Sul piano sociale le ripercussioni sui consumatori finali hanno palesato
l’insostenibilità di tali prezzi: non solo hanno generato l’aumento della fattura per
consumi diretti quali trasporti e riscaldamento, ma hanno anche contribuito alla
riduzione del potere d’acquisto complessivo per l’aumento dei costi collegati alla
produzione di beni e alla fornitura di servizi. Il perdurare di una tale situazione,
aggravata dalla recente crisi economica, rischia di mettere seriamente in discus-
sione la possibilità per i Paesi industrializzati di mantenere il tenore e le abitudini
di vita cui si sono abituati nell’ultimo ventennio.
Sul piano geopolitico la sicurezza energetica ha progressivamente acquisi-
to importanza, arrivando a rivestire lo status di bene pubblico. Assicurarsi fornitu-
re energetiche certe e adeguate nei tempi e nelle quantità necessari a sostenere la
crescita interna diviene un imperativo categorico, da perseguire in una prospettiva
di difesa nazionale. La penuria nella dotazione di risorse energetiche va compen-
sata con la capacità di garantirsi approvvigionamenti affidabili e abbondanti. A ta-
le proposito è rilevante notare come la dipendenza della maggior parte dei Paesi
dagli idrocarburi si scontri con la concentrazione geografica delle riserve di queste
risorse in poche aree, spesso in condizioni politiche precarie, e si traduca in una
dipendenza dalle importazioni.
Se in tempi passati i Paesi importatori di risorse fossili erano in grado di
influire sull’instabilità dei Paesi esportatori e di assicurarsi in tal modo forniture
abbondanti e convenienti, i ruoli oggi si sono invertiti. Petrolio e gas naturale sono
usati sempre più come armi di pressione politica verso i Paesi che ne sono impor-
tatori, per ottenere prezzi più alti se si tratta di Paesi ricchi, più spesso obbedienza
negli altri casi. L’esempio del comportamento tenuto da Gazprom nei confronti
dell’Ucraina nell’inverno 2005-2006 e della Bielorussia durante l’inverno succes-
sivo è un prova di tale utilizzo. La presenza di ingenti risorse fossili nel proprio
territorio conferisce al Paese che le detiene un potere non indifferente, assicuran-
dogli un ruolo nuovo e di primo rilievo sulla scena politica internazionale.
D’altra parte non vanno dimenticati i risvolti ambientali dell’utilizzo di ri-
sorse fossili. Le recenti analisi della situazione mondiale, nonché le conclusioni
tratte dalle più importanti agenzie del settore, sono tutt’altro che ottimistiche. Il
report che è valso il nobel per la pace nel 2007 all’IPCC prospetta per il futuro
ambientale del mondo scenari a dir poco allarmanti. La dipendenza dagli idrocar-
buri ha portato ad una produzione di gas a effetto serra sproporzionata rispetto alla
2
quantità che l’ambiente avrebbe potuto assorbire. Giunti a questo punto solo una
drastica riduzione delle emissioni climalteranti potrebbe scongiurare un surriscal-
damento tale da procurare danni irreparabili all’ambiente. Oltre alla significativa
perdita di biodiversità, anche la nostra vita quotidiana ne sarebbe radicalmente al-
terata. Persino l’Agenzia Internazionale dell’Energia, da sempre a favore dei Paesi
consumatori di petrolio e gas, ha inserito nei paper degli ultimi due anni moniti a
questo proposito.
Non è difficile capire che danneggiare l’ambiente in modo irrimediabile è
un atto molto grave e che è di vitale importanza, per la nostra e le generazioni
successive, porvi rimedio prima che sia troppo tardi. D’altra parte, benché i go-
verni del mondo si siano mossi per trovare una soluzione alla questione ambienta-
le, poco è stato fatto nel concreto, sia da parte istituzionale che da parte privata.
La ragione di tale inerzia è che l’attuazione di qualunque strategia a difesa
dell’ambiente, dal risparmio energetico, al miglioramento dell’efficienza energeti-
ca, all’introduzione di risorse alternative e rinnovabili, comporta costi aggiuntivi
rispetto al mantenimento dello status quo.
Esistono molte alternative all’attuale mix energetico, ma nessuna di queste
garantisce una riduzione dei costi: eolico, solare, energia da biomassa, hanno an-
cora rendimenti energetici troppo limitati e richiedono investimenti troppo elevati
per risultare competitivi rispetto alle fonti tradizionali. Si tratta di un fatto mera-
mente economico: è difficile che un’azienda che non sia pubblica aumenti i propri
costi per ragioni diverse da quella economica, soprattutto se queste attengono alla
coscienza ambientale.
