4
da parte delle forze internazionali ed in particolare
dell‟Unione Europea verso di essa ed in generale nei
Balcani. Tutti gli stati che componevano la vecchia
Iugoslavia sono ormai indipendenti, iniziando da Slovenia
e Croazia, finendo con il Montenegro e il Kosovo,
un‟indipendenza che acquisisce per tutti questi Paesi e per i
loro popoli un valore aggiunto , poiché il predominio
Serbo non ostacolerà più i loro interessi. Ognuno di essi si
appresta oggi ad intensificare il proprio percorso verso
l‟Unione Europea, emblema della prosperità, del progresso
e di una vita migliore per queste popolazioni la quale ha
maturato un evidente interesse , dopo la fine del blocco
sovietico, ad assorbire l‟area sudorientale del continente ed
in particolare la “polveriera “ Balcanica per continuare ad
assicurare agli altri Stati membri la stabilità e la pace non
più garantita adesso per via dei mutati equilibri politici .
Anche la Serbia a partire dal 2000 - dopo la caduta di
Milosevic - si è posta questo obiettivo, in merito al quale si
vuole tentare di comprendere l‟origine delle difficoltà
presenti in ambo le parti, che hanno ritardato e continuano
a ritardare in modo così evidente l‟ingresso serbo in Europa
. Per tutte queste ragioni la tesi ripercorre tutto il cammino
svolto dalla Serbia dal 2000 fino ad oggi, cercando di
dimostrare quali siano stati i motivi del ritardato ingresso
all‟interno dell‟Unione e del suo difficile rapporto con
quest‟ultima: nel primo capitolo sono stati ripercorsi tutti i
principali eventi partendo da poco tempo prima la caduta di
Milosevic fino a giungere all‟attuale governo Cvetkovic,
prestando una particolare attenzione alle vicende più
significative e utili a poter comprendere l‟evoluzione
interna della stato Serbia e la sua trasformazione da stato
autoritario privo di consenso ad uno stato con tutte le
caratteristiche di una moderna democrazia. Nel cammino
percorso a partire dal 24 Settembre 2000 ci si è soffermati
soprattutto sulla composizione politica della nuova
coalizione democratica DOS protagonista del
rovesciamento di Milosevic e sui problemi che hanno
interessato quest‟ultima, rappresentati in particolar modo
dalla presenza minacciosa dei nazionalisti,
dall‟antagonismo tra Kostunica e Djindjic, dalla persistente
criminalità organizzata e dalla corruzione, due piaghe
persistenti nella società e nella politica serba, manifestatesi
in tutta la loro pericolosità con l‟omicidio del Premier
5
Djindjic nel Marzo 2003 , prestando particolare attenzione
alle razioni da parte della classe politica serba ad una simile
tragedia e alle conseguenze che questa ebbe nel Paese, fino
a giungere all‟approvazione della nuova costituzione nel
2006, subito dopo l‟indipendenza montenegrina
dall‟Unione federale di Serbia – Montenegro, ultimo
artificio diplomatico di cui questa volta l‟Ue è stata la
protagonista e alle ultime elezioni avvenute subito dopo la
perdita del Kosovo. Nel secondo capitolo invece è stata
fatta una presentazione dell‟Unione Europea ,
un‟istituzione che affonda le sue radici nel lontano 1950,
che ha vissuto una notevole espansione nel corso di tutto
questo tempo, facendo della politica di allargamento uno
dei capisaldi della propria azione e dei propri rapporti con
gli Stati terzi. Sono stati quindi descritti tutti gli strumenti
utilizzati dall‟Ue in questo ambito, prestando una
particolare attenzione alle iniziative specifiche predisposte
per i Balcani e per la Serbia , tra cui spiccano l‟Approccio
regionale del 1997 e le relative condizionalità, il Processo
di Stabilizzazione e Associazione,gli obiettivi ,i
meccanismi introdotti da questa nuova politica . Infine è
stata dedicata un‟ampia analisi del Tribunale Penale
