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Introduzione
Elementi teorici
Il mio lavoro di tesi si è incentrato su uno dei fenomeni di grandissima attualità
quale la tossicodipendenza, soffermandomi soprattutto sul caso specifico del
luogo in cui abito: la Penisola Sorrentina.
La tossicodipendenza
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, quasi sinonimo di tossicomania, è la condizione di chi
avverte la necessità irrefrenabile e frequente di assumere una sostanza nociva
(in genere una droga) malgrado il danno fisico, psicologico, affettivo, emotivo
o sociale che tale assunzione possa comportargli come conseguenza; è
considerata una sindrome bio-psico-sociale, generata dall' abuso di sostanze
stupefacenti e psicotrope, molte delle quali letali, che colpisce ormai tutte le
categorie sociali nella maggioranza dei Paesi del Mondo, anche se interessa
maggiormente le fasce giovanili. Caratterizzano la tossicodipendenza il
continuato uso di sostanze psicotrope in grado di generare una dipendenza
fisica o psicologica tale che il soggetto abusante non può astenersi dal
consumo, pena un diffuso malessere, più o meno intenso e duraturo,
comunemente chiamato "crisi di astinenza".
Và ricordato che la tossicodipendenza rientra in quei fenomeni sociali definiti
come devianti, in quanto si producono e riproducono all' interno dei
comportamenti che spesso conducono gli assuntori in percorsi illeciti; questi
comportamenti illegali non sono vissuti però come tali da chi li pone in atto,
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Definizione tratta da Wikipedia.
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ma sono considerati come reazioni normali a certe pressioni provenienti dalla
società.
Prima di affrontare il problema, ho analizzato alcune teorie esistenti sull’abuso
e la dipendenza, frutto di prospettive diversificate. Nonostante la loro notevole
eterogeneità , esse sono tuttavia riconducibili a due ampi paradigmi teorici
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:
il paradigma “disease” (Figura A), che collegandosi strettamente al
modello medico, spiega la tossicodipendenza eminentemente in base a
cause interindividuali. L’addiction
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è frutto di una predisposizione
individuale che può avere base biologica e/o psicologica che si
manifesta in conseguenza dell’esposizione alla droga. Idea di fondo è
che i tossicodipendenti siano diversi dagli altri perché contraddistinti da
anomalie biologiche e psicologiche già presenti prima del loro incontro
con la droga o che essa ha contribuito a rendere evidenti.
Figura A: Il modello “disease”
Fonte: Alexander (1987)
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In A. Eiguer (2000) “Psicologia delle tossicodipendenze”
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Il termine addiction è in genere utilizzato per indicare il consumo abituale di droga e in
particolare di eroina la cui improvvisa sospensione provoca l’insorgere dei sintomi di
astinenza.
Predisposizione
Disturbi psicologici
Stress
ambientale
Suscettibilità
Esposizione
alla droga
Dipendenza
economica
Rottura
familiare
Rifiuto di sé
Depressione
Aggressività
Egoismo
Malattia
Criminalità
ambientale
Tossicodipendenza
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il paradigma “adattivo” (Figura B), che interpreta la tossicodipendenza
in rapporto all’interazione della persona con il suo ambiente di vita. Il
ricorso alla droga è il risultato di un intreccio complesso di fattori, da
quelli biologici a quelli cognitivo-motivazionali e di personalità, a
quelli interpersonali e situazionali.
Figura B: Il modello “adattivo”
Fonte: Alexander (1987)
In particolare sono tre gli approcci di natura sociologica più autorevoli.
Il primo, che possiamo definire tradizionale per la disciplina, pone l’accento
sugli effetti derivanti dal rapporto organizzazione/disorganizzazione sociale e
sulla capacità che ha la società nel suo complesso di integrare, ma anche di
espellere, parti della sua popolazione attraverso regole del gioco di natura
concorrenziale. In tal modo, venendo meno l’ipotizzata e auspicata
omogeneità, si creano zone nell’organizzazione sociale con regole autonome,
rielaborate in base ai ruoli e alla cultura delle componenti sociali più
Ricerca e
scelta
Disponibilità
Fallimento
nell’integrazione
Dipendenza
economica
Rottura
familiare
Rifiuto di sé
Depressione
Aggressività
Egoismo
Stili educativi
adeguati
Carenze
ambientali
Inadeguatezze
genetiche
Adattamento
sostitutivo
Addiction a
droghe lecite e
illecite
Gioco
d’azzardo
Cibo
Sessualità-
Affettività
Criminalità
Fanatismo
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periferiche. Per la Scuola di Chicago la disorganizzazione sociale porta alla
disorganizzazione individuale e quindi all’associarsi degli individui all’interno
di uno stesso contesto sociale in maniera differenziata con proprie regole
comportamentali, più o meno conformi con la norma. Le fasce deboli, le
componenti periferiche del sistema sociale, trovano in questo modo una via per
divenire di nuovo concorrenti con gli altri settori, più centrali e più forti della
società, costringendo quest’ultimi o a prendersi carico dei loro problemi,
oppure a scegliere un sistema di vita e di valori di tipo marginale, ponendosi
però in ognuno dei due modi in posizione subordinata e spesso conflittuale. E’
in questo modo che la devianza e quindi anche la tossicodipendenza trovano,
secondo questo approccio, terreno favorevole per espandersi.