Ciò nonostante, se nel calcolare il rendimento energetico delle diverse fon-
ti si tenesse conto anche delle esternalità negative che non si manifestano imme-
diatamente, la competitività delle risorse alternative aumenterebbe sensibilmente.
In tale ottica non è compito delle aziende private, bensì delle istituzioni, assicurar-
si che tali risorse sostituiscano progressivamente quelle tradizionali, non solo at-
traverso una normativa adeguata, ma soprattutto finanziando la ricerca in tale set-
tore, in modo da accelerarne lo sviluppo, con benefici sul rendimento energetico e
di conseguenza economico.
Alla luce di queste considerazioni, nel presente lavoro verrà illustrata la si-
tuazione energetica attuale sotto tutti i suoi aspetti nel modo più asettico e scienti-
3
fico possibile. Questo al fine di formulare un’analisi oggettiva delle ragioni che
spingono i soggetti capaci di influenzare il mix energetico, adottato in un dato
luogo e in un dato momento, a preferire una fonte alle altre. In particolare, tale
studio sarà rivolto all’analisi del processo di formazione e di evoluzione del mix
energetico: la trasformazione della domanda di energia.
Nel primo capitolo si prenderà in esame il panorama energetico attuale,
cominciando con la domanda e l’offerta mondiale di energia. In secondo luogo si
esaminerà il mix energetico nel suo insieme e la sua probabile evoluzione, anche
alla luce delle istanze ambientali. In questo ambito saranno spiegate le ragioni che
vedranno succedere all’era del petrolio un era del gas e poi un’era del carbone
prima che le risorse rinnovabili possano incidere a tal punto sui consumi energeti-
ci mondiali, da poter parlare di un’era delle risorse rinnovabili.
Successivamente, verranno esaminate singolarmente tutte le principali ri-
sorse energetiche sotto una moltitudine di aspetti: entità delle riserve, distribuzio-
ne geografica di queste, metodi, costi e tempi di estrazione, lavorazione, distribu-
zione, quotazioni di mercato, mezzi di trasporto, esternalità, nonché rendimento
energetico. Si comincerà dalla fonte più presente nell’attuale mix energetico mon-
diale: il petrolio. Si proseguirà con il gas naturale, la fonte che sta raggiungendo
l’importanza del petrolio e nei prossimi anni lo supererà, in termini percentuali sul
totale di energia consumata. Sarà quindi preso in esame il carbone, la terza fonte
del mix energetico, nonché quella che si affiancherà al gas naturale nella sostitu-
zione del petrolio, grazie alle tecniche di cattura e sequestro dell’anidride carboni-
ca, oltre all’enorme disponibilità di riserve. Sarà in seguito analizzato il nucleare,
settore che, benché in declino sul totale dei consumi energetici mondiali, rappre-
senta ancora una quota significativa e potrebbe avere un nuovo sviluppo se asse-
condato dai progressi tecnologici. Infine si esamineranno le risorse rinnovabili,
nei loro aspetti positivi, relativamente all’ambiente e all’indipendenza energetica,
e negativi, sotto il profilo economico.
Nel secondo capitolo si analizzerà il processo di trasformazione della do-
manda di energia. La domanda di energia giunge sul mercato pressoché indiffe-
renziata: come tale energia venga prodotta, attraverso quali strumenti verrà utiliz-
zata e quali carburanti saranno disponibili viene determinato dal combinarsi di
mercato, attori istituzionali, normativa ed attori atipici. Sono questi soggetti a tra-
sformare la domanda di energia in un mix energetico. Particolare attenzione verrà
4
dedicata alle esternalità geopolitiche di mix energetici differenti e alle conseguen-
ze geopolitiche delle scelte operate dagli attori in grado di influenzare il mix ener-
getico.
Si procederà illustrando i flussi energetici più importanti e più sensibili al-
le variabili geopolitiche a livello mondiale: quelli petroliferi e gasiferi. Sarà dun-
que proposta un’analisi del mix energetico attualmente adottato in Europa. moti-
vato dalla combinazione delle variabili che lo determinano. Si concluderà con
due scenari di evoluzione del mix: uno secondo la dinamica tendenziale e la nor-
mativa energetica e ambientale già adottata, l’altro secondo una dinamica alterna-
tiva, dettata dalla normativa più virtuosa dal punto di vista ambientale, per il mo-
mento solo proposta e non ancora adottata.