internazionale dell‟Aja per i crimini nella ex Iugoslavia, la
sua costituzione, i suoi obiettivi, le sue difficoltà , ma anche
l‟importanza da questo rivestita non solo per l‟applicazione
del diritto internazionale e per lo sviluppo di una
giurisprudenza più esatta nell‟ambio del diritto umanitario
e dei crimini di guerra, ma soprattutto per il suo ruolo di
riconciliazione fra le popolazioni balcaniche, un passo
fondamentale per ristabilire la pace e la stabilità nella
regione . Nell‟ultimo capitolo si è voluta analizzare da
vicino il complicato rapporto sviluppatosi fra la Serbia e
l‟Unione Europea durante questi anni, focalizzando
l‟attenzione sulla prospettiva dell‟accordo di associazione e
soprattutto su quelle vicende che hanno interessato
internamente sia l‟Unione che la Serbia, complicando il
percorso verso il raggiungimento di questo obiettivo, come
la scarsa collaborazione con il Tribunale dell‟Aja per la
cattura dei latitanti, il congelamento dei negoziati
verificatosi più volte a causa delle divisioni all‟interno
dell‟Unione che hanno iniziato, a partire dal 2006, dalle
quali emergeva chiaramente la Balkan fatigue dalla quale
derivò un dibattito sulla capacità di assorbimento
6
dell‟Unione con la quale in sostanza veniva messa in
discussione la politica di allargamento ed il futuro stesso
della Serbia in Europa. In ultimo, l‟indipendenza del
Kosovo all‟inizio dell‟anno corrente, avvenuta
unilateralmente, ha certamente aggravato i rapporti già
precari e delicati fra l‟Unione e la Serbia che , tuttavia non
ha perso la fiducia di poter al più presto entrare a far parte
di quel mondo di prosperità e speranza per un futuro
migliore che certamente rappresenta per questo Paese
l‟Europa. Negli ultimi paragrafi del terzo capitolo si è
cercato di analizzare quali siano state le reazioni in
Serbia ad un simile atteggiamento da parte della comunità
internazionale e dell‟Eu, entrambe favorevoli
all‟indipendenza della piccola Provincia Serba, e verso la
quale hanno manifestato un pieno sostegno , senza tener
conto dell‟opinione di Belgrado. Le fonti maggiormente
utilizzate per la realizzazione di questo lavoro sono state: le
comunicazioni della Commissione delle Comunità
Europee, partendo dal 1997 ad oggi nonché le relazioni
annuali sul processo di stabilizzazione e associazione in
esse contenuti e i Progress Report grazie ai quali è stato
possibile comprendere ed analizzare meglio non solo gli
strumenti e le strategie impiegate dall‟Ue nella Regione,
ma anche le difficoltà ed i problemi del Paese incontrati
lungo il percorso di integrazione. Grande utilità hanno
rivestito sia i Report dell‟International Crisis Group,
attraverso i quali è stato possibile avere un quadro più
specifico della situazione politica interna al Paese ed
analizzarne l‟evoluzione dal 2000 fino ad oggi, sia gli
articoli consultati nel sito internet “ Osservatorio sui
Balcani” e “rinascita balcanica” che hanno permesso di
conoscere non solo gli eventi più recenti su cui ancora non
è disponibile una bibliografia esauriente, ma anche il punto
di vista della popolazione, dei politici e degli intellettuali
serbi. Oltre a queste fonti si è fatto riferimento alla
sufficientemente ampia bibliografia di cui si da conto in
calce all‟elaborato.
7
CAPITOLO I
L’AVVIO DEL PERCORSO DEMOCRATICO IN SERBIA DOPO
MILOSEVIC.
1.1 L’ ascesa politica di Slobodan Milosevic e la realizzazione del Progetto Grande
Serbo
Il 1989 ha rappresentato una data storica per l‟Europa
e per il resto del mondo,poiché pose fine non solo alla
guerra fredda fra URSS e USA, ma anche all‟esperienza
socialista e comunista nella gran parte degli Stati
dell‟Europa Orientale, tra cui anche i Balcani.
Apparentemente i presupposti per l‟ avvio di questi ultimi
verso una integrazione euro-occidentale sembravano
esserci tutti,ma la situazione era più complicata del
previsto: in realtà già a partire dai primi anni ottanta i
Balcani furono investiti da una forte crisi economica che ,
la scomparsa dell‟URSS e il conseguente crollo dei regimi
comunisti , non avevano fatto altro che aggravare, fornendo
uno spazio sempre maggiore ai movimenti nazionalisti che
riuscirono a strumentalizzare il malcontento nazionale a
proprio vantaggio, fortemente sostenuti in questo proposito
dall‟Accademia delle scienze della Serbia, tra cui si
distinse in questo periodo proprio Slobodan Milosevic , che
era già divenuto nel 1987 segretario della Lega dei
comunisti Serbi che si dissolverà poi nel 1990 , proprio
causa di un forte scontro istituzionale tra lo Sloveno Kukan
e Milosevic stesso, lasciando il Paese nel disordine più
totale, ma che rafforzò in modo ancora più evidente il
nazionalismo serbo di Milosevic, i cui riferimenti
ideologici si basavano su una serie di documenti,tra cui il
famoso memorandum di Cobrica Cosic , nel quale
8
venivano esplicitamente aperte delle accuse nei confronti
dell‟ex leader partigiano Tito, ritenuto responsabile,
attraverso la riforma costituzionale del 1975 concedente
maggiore autonomia alle varie repubbliche jugoslave,
dell‟indebolimento Serbo nell‟ambito della Repubblica
Federale Jugoslava. La popolarità che riscossero tali
argomentazioni nazionalistiche, condussero Milosevic ad
essere eletto presidente della Repubblica Serba nel 1989,
posizione attraverso la quale egli dispose di un potere
enorme, tale da potergli consentire finalmente di agire
indisturbato nella realizzazione del “ progetto politico
grande serbo “, consistente nella riunificazione sotto un
unico grande Stato di tutti i territori a maggioranza etnica
serba,” secondo la logica dove c’è un serbo c’è la Serbia”1;
l‟unico modo per poter realizzare questo progetto era
chiaramente la dissoluzione della federazione jugoslava , i
cui meccanismi decisionali e di controllo costituivano
dunque un intralcio per la realizzazione del progetto , e che
portò quindi Milosevic a compiere alcuni passi per
accelerare il processo di disgregazione della Federazione ,
consistenti innanzitutto in una serie di ampie purghe , non
solo all‟interno del proprio partito, ma anche all‟interno
delle strutture burocratiche e dei media, dei quali assunse
quindi il pieno controllo, grazie all‟insediamento di uomini
di fiducia nel ricoprire ruoli chiave, tra cui si annovera
l‟eclatante rovescio del presidente Ivan Stambolic
sostituito da Petar Gracanin, un generale in pensione ed ex
ufficiale di Stato maggiore nell‟armata popolare jugoslava.
In secondo luogo egli si impegnò anche a riversare il
disastro economico finanziario di quegli anni sulle
istituzioni centrali della federazione, attraverso l‟emissione
eccessiva di moneta al di fuori di ogni controllo da parte
della Banca Centrale. Tali iniziative contribuirono
notevolmente a fornire agli occhi dell‟opinione pubblica
l‟immagine di una Serbia intrappolata dalle istituzioni e
dalla burocrazia della Federazione, nonché quella dei
“serbi perseguitati dalla storia “2, stereotipo presentato
spesso nella propaganda nazionalista operata da Milosevic,
e attraverso la quale egli riuscì ad ottenere ampi consensi
da parte della popolazione, specie da quelle meno
1
F. Privitera, Jugoslavia, Milano , Unicopoli 2007 pag.130
2
F.Privitera, Jugoslavia… cit. pag.130
9
acculturate e più povere, che avevano risentito
maggiormente della crisi economica degli ultimi anni.
