7, 2007.
Cfr. G. QU, W. LEE, Managing the Environment in China, Ticooly International Publishing, Dublin,
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1984.
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partecipazione della popolazione alle iniziative governative . Al termine dei lavori
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viene approvato il primo documento di rilievo in materia di diritto ambientale
denominato Regole riguardanti la protezione ed il miglioramento dell’ambiente,
contenente importanti direttive che svolgeranno la funzione di legge ambientale per i
cinque anni successivi. Gli aspetti toccati dalle regole concernono la pianificazione,
la distribuzione delle industrie, il miglioramento della qualità ambientale in molte
città, il riutilizzo dei prodotti di scarto, il rimboschimento ed il miglioramento della
gestione delle acque .
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Passo fondamentale è compiuto nel 1974, momento in cui il Consiglio degli Affari di
Stato istituì l’Ufficio per la Protezione Ambientale (Office for Environmental
Protection, UPA) per facilitare la cooperazione tra organismi periferici ed organismi
a livello centrale. Per facilitare tali attività viene istituito il Gruppo Guida per la
Protezione Ambientale alle dipendenze del Consiglio degli Affari di Stato, che svolge
numerose indagini volte ad identificare le cause dell’inquinamento. L’obiettivo
era attivare un gruppo di studio che potesse esaminare i problemi ambientali durante
la costruzione di ogni progetto promosso dal Governo. I risultati sono stati immediati
e, nel medesimo anno, viene adottato il principio delle “Tre simultaneità” con il
quale il Governo dispone che la progettazione, la costruzione e la messa in opera dei
dispositivi anti-inquinamento debba procedere contestualmente alle corrispondenti
fasi di sviluppo degli impianti industriali. Il Governo cinese aveva compreso che, per
Durante la Conferenza vengono adottati i seguenti principi: pianificazione totale; allocazione
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razionale; utilizzo comprensivo; partecipazione di massa; protezione dell’ambiente e beneficio della
popolazione. Tali principi sono alla base delle prime strategie di protezione ambientale a livello di
progettazione ed utilizzo delle strutture industriali; vengono poste le basi concettuali per lo sviluppo
del principio dell’economia circolare, viene ribadita l’importanza della consapevolezza ambientale e
della partecipazione della popolazione alle iniziative governative, cfr. K. ZHANG - Z. WEN - L. PENG,
Environmental Policies in China. Evolvement, Features and Evaluation, spec. 1-7.
Cit. A. GOBBICCHI, La Cina e la questione ambientale, spec. 21.
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