Nel terzo capitolo sarà proposto uno studio concreto del sistema “Italia”.
Innanzitutto verrà esaminata la struttura dei consumi energetici in Italia, della
produzione in questo Paese e dei flussi di import ed export, studiando le ragioni
che hanno portato all’adozione del mix energetico attualmente vigente. Quindi sa-
ranno illustrate le interconnessioni attraverso le quali l’Italia si approvvigiona
dall’estero di gas, petrolio ed energia elettrica, nonché i progetti di ampliamento
di queste e di nuove interconnessioni.
In seguito si esaminerà il processo di liberalizzazione dei mercati energeti-
ci realizzatosi in Italia in attuazione della normativa europea. Il mercato elettrico e
il mercato del gas saranno presi in esame separatamente, studiandone la normativa
di riferimento, i soggetti, l’organizzazione del mercato e lo stato di effettiva rea-
lizzazione della liberalizzazione. Verrà illustrata nel suo divenire la normativa che
determina la politica energetica ed ambientale in Italia.
Si concluderà con un’analisi dei punti critici del sistema Italia, confermati
dalle crisi elettrica e del gas verificatesi negli ultimi anni. Saranno proposte infine
due strategie, eventualmente complementari, di miglioramento della situazione
energetica italiana: una basata sulla diversificazione delle fonti e dei fornitori,
l’altra sullo sfruttamento della dipendenza dal gas per far diventare l’Italia un hub
di smistamento del gas diretto verso il resto dell’Europa.
5
1. Panorama energetico
L’età della pietra non terminò per mancanza di pietre.
L’età del petrolio non finirà per mancanza di petrolio
1
.
Zaki Yamani
Ex Ministro del Petrolio dell’Arabia Saudita
Ex Ministro OPEC
1 Il mercato dell’energia
Le risorse energetiche vengono oggi trattate come commodity, scambiate
nelle borse merci come altre materie prime. Esse sono diventate beni standardiz-
zati, che possono essere prodotti con criteri qualitativi equivalenti, nonché stoccati
facilmente e conservati nel tempo.
Le risorse energetiche vengono utilizzate generalmente per produrre ener-
gia termica, eventualmente trasformata in energia meccanica o ancora in energia
elettrica. L’energia elettrica in particolare è il prodotto più interessante, oggi il più
diffuso mezzo di trasporto per l'energia poiché assolutamente versatile ed è indi-
spensabile per mantenere il tenore e le abitudini di vita che abbiamo acquisito.
Grande svantaggio dell’energia elettrica è che non può essere immagazzi-
nata né conservata perciò bisogna produrla o importarla in quantità pari alle effet-
tive necessità. Questo rende fondamentale prevedere il fabbisogno di elettricità,
quindi il fabbisogno di risorse energetiche per produrla, ripartirlo fra produzione
interna, importazioni ed esportazioni, nonché fra le diverse risorse energetiche che
formano il mix adottato. Sono le aziende produttrici e gli organi istituzionali pre-
posti, a effettuare tale programmazione su scala annuale, mensile, settimanale e
giornaliera sulla base di dati storici e abitudini di consumo.
Il “magazzino” del settore elettrico è costituito dalla sua spare capacity,
ovvero dalla capacità di generazione in riserva del parco centrali e da quella dei
1
Menna P., 203, p.9
6
sistemi di approvvigionamento delle risorse utilizzate in dette centrali. Tanto il
settore energetico in generale, quanto quello elettrico soggiaciono a rendite ricar-
diane
2
, ragione per cui si utilizzano dapprima le fonti (ovvero centrali) che presen-
tano costi inferiori e poi via via quelle più costose, al crescere della domanda.
1.1 La domanda di energia
Nel 2006 il mondo ha consumato 11,7 miliardi di TEP
3
, di questi la metà è
stata assorbita dai Paesi OCSE, il 10% dalle economie in transizione e il 40% dai
Paesi in via di sviluppo
4
. Dagli anni ’80 in poi il consumo di energia è cresciuto al
tasso medio annuo del 2%, ma in passato aveva visto fasi altalenanti: picchi di in-
cremento annuo del 6% negli anni ’50 e ’60, e momenti di stallo in corrisponden-
za di crisi petrolifere e finanziarie
5
. Nonostante tali irregolarità di breve periodo,
la domanda di energia è cresciuta in misura sempre maggiore e con una tendenza
all’accelerazione
6
.
Non tutti gli scenari concordano sull’entità della crescita futura della do-
manda di energia, ma essi evidenziano complessivamente le stesse tendenze di
fondo. Per esaminare tali tendenze si prendono come riferimento gli scenari elabo-
rati nel 2007 dall’Agenzia Internazionale dell’Energia di Parigi per gli anni dal
2005 al 2030
7
. Si considerino quali determinanti: il reddito complessivo, la dina-
mica demografica, il reddito pro capite, i processi di urbanizzazione, la mobilità,
la produzione di elettricità e il progresso tecnologico.
2
Secondo la teoria delle rendite differenziali, o rendite ricardiane, nella produzione di un
bene vengono utilizzate dapprima le risorse e le tecnologie meno costose e di più facile
reperimento. Solo una volta esaurita la potenzialità di queste il produttore sfrutterà risorse
e tecnologie più costose, ovvero si preoccuperà di inventare tecnologie alternative. Ricar-
do D., 1815
3
Tonnellata equivalente di petrolio, è l’unità di misura utilizzata per omogeneizzare il
contributo delle diverse fonti energetiche. 1 TOE (tonne oil equivalent) = 1 TEP (tonnel-
lata equivalente di petrolio) = 7,3 barili (1 barile =159 litri) di petrolio = 4400 GWh. BP,
2008, p.44
4
Precisamente: OCSE 48,2%, Pvs 9,7%, economie in transizione 42,1%. AIE, 2008, p.
30-31
5
In particolare si ricordano le crisi petrolifere del 1973 e del 1976, nonché le crisi finan-
ziarie del 1997 (tigri asiatiche) e del 2001 (in seguito all’attacco alle torri gemelle). Nel
2002 esso è salito nuovamente al 5% per poi tornare intorno 2% dopo il 2005. Maugeri
L., 2001, p. 7; AIE, 2007
6
Basti pensare che ci sono voluti oltre cento anni perché nel 1920 si raggiungesse il pri-
mo miliardo di TEP, appena cinque per raggiungere l’ultimo. Clô A., 2008, p. 22.
7
AIE, 2007
7
Il reddito è la variabile più significativa, in quanto riassume approssimati-
vamente le altre. Si prevede che il reddito mondiale cresca ad un tasso medio an-
nuo del 3,6%, trainato dai Pvs (5,1%), tra i quali la Cina, che intorno al 2016 su-
pererà gli Stati Uniti in termini di potere d’acquisto
8
, e frenato dai Paesi industria-
lizzati (2,2%)
9
.
La dinamica demografica continuerà a rallentare in termini percentuali, ma
ad aumentare in termini assoluti: è prevista una crescita complessiva di 1,8 mi-
liardi di persone, che porterà la popolazione mondiale a 8,2 miliardi nel 2030, con
una prevedibile pressione sull’uso delle risorse naturali
10
.
All’aumentare della popolazione aumenteranno anche i processi di urba-
nizzazione, per incremento naturale della natalità per chi già abita in città e per i
flussi migratori dalle campagne
11
.
Il reddito pro capite crescerà più del doppio entro il 2030 arrivando a
17.200 $, prezzi costanti 2005
12
. Il divario tra Paesi ricchi e poveri diminuirà, ben-
ché il valore dei primi resterà di quattro volte superiore a quello dei secondi.
L’aumento della capacità di spesa
13
spingerà miliardi di persone a sostituire le
fonti energetiche tradizionali con fonti energetiche commerciali, aumentando ulte-
riormente la domanda di energia.
La mobilità sarà insieme alla produzione di elettricità il settore che più pe-
serà sull’aumento della domanda.
14
La crescita della mobilità continuerà ad essere
8
Zingales E., 2007
9
FMI, 2008
10
Il 95% di tale crescita sarà concentrato nei Pvs, mentre la popolazione dei Paesi indu-
strializzati resterà sostanzialmente invariata. US Census Bureau, 2008
11
Dai processi di urbanizzazione dipendono livelli e modelli di consumo dell’energia, ad
es: costi di gestione e distribuzione dell’energia, fornitura ad ogni nucleo familiare di un
sistema di produzione autonoma di energia elettrica (pale eoliche, celle fotovoltaiche).
Clô A., 2007, p. 24
12
FMI, 2008
13
Si noti che oltre la soglia dei 3.000 $ pro capite la domanda di energia cresce esponen-
zialmente (per il combinarsi di industrializzazione, mobilità e miglioramento delle condi-
zioni di vita), resta elastica fino ai 10-15.000 $, indi si attenua per il peso dei servizi e la
progressiva saturazione dei beni di consumo durevoli ad elevato consumo energetico.
Shell International, 2001
14
Spesso nei Paesi industrializzati per diminuire consumi ed emissioni i governi si affi-
dano ad una coscienza ambientale, di cui i comportamenti collettivi non danno prova.
Contemporaneamente incentivano l’acquisto di automobili, per non deprimerne il merca-
to, dando così segnali contrastanti a detrimento dell’utilizzo dei mezzi pubblici, già scar-
so: 17% contro l’83% dei mezzi privati. Opec, 2007
8
spinta dall’utilizzo delle auto private (67%)
15
e da un significativo incremento de-
gli aerei, i cui passeggeri sono aumentati nell’ultimo mezzo secolo di 60 volte.
16
TAB. 1.1 MONDO: REDDITO, ENERGIA, PETROLIO, POPOLAZIONE (1900-2030)
CONSUMO PETROLIO ANNI REDDITO
(MIGLIAIA
MLD
$ 2001)
CONSUMO
ENERGIA
(MLD TEP)
(MLD
TEP)
QUOTA SUL
CONSUMO DI
ENERGIA
POPOLAZIONE
(MLD)
REDDITO PRO
CAPITE (MI-
GLIAIA $ 2001)
CONSUMO
ENERGIA PRO
CAPITE (TEP)
1900 1,1 0,55 0,02 3% 1,65 0,68 0,33
1950 6,7 1,85 0,52 28% 2,56 2,66 0,73
1960 10,7 3,01 1,07 36% 3,04 3,54 1,00
1970 17,5 5,02 2,25 45% 3,70 4,73 1,36
1980 25,3 6,64 2,97 45% 4,44 5,70 1,50
1990 34,2 8,12 3,14 39% 5,27 6,47 1,53
2000 46,0 9,08 3,54 39% 6,07 7,57 1,49
2005 52,1 11,43 4,00 35% 6,45 8,08 1,77
2006 54,9 11,70 4,03 35% 6,52 8,42 1,79
2030
17
128,3 17,72 5,59 32% 8,20 15,60 2,16
FONTI: REDDITO: FMI, 2008; ENERGIA: AIE, 2008;
POPOLAZIONE: US CENSUS BUREAU, 2008
TAB. 1.2 MONDO: EVOLUZIONE PARCO AUTO (2005-2030)
AUTO PER 1000
ABITANTI (NUMERO)
PARCO AUTO
(MILIONI)
POPOLAZIONE
(MILIONI)
DOMANDA CARBURANTI
(MILIONI BBL/G)
AREE
GEOGRAFICHE
2005 2030 2005 2030 2005 2030 2005 2030
OCSE 435 497 511 638 1.175 1.283 21,4 24,3
NORD AMERICA 470 501 207 271 440 540 12,4 14,6
EUROPA 416 495 222 271 533 547 6,3 7,2
ALTRI 405 489 82 96 202 196 2,8 2,6
ECONOMIE IN
TRANSIZIONE
162 247 55 83 339 336 1,4 1,9
PVS 30 72 147 477 4.900 6.625 9,2 20,3
AMERICA LATINA 109 169 46 90 422 533 1,7 2,6
SUD-EST ASIA 83 160 33 80 398 500 2,1 6,6
CINA 14 62 19 91 1.357 1.468 1,5 4,2
MEDIO ORIENTE
E AFRICA
25 48 19 61 760 1.270 1,1 2,6
OPEC 31 67 18 53 580 791 2,7 4,2
TOTALE MONDO 108 146 714 1.198 6.611 8.2005 32,0 46,5
FONTE: OPEC, 2007
15
Nel secolo scorso domanda e offerta di mobilità sono aumentate in modo esponenziale,
trainate soprattutto dell’uso privato di automobili nei Paesi industrializzati: 435 auto su
1000 abitanti contro le 28 su 1000 dei Pvs. Opec, 2007
16
Ai fini della struttura della domanda di energia è importante sottolineare che il settore
della mobilità attinge quasi esclusivamente ai derivati del petrolio quali carburanti. A tale
proposito è fondamentale ricordare la non perfetta fungibilità delle fonti di energia, in ra-
