9
INTRODUZIONE
La scelta dell’argomento del presente lavoro deriva da un interesse particolare
per il tema della traduzione e per le problematiche che lo circondano. Nello
specifico, il mondo della traduzione audiovisiva per il doppiaggio è ancora più vicino
al campo di interesse di chi scrive, non solo a motivo di una grande passione per il
cinema e per le serie tv, ma anche perché potrebbe rappresentare un possibile futuro
percorso lavorativo.
L’attività della traduzione è ormai essenziale nella vita degli esseri umani ed
è talmente radicata nel loro quotidiano che ormai quasi più nessuno si rende conto
che la maggior parte delle opere che ci vengono presentate deriva da un processo
traduttivo. Nata per esigenze e necessità commerciali, la traduzione si è evoluta nel
corso del tempo andando di pari passo con l’evolversi della società, della cultura e,
soprattutto, della tecnologia. Infatti, con l’avvento dei mass media, e con l’affermarsi
della globalizzazione, il numero delle opere tradotte è molto più elevato di quanto si
possa immaginare. Con il crescere dell’industria cinematografica hollywoodiana il
fenomeno della traduzione ha raggiunto livelli elevatissimi tanto da far nascere la
figura del dialoghista – adattatore, una figura professionale specializzata che si
occupa della trasposizione dei dialoghi delle opere audiovisive. Occorre precisare da
un lato che il lavoro del dialoghista rappresenta solo uno step nella lunga catena di
montaggio che caratterizza il processo per la traduzione audiovisiva, dall’altro che
tale figura è tipica in quei paesi noti come dubbing countries, ovvero quei paesi come
l’Italia che hanno preferito doppiare, e quindi sostituire, le voci degli attori originali
con altre della propria lingua anziché optare per la tecnica del sottotitolaggio, propria
invece dei subtitling countries, come l’Inghilterra.
L’intento principale di questa tesi è di tracciare un percorso lineare che,
come suggerito dal titolo stesso, parte da pure premesse teoriche per poter alla fine
eseguire una prova pratica di adattamento di alcuni dialoghi di una serie tv inedita in
Italia. Pertanto, alla luce di questa breve premessa, il seguente percorso verrà
articolato in quattro capitoli.
10
Nel primo capitolo verrà presentata un’analisi sul tema della traduzione, che
includerà sia il dibattito sul concetto stesso di traduzione, sia un breve excursus
cronologico sugli studi e sulle teorie più importanti della storia della traduzione. Un
particolare approfondimento verrà dedicato al contributo fornito dai Translation
Studies, una branca disciplinare nata verso la fine del ‘900 che si è proposta
l’obiettivo di analizzare la traduzione come una disciplina empirica a tutti gli effetti.
Per quanto riguarda le teorie sulla traduzione, questo lavoro ha lo scopo non solo di
descrivere quali sono gli studi più importanti e le strategie che stanno alla base del
processo traduttivo, ma anche di presentare le problematiche che emergono a livello
culturale dato che, com’è noto, la comunicazione umana è portatrice di istanze e
valori socio-culturali che, al momento di tradurre, diventano un ostacolo molto arduo
da superare. Infine, gli ultimi paragrafi saranno dedicati all’analisi del ruolo che la
traduzione occupa nell’ambito dei moderni mass media, e come questa deve adattarsi
ed adeguare le proprie strategie al mezzo di comunicazione per il quale cui viene
utilizzata. Poiché l’oggetto di studio specifico di questa tesi è rappresentato dalla
traduzione per la televisione, si è resa necessaria una definizione preliminare del
concetto di traduzione audiovisiva.
Il secondo capitolo entrerà “nel cuore” dell’argomento e sarà interamente
dedicato alla traduzione audiovisiva per il doppiaggio. Verranno presi in esame gli
“agenti esterni” alla traduzione come i suoni e le immagini che condizionano e
modificano il senso del messaggio originale. Il corpus più consistente di quest’analisi
sarà lo studio delle strategie applicate durante il processo di traduzione per il
doppiaggio e l’analisi del doppiaggese, una lingua artificiale nata dalla traduzione dei
dialoghi dello script originale. Inoltre, l’obiettivo di questo lavoro sarà di mostrare
ciò di cui si occupa il dialoghista - adattatore ed il modus operandi adottato
nell’adattamento dei dialoghi.
Nel terzo capitolo verrà contestualizzata tutta l’analisi effettuata. Non tutti
sanno che l’Italia è considerata “la culla” del doppiaggio e pertanto, verrà tracciato
un breve excursus storico dell’arte del doppiaggio che parte dal fascismo fino ai
giorni nostri. Saranno presentate le varie generazioni di doppiatori che si sono
alternate nel corso degli anni ed i vari festival e rassegne sul doppiaggio esistenti.
Inoltre, verrà anche descritta la catena di montaggio necessaria per l’opera di
11
adattamento dei dialoghi, nonché le varie attività svolte da ciascuno degli otto addetti
ai lavori (traduttore, adattatore-dialoghista, direttore del doppiaggio, assistente al
doppiaggio, fonico, attori-doppiatori, sincronizzatore e fonico di missaggio).
Nel quarto e ultimo capitolo verrà presentata la pratica dell’adattamento vera
e propria. A tal proposito, è stato selezionato il primo episodio della seconda serie di
Sherlock, una serie tv di produzione britannica, ancora inedita in Italia che andrà in
onda per la prima volta l’1 gennaio 2012. Dopo aver opportunamente
contestualizzato la serie tv, saranno presi in esame alcuni dialoghi dell’episodio in
questione, intitolato A Scandal in Belgravia. L’obiettivo sarà quello di applicare le
varie tecniche e le strategie comunicative per rendere la fiction quanto più vicina
possibile alla cultura italiana senza per questo tradire il messaggio originale. A
completamento del lavoro, saranno evidenziati i vari problemi e le difficoltà
riscontrare, soprattutto a causa della sincronizzazione tra suoni e immagini, e i tempi
reali necessari per completare il lavoro.
12
1
LA TRADUZIONE
1.1 La traduzione oggi
Al giorno d’oggi, parlare di traduzione significa parlare di molti aspetti della
realtà contemporanea: essa non solo riveste una grande importanza per la
comunicazione, elemento preponderante nella “società dell’informazione” nella
quale viviamo oggigiorno, ma è anche una componente ormai costante della nostra
quotidianità. Basta trovarsi per strada e girarsi un po’ attorno per imbattersi in frasi
ed espressioni tradotte in altre lingue: non di rado, infatti, soprattutto nelle località
turistiche, molti ristoranti offrono una traduzione dei loro menu, la segnaletica e la
cartellonistica turistica propongono la loro versione in almeno una lingua straniera
(solitamente in inglese), i poster di benvenuto sono spesso multi linguistici, etc.
Molto spesso, però, accade di trovarsi davanti ad un testo tradotto senza nemmeno
rendersene conto. È il caso, per esempio, degli slogan pubblicitari di molte imprese
multinazionali il cui motto originale viene tradotto e adattato ai gusti dell’italiano
medio, o delle locandine cinematografiche di film stranieri i cui titoli altro non sono,
in realtà, che una trasposizione del titolo in lingua originale. Per non parlare poi della
televisione, con i film e le serie tv, e di internet, con i vari siti web internazionali
puntualmente presenti anche nella versione in italiano, che ci propinano, in maniera
del tutto inconsapevole, dei testi talmente ben tradotti da darci l’illusione di avere a
che fare con la versione originale. Insomma, la traduzione è sempre presente nella
nostra vita e oggi, nell’era globale, sembra quasi impossibile farne a meno.
Nonostante la sua attualità, l’attività della traduzione vanta origini molto
antiche, rintracciabili sin dagli albori della civiltà occidentale, quando i greci
utilizzavano la traduzione per fini pratici, come scambi commerciali e rapporti
politici
1
. Con il passare del tempo l’interesse per la traduzione è aumentato
notevolmente e il suo raggio d’azione si è esteso agli ambiti più disparati: dal campo
1
Bertazzoli R, La traduzione : teorie e metodi, Roma, Carocci, 2007, pp 7-8.
13
letterario a quello cinematografico, dal campo pittorico a quello musicale, etc. Il XX
secolo, definito “the age of translation” da Newmark
2
, grazie ai contributi dei
Translation Studies, un campo di studi specifico della traduzione che verrà analizzato
più avanti, ha permesso un’evoluzione dello studio della traduzione, non più
considerata un ambito esclusivo della scienza linguistica, secondo la quale la
traduzione è una trasposizione più o meno fedele di un testo da una lingua di
partenza ad una di arrivo, ma anche della semiotica, della filosofia, dell’antropologia,
dei cultural and gender studies, etc.
3
Inoltre, l’abbattimento delle distanze fisiche,
l’integrazione politica, economica e culturale europea, la globalizzazione e
l’innovazione tecnologica hanno poi contribuito all’aumento dell’interesse in questo
campo. Con il crescere dell’interesse verso questa disciplina, cresce anche la sua
importanza: la traduzione viene infatti considerata come “un soggetto attivo, parte di
un contesto non solo linguistico e letterario, ma anche culturale, politico ed
economico con cui interagisce”
4
. Di conseguenza, il ruolo del traduttore è di
peculiare importanza, in quanto diventa responsabile del testo nella società di arrivo.
Proprio per queste necessità, oltre alla “tradizionale” e “classica” figura del
traduttore letterario, nasce quella del traduttore professionista che si specializza a
seconda dei settori d’interesse, acquisendo un linguaggio tecnico e specifico proprio
dell’area di appartenenza. Date tutte queste premesse, si intende che la traduzione è
oggi considerata sia una scienza, caratterizzata da specifiche strategie e tecniche, che
un’arte, in cui il genio del traduttore è una qualità inscindibile. Tuttavia, per poter
meglio capire il fenomeno della traduzione oggi nella sua complessità e interezza, e
per poter analizzare più nello specifico il campo della traduzione audiovisiva,
occorre fare un passo indietro, iniziando con un breve e rapido excursus storico, fino
ad addentrarsi negli studi della disciplina, analizzando le problematiche ad essa
strettamente connesse, prendendo come punto di partenza quella che è l’apparente
semplice definizione di traduzione, fino ad esaminarne aspetti più complessi,
compreso il ruolo specifico del traduttore.
2
Peter Newmark è professore di traduttologia della University of Surrey (Inghilterra) ed è uno degli
esperti più conosciuti ed illustri a livello inter-nazionale. Cfr Paul Nemark’s obituary:
http://www.guardian.co.uk/education/2011/sep/28/peter-newmark-obituary, 14/12/2011.
3
Bertazzoli R, op.cit., pp 7-8.
4
Ibidem
14
1.2 Breve excursus sulla traduzione
Come già accennato prima, la traduzione vanta origini molto antiche che risalgono
sino all’epoca degli antichi greci e romani. Nella sua opera After Babel, George
Steiner offre una dettagliata analisi dell’evoluzione del concetto della traduzione,
dalle sue origini fino ai giorni nostri. Secondo i suoi studi, il periodo storico della
traduzione è molto vasto e, proprio per questo, viene diviso in quattro periodi
differenti, le cui linee non sono, ovviamente, così assolute e ben demarcate.
1) L’inizio del primo periodo può farsi coincidere con il famoso principio di
Cicerone sul non tradurre “verbum pro verbo” pubblicato nel 46 a. C. nel suo
Libellus de Optimo genere oratorum, e si estende sino all’opera di Alexander
Fraser Tytler (Lord Woodhouselee) Essay on the principle of translation, del
1791. Già in questa prima fase emergono le prime problematiche sulla
traduzione che faranno poi emergere la complessità di questo tema.
Ciononostante, si registra una tendenza predominante, ovvero la
focalizzazione sull’intento empirico, poiché si tenta di dedurre le varie teorie
sulla traduzione direttamente dal lavoro pratico dei traduttori.
2) Il secondo periodo inizia nel 1813 con il saggio di Friedrich Schleiermacher
Ueber die verschiedenen Methoden des Uebersetzens (Sui diversi metodi di
traduzione) e termina nella prima metà del Novecento
5
. Steiner definisce
questa seconda fase come la fase ermeneutica, in quanto, proprio grazie al
contributo filosofico di Schleiermacher, si hanno le prime riflessioni moderne
sulla traduzione
6
. Secondo il suo pensiero, la traduzione deve cercare di
acquisire un vocabolario ed uno status metodologico proprio, lontano ed
indipendente da ciascun testo. Proprio per questo, non basta conoscere la
singola parola o espressione, ma è necessario conoscere l’intero contesto,
cioè come la parola o espressione è inserita nella frase, come la frase nel
capitolo, etc. Il pensiero di Schleiermacher è stato rielaborato in ambito di
studi traduttologici da numerosi studiosi. In particolare, negli anni ’90 del
5
Steiner G., After Babel : aspects of language and translation, New York, Oxford University Press,
1975, pp. 236-240.
6
Teorie sulla traduzione: http://www.siena-art.com/Diadori/Testi/3.3.pdf, 22/04/2011.
15
secolo scorso, l’israeliano Gideon Toury e l’americano Lawrence Venuti ne
hanno fatto la base delle loro teorie della traduzione.
3) Il terzo periodo si apre all’incirca negli anni 40, gli anni in cui si realizzano i
primi esperimenti sulla traduzione automatica
7
. In quegli stessi anni vengono
anche pubblicati i primi scritti e sembra che uno dei più antichi sogni
dell’essere umano si possa finalmente realizzare
8
. Questa fase è molto
significativa in quanto è caratterizzata da un’intensa esplorazione verso nuovi
orizzonti e, soprattutto, da una grande fiducia nei confronti della traduzione
meccanica. Infatti vari critici e studenti, soprattutto russi e cechi, cercano di
applicare le teorie linguistiche e statistiche alla traduzione; nascono, inoltre,
nuove riviste specializzate e si sviluppano nuovi profili di traduttori
professionisti.
4) La quarta e ultima fase ha inizio nel 1960, con il ritorno all’approccio
ermeneutico. Grazie alle “scoperte” di Walter Benjamin, nel suo Die Aufgabe
des Übersetzers (Il compito del traduttore) del 1963, e all’influenza di
Heidegger, si sente l’esigenza di ritornare all’approccio ermeneutico, alla
ricerca metafisica e all’interpretazione della traduzione. Ma fino agli anni
settanta questo campo di studi non è riuscito a diventare una vera e propria
scienza, dato che comunque questi interventi e riflessioni apparivano come
fenomeni abbastanza isolati. Da questi anni in poi nasce una nuova area di
studi specifici sulla traduzione, i Translation Studies, che studiano la
traduzione prendendo in considerazione diversi e importanti punti di vista,
includendo anche gli aspetti psicologici, sociali, etnografici, socio-linguistici,
etc
9
.
Dalla metà degli anni settanta circa, un gruppo internazionale di
studiosi ha cercato di rompere lo stallo in cui lo studio della
traduzione letteraria si trovava. L’approccio di questi studiosi si
distingue per alcuni aspetti fondamentali dalla maggior parte dei
7
Steiner G., op. cit., pp. 236-240.
8
Traduzione meccanica: http://www.hutchinsweb.me.uk/IntroMT-1.pdf , 22/04/2011.
9
Steiner G., op. cit., pp. 236-240.
16
lavori tradizionali del campo. Lo scopo è semplicemente quello di
stabilire un nuovo paradigma per lo studio della traduzione letteraria,
basato su una teoria globale e su una continua ricerca pratica.
10
Proprio per la grande importanza che hanno avuto, e per i grandi contributi
forniti, è opportuno soffermarci ed analizzare più nei dettagli questa nuova branca
disciplinare.
1.3 I Translation Studies
Durante il Terzo Congresso Internazionale di Linguistica Applicata, tenutosi
a Copenaghen nel 1972, Holmes ha ufficialmente dato il via alla nascita dei
Translation Studies, non solo presentando le sue idee sulla nuova emergente
disciplina, ma utilizzando per la prima volta il termine stesso
11
, che da quel momento
viene accolto dai vari circoli accademici anglofoni per definire la nuova area di
studi
12
. Inoltre, egli definisce la nuova nascente disciplina “as being concerned with
the complex of problems clustered round the phenomenon of translating and
translations”
13
. Il contributo dato da Holmes nel suo “The Name and the Nature of
Translation Studies”, considerato uno dei testi fondanti la nuova area di studi
14
, è di
rilevante importanza in quanto permette di identificare non solo gli scopi e gli
obiettivi di questa nuova disciplina empirica, ma anche la sua struttura, ovvero la
divisione in “pure” e “applied
15
” Translation Studies.
10
Bertazzoli R, La traduzione : teorie e metodi, Roma, Carocci, 2007, p. 75.
11
Gli studi sulla traduzione nascono come disciplina intorno al 1976, quando André Lefevere, uno dei
più eminenti teorici della traduzione del nostro secolo, accolse la proposta di Holmes di chiamare
Translation Studies quell’ambito di studi che riguarda i problemi derivanti dalla produzione e dalla
descrizione delle traduzioni.
12
Toury G., Descriptive translation studies and beyond, Amsterdam, Philadelphia, 1995, p. 7.
13
Munday J., Introducing Translation Studies: Theories and Applications, London ; New York,
Routledge, 2004, p. 6.
14
Gentzler, nella sua opera “Contemporary Translation Theories, descrive l’opera di Holmes come
“generally accepted as the founding statement for the field”. Tale definizione ha avuto l’approvazione
di molti altri studiosi, tra cui Snell-Hornby. In Munday J., op.cit. p 9.
15
Holmes distingue gli applied translation studies in tre categorie: i Translator Training (come ad
esempio, metodi per traduttori), Translation aids (come ad esempio dizionari, grammatiche, etc.) e
Translation Criticism (come ad esempio la critica di traduzioni).
17
Figura 1 La Mappa dei TS di Holmes e Toury
16
In particolare, nella sua opera Holmes classifica le possibili aree di ricerca dei
“pure” TS
17
. All’inizio l’autore specifica che questa nuova disciplina ha due obiettivi
principali: “to describe the phenomena of translating and translation(s) as they
manifest themselves in the world of our experience, and to establish general
principles by means of which these phenomena can be explained and predicted”
18
.
Questa duplice definizione permette di identificare le due differenti branche dei
“pure” Tranlation Studies:
1. Descriptive Translation Studies (DTS) o translating description (TD)
2. Theoretical Translation Studies (ThTS) o translation theory (TTh)
Holmes dedica maggior attenzione allo sviluppo dei DTS, da lui considerata
come la branca che mantiene il contatto più ristretto con i fenomeni empirici oggetto
della ricerca. A loro volta, i DTS si suddividono in altre tre aree a seconda dei loro
obiettivi:
a) Product-oriented DTS, ovvero l’area di studi che si occupa delle
traduzioni già esistenti. Il punto di partenza di questo tipo di analisi
16
Munday J., op.cit. p 10.
17
Hatim B., Translation : an advanced resource book, London ; New York : Routledge, 2004, p. 126.
18
Holmes, J. S, The Name and the Nature of Translation Studies, in Hatim B., Translation : an
advanced resource book, London ; New York : Routledge, 2004, p. 127.
18
riguarda la descrizione di traduzioni individuali. Successivamente,
come seconda fase, queste traduzioni verranno raggruppate per
effettuare una descrizione comparativa, sia sincronica che diacronica.
b) Function-oriented DTS, ovvero l’area di studi che si occupa della
descrizione delle funzioni delle traduzioni, a seconda delle varie
situazioni socio-culturali. È più uno studio del contesto storico-
sociale, piuttosto che del testo stesso.
c) Process-oriented DTS, ovvero l’area di studi che si occupa del
processo stesso della traduzione. Si cerca di illustrare cosa accade con
esattezza nella mente del traduttore nel momento in cui deve
affrontare un testo. Ovviamente, si trattata di un procedimento molto
complesso, ragione per cui gli psicologi stanno sviluppando metodi
altamente sofisticati per analizzare e descrivere gli altrettanto
complessi processi mentali che si attivano durante il processo
traduttivo.
L’altra branca dei Translation Studies, i Theoretical Translation Studies,
utilizza sia i risultati ottenuti dai Desciptive Translation Studies, che le varie
informazioni disponibili delle relative aree semantiche al fine di sviluppare principi,
teorie e modelli che possano spiegare la traduzione e le sue implicazioni presenti e
future. A loro volta, i ThTS si suddividono in general theories, ovvero tutti quegli
studi che cercano di fornire una teoria generale che possa essere applicata per la
traduzione nel suo insieme, e in partial theories, ovvero tutti quegli studi che fanno
riferimento solo ad una parte di quella che è la teoria generale. Proprio per questa
loro specificità, le partial theories si suddividono a loro volta in altre sei
sottocategorie a seconda delle aree di interesse:
a) Medium-restricted translation theories, ovvero teorie che si
focalizzano sul mezzo utilizzato, come ad esempio la differenza tra la
traduzione umana e quella meccanica;
19
b) Area-restricted theories, ovvero teorie che si focalizzano sulle
differenti lingue o differenti culture coinvolte;
c) Rank-restricted theories, ovvero teorie che riguardano lo studio e
l’analisi di un ristretto rank o livello del testo, come ad esempio quello
lessicale;
d) Text-type restricted theories, ovvero teorie che riguardano il problema
di tradurre testi specifici o generi, come ad esempio testi letterari o
testi scientifici.
e) Time-restricted theories, che si dividono in due sottocategorie: teorie
che riguardano la traduzione di testi contemporanei e teorie che
riguardano la traduzione di testi più antichi.
f) Problem-restricted theories, ovvero teorie che si riferiscono a
specifici problemi all’interno dell’area della general translation
theory, come ad esempio domande sui limiti della traduzione e sul
problema dell’equivalenza
19
.
Rielaborando il pensiero di Toury, Munday afferma che “the main merit of
the division, however, is that it allows a clarification and a division of labour
between the various areas of translation studies which, in the past, has often been
confused. The division is nevertheless flexible enough to incorporate developments
such as the technological advances of recent years […]”
20
.
Dopo la pubblicazione del saggio di Holmes, molti teorici, tra cui André
Lefevere, si sono mossi per ampliare ed approfondire questo campo di studi che fino
ad allora era stato trascurato e relegato ad una branca minore della letteratura
comparata o della linguistica. Da qui in poi, i vari teorici inizieranno a concentrarsi
maggiormente non tanto sulla traduzione in quanto prodotto, ma piuttosto sul
19
Holmes, J. S, The Name and the Nature of Translation Studies, in Hatim B., Translation : an
advanced resource book, London ; New York : Routledge, 2004, p. 126-131.
20
Munday J., op.cit. p 12.
20
processo traduttivo, al fine di poter chiarire e spiegare le scelte effettuate dal
traduttore
21
.
Data l’impossibilità di fornire delle regole generali che possano essere applicate ad
ogni testo, lo scopo di una teoria della traduzione è quello di capire quali sono i
meccanismi che si innescano nella mente del traduttore nell’atto del tradurre. È per
questa ragione che non esisteranno mai due traduzioni identiche di uno stesso testo,
così come non è corretto parlare di traduzioni giuste o sbagliate, in quanto bisogna
tenere in considerazione il fatto che una traduzione altro non è che il prodotto di un
complesso ed elaborato processo traduttivo, basato su sistemi di codifica e decodifica
differenti a livello semantico, sintattico e pragmatico
22
. Proprio per questo motivo,
alla luce di questo breve excursus storico, ci si può soffermare su quello che potrebbe
essere definito come punto di partenza, ovvero spiegare la complessità che avvolge il
concetto stesso di traduzione, compresa la distinzione della traduzione intesa come
prodotto e come processo che emerge già nella definizione stessa.
1.4 Sul concetto di traduzione
Hatim apre la prima unità del suo lavoro Translation, an advanced resource
book, con una “semplice” domanda: “what is a translation?”
23
. In realtà, molti studi
hanno dimostrato che non è poi così facile dare una risposta a questo interrogativo e
come anzi questo abbia dato origine ad un’accesa diatriba che ha interessato vari
intellettuali, linguisti, filosofi e scrittori. Già nei dizionari stessi non si trova una
definizione lineare ed univoca. Analizzando la definizione proposta dal Cambridge
Advanced Learner’s Dictionary, <to translate>” vuol dire “to change words into a
different language”
24
. In base a questa definizione, la traduzione è vista come un
processo e l’attenzione si focalizza sul lavoro del traduttore di tradurre il testo da una
lingua di partenza ad una di arrivo. La definizione di <translation> dell’Oxford
English Dictionary, riportata nel libro di Hatim, “a written or a spoken expression
21
Translation studies: http://www.culturalstudies.it/dizionario/lemmi/studi_sulla_traduzione_b.html,
27/04/2011.
22 Bassnett S, McGuire, Translation studies, London, New York, Routledge, 1991, pp 37-38.
23 Hatim B., op. cit., p. 3.
24
Wehmeier S., Cambridge Advanced Learner’s Dictionary, Cambridge University Press, Cambridge,
2003.