24 luglio 2012
INTRODUZIONE GENERALE | 1.1.. FUNZIONE ED EVOLUZIONE DELL’ INVOLUCRO EDILIZIO 1
1. INTRODUZIONE GENERALE
1.1. FUNZIONE ED EVOLUZIONE DELL’ INVOLUCRO EDILIZIO
L’architetto Jacques Herzog attribuisce all’ involucro edilizio la seguente definizione:
“Se dal punto di vista architettonico l’involucro edilizio è un elemento ricco di
suggestioni, dal punto di vista fisico esso è il sistema di controllo che delimita il
sistema termodinamico edificio”.
L’involucro edilizio è un elemento architettonico che delimita e conclude perimetralmente
l’organismo costruttivo e strutturale. La sua funzione è quella di mediare, separare e
connettere l’interno con l’esterno, ma esso è anche un elemento ambientale, che delimita
e identifica gli spazi esterni circostanti
[1]
.
In maniera elementare, l’ involucro edilizio è composto da tante unità tecnologiche ed
elementi tecnici che vanno a definire spazialmente il limite tra l’ ambiente interno e
ambiente esterno
[2]
propri di un qualsiasi organismo edilizio o unità edilizia.
1 Francesco Gulinello, Figurazione dell’ involucro architettonico, Firenze, Alinea Editrice, 2010.
2 Ambiente interno: struttura logica che relaziona e racchiude le attività svolte dall’ utenza e in generale dall’ uomo con i requisiti
prestazionali che l’ edificio stesso deve possedere al fine di ottimizzare lo svolgimento di tali attività. Il soddisfacimento dell’ esigenze
dell’ utenza, quindi, viene garantito dall’ insieme delle prestazioni degli elementi spaziali e delle unità tecnologiche comprese nella
struttura.
Ambiente esterno: insieme di spazi aperti che possono essere anche di pertinenza dell’ edificio, interposto tra l’ edificio e la viabilità
pubblica includendo così tutte le possibili condizioni al contorno e definendo il contesto ambientale di cui la struttura è circondata.
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L’edificio viene generalmente associato ad un organismo complesso dotato di una serie di
esigenze, di requisiti da rispettare e caratterizzato da una complessità tanto più elevata
quanto maggiori risultano le componenti di esso. Nella classificazione generale l’ organismo
edilizio, in completa analogia con quello umano
[3]
, viene considerato un sistema divisibile a
sua volta in sotto-sistemi: strutturale, dei servizi tecnologici e dell’ involucro edilizio.
Proprio per la sua funzione di pelle esterna, di diaframma tra organismo edilizio e
ambiente circostante, di controllore e mitigatore delle azioni climatiche esterne, di
elemento in grado di caratterizzare unicamente l’ aspetto esteriore dell’ edificio, l’
involucro ha subito progressive modificazioni, seguendo di pari passo sia le esigenze
architettoniche che quelle dell’ abitare.
Dall’ uso di materiali legati alla tradizione del costruire (pietra, legno e mattone)
attraverso i quali veniva affidato all’involucro edilizio non solo la funzione di confine tra
spazio interno ed esterno, ma anche quella portante, si passa all’uso di nuovi materiali
(acciaio e vetro) svincolati dalla tradizione locale e legati a processi di industrializzazione
edilizia. La massa muraria, tipica degli edifici tradizionali, viene “bucata" da superfici
vetrate di dimensioni sempre maggiori, fino ad esserne a volte completamente sostituita.
Di pari passo sono sicuramente aumentate le esigenze legate al controllo dei parametri che
definiscono le condizioni di comfort interno, fomentate da una progressivo crescere delle
richieste degli utenti.
La tendenza che ha guidato questa fase, peraltro già iniziata nel XIX secolo, è quella di
operare uno scostamento dell’involucro edilizio propriamente detto dalla funzione
portante
[4]
, possibile grazie all’ evoluzione di sistemi costruttivi come strutture a telaio. L’
involucro si è liberato così della sua struttura interna, e sembra consolidarsi l’ idea di un
involucro rispetto al quale la struttura rappresenta esclusivamente un supporto
[5]
.
L'introduzione di materiali artificiali ed industriali ha determinato la trasformazione delle
murature esterne da elemento portante dell'edificio a parte perimetrale dell'involucro
edilizio, dando vita alla progressiva scomposizione delle funzioni in parte portante, in
pellicola protettiva, in isolante termico ed acustico ecc. A causa di ciò variano di
3 I due sistemi in analogia con quello umano sono: strutturale e di involucro. Il primo è associato allo scheletro portante dell’ uomo e
riguarda i servizi tecnologici, determinando il vettore e motore dei fluidi presenti all’ interno dell’ organismo umano; il secondo
rappresenta la pelle esterna umana.
4 Funzione svolta all’ interno di un edifico dall’ insieme di elementi strutturali quali travi, pilastri e fondazioni atti a sostenere tutti i
carichi agenti (pesi propri degli elementi, carichi verticali, orizzontali, permanenti ecc..) in modo che l’ edificio stesso possa essere
utilizzato in piena sicurezza e garantendo le prestazioni attese. Non svolgono funzione portante tutti gli elementi che non sono in
grado o non devono assolvere tale compito come muri di tamponamento, tramezzatura leggera, materiali isolanti, di rivestimento e
di finitura. Fino a pochi decenni fa l’ ausilio della pietra e dei mattoni costituiva il mezzo principale per costruire murature perimetrali
e di spina, che delineavano la struttura portante; oggi, invece, con la diffusione di materiali differenti da quelli classici, si cerca di
separare l’ involucro edilizio dal suo “vecchio” ruolo portante.
5 Giovanni Fanelli, Roberto Gargiani, Il principio del rivestimento. Prolegomena a una storia dell’ architettura contemporanea, Bari,
Laterza, 1994.
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conseguenza le necessità architettoniche, funzionali ed energetiche degli involucri; infatti
vengono affiancate nuove esigenze di protezione termica dal caldo e dal freddo (derivante
dalla notevole diminuzione degli spessori delle masse murarie), di isolamento acustico, di
disponibilità d’ illuminazione diurna degli ambienti e parallelamente di protezione solare
degli stessi. Risulta dunque, indispensabile governare i flussi termici e luminosi che
vengono scambiati attraverso l’involucro adottando nuovi materiali che, sposandosi con i
mutati linguaggi architettonici, riescono a soddisfare i sopra citati requisiti.
Il settore degli involucri, rispetto ad altri ambiti del panorama edilizio, ha visto negli
ultimi anni un notevole sviluppo sia in termini di soluzioni costruttive adottate che in
termini di prestazioni offerte. Questa innovazione nell’elemento involucro si orienta anche
verso la ricerca di specifiche direttrici basate principalmente sul risparmio energetico,
rispettando contemporaneamente una serie di parametri legati al corretto inserimento
ambientale dell’intervento, al rispetto del contesto storico-culturale di appartenenza, alla
qualità delle soluzioni architettoniche e costruttive proposte. Le soluzioni progettuali
prevedono pertanto scelte costruttive consapevoli, l’uso di materiali, di prodotti e di
componenti non nocivi e si concentrano in maniera assidua su soluzioni tecnologiche
nuove inserite in un ben preciso contesto architettonico e culturale.
Gli involucri moderni dunque, diversamente dal passato, risultano in grado di
controllare dinamicamente i flussi energetici governandoli in funzione delle esigenze di
comfort interno stabilite dall’ utenza e dal progettista.
La Direttiva del Parlamento Europeo 2002/91/CE che mira ad intervenire in edilizia al
fine di avere un uso ottimale degli elementi relativi
[6]
al miglioramento del rendimento
energetico, basa il suo assunto sul fatto che l’ energia impiegata nel settore residenziale,
formato quindi per la maggior parte di edifici, rappresenta oltre il 40% del consumo finale
di energia della comunità in cui viviamo. Questo a conferma del fatto che il settore edile, in
crescente espansione, sarà caratterizzato da un consumo di energia in continuo aumento.
Ecco perché lo studio dei rendimenti energetici degli edifici occupa attualmente un ruolo
significativo se non essenziale nella progettazione degli stessi.
Oggi è possibile utilizzare gran parte dell’energia solare incidente sull’involucro,
distribuendola in zone dove è maggiormente necessaria e non semplicemente
assorbendola o schermandola totalmente: l'efficienza dell'involucro è data perciò dalla
capacità di reagire in maniera flessibile alla variabilità delle condizioni ambientali,
6 Impianti energetici quali il riscaldamento, la produzione di acqua calda, il condizionamento d’ aria, la ventilazione artificiale e l’
illuminazione dell’ edificio.
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minimizzando le dispersioni termiche nel periodo invernale e limitando l'innalzamento
della temperatura in quello estivo, con il conseguente miglioramento del comfort abitativo
e della qualità ambientale, ottenuti senza l'utilizzo di fonti energetiche non rinnovabili. Il
tutto grazie all’ innovazione tecnologica che ha permesso la realizzazione di nuove tipologie
di involucro. Attualmente si distinguono
[7]
:
Involucro passivo: sistema tecnologico capace di sfruttare l’ energia naturale che è
disponibile in loco in combinazione con i componenti architettonici. Ciò significa una
massimizzazione del guadagno solare diretto poiché, quasi sempre, esso è dotato di
estese superfici vetrate alle pareti; una previsione di spazi cuscinetto per la
protezione dal freddo e serre per sfruttare gli apporti di energia solare in periodi
invernali ed una preferenza alla ventilazione naturale negli ambienti.
Involucro attivo: sistema tecnologico in cui vi è un’ integrazione nella struttura dell’
involucro dei sistemi impiantistici, quali quelli per la raccolta e la trasformazione
dell’ energia solare, per la ventilazione artificiale interna. L’ involucro attivo risulta
maggiormente efficiente rispetto a quello passivo in termini energetici ma crea una
notevole limitazione nell’ espressione architettonica dell’ edificio a causa della
componentistica modulare tipica degli impianti. In queste soluzioni si preferisce l’
uso di collettori solari ad aria o ad acqua, d’ impianti di pannelli fotovoltaici, di
costruzioni di vetrate ventilate.
Involucro ibrido: concettualmente può essere considerato come un insieme tra
passivo e attivo. Esso è in grado di svolgere più funzioni, tutte diverse tra di loro,
quindi risulta essere polivalente. Inoltre è anche dinamico, avendo la capacità di
modificare le sue prestazioni fisico-tecniche nel tempo in funzione delle condizioni
climatiche e alle esigenze dell’ utenza. A causa dei componenti abbastanza
complessi, gli aspetti negativi sono connessi principalmente agli elevati costi di
manutenzione e anche di costruzione.
Dalla suddetta classificazione si evince che l’ innovazione del sistema involucro nasce
dall’esigenza di realizzare organismi edilizi energeticamente efficienti. In questa maniera, si
da all’involucro edilizio la funzione di ponte ideale tra architettura e prestazioni
energetiche.
Questo atteggiamento ha generato un radicale cambiamento. Dalla cultura dissipativa si
è passati a concepire l'involucro come un dispositivo in grado di sfruttare le risorse naturali
7 Classificazione fatta dal programma di ricerca IEA - International Energy Agency Solar Heating and Cooling Programme, 2009, “State
of the Art on Existing Solar Heating and Cooling Systems”, www.iea-shc.org.
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per produrre energia. L’ incremento dei requisiti richiesti è andato di pari passo con l’
affinamento delle tecniche costruttive e dei materiali tradizionali.
Da quando l’ uomo ha avuto l’ esigenza di costruire artificialmente il proprio habitat, si
sono realizzati rifugi sempre più sofisticati e sicuri; questa iniziale necessità si è
trasformata, arricchendosi, in un sistema di particolari bisogni, fino ad arrivare all’ attuale
ricerca continua del rapporto equilibrato tra mondo naturale ed artificiale. Nel passato la
pratica costruttiva era totalmente basata e dominata dalle Regole d’ Arte, rimaste
identiche per secoli e trasmesse per mezzo di trattati e di pratica manovale, da generazione
in generazione, tali da conservare l’ equilibrio con la natura essendo quest’ ultima capace di
assorbire le trasformazioni prodotte dall’ uomo. Inoltre era una pratica assai sovente quella
del riciclo dei materiali e della ri-funzionalizzazione degli edifici già costruiti; scelta questa,
motivata da ragioni prettamente economiche e di tempo, contribuendo però al minimo
impiego dei materiali nuovi.
Negli ultimi 30 anni del XX sec. si è rivolta una particolare attenzione alle problematiche
legate all’ isolamento termico generando in poco tempo, in tutta Europa, uno sviluppo
delle tecniche di coibentazione dell’ involucro opaco utilizzando il vetro camera e il
serramento a taglio termico. Dal 2005 molte aziende hanno proposto sul mercato edilizio
diversi materiali come soluzioni ideali per il rispetto delle prestazioni energetiche richieste
dalle attuali normative
[8]
. Nella quasi totalità dei casi si tratta di materiali per i quali la
ricerca spinge al massimo livello possibile le prestazioni tradizionali.
In altri casi si assiste addirittura alla riproduzione di materiali inizialmente accantonati
per il difficile utilizzo ed ora lanciati come innovazione. In maniera specifica nel campo
dell’infissistica, ai telai a taglio termico si sovrappongono quelli che aggiungono schiume
all’interno dei propri profili. Nel campo dei sistemi in vetro il mercato edilizio ha ormai
assorbito soluzioni che sino a pochi anni addietro avevano costi troppo elevati (si pensi alle
vetrate isolanti con lastre esterne ad alto fattore solare, alle lastre interne basso emissive
arricchite con inserimento di gas rarefatti). Riguardo ai sistemi opachi
[9]
, i materiali che più
hanno cercato di sfruttare l’impulso del nuovo quadro normativo sono quelli dotati di
maggiore massa, che risultano migliori grazie all’utilizzo di colle ed altri accorgimenti atti a
8 DIRETTIVA 2010/31/UE sul miglioramento della prestazione energetica in edilizia.
Norme tecniche nazionali:
UNI/TS 11300-1 Fabbisogno termico per il riscaldamento e il raffrescamento del’ edifico;
UNI/TS 11300-2 Rendimenti per la climatizzazione invernale e la produzione di ACS;
UNI/TS 11300-3 Rendimenti per la climatizzazione estiva;
UNI/TS 11300-4 Utilizzo di energie rinnovabili.
9 Il termine sistema opaco si riferisce, in questo caso, all’ involucro edilizio opaco ottenuto dall’ insieme di tutti gli elementi non
trasparenti che lo compongono e che fungono da chiusura verticale esterna, quindi pareti perimetrali, escludendo le partizioni
orizzontali.
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ridurre i ponti termici. Il sistema di isolamento a cappotto infatti era stato abbandonato per
essere sostituito in molti casi da rivestimenti esterni in mattoni a vista e isolamento nella
zona interna della muratura. Queste soluzioni permettevano un buon isolamento, ma non
eliminavano completamente il problema dei ponti termici, che viene invece risolto grazie
all’applicazione dello strato isolante sulla faccia esterna della muratura come prevede il
sistema a cappotto.
Per tutte le circostanze descritte fino adesso, i criteri progettuali dell’ involucro edilizio
sono diventati assai complessi. Dovendo garantire livelli prestazionali elevati, devono
essere applicabili al nuovo come all’ esistente, optando sempre di più per una
scomposizione dei flussi che interessano l’ edificio in singoli fenomeni fisici, utilizzando le
diverse caratteristiche dei materiali e componendoli in un insieme in grado di rispondere
alle variazioni di condizione esterna ed interna.
Ed è proprio la scomposizione dei flussi termici e lo studio dei loro comportamenti che ci
porta alla cosiddetta quarta generazione di involucri evoluti, quelli attualmente oggetto di
studio e di progetto. Solitamente questi ultimi vengono definiti anche involucri evoluti a
comportamento dinamico
[10]
. Per definizione, questi sistemi si compongono attraverso l’
applicazione di due distinte pelli, separate da un’ intercapedine d’ aria. Le due pelli
possono essere realizzate con materiali diversi, in modo da ottenere una maggiore scelta di
soluzioni costruttive differenti. Alla pelle interna sono tradizionalmente affidati le
prestazioni legate al concetto di chiusura; la pelle esterna invece, assieme
all’intercapedine, raggiunge le prestazioni dinamiche. Mentre l’involucro interno può
essere realizzato con tecniche tradizionali definite ad umido, quello esterno è sempre
realizzato attraverso l’impiego di sistemi “a secco”.
Aver realizzato così un involucro a comportamento diversificato, dove ogni porzione di
edificio sfrutta gli apporti gratuiti esterni, l’ effetto serra, l’ effetto camino, l’
ombreggiamento, l’ inerzia termica a seconda della condizione, della stagione e dell’ ora
del giorno, minimizzando le dispersioni termiche permette, dunque, di far interagire il
sistema edificio con l’ ambiente esterno, sempre con lo scopo di influire positivamente
sulla riduzione dei consumi.
Le caratteristiche di una chiusura così configurata risultano tali da permettere l’
innesco e lo sfruttamento di fenomeni fisici naturali complessi, ottenendo elevate
10 Si è considerato il termine evoluto perché si è deciso di partire dagli elementi tipici dei sistemi di terza generazione (doppia pelle,
facciata ventilata, frangisole, muri di trombe) e si scompongono e ricompongono, riassemblandosi nel progetto di architettura. Il
tutto al fine di elaborare, trasformare e perfezionare un sistema tecnologico o anche un materiale di origine tradizionale.
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prestazioni energetiche
[11]
, variabili all’ occorrenza. È facile intuire che l’ attenzione per lo
studio dei fenomeni fisici, si focalizzi soprattutto sull’ irraggiamento solare e sul relativo
calore prodotto, applicando soluzioni costruttive per la pelle esterna, capaci di intercettare,
dirigere, accumulare ed espellere tali radiazioni incidenti sull’ edificio.
E’ importante che l’architettura contemporanea possa sperimentare, attraverso l’uso di
tecnologie e materiali alternativi applicati all’involucro esterno, un confronto tra ruolo
prettamente funzionale e statico dello stesso e quello puramente estetico. La ricerca sui
materiali ricchi di grande potenziale espressivo tende ad ampliarsi con grande rapidità
[12]
.
La sperimentazione dell’opacità di alcuni materiali vetrosi e ceramici, la loro possibilità di
riflettere la luce secondo determinate modalità, così come l’applicazione di tecnologie
tradizionali (es. i rivestimenti in cotto smaltato o in legno) rivisitate attraverso soluzioni di
assemblaggio e fissaggio innovative, consentono di trattare la pelle dell’edificio come un
sistema indipendente. Contestualmente la spazialità dell’edificio stesso e la sua capacità di
relazione con l’ambiente architettonico che lo circonda vengono arricchite. Bisogna
sottolineare come l’ attenzione riservata all’ involucro non può essere considerata come
un’ azione esclusivamente superficiale. L’ aspetto esteriore dell’ architettura, pubblico e
rappresentativo, ha il compito di esprimere e comunicare l’ identità del manufatto. Le
proprietà fisiche dei materiali, non sempre rivelabili palesemente e spesso difficili da
descrivere, offrono la possibilità di costruire relazioni spaziali di una tale ricchezza da
produrre metamorfosi rivelatrici dell’ ambiguità percettiva degli oggetti. Questa ambiguità
collabora alla creazione di un livello relazionale che colloca l’ oggetto architettonico tra
apparenza e realtà. Dunque, la ricerca architettonica si spinge anche verso l’ individuazione
delle modalità secondo le quali i materiali esprimono un certo carattere. Secondo Jacques
Herzog e Thomas de Meuron, che conducono un’ indagine particolarmente attenta a quest’
ultimo aspetto:
“la forza dei materiali deve colpire la sensibilità elementare delle persone, stimolare l’
esperienza sensoriale dell’ uomo nella sua globalità attraverso impressioni di caldo,
freddo, morbido, duro e così via”
[13]
.
Questo atteggiamento è riscontrabile nella Galleria Goetz a Monaco (figura 1): a seconda
delle condizioni di luce e del punto di osservazione, l’ edificio può apparire come una
11 La prestazione di un edificio esprime la quantità di energia calcolata o misurata necessaria a soddisfare il fabbisogno energetico della
struttura stessa, connesso ad un uso normale (compresa l’ energia utilizzata per il riscaldamento ambiente, raffrescamento,
ventilazione artificiale, illuminazione, riscaldamento dell’ acqua, ecc…)
12 Purtroppo la tendenza ad identificare classi di materiali definite in funzione di valori prestazionali porta spesso all’ ingenua
convinzione che da un dato puramente quantitativo possa derivare una qualità “misurabile” dell’ architettura.
13 Jacques Herzog, “Sui materiali”, in Domus, n° 765, p. 75, 1994.
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struttura chiusa che si risolve in superficie con l’ impiego di materiali affini (legno di betulla,
vetro smerigliato, alluminio grezzo) o come una “cassa di legno” che qualcuno ha
appoggiato in un giardino
[14]
. Tale visione ravvicinata dell’ oggetto architettonico porta ad
approfondire la conoscenza delle qualità materiali dell’ architettura, valutando l’ intensità
tattile delle superfici, le sensazioni legate alla loro rugosità opaca o alla loro lucidità
riflettente
[15]
.
Dal punto di vista architettonico è difficile non inserire elementi di trasparenza nell’
involucro moderno, il quale diventa sinonimo di immaterialità, leggerezza e profondità
apparente dello spazio. Questi edifici vengono travolti da una sorta di naturalismo,
definendo un concetto di delimitazione dell’ involucro come un luogo in cui non esiste più
una realtà naturale contrapposta ad una realtà artificiale. L’ effetto che ne deriva è una
dissolvenza della sostanza stessa della facciata. Per l’ architetto, i contrasti pieno-vuoto,
luce-ombra, opaco-trasparente diventano mezzi per creare spazi nuovi, virtuali e mentali;
sono un modo per abusare dei sensi e, soprattutto, per indurre una condizione di
destabilizzazione percettiva.
L’ involucro non diventa mezzo di una conoscenza oggettiva e univoca, ma offre una
molteplicità infinita di esperienze soggettive. Spesso quando l’ uso di materiali trasparenti
è smodato, si trasforma da mezzo a fine stesso del costruire, diventando carattere
dominante dell’ involucro. Così anche l’ estetica, legata all’ immaterialità, ostenta soluzioni
14 Jacques Herzog e Thomas de Meuron, “Art Gallery Goetz”, in El Croquis. Herzog & de Meuron, 1983-1993, n° 60, p .94, Madrid, 1994.
15 Nell’ edificio per uffici la Defense, realizzato da UN Studio nel 2004, la pelle cangiante del rivestimento in pannelli di vetro dotati di
lastre di differente colore, varia in funzione dell’ angolo di incidenza della luce. Dunque durante i diversi momenti della giornata,
sulla facciata, si ha una restituzione di colorazioni che variano dal giallo, all’ azzurro, al rosso, al verde in una successione di continue
variazioni.
Figura 1. Jacques Herzog & Pierre de Meuron, Goetz Collection a Monaco, 1992-1994. Viste prospettiche sui due lati più lunghi dell’ edificio. l' edificio è costituito da un
corpo di fabbrica in legno appoggiato su una struttura in cemento armato delle stesse dimensioni. Quest' ultima è parzialmente interrata, cosicché dall'esterno risulta
visibile solo la parte superiore vetrata. La contrapposizione di materiali diversi tra loro, come legno, cemento, superfici vetrate a nastro e il gioco di ruoli tra opacità e
trasparenza danno al complesso architettonico un senso di astrazione, di smaterializzazione e di costruzione della forma. Tutti gli elementi sembrano infatti galleggiare
senza gravare.
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tecnologiche per produrre scenografie, più che architettura, di facile e veloce consumo.
Quindi in una cultura in cui l’ immateriale è divenuto, paradossalmente, il principale
componente della progettazione tecnica quali sono per l’ uomo i significati, le ragioni e le
logiche di utilizzo della trasparenza in architettura? Essi stanno sicuramente nell’ esigenza
di coniugare assieme interno ed esterno, ombre e luce, opaco e trasparente; soglie che
sono state annullate pesantemente nel movimento Moderno ma sono state recuperate nel
contemporaneo caratterizzato tantissimo dalla definizione tecnica, fisica e formale dell’
involucro edilizio.
Altre volte, in maniera opposta da quanto appena detto, le superfici degli involucri sono
così massicce da farlo divenire un filtro, un velo inaccessibile all’ osservatore esterno,
negandogli di qualsiasi visione.
Come già accennato prima l’ involucro opaco, all’ interno del quale l’ uomo vi ha
sviluppato il suo concetto di abitazione, è divenuto rifugio dalle intemperie ed è sempre
stato caratterizzato da aperture che permettessero il passaggio di aria e luce nello spazio
interno. Il bisogno di adeguare queste aperture alla moda estetica e tecnologica a cui l’
edificio è perennemente soggetto negli anni, ha portato all’ evoluzione del sistema
facciata.
Se gettiamo uno sguardo alla storia dell’ architettura, si può notare come dal singolo
elemento finestra isolato fino alla superficie continua del curtain wall
[16]
, sia stata
sperimentata una quantità enorme di variabili, fondate su criteri associativi formali e
differenti: dalla tradizionale “cornice”, che non soltanto è una decorazione ma è una
maniera di limitare la finestra e rafforzarne il carattere di figura, fino all’ allargamento dell’
area della finestra. Di conseguenza la parete può diventare composizione di sottile strisce
verticali o orizzontali.
In questo contesto, l’ elemento finestra, da sempre essenziale per regolare l’
introduzione dell’ aria e della luce negli ambienti, assume una grande importanza per la sua
capacità di stabilire un preciso rapporto con la il contesto urbano.
16 Il termine è un sostantivo inglese (da curtain, tenda e wall, muro) usato in italiano come indicazione della facciata continua. È un
sistema prefabbricato di tamponatura esterna che consente la realizzazione di facciate autoportanti “appese” in edifici a ossatura in
acciaio o cemento armato, caratterizzati da spazi modulari ripetuti. Il curtain-wall è composto da una struttura di sostegno in
profilato metallico (acciaio inossidabile, alluminio, ecc.) collegata alla struttura resistente dell'edificio per mezzo di ancoraggi e da
pannelli di tipo sandwich costituiti da uno strato di materiale isolante compreso fra due lastre sottili di lamierino o materiale
plastico. I pannelli possono essere autoportanti (a piastra) e collegati direttamente oppure intelaiati.