gione delle loro specificità tecnico-fisiche e benché esistano delle fonti alternative o addi-
rittura dei carburanti alternativi, per il momento questi non risultano essere economica-
mente vantaggiosi. Clô A., 2008 p.28-30
17
AIE, 2007
9
TAB. 1.3 MONDO: PRODUZIONE ELETTRICA PER FONTE DI ENERGIA (TWH)
1971 2005 2030 VARIAZIONE 2005-2030
FONTI TWH % TWH % TWH % TWH %
CARBONE 2.101 40 7.334 40 15.796 45 8.462 49
PETROLIO 1.095 21 1.186 7 929 3 -257 -1
GAS 696 13 3.585 20 8.068 23 4.483 26
NUCLEARE 111 2 2.771 15 3.275 9 504 3
IDROELETTRICO 1.208 23 2.922 16 4.842 14 1.920 11
NUOVE RINNOVABILI 36 1 397 2 2.461 7 2.064 12
SOLARE, EOLICO - - 114 1 1.448 4 1.334 8
GEOTERMICO 29 1 52 - 173 1 121 1
RIFIUTO, BIOMASSE 7 - 231 1 840 2 609 4
TOTALE 5.248 100 18.197 100 35.384 100 17.187 100,0
FONTI: 1971: AIE, 2005; 2005-2030: AIE, 2007
La produzione di energia elettrica costituirà circa metà dell’aumento della
domanda di energia. Si prevede infatti che la domanda di elettricità raddoppi a
35.000 miliardi KWH entro il 2030, il che richiederà un investimento complessivo
di 11.000 miliardi di dollari per l’incremento della capacità produttiva
18
.
Nel progresso tecnologico risiedono infine le maggiori speranze di abbat-
timento dei consumi. Finora la tecnologia ha fortemente ridotto il contenuto di e-
nergia consumata per unità di prodotto, ma ha al contempo indotto effetti espansi-
vi sulle economie tali da più che compensare la maggiore efficienza energetica.
Inoltre il progresso tecnologico ha andamento imprevedibile, dunque non può es-
sere quantificato come variabile e inserito in uno scenario.
In sintesi, combinando le suddette previsioni, secondo gli scenari dell’AIE,
si prevede che la domanda di energia aumenterà dal 2005 al 2030 di 6,3 miliardi
di TEP (+55%), raggiungendo quota 17,7 miliardi di TEP. Tale incremento sarà
dovuto in larga parte ai Pvs (74%)
19
, ragione che sposterà il baricentro dei mercati
energetici internazionali verso oriente.
Alla luce delle previsioni esposte è ragionevole concludere che:
- la crescita economica è legata alla crescita della domanda di energia;
18
Tale incremento riguarderà anche i paesi industrializzati in ragione della maggiore do-
manda (+40%) e della crescente vetustà del parco centrali. Si noti che l’elettricità presen-
ta una forte elasticità al reddito: superiore all’unità nei Paesi in via di sviluppo e di molto
superiore all’elasticità media dell’energia nei Paesi sviluppati. AIE, 2007
19
AIE, 2007
10
- i progressi tecnologici migliorano l’efficienza energetica, ma riguardano prin-
cipalmente i Paesi sviluppati, non riducendo la domanda di energia in termini
assoluti;
- l’uscita dei Pvs dalla loro condizione di povertà comporta una forte domanda
di energia;
- l’intensità e la rigidità degli andamenti appena illustrate è tale da non consenti-
re di modificarne la traiettoria se non in tempi lunghissimi (ciò vale tanto per la
domanda quanto per l’offerta di energia).
TAB. 1.4 MONDO: ENERGIA PRIMARIA PER FONTI E AREE (1971-2030)
1971 1980 1990 2005 2030
MILIONI
DI TEP
% MILIONI
DI TEP
% MILIONI
DI TEP
% MILIONI
DI TEP
% MILIONI
DI TEP
%
FONTI ENERGETI-
CHE
CARBONE 1,439 35,7 1.785 24,6 2.216 25,3 2.892 25,3 4.994 28,2
PETROLIO 2.446 43,7 3.107 42,8 3.216 36,7 4.000 35,0 5.585 31,5
GAS 895 16,0 1.237 17,0 1.676 19,1 2.354 20,5 3.948 22,3
NUCLEARE 29 0,5 186 2,6 525 5,9 721 6,3 854 4,8
IDROELETTRICO 104 1,9 148 2,0 184 2,1 251 2,2 416 2,3
BIOMASSE 683 12,2 765 10,5 903 10,3 1.149 10,1 1.615 9,1
ALTRE RINNOVABILI 4 - 33 0,5 35 0,4 61 0,5 308 1,7
TOTALE DOMANDA 5.600 100 7.261 100 8.755 100 11.429 100 17.721 100
AREE GEOGRAFICHE
OCSE 3.400 60,7 3.812 52,5 4.518 51,6 5.542 48,5 6.800 38,4
NORD AMERICA 1.780 31,8 2.076 28,6 2.257 25,8 2.786 24,4 3.573 20,2
EUROPA 1.270 22,7 1.274 17,5 1.623 18,5 1.874 16,4 2.127 12,0
EC. IN TRANSIZIONE 814 14,5 1.227 16,9 1.554 17,7 1.080 9,4 1.434 8,1
RUSSIA - - - - 879 10,0 645 5,6 871 4,9
PVS 1.228 21,9 2.222 30,6 2.569 29,3 4.635 40,5 9.270 52,3
CINA 405 7,2 475 6,5 874 10,0 1.742 15,2 3.819 21,6
INDIA 182 3,2 - - 320 3,7 537 4,7 1.299 7,3
AMERICA LATINA 203 3,6 330 4,5 340 3,9 500 4,4 873 4,9
MEDIO ORIENTE 51 0,9 117 1,6 228 2,6 503 4,4 1.027 5,8
AFRICA 200 3,6 340 4,7 400 4,6 606 5,3 943 5,3
TOTALE DOMANDA 5.600 100 7.261 100 8.755 100 11.429 100 17.721 100
FONTI: 1971-1980: AIE, 2004 E AIE, 2006; 1990-2030: AIE, 2007
1.2 L’offerta di energia
Nel 1956 il geofisico americano Marion King Hubbert formulò la teoria
del “picco” riguardante l’evoluzione temporale della produzione di una qualsiasi
risorsa mineraria o energetica esauribile. Secondo tale teoria, una volta raggiunto
il momento di massima produzione, quest’ultima cala precipitosamente con effetti
11
rovinosi sui prezzi
20
. Partendo dai dati storici della produzione petrolifera, Hub-
bert previde che il picco della produzione petrolifera americana sarebbe stato rag-
giunto tra il 1966 e il 1971. Inizialmente sottovalutata, la teoria di Hubbert acquisì
credito quando effettivamente la produzione petrolifera americana raggiunse il
picco nel 1971 (Alaska esclusa: infatti quei giacimenti non rientravano nel calcolo
di Hubbert e raggiunsero il picco nel 1985). Riguardo alla produzione petrolifera
mondiale Hubbert fece una prima stima e situò il momento del picco tra il 1990 e
il 2000, con molta probabilità nel 1995. Tale previsione è stata smentita dai fatti e
benché la stima sia stata rivista alla luce delle successive scoperte da molti altri
scienziati
21
e posticipata più volte perdendo credibilità, il picco non è stato indivi-
duato concordemente: le stime oscillano tra il 2006 (data dimostratasi scorretta) e
il 2020, con massimi di ottimismo che non superano il 2030.
FIG. 1.1 CURVA DI HUBBERT
FONTE: AC FINANZA, 2007
20
La teoria dell’altopiano ondulato, sostenuta dal Cambridge Energy Research Associates
del Massachussets, presieduto dal premio Pulitzer Daniel Yergin (The Prize, 1991), è av-
versa all’idea di un picco e ritiene che una volta raggiunto il livello di massima produzio-
ne, questo diminuisca lentamente, senza traumi improvvisi. Angoli S., Pireddu G., 2008,
p.221
21
Fra i discepoli della scuola del “picco”: Colin Campbell, creatore dell’ASPO (Associa-
tion for the study of Peak Oil), coautore con J. Laherrére di The end of cheap Oil, 1998;
Matthew Simmons, autore di Twilight in the Desert: the Coming Saudi Oil Shock and the
World Economy, 2005, che nel 2004 mise apertamente in discussione l’integrità dei mag-
giori giacimenti sauditi “ormai in fase matura, supersfruttati e rovinati dall’acqua pompa-
ta per migliorarne la resa” Angoli S., Pireddu G., 2008 p. 218-220
12