Il secondo tipo di approccio di natura sociologica è quello struttural-
funzionalista, che rivede ed amplia il concetto di Durkheim di anomia, intesa
come è noto, come mancanza di norme. In questo ambito, l’autore che più di
altri ha dato contributi alla teoria sociologica della devianza è Merton, che
riprende ed utilizza elementi caratteristici dell’analisi funzionalista, quali fini
culturali e norme istituzionalizzate, rispetto alle quali, secondo questo autore,
gli individui possono assumere, come modalità di adattamento, la conformità a
tali fini o mete culturali, l’innovazione, il ritualismo, la rinuncia o la
ribellione
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. La strain theory
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di Merton interpreta i comportamenti devianti
come sintomatici della dissociazione che si crea, ad un dato momento e in uno
specifico contesto sociale, fra le aspirazioni indotte culturalmente e le vie
indicate dalla società per la loro realizzazione. La diffusione della devianza in
un determinato sistema sociale dipende, dunque, dal grado di accessibilità dei
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In R. K. Merton (1971) “Social Theory and Social Structure”
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Comprende sia la teoria dell’anomia originariamente proposta da Merton, sia le sue
successive formulazioni.
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suoi membri ai mezzi legittimi per raggiungere certi scopi e dal grado in cui
tali scopi e mezzi sono valorizzati dai diversi gruppi sociali. Da questa
discrepanza ha origine lo strain. Il termine strain in ambito psicologico indica
un cambiamento, in un soggetto o in una situazione, dovuto alla pressione di
una o più forze esterne o interne; ma il termine, tradotto letteralmente come
"tensione", si avvicina molto a quello di stress. Il soggetto non può vivere nello
strain, ma ha bisogno di adattarsi alla tensione. Gli individui meno dotati da un
punto di vista sociale e culturale, come gli adolescenti o giovani socialmente e
culturalmente svantaggiati, possono avere un repertorio ridotto di adattamenti.
Infatti l’indicazione di Merton è che le pressioni verso la devianza sono più
consistenti nelle classi sociali più basse. In accordo con questo modello, l’uso
di droga rappresenta una modalità di adattamento rinunciatario che è
interpretata come deviante. I consumatori, in altre parole, pur condividendo le
mete proposte dalla società non sono in grado di perseguirle, né con mezzi
legittimi, né tantomeno con quelli illeciti. L’esperienza di profondo insuccesso
che ne deriva fa sì che essi, ad un certo punto, nel tentativo di trovare
comunque una qualche forma di adattamento sociale, abbandonino e rinuncino
all’idea di impegnarsi attivamente e decidano di risolvere il conflitto attraverso
l’evasione. Ed è indubbio che “fuga dalla realtà”, “evasione dai problemi”,
tossicodipendenti individuati come “soggetti deboli” o “disadattati”, sono
diventati altrettanti luoghi comuni quando si affronta il “problema droga”.
Tale interpretazione è stata ripresa da Cloward e Ohlin in termini di
sottocultura di gruppo
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. Essi ritengono che il consumo di droga sia una delle
forme più gravi di comportamento astensionista che porta i consumatori ad
associarsi gli uni agli altri, se non altro per assicurarsi l’accesso ad un
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In R. A. Cloward, L. E. Ohlin (1968) “Teoria delle bande delinquenti in America”
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rifornimento regolare di droghe. Però non si può spiegare il consumo costante
di droghe solo con questo riferimento. Occorre che sia presente la possibilità di
consumare droghe ma, poiché tali possibilità sono limitate, i nuovi consumatori
devono associarsi con i vecchi. Quanto più l’individuo è inserito in queste
relazioni, tanto maggiore è la probabilità che persista nel consumo di droga, in
quanto è divenuto incorporato in una subcultura che esercita un controllo sul
suo comportamento.
Il terzo approccio tende a ricostruire, soprattutto a livello micro-sociale, la
“carriera” del deviante. Utilizzando strumenti diversi, si cerca di cogliere lo
stabilizzarsi di un “destino” di deviante nella dialettica tra un comportamento
deviante iniziale e le risposte sociali che suscita. Questo approccio fa
riferimento alla “teoria dell’etichettamento”
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ovvero la capacità dei gruppi
più forti di apporre l’etichetta di deviante a membri di gruppi più deboli i quali,
a loro volta, interiorizzano tale stigma come un ruolo o uno status. Quando un
individuo viene etichettato come drogato ciò porta a favorire e ad accelerare il
processo del divenire proprