Introduzione
Il lavoro che si è voluto sviluppare in questa tesi riguarda l’analisi del
processo di transizione democratica avvenuto nei tre Paesi baltici di
Estonia, Lettonia e Lituania dalla fine del sistema sovietico nel 1991, del
quale i tre Paesi erano parte integrante, all’ingresso nelle maggiori
istituzioni e fora internazionali, in primis l’Unione Europea e l’Alleanza
Atlantica.
Nel corso dell’Anno Accademico 2010-2011, avendo avuto la piacevole
occasione di approfondire il tema delle transizioni democratiche
nell’Europa post-comunista, si è deciso di dedicarsi precipuamente
all’analisi del processo di transizione alla democrazia nei tre Paesi Baltici di
Estonia, Lettonia e Lituania. Questi tre piccoli paesi, dei quali all’inizio
avevamo una conoscenza per lo più legata ai loro attuali alti tassi di
informatizzazione della vita pubblica e politica, sorpresero fin da subito la
nostra attenzione per la loro lunga storia di dominazioni straniere ma anche
per le loro fiere e spiccate identità nazionali e culturali che tanto ruolo
ricoprirono nel loro processo di affrancamento dal giogo sovietico. Tra
l’altro un dato storico troppo spesso dimenticato è la constatazione di come
i tre Paesi baltici non facessero solamente parte della zona di influenza
sovietica (i cosiddetti Sojuzniky, ossia i paesi aderenti al Patto di Varsavia)
ma fossero parte integrante dell’Unione delle Repubbliche Socialiste
Sovietiche; Estonia, Lettonia e Lituania erano tre delle quindici RSS di cui
si componeva l’Urss. Come ricordato poc’anzi la storia dei tre Paesi baltici
è stata contraddistinta sin dal XIII secolo da numerose invasioni e
dominazioni straniere (svedesi, danesi, polacchi, tedeschi) ma anche da
espressioni statuali mature ed al tempo potenti come evidenzia il caso del
Granducato di Lituania che tra il XII il XVIII secolo si estendeva in gran
parte dell’Europa orientale dal Mar Baltico al Mar Nero. È dall’Ottocento,
tuttavia, che la storia dei tre Paesi baltici prende le forme di un destino
storico comune: per duecento anni, fino al 1917, fecero parte dell'Impero
zarista come governatorati del Baltico. In seguito alla Rivoluzione Russa ed
alle vicende della prima guerra mondiale i tre stati ottennero l'indipendenza
nel 1918 che riuscirono a conservare sino al 23 agosto del 1939, fatidico
giorno in cui venne firmato il Patto Molotov-Ribbentrop che di fatto sancì
per esse l’inizio di un cinquantennio di occupazione sovietica, con una
breve ma non meno dura parentesi di dominazione nazista dal 1941 al 1944,
e di un processo di sovietizzazione politica e di russificazione linguistica e
culturale che è perdurato ininterrottamente sino all’estate del 1991.
Pertanto l’interesse primario verso quest’area geografica alla “periferia
dell’Europa” è derivato dalla constatazione del ricco bagaglio storico e
culturale dei tre Paesi baltici, fortemente interrelato con la stessa storia, non
solo novecentesca, dell’Europa. La motivazione principale che ci ha spinto
pertanto ad occuparci della transizione alla democrazia delle tre
Repubbliche baltiche è derivata essenzialmente dalla curiosità verso un’area
geografica, quella del Baltico, non sufficientemente analizzata e studiata
nelle sue diversificate ma allo stesso tempo comuni caratteristiche europee.
Il lavoro di tesi che si è svolto si compone di quattro capitoli. Il primo
capitolo costituisce un quadro storico dei tre Paesi baltici che si dipana dal
primo periodo di indipendenza (1918-1939) alle occupazioni sovietica e
nazista susseguenti la firma del Patto Molotov-Ribbentrop; dal successivo
dominio cinquantennale sovietico sino alla riconquista dell’indipendenza
nazionale, con uno sguardo al ruolo svolto dalle politiche gorbacioviane
delle perestrojka e della glasnost’ e all’azione dei Fronti popolari baltici
nella marcia di avvicinamento all’indipendenza.
Il secondo capitolo costituisce il cuore del presente lavoro di tesi; in questo
capitolo infatti si è analizzato compiutamente il processo di
democratizzazione dei tre Paesi baltici di Estonia, Lettonia e Lituania dal
momento della fine del sistema sovietico. Dopo una esposizione delle
maggiori teorie sociologiche e dei principali percorsi possibili per studiare i
processi di democratizzazione si sono evidenziate le motivazioni
metodologiche della scelta del modello delle “cinque arene per lo sviluppo
della democrazia” elaborato dai due scienziati politici comparativisti Juan
J.Linz ed Alfred Stepan. Prendendo a modello lo schema delle cinque arene
democratiche determinanti per verificare la qualità di una democrazia
nonché lo status del processo di transizione ed il livello del consolidamento
democratico (società civile, società politica, società economica, stato di
diritto e apparato burocratico) si è proceduto all’analisi dei caratteri
generali della transizione democratica nelle tre Repubbliche baltiche
all’interno di ciascuna arena. In appendice al secondo capitolo sono stati da
un lato classificati i maggiori indici e banche dati internazionali sulla
valutazione dei regimi democratici, dall’altro è stata avanzata una
considerazione sull’evoluzione del processo di democratizzazione dei tre
Paesi baltici a confronto con gli altri paesi allora appartenenti all’Unione
Sovietica ed oggi per lo più inglobati all’interno della Comunità degli Stati
Indipendenti. Nell’appendice al secondo capitolo è stata riportata, infine,
una classificazione condotta dall’Autore, di numerosi dati statistici ed
economici riscontrati contemporaneamente nei tre Paesi baltici nel loro
periodo di transizione democratica dalla fine del sistema sovietico
all’entrata nei maggiori fora multilaterali sino al giorno d’oggi (ad es.
Composizione etnica della popolazione; Appartenenza religiosa; Crescita
del prodotto interno lordo, Inflazione media annua, Tasso di
disoccupazione, Struttura del Pil, Salari medi mensili).
Nel terzo capitolo della presente tesi si è analizzata precipuamente la
costruzione, così come la rinascita, dell’identità nazionale e culturale delle
tre Repubbliche baltiche di Estonia, Lettonia e Lituania nella convinzione
che la riscoperta delle stesse, dopo il processo di russificazione patito sotto
il regime sovietico, abbia costituito un fattore essenziale nel processo di
democratizzazione e negli esiti dello stesso. Dapprima si sono analizzate la
genesi e i caratteri delle identità nazionali estone, lettone e lituana mettendo
in evidenza i profondi e del tutto precipui caratteri identitari e culturali di
ciascun Paese baltico che da un lato rendono difficile una
concettualizzazione univoca degli stessi sotto il nome di “identità baltica”,
che pure esiste, ma che dall’altro hanno determinato il sorgere di un
sentimento comune di nazionalismo, di patriottismo e di separatismo baltico
che ha accompagnato e determinato grandemente la transizione da un
sistema federale sovietico del quale i Baltici non hanno mai fatto mistero
della loro insofferenza a coabitarvi. In conclusione del terzo capitolo si è
analizzato il problema ancora attuale della cospicua presenza di minoranze
russe e russofone all’interno dei tre Paesi baltici, precipuamente in Estonia
e Lettonia. Si sono analizzate le radici storiche del problema, frutto del
processo di russificazione linguistica e culturale condotto nei tre Paesi
baltici nel cinquantennio di dominazione sovietica ad opera della
maggioranza russofona. Sono state inoltre analizzate e commentate le
odierne composizioni etniche dei tre Paesi baltici e le legislazioni create
negli ultimi due decenni per affrontare e risolvere questa situazione che
rimane, ancor oggi, di difficile soluzione. A tal proposito, l’ultimo
paragrafo del terzo capitolo riporta una analisi delle relazioni tra statualità,
nazionalismo e democratizzazione nel tentativo di valutare i sentimenti
profondi che ostano al riconoscimento della cittadinanza ai russofoni cosi
come le prospettive di una loro piena integrazione nel tessuto sociale
estone, lettone e lituano.
Nel quarto ed ultimo capitolo si è affrontata l’analisi della transizione finale
delle tre Repubbliche baltiche così come le future prospettive di questi tre
Paesi: l’ingresso quanto mai desiderato nell’Unione Europea e nella NATO
con la volontà di legarsi a doppio filo al destino dell’Occidente, l’attualità
politica nazionale, la nuova collocazione geopolitica di Estonia, Lettonia e
Lituania nello scenario politico europeo ed internazionale odierno, nonché i
rapporti attuali sia con la Federazione Russia (di cui sono stati messi in
evidenza i maggiori argomenti di attrito) sia con gli Stati post-sovietici,
gran parte dei quali fa parte oggigiorno della Comunità degli Stati
Indipendenti. Inoltre si sono evidenziati i tentativi e gli esperimenti di
regionalizzazione inter-baltica e baltico-scandinava instaurati con sempre
maggiore frequenza e convinzione dai tre Paesi baltici nel corso dell’ultimo
ventennio, palesando così la viva volontà di mantenere una propria
individualità politica e culturale riscontrabile, come detto poc’anzi, nelle
rispettive identità nazionali.
Nell’appendice conclusiva della presente tesi di laurea sono stati predisposti
dall’Autore due allegati; il primo allegato si compone di tre Schede Paese in
cui sono state riportate informazioni di carattere generale riguardanti
l’Estonia, la Lettonia e la Lituania corredate da carte geografiche, bandiere
(attuale e dell’epoca sovietica) e stemmi nazionali. Nel secondo allegato,
infine, sono riportate le interviste condotte personalmente dall’Autore a
“testimoni” autorevoli e privilegiati della transizione alla democrazia nelle
tre Repubbliche baltiche: diplomatici (Ambasciatore della Repubblica di
Lituania in Italia Petras Zapolskas, Ambasciatore della Repubblica di
Lettonia in Italia Elita Kuzma, Ambasciatore Luchino Cortese, già Capo
Missione a Tallinn dal 1999 al 2002), accademici (Mindaugas Jurkynas -
Vilnius University’s Institute of International Relations and Political
Science, Veiko Spolitis - European Studies Faculty, Rīga Stradiņš
University, Tõnis Saarts - Institute of Political Science and Public
Administration, Tallinna Ülikool), esponenti politici (Onorevole Riccardo
Migliori - Presidente del Gruppo Parlamentare di Amicizia Italia-Paesi
Baltici nonché Presidente della Delegazione italiana all’assemblea
parlamentare dell’Osce), giornalisti (Pino Scaccia - giornalista ed
editorialista del Tg1 RAI).
Le interviste riportate costituiscono, nelle volontà dell’Autore, un
importante contributo tanto esperienziale quanto scientifico-accademico
all’analisi che si è svolta nel corso della presente tesi di laurea. Il fine che ci
si è proposti di realizzare e che ha accompagnato tutto il presente lavoro di
tesi è stato quello di tentare di fornire un quadro quanto più completo,
documentato e testimoniato dei mutamenti sociali, economici e culturali che
sono avvenuti in quest’ultimo ventennio, ma che stanno continuando ad
avvenire tutt’oggi, in una parte importante del nostro continente europeo, in
Paesi territorialmente e demograficamente piccoli ma ricchi di storia e
tradizioni millenarie con cui oggigiorno si stabiliscono nuove relazioni
economiche, energetiche, strategico-militari e con i quali condividiamo da
ormai quasi un decennio i nostri destini nella comune Casa europea.
L’interesse per la tematica dei processi di democratizzazione è nato nel
corso delle lezioni di Sociologia delle Relazioni Internazionali tenute dalla
Professoressa Maria Cristina Marchetti e dalla Professoressa Gloria Pirzio
Ammassari durante l’Anno Accademico 2010/2011 nell’ambito del corso di
laurea magistrale in Relazioni Internazionali.
1
1. Quadro storico: La fine del sistema sovietico nelle tre Repubbliche
baltiche e la via all’indipendenza
«Esistono popoli i quali sono stati calpestati dall’Elefante della Storia.
Questi sono i popoli baltici: lituani, lettoni ed estoni».
1
Cominciamo questo Capitolo con un breve quadro storico, che nel primo
paragraf o non potrà ch e lim i tarsi, per m ot ivi soprattutto le gati all’in quadra m ent o
storico della presente tesi di laurea, a indicazioni introduttive sul percorso
storico-politico affrontato dai Paesi baltici (Lituania, Lettonia, Estonia). In questo
primo paragrafo affronteremo le prime dominazioni straniere, in primis da parte
dell’Ordine Teutonic o protagonist a a partite dalla f ine dell’anno 1 0 00 delle cd. “crociate b altiche”. Nei parag ra fi successivi invece ci addentreremo con
maggiore puntualità nella trattazione dei secoli XVI e XVII, con la prima
russif icazione nel cors o dell’800 ad o pera d ella Russi a zarist a all e soglie del risveglio nazionale, per poi trattare la prima guerra mondiale e la guerra per la
loro prima indipendenza. A conclusione del capitolo saranno invece affrontati
con particolare attenzione i maggiori avvenimenti del XX secolo che hanno
portato le Repubbli c he baltiche alla com p leta indipen denza dall’Unione Sovietica.
Più di sette secoli di assoggetta m ent o all’invasore che h anno f inito inevitabilmente per influenzare della regione e che hanno contribuito in modo
certo preponderante alla formazione di una forte identità nazionale. Vale la pena
preliminarmente ripercorre le questioni che hanno portato al l’indipe ndenza della
Lituania, de lla Letto nia e dell’Esto nia.
1
M iło s z C., Zniewolony umysł (La mente prigioniera), tr. it. G. Origlia, Milano, Adelphi, 1981, pp.261-
290.
2
1.1. Cenni introduttivi sul percorso storico-politico dei Paesi baltici;
Gli eventi storici hanno assunto nel recente passato (e ricoprono ancora oggi) una
notevole rilevanza per i Paesi baltici, la cui storia, non soltanto recente, è segnata
da numerose conquist e, invasioni e dure lo tte p er l’ indipendenza.
I popoli baltici, infatti, sebbene posti nel bel mezzo del Vecchio Continente, sono
stati sottomessi, fin dagli albori della loro storia, ad una programmatica opera di
colonizzazione da parte dei potentati europei. Rivolgendo lo sguardo al loro
passato è facile constatare come i Paesi baltici non abbiano costituito una
struttura unitaria, né in chiave politica e neppure in quella economica. Come
ricordano gli st orici Jo hn Hiden e Patrick Sal m o n in un loro test o su ll’argo m ent o,
« s otto l’e spressio ne “S tati baltici” , in rea ltà so lo una co moda et ichett a geograf ica coniata nel Novecento, si celano tre culture profondamente diverse
2
». L’utilizzo
del termine in questione, infatti, può per certi versi rivelarsi fuorviante spingendo
ad immaginare lunghi secoli di storia condivisa. Senza voler arrivare subito a
delle conclusioni, che a questo stadio della trattazione sarebbero ancora
premature, si può osservare tuttavia come, scavando più in profondità lungo le
direttrici del tempo e dello spazio ci si imbatterà nella costatazione che tra
l’Estonia e la Lettonia, i conf ini territoria li, etnici e sociali si sovra ppong ono in
vario modo fino alla prima guerra mondiale, laddove invece la Lituania ha alle
spalle una storia del tutto peculiare e ben più intrecciata con quella della Polonia,
della Bieloruss ia e dell’Ucraina che non con quella delle altre “sore lle” baltiche Estonia e Lettonia
Va tuttavia evidenziato e chiarificato preliminarmente che, se ad un lato estoni,
lettoni e lituani hanno seguito per lunghi periodi di tempo percorsi
co m pleta m e nte divers i, dall’altro lato i tre Paesi baltici hann o condiviso, soprattutt o dall’ Ottoce nto in poi, u no ste sso p ercorso st orico ( i due e venti che più risaltano agli occhi: l ’assoggetta mento all’i m p ero zarista nel XI X secolo e
l’occupa zion e sovietic a nel XX). In realtà, u n m o mento st orico con diviso dai tr e
2
J. Hiden, P. Salmon, The Baltic Nations and Europe, Longman, London-New York, 1991, p.57.
3
Paesi è l’ess ere stati o ggetto delle bra m e de ll e grandi pote nze euro p ee: l’Ordine
Teutonico con intenti evangelizzatori, danesi, svedesi, polacchi e russi durante il
regime imperiale e quello sovietico. Notevole importanza hanno rivestito
innanzitutt o, co m e po c’anzi accen nato, le grandi crociate dirette dall’Ordi ne
teutonico ai pop oli b altici, gli ulti m i po p oli pagani d’Eur opa, i cosiddetti
“saraceni del no rd”
3
. Queste grandi crociate portarono le nazioni indigene del
Baltico alla ribalta storica e le conseguenze che esse produssero sono state
determinanti per la stessa evoluzione storica e connotazione culturale degli Stati
baltici nei secoli a venire. Le crociate baltiche innanzitutto posero un freno
all’inf luenza della Chi esa d’Orien te su queste terre, m en tre in seguit o f avorir ono
ed ostacolarono a fasi alterne la diffusione delle idee protestanti. Inoltre esse
propiziaron o l’alleanza e la successiva un ion e reale, avvenuta nel 1569, tra la Lituania e il Regno di Polonia con la d iretta consegue nza de ll’intr oduzione del
Cattolicesi mo f ra i litu ani. Inf ine le crociate b altiche inau gurarono l’i nsedia m ent o
della presenza tedesca nell’antica Livo nia (l’o dierna Lettonia) ed in Estonia che
tanto peserà nell a lo ro ricerca della pro p ria indipende nza e d i un’identità
nazionale.
La ricerca di una indipendenza per i tre Stati baltici è un dato acquisito
progressiva mente e n o n def inito a priori: ne l caso della Le ttonia e dell’Estoni a,
infatti, non vi erano tradizioni storiche di una loro autonomia statale. Dopo la
colonizzazione ad opera dei baroni tedeschi e la costruzione di una società
f eudale a vantaggio di questi ulti mi interve nn e l’occupazio ne russa con Pietro il Grande che stabilì un compromesso con la Pace di Nystad nel 1721 tra questa
classe al potere e la volontà dello zar di ottenere uno sbocco sicuro al mare. Il
compromesso portò quindi al mantenimento dei privilegi feudali per i baroni
tedeschi in ca mbio di una stab ilità sociale c he per m e ttesse all’a mm i nistrazio ne
russa di governare senza troppe difficoltà. Il caso lituano è invece differente. La
Lituania aveva già storicamente una sua identità di stato sovrano ed era riuscito a
3
P er l’ an alis i d ella letter atu r a e cu ltu r a s i v ed a: Din i P . U. , L’anello baltico. Profilo delle nazioni baltiche
Lituania-Lettonia-Estonia, Genova, Marietti editrice, 1991.
4
stabilire una unione con la Polonia creando una entità statale che si estendeva dal
Baltico all’ Ucraina si n o al Mar Ner o. Il Tratt ato di Lubli no del 1 56 9 av eva reso
ufficiale una precedente politica matrimoniale con la monarchia polacca ed
attratto il Grandu cato d i Lituani a all’int e rno d ella sua vicenda stor ica . Le vicende
della spartizione della Polonia nel XVIII secolo porterà poi queste terre a
divenire pr o vince de ll’ Impero rus so; tutta via questa tradi zione sta tal e ri m ane un a
base storico-giuridica che darà la possibilità ai lituani di rivendicare questo
territorio come indipendente anche se la questione dei confini del nuovo stato
autonomo sarà oggetto di continue controversie proprio con i polacchi.
Tuttavia la crescita urbana ed industriale e le spiccate identità nazionali che i tre
Stati baltici maturarono, con tempistiche diverse, nel Seicento e Settecento
furono rallentati dalla Russia zarista; la dominazione zarista tentò infatti di
eliminare le caratteristiche nazionali di questi Paesi ma non ebbe successo, e la
Lituania i n part icolare f u la pri m a re gione de ll’I m pero a richi edere l’autono m i a
da Mosca, mentre in Lettonia si ebbero importanti rivolte durante le insurrezioni
del 1905 e 1917.
A conclusione del paragrafo un ulteriore contributo, altrettanto importante, è
quello di Ralph Tuchtenhagen, autore di un importante manuale sulla storia dei
tre Paesi baltici. Lo storico, osserva come «il fatto che oggigiorno la Lituania, la
Lettonia e l ’Estonia si ano se m pre no m ina te t utte insie me deriva ess enzial m ente
dal loro comune destino quali stati indipendenti, dal tentativo di collaborare tra
loro negli an ni tra le due guerre mondiali e , inf ine, dall’esser e state riunite in
compagini amministrative più vaste, dapprima sotto il dominio tedesco, poi sotto
quello sovietico».
4
Alla luce di queste indicazioni preliminari, necessarie a nostro avviso per
circoscriv ere storica m ente e cu ltural m e nte l’area ge ograf ic a al centro del
presente lavoro e scremarla da facili preconcetti o convinzioni storico-politiche,
iniziamo quindi senza indugi ad analizzare brevemente le tappe salienti della
progressione storica compiuta da ciascuno dei tre Stati baltici a partire dalle
4
Tuchtenhagen R., Storia dei Paesi Baltici, tr. it di P. Rubini, Bologna, Il Mulino, 2008, p.7.
5
guerre nazio nali d’in di p endenza nel corso degli anni Venti del XXI secolo che ci
porteranno poi a rintracciare quei tratti comuni del background storico dei tre
Stati baltici che ci permetteranno di affrontare con un bagaglio di conoscenze e
consapevolezza maggiori i comuni avvenimenti e il comune destino storico
affrontati nel corso del XX secolo dai tre Stati.
1.2. L a p ri m a G u e rra M o n d i a l e, l ’ i n d i p e n d e n za (1 9 1 8 -1939) e la
repressione sovietica.
Da questo paragrafo in poi tratteremo le linee comuni della storia recente delle
tre Repubbliche baltiche nel corso del XX secolo. A nostro avviso non è
possibile parlare delle attuali Repubbliche di Estonia, Lettonia e Lituania, dello
stesso processo di ricostruzione dello stato indipendente ed unitario che risale al
1991, senza concentrare la nostra riflessione agli anni 1918-1939. Pertanto ci
occuperemo in questo paragrafo di ripercorrere i comuni avvenimenti storici e le
tappe salien ti con al ce ntro per l’ap punto i l pr imo period o di in dipen denza degli stati baltici (1918-1939).
Come abbiamo visto nel precedente paragrafo, nel corso della prima Guerra
Mondiale i Pae si balti c i f urono occupat i dall’e sercito ted esco i nsie m e alle regi oni
della Russia occidentale; la Lituania e la parte occidentale della Lettonia vennero
occupate dai tedeschi nel 1915, avvenimento che provocò la fuga di numerosi
lettoni vers o la zona l i bera orientale . L’occu p azione della L ettonia e dell’Estoni a
venne completata nel febbraio del 1918 e trovò una ulteriore sistemazione con gli
accordi di pace russo-tedeschi successivi.
La conclusione dell a prima Guerra Mond iale, che vide la sconf itta dell’I m per o russo e del Reich tedesco, creò le condizioni generali per la costituzione degli
Stati indipendenti di Estonia, Lettonia e Lituania. Fu pe r l ’appunt o il crollo degli
imperi zarista e germanico nel 1918 che permise ai tre popoli baltici di
affrancarsi e di conquistare una prima, anche se instabile indipendenza nazionale.
6
La pace separata sottoscritta a Brest-Litovsk al termine del conflitto mondiale da
Russia e Germania il 3 marzo 1918 costrinse il governo russo a rinunciare alle
province del Baltic o, che come visto, erano e ntrate a f ar parte dell’Im p ero zarista nel corso dell’ Ottoce nto, non a ca so ric or dato co me “il lungo secolo della
do m inazio ne russa” . Dopo la ca pitolazio ne del Reich nel no ve mbre 1918 e la
successiva dichiarazione di nullità da parte russa del trattato di Brest-Litovsk, il
“Consiglio del pop olo” lettone, pro cla m ò u no stato indipe ndente. Nel corso d ello
stesso mese furono a loro volta gli estoni a formare nuovamente un governo
provvisorio. Dopo gli infruttuosi tentativi da parte delle truppe sovietiche di
riprendersi con la f orza la provincia estone, nel 1919 l’esercito so v ietico, anche
grazie al con si stente aiuto internaz ionale ri cevuto dall’E stonia d a nu m eros e potenze europee, dovette ritirarsi dalla piccola provincia estone. Tra il giugno e il
luglio del 1919 le truppe estoni sconfissero anche le forze del Reich, le quali
passando per Riga stavano avanzando verso nord. A questo punto, data la strenua
resistenza delle provincia estone, il governo sovietico si vide costretto a
riconoscere l ’indipe nde nza dell’Est onia il 2 f ebbraio 192 0.
L’11 ago sto 1 920, l a Lettonia e la Russia sovietica sottoscr isse ro a Riga un
trattato di pace in cu i Mosca riconos ceva l’indipende nza della Lettonia
5
. I
territori lituani aveva n o dichiara to l’indipe nd enza nazionale il 16 f e bbraio 1918
6
(“giorno dell’ind ipend enza”). D opo l a capi to lazione d el Re ich n el n ove m bre del
1918 furono nuovamente le truppe sovietiche a marciare in Lituania: esse
occuparono Vilnius e proclamarono la Repubblica sovietica di Lituania. Questa
situazione per durò sin o all’aprile del 191 9 quando trupp e polacc he liberaron o
Vilnius dai contingenti militari sovietici; il 12 luglio 1920 il governo sovietico
confermò con il trattato di pace di Mosca l’i ndipendenza della Litu ania. Con i
trattati di pace er a stat o posto il f onda m ento territoria le per l ’indipe ndenza degl i
Stati baltici. Il riconoscimento internazionale che ne seguì si basò su numerosi
trattati bilaterali stipulati tra il 1920 e il 1922, trovando altresì generale conferma
5
L ’ 1 1 ag o s to è f esta n az io n a le i n L e tto n ia ( NdR).
6
Oggigiorno festa nazionale lituana. (NdR).
7
allorché l’Eston ia, la Lettoni a e la Lituani a ne l 1921 f ecero il loro ingresso nella
Società delle Nazioni. Nell’arco di qu esto ventennio di indipendenza degli Stati
baltici si assistette alla riorganizzazione della società civile nel contesto di Stati
indipendenti ed unitari. In questo periodo al grande sviluppo economico e
culturale delle piccole repubbliche baltiche fecero da corollario grandi mutamenti
sociali ed un graduale processo di affrancamento dalle tradizionali egemonie
straniere degli ultimi secoli; questo periodo infatti fu fondamentale per rafforzare
l’identità dei pi ccoli p opoli baltici, f orgiand o e contribuen d o a da re dignità e
importanza alle proprie specificità storiche e culturali.
Questo arco di tempo fu caratterizzato dalla formazione di ordinamenti statali
repubblicani sotto la guida delle nazioni titolari che condussero però,
particolarmente in Estonia e Lettonia, alla progressiva instaurazione di forme di
governo conservatrici ed autoritarie. Negli anni Venti infatti i partiti conservatori
e borghesi acquisirono considerevoli consensi, ai danni dei rappresentati
socialdemocratici, in neonate compagini parlamentari caratterizzate da un
eccessivo numero di partiti con successivo caos assembleare. In Lettonia,
Estonia e Lituania ad esempio, è riscontrabile una medesima dinamica politica in
questo perio do: l’estr em a frammentazione della scena politica
7
ed i continui
cambiamenti di governo por tarono al l’e sautorazione d elle Costituzioni,
recentemente adottate alla fine degli anni Trenta, che condussero nel volgere di
pochi anni all’ins taura zione di re gi m i a utorit ari, co m e a d ese mpio i l m ovi m e nto nazionalsocialista letto ne “Croce del tuon o” ( Pērkonkrust), il movimento di
pressione f ascista esto ne “VAPS” ed il grupp o della destra radicale noto co m e “I
Lupi di Ferro” ( Geležinis Vilkas) che professava in Lituania una stravagante
politica a metà strada tra antiliberalismo ed antisemitismo.
Questa transizione verso regimi chiaramente autoritari ed antidemocratici non fu
l’esito d ell’azion e iso lata di singo li po litic i, m a f u l’ef f etto di particola ri
condizioni economiche, culturali ed internazionali che vanno tenute in debita
7
In Estonia nel 1931 erano rappresentati in parlamento ben ventisette partiti diversi a fronte di una
popolazione di poche centinaia di migliaia di abitanti. (vd. The Baltic States: A Reference Book, Estonian
Encyclopedia Publishers, Tallinn, 1991, p.23).
8
considerazione qualora si vogliano comprendere adeguatamente le trasformazioni
co m piutesi in que st’a rco ventennale di te m p o negli Stati balti ci. In cam p o economico assistiamo in questo ventennio al miglioramento delle condizioni
sociali ed economiche delle popolazioni baltiche nonché ad un notevole sviluppo
del comparto industriale; negli anni Venti ad esempio, la Lettonia conquistò
grosse f ette di m er ca to esportando b eni d i consu m o pro dotti d all’industri a
elettronica VEF di Riga. Allo stesso tempo in Estonia nello stesso periodo la
produzione agricola salì alle stelle (i settori caseario e suinicolo, particolarmente
sviluppati, era no destin ati per lo più all’esp ort azione verso i m erc ati dell’Europa
settentrionale ed occidentale). Questa notevole crescita economica e del tenore di
vita delle popolazioni fu bruscamente interrotta dalla crisi economica mondiale
del 1929; in Estonia, ad esempio, la crisi economica raggiunse il punto più critico
nel 193 2: la prod uzion e, soprat tutto quella de stinata al l’esport azione, crollò di un
terzo. Una ripresa non si ebbe pri m a del 1934 . Anche in Lituania l’e sportazione agricola era dominata dalla produzione casearia e della carne, ma dal momento
che in Lituania , l’indu stria rivestiv a un ruolo pressoché tras curabile 8, gli effetti
della grande crisi del 1929 furono avvertiti con minore intensità rispetto alle due
altre repubbliche baltiche. La stagnazione economica che ne seguì produsse un
generale clima di disincanto che portò al sorgere, come visto, di schieramenti di
destra antidemocratici.
Durante questo periodo accanto alla indubbia crescita economica e del tenore di
vita, bloccata bruscamente, come visto, dalla Grande Depressione del 1929,
assistiamo anche ad una vera e propria fioritura culturale dei popoli baltici e ad
un notevole investimento formativo sulle nuove generazioni9. La cultura delle
nazioni titolari fu attraversata in questo periodo da un movimento di crescita
senza precedenti; si assiste in questo ventennio ad una riorganizzazione delle
8
La Lituan ia r i m ase s o tto l’ i n f l u en za d ella n o b iltà p o lacc a in u n co n te s to d i ec o n o m ia r u r ale d o v e la s er v it ù d ella g leb a f u ab o lita s o lo n el 1 8 6 1 . I n v ec e le a ltre d u e “so r elle b altic h e” , E s to n ia e L e tto n ia, f i n o alle soglie della I Guerra Mondiale furono sotto il d o m i n io d i u n ’ ar is to cr az ia ted esca e in s er ite in u n contesto economico di sviluppo industriale e di traffici commerciali.
9
Nel 1932 il tasso di analfabetismo in Estonia erano minore del 2%. Si veda: Dini P.U., L’anello baltico.
Profilo delle nazioni baltiche: Lituania, Estonia, Lettonia, Genova, Marietti editrice, 1991).