Successivamente Milosevic provvide ad emanare un primo
gruppo di riforme finalizzate a rafforzare la componente
centralistica del sistema istituzionale, riconoscendo
all‟amministrazione federale la facoltà di potersi imporre
sulle repubbliche specie per quanto riguardava la
tassazione diretta delle persone fisiche e giuridiche ,
collocando al di fuori del controllo delle autorità civili tutte
le procedure di finanziamento dell‟esercito . In un secondo
momento invece, egli soppresse l‟autonomia che era stata
concessa precedentemente da Tito alle varie province della
regione nella costituzione varata nel 1975, attraverso gli
emendamenti costituzionali approvati nel marzo 1989, con
i quali si autorizzò il governo di Belgrado ad assumere il
pieno e diretto controllo della polizia,del potere giudiziario
e dell‟apparato della difesa territoriale del Kosovo e della
Vojvoidina. La tensione all‟interno della repubblica crebbe
notevolmente, specie da parte delle minoranze albanesi del
Kosovo che organizzarono rivolte molto accese per
protestare contro la politica repressiva del presidente serbo.
Nonostante ciò Milosevic riuscì ad occupare durante le
prime guerre di secessione croato-slovene degli anni 90
circa il 70 % del territorio bosniaco arrivando così ad un
passo dalla realizzazione del progetto grande serbo,e che
gli consentì nel 1992 di realizzare ,a Podgorica, un
referendum con il quale venne sancita la nascita della
Repubblica Federale di Jugoslavia (RFJ) . La neonata
Repubblica visse fin da subito in un clima difficile,
caratterizzato da un forte isolamento da parte della
comunità internazionale all‟interno della quale la
maggioranza degli Stati , eccetto la Grecia, non la
riconobbe , e a cui seguì l‟imposizione di un forte embargo
economico su di essa da parte dell‟ONU. L‟assetto
istituzionale su cui si basava il nuovo Stato poggiava sulla
costituzione approvata il 28 Settembre 1990 nel quadro di
un sistema puramente monopartitico , caratterizzato dal
potere assoluto del Partito Socialista di Serbia, il partito di
Slobodan Milosevic in cui si era gradualmente trasformata
la vecchia Lega dei Comunisti, il quale esercitò una forte
attività di pressione che arrivava a sfiorare l‟intimidazione ,
sulle assemblee delle province autonome per
l‟approvazione del testo, costringendole a delegare i propri
10
poteri al governo serbo. La nuova carta costituzionale da
un lato fu l‟espressione più evidente del tentativo di
sganciarsi dalla precedente esperienza comunista di
autogestione, accostandosi e accettando gli elementi e le
caratteristiche tipiche delle democrazie occidentali,
inserendo disposizioni sul libero esercizio delle attività
economiche e della proprietà privata, sul referendum , sulle
elezioni dirette e sulla formazione di autonomie locali
classiche e autonomie politico territoriali, ma dall‟altro essa
ricevette non solo la pesante eredità del precedente sistema
comunista, ma anche l‟influenza accentratrice del partito
socialista e del suo leader carismatico, Slobodan Milosevic
che la privò di qualsiasi parvenza di legalità , attraverso le
sue continue violazioni , tra cui si annoverano la
predominanza eccessiva del Presidente della Repubblica e
la debole posizione dell‟Assemblea nazionale e del
governo, che trasgrediscono il principio di separazione dei
poteri proclamato all‟interno del testo costituzionale; esso
metteva in risalto già nei primi articoli l‟unità territoriale
della Repubblica Serba , definita come una sola ed unica
entità, mentre assegnava al presidente della Repubblica il
compito di rappresentare l‟unità dello Stato, al governo il
potere esecutivo, all‟Assemblea nazionale il potere
legislativo, e ai Tribunali il potere giudiziario , ed infine
veniva istituita anche la Corte Costituzionale , vero
strumento della legalità e di protezione della costituzione.
Uno sforzo notevole venne compiuto nell‟introdurre il
riconoscimento e la garanzia dei diritti e delle libertà
fondamentali dei cittadini, tra cui anche le libertà di
espressione religiosa etnica e culturale delle minoranze, ma
anche il diritto alla famiglia, alla salute , di movimento e di
opinione. Per quanto riguarda invece l‟organizzazione
istituzionale la struttura prescelta per il parlamento
(Skupstina) fu bicamerale, composto dalla Camera dei
cittadini con 138 seggi, e dalla Camera delle Repubbliche
con 40 seggi, di cui 20 per ciascuna
Repubblica;l‟assemblea nel suo insieme ha il compito di
eleggere al suo interno un Presidente ed un vice presidente,
per un termine di quattro anni , al quale vengono attribuite
la competenze rappresentativa dell‟Assemblea Nazionale ,
e quelle relative all‟indizione di nuove elezioni per i
deputati e per il Presidente della Repubblica. Il potere
legislativo attribuito al Parlamento tuttavia non è esclusivo,
11
essendo in gran parte monopolizzato dal governo, ma
rimangono comunque attribuite delle importanti
competenze per ciò che riguarda l‟elezione e la
composizione di quest‟ultimo e della Corte Costituzionale.
Una figura controversa ed ambigua è quella del presidente
della Repubblica , eletto direttamente dai cittadini con un
mandato di cinque anni, il quale dispone di forti poteri e
competenze nell‟ambito legislativo, tra cui l‟esercizio del
diritto di veto sospensivo sulle leggi votate dall‟Assemblea
Nazionale, nonché del potere, in determinate circostanze
(guerra o pericolo imminente), di poter adottare atti aventi
forza di legge e parimenti forza costituzionale , tra cui si
annoverano anche la possibilità di poter sospendere i diritti
dei cittadini e addirittura di poter modificare la
composizione , le competenze e le funzioni del governo e
dei tribunali; tali atti tra l‟altro non sono assolutamente
sottoposti a controllo di costituzionalità né su di essi viene
predisposto l‟istituto della controfirma da parte del
Presidente del Governo e dei ministri. Tutti questi elementi
concorrono alla creazione di una posizione fortemente
indipendente del Presidente della Repubblica all‟interno
della forma di governo, mancando ogni elemento di
responsabilità di quest‟ultimo di fronte al Parlamento che
non può assolutamente revocarlo. La totale libertà di azione
concessa al Presidente della Repubblica di
Serbia,l‟impossibilità, praticamente garantita dalla
Costituzione, di una sua destituzione da parte degli altri
organi di governo e l‟inesistenza di una vera
rappresentanza politico democratica all‟interno
dell‟Assemblea Nazionale, rende quasi impossibile il
regolare funzionamento delle procedure classiche di
divisione dei poteri e di partecipazione nelle decisioni prese
, riducendo gli organi di governo a meri ratificatori di
decisioni già stabilite. In definitiva il sistema di potere
costruito da Milosevic a partire dal 1990 quando fu
decretato il passaggio al pluripartitismo in Serbia,
assumeva un carattere autoritario e parademocratico ,
poiché pur essendovi all‟interno della carta costituzionale
dei buoni propositi e degli intenti chiaramente democratici,
tutto ciò non veniva concretamente attuato e garantito; le
stesse elezioni svoltesi a partire dal 1990,mantenevano solo
un‟apparenza democratica, essendo in realtà regolarmente
manipolate da brogli organizzati da parte del governo di
12
Milosevic o dalle sue fidate bande paramilitari cetniche o
da parte della polizia politica, attraverso intimidazioni
fisiche o psicologiche ,arresti degli oppositori e
impossibilità di accesso ai mass media, specie la televisione
direttamente controllata da Milosevic , impedendo così una
corretta circolazione delle informazioni . “I giornali
dell’opposizione, come Nasa Borba ad esempio, pagavano
la carta ad un prezzo maggiorato rispetto a quelli
filogovernativi , poiché tutto il mercato della carta era
sottocontrollo dell’entourage del leader Serbo”.3 Fra il
1990 e il 1992 si assistette all‟esodo della classe media
serba dal Paese, tra cui ampi strati dell‟opposizione che
rifiutava la politica nazionalista di Milosevic e il
conseguente degrado che essa stava provocando, lasciando
però maggior spazio ai nazionalisti, che guadagnarono
ampi consensi nelle campagne; oltre al malcontento
ideologico per la politica di Milosevic si aggiunsero anche i
disagi economici a cui essa aveva condotto, che indussero
all‟organizzazione di frequenti manifestazioni di piazza,
puntualmente represse con l‟uso della forza. Il Partito
Socialista Serbo rimase per tutto il decennio la principale
forza politica della Serbia ,mentre la sinistra Jugoslava era
invece una coalizione composta da una ventina di
organizzazioni di estrema sinistra tra cui l‟Alleanza
comunista-movimento per la Jugoslavia, diretta da Mirjana
Markovic, moglie di Milosevic , Nuova Democrazia ,
piccola formazione di ispirazione socialista guidata da
Mihailovic , il Partito Socialista democratico
Montenegrino, scissosi poi nel 1998 in due fazioni : quella
guidata da Bulatovic , orientata verso la permanenza del
Montenegro all‟interno della Repubblica Serba, e quella
guidata da Djukanovic, avversario del governo federale e
che fece della causa indipendentista del Montenegro uno
dei capisaldi della propria politica. Infine meritano
attenzione anche il Partito Democratico (DS) di Zoran
Djindjic , di ispirazione liberale e moderatamente
nazionalista nonché il Partito Democratico della Serbia
(Dss) di Vojislav Kostunica, ed infine i Partiti degli
ungheresi della Vojvodina , dei Mussulmani del
Sangacciato e gli albanesi del Kosovo che però si
rifiutarono sempre di partecipare alle elezioni serbe a
3
F. Privitera, Jugoslavia…,cit. pag.182
13
partire dal 1991. Tra i principali partiti serbi spiccavano
invece il Partito democratico (ds) , l‟Alleanza civica (Gss)
e il Partito del rinnovamento Serbo (Spo) guidato dallo
scrittore Vuk Draskovic e costituito nel 1990. Infine è
importante annoverare il Partito Radicale Serbo (Srs), il
più nazionalista fra quelli presenti nella scena politica del
Paese, guidato da Voislav Seselj, arduo sostenitore del
progetto Grande Serbo e delle pratiche di pulizia etnica4.
Durante gli anni della guerra , Milosevic potè mantenere in
modo saldo il suo potere al governo , sebbene non sia mai
stato il suo un regime incontrastato, portando avanti
l‟immagine della Serbia come il “ piccolo Davide ” che
combatte il “ Golia” rappresentato dalla comunità
internazionale ostile per galvanizzare la popolazione5 , che
garantiva così un consenso sufficiente per la
sopravvivenza del suo regime. Tuttavia però già a partire
da metà anni Novanta , subito dopo la firma degli accordi
di Dayton con i quali si concluse il conflitto in Bosnia-
Erzegovina, e grazie ai quali Milosevic potè porsi di come
il salvatore della Nazione Serba, poiché la Repubblica
Serba di Bosnia venne definita come appendice della
Serbia stessa , e che allo stesso tempo contribuirono a
creare un clima interno più disteso, permettendo così ai
maggiori partiti di opposizione di poter finalmente tentare
di ribaltare il potere di Milosevic, costituendo la coalizione
Zajedno , composta dal Partito del rinnovamento Serbo
(Spo) guidato da Vuk Draskovic , il Partito Democratico
(Ds) di Zoran Djindjic , e l‟alleanza civica di Vesna Pesic
(Gss) , con la quale si presentarono alle elezioni del 1996
dalle quali uscirono vittoriosi, conquistando circa 14 fra le
più importanti municipalità, compresa Belgrado.
Naturalmente Milosevic non accettò la sconfitta , e così
gran parte dei risultati elettorali favorevoli all‟opposizione
vennero annullati provocando una rumorosa e massiccia
reazione popolare : per giorni e giorni folle di cittadini
Serbi iniziarono a manifestare nelle principali città,
raggiungendo l‟apice il 13 gennaio 1997, quando circa
mezzo milione di manifestanti sfilarono per tutte le strade
di Belgrado. La grande partecipazione popolare alle
4
F. Privitera, Jugoslavia…cit.,pag.183
5
F. Privitera, Jugoslavia…cit.,pag.130