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La nascita del concetto di stato
1.1 Le principali teorie fondative del concetto di stato
1.1.1 Alla base delle moderne teorie dello stato : La societas coetus
“Io vorrei che si istituisse un premio, non di cinquecento franchi, ma di un milione di
franchi, con attribuzione di corone d'alloro, croci al merito e nastrini, per premiare colui che
offrirà una definizione buona, semplice e intelligente di questo termine: lo Stato. Quale
immenso servizio non sarebbe reso alla società!Lo Stato!
Che cos'è? dov'è? cosa fa? cosa dovrebbe fare?
Tutto quello che noi sappiamo, è che è un personaggio misterioso, e certamente il più
sollecitato, il più tormentato, il più indaffarato, il più consigliato, il più accusato, il più
invocato e il più incitato che ci sia al mondo.”
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Cosi si esprimeva nel 1848 Frederic Bastiat manifestando uno dei problemi che da secoli
studiosi ,politologi sociologi ,ma anche più semplicemente i comuni uomini “della strada”
cercano di risolvere.
Nell‟evoluzione millenaria della società si è cercato di capire,di comprendere cosa fosse
realmente lo Stato; il concetto di Stato è tipicamente moderno: non furono Stati né la polis
greca né la res publica romana, che nella sua fase imperiale si avvicinò piuttosto ai grandi
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Bastiat articolo pubblicato nel Journal des Débats il 25 settembre 1848
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imperi orientali caratterizzati dal “potere patrimoniale”. Per Cicerone lo Stato deve essere
basato su valori eterni ,deve garantire lo sviluppo all‟umanità e, per questo, deve essere
stabile: “Lo Stato deve essere organizzato in maniera tale da essere eterno ... quando uno
Stato va incontro alla crisi, allo sfacelo e alla soppressione, è un po‟ come se tutto questo
intero mondo sprofondasse nella rovina e nella morte”
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.L‟unica strada da seguire secondo
Cicerone per ottenere la longevità dello stato risiede nella comunanza di interessi (utilitatis
communio) e dell‟ accordo nell‟osservare la giustizia (iuris consensus) ; in virtù di ciò l‟uomo
nella scelta fra il vantaggio personale e quello dello Stato deve necessariamente preferire
questo secondo,ricercando quindi l‟associazione con gli altri uomini
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al fine di divenire
populus cioè aggregazione civile (societas coetus) fondata sul consenso (consensus) e sul
vincolo del diritto (vinculum iuris). Cicerone identificò senz‟altro la res publica con la res
populi, senza tuttavia che da queste premesse riuscisse poi a sviluppare una concezione
„democratica‟ dello Stato in senso moderno. Per lui la struttura dello Stato deve sì riferirsi a
una costituzione, ma si tratta di una costituzione mista, nella quale gli elementi monarchici,
aristocratici e popolari devono trovare un equilibrio, come avevano insegnato i Greci e
rammentato Polibio
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. Un equilibrio peraltro in cui la concordia finisce comunque per
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Cicerone De re publica 3.34; nel III libro il filosofo tratta il tema della giustizia nello
Stato,esso rileva come uno stato possa essere giusto,solo nella misura in cui garantisca la
libertà dei cittadini,una libertà ammessa tuttavia solo nel rispetto della concordai sociale e dal
perseguimento da parte di tutti i consociati al benessere dello stato,eliminando quindi ogni
forma di prevalenza dell‟interesse personale (e soprattutto della corruzione )sull‟interesse
statale.
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Aristotele, La Politica 1252 A;Aristotele a tal proposito affermava che l‟uomo è unanimale
sociale,laddove la sua socialità corrisponde al bisogno di vivere in una città,cioè in una
collettività organizzata secondo regole di diritto.
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Polibio,(1970) Storie, Mondadori, Milano,vol II;Polibio afferma infatti che con ogni
costituzione nasce un male dettato dalla preminenza di un “ organo “ su altri,in virtù di ciò la
miglior costituzione possibile era quella mista,e concretamente quella romana. In essa infatti
ogni organo può collaborare od ostacolare gli altri organi (poteri) statali,assicurando dunqeu
la giustizia e la prosperità sociale.
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qualificare l‟armonia tra le diverse fazioni all‟insegna del consensus bonorum omnium, cioè
dell‟adesione di tutti alle aspettative dei „cittadini migliori‟.
E‟ solo la modernità, lungo un periodo che va dal Medioevo e giunge a compimento nel
Novecento, a conoscere in senso pieno lo Stato. Per comprendere il complesso processo di
istituzionalizzazione del potere, dobbiamo pertanto capire preventivamente la formazione
degli Stati moderni.
1.1.2 L’idea statale di Hobbes
Secondo Hobbes l‟uomo non è, per natura, un animale sociale
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.Essendo, invece, un
semplice animale, vive secondo i suoi istinti; il più importante tra questi è quello di
conservazione: l‟uomo fugge ciò che lo indebolisce, cerca ciò che potenzia il suo movimento
vitale; tutti i sentimenti che l‟uomo prova esistono perchè sono utili al suo movimento vitale;
il fine dei patti che gli uomini stipulano, hanno il compito di giovare al singolo e non ci sono
valori etici o morali.
L‟uomo possiede anche la ragione oltre agli istinti, che ha il compito di scegliere il modo
migliore per il raggiungimento degli scopi di ogni individuo, che sono indipendenti dalla
volontà dell‟uomo. In base a questi principi si giunge alla definizione di stato di natura: stato
in cui gli uomini si trovano in mancanza di una società e ciò viene detto bellum omnium
contro omnes: l‟uomo è egoista, vige il diritto di tutti su tutto( ius omnium in omnia )e,
quindi, del più forte.
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Lledó, (1988) intervista” Origine dei concetti di felicità e uomo politico politico” , Napoli,
21 aprile;in quest‟intervista infatti si afferma come per Aristotele l‟uomo sia un animale
sociale,cioè per sua stessa natura deve vivere in una società,ma,si afferma anche che l‟uomo è
dotato di parola,ed è appunto questa sua caratteristica che lo differenzia dagli altri animali.
Dunque l‟uomo è sia animale sociale ,sia animale dotato di parola,difatti non può esistere
società senza la parola.
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L‟uomo, però, attraverso la ragione e la paura, capisce che lo stato di natura è precario e
insicuro e dunque ricerca la pace per il soddisfacimento dell‟istinto di conservazione, tramite
un patto( pactum unionis ) tra gli uomini, basato su alcuni principi fondamentali:
1. pax est querenda ( bisogna cercare la pace)
2. annullamento del diritto di tutti su tutto
3. pacta sunt servanda ( i patti vanno rispettati ): quest‟ultima regola è dettata dalla ragione e
da dunque luogo al pactum subiectionis ( patto di soggezione ): esso è l‟ assoggettazione di
tutti ad un terzo più potente, che riceve la soggezione di tutti e garantisce stabilità e sicurezza
con la forza, anzi con il monopolio della forza, questo terzo è l‟unico che mantiene il diritto su
tutti perché non è parte contraente del patto, esso è il sovrano (ente, preferibilmente un re, che
non deve rendere conto a nessuno di ciò che fa ).
Questa situazione fa si che il sovrano:
• non ha nessun obbligo, se non quello di dare stabilità.
• non è soggetto alle sue leggi.
• il contratto stipulato dagli uomini con il sovrano non è revocabile.
• il potere che ha il sovrano è assoluto, totale, indivisibile.
Le leggi create dal sovrano sono assolutamente giuste poiché la concezione di giusto e
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ingiusto è subordinata a quella del sovrano. Non esistendo un‟etica sociale, e non avendo i
cittadini nessun diritto, non esistono neanche le basi per avanzare diritti ( opinione, libertà ).
Hobbes nel Leviatano afferma che «Lo Stato rappresenta l'istanza unitaria e sovrana di
neutralizzazione dei conflitti sociali e religiosi attraverso l'esercizio di una summa potestas,
espressa attraverso la forma astratta e universale della legge che si legittima in base al
mandato di autorizzazione degli individui, in cui si realizza il meccanismo della
rappresentanza politica; i cittadini si trovano infatti in quella fase pre-politica che è definita
come stato di natura ed il sovrano svolge un ruolo "rappresentativo" unificando in se la
"moltitudine dispersa"»
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.
"La sola via per erigere un potere comune che possa essere in grado di difendere gli uomini
dall'aggressione straniera e dalle ingiurie reciproche, e con ciò assicurarli in modo tale che
con la propria industria e con in frutti della terra possano nutrirsi e vivere soddisfatti, è quella
di conferire tutti i loro poteri e tutta la loro forza a un uomo o a un'assemblea di uomini che
possa ridurre tutte le loro volontà, per mezzo della pluralità delle voci, a una volontà sola."
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1.1.3 La concezione statale di Rousseau
Successivamente Rousseau demolisce il sistema di diritto creato da Hobbes . L‟uomo
moderno è trasformato dalla secolare abitudine alla vita sociale e da tutti i pregiudizi
conoscitivi e morali che ne derivano. È come la statua di un Dio , deformata dal mare e dal
tempo al punto da assomigliare all‟immagine d‟una belva. Non è più possibile rintracciare
l‟immagine originaria, cioè l‟uomo come doveva essere prima dell‟incivilimento e della vita
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Hobbes,(1651) Leviatano;
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Op.cit.
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associata. Simile alla statua di Glauco
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, l‟anima umana ha mutato d‟aspetto fino al punto
d‟essere irriconoscibile.
Lo stato naturale di cui parlano i contrattualisti seicenteschi non è quello storicamente esistito.
E non potendo ricostruire i lineamenti storici dei primi uomini, i filosofi vi proiettano se
stessi, e immaginano, come Hobbes e Locke, un uomo selvaggio che è già filosofo, ossia
capace di ragionare, di stipulare patti e di valutare l‟efficacia delle leggi. Rousseau dice che
l‟uomo di natura non era un filosofo, non stipulava contratti. I primi uomini non dovranno
dunque venir considerati come esseri razionali che decidono intenzionalmente di costituire
una società.
La ricostruzione dello stato di natura non può avvenire sul piano storico, ma rintracciando in
noi stessi le reazioni più immediate, anteriori alle mediazioni della ragione e del sapere. In noi
troviamo due principi anteriori alla ragione: l‟impulso di conservazione, (autoconservazione)
e una ripugnanza naturale verso la morte o la sofferenza altrui . Su questa base si può
ricostruire il diritto naturale. Rousseau ipotizza 2 sentimenti originari a cui fa riferimento nel
Contratto Sociale e nell‟Emilio: l‟amor di sé e la pietà. Sono sentimenti naturali e compatibili
con una condizione in cui l‟uomo non è ancora filosofo. Da questa premessa derivano due
conseguenze: l‟uomo è buono per natura e la società non nasce con un patto intenzionale, ma
in seguito a dinamiche molto più complesse, dalle quali risulta un‟associazione basata su
sentimenti comuni e su tradizioni e costumi partecipati. La prima forma di unione è la
famiglia, prodotta dall‟affetto e non dalla ragione. Le famiglie si costituiscono fino a formare
gruppi più numerosi, tenuti da sentimenti reciproci, in una condizione che Rousseau considerò
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Rousseau nel “discorso sull‟origine e i fondamenti della disuguaglianza fra gli uomini
“paragona l‟uomo alla statua del dio glauco ,esso sotto i mari, si è riempita di incrostazioni ed
è divenuta più simile ad un mostro che ad un dio,nello stesso modo l‟uomo con le arti e la
scienza si illude di evolversi,ma in realtà si deprava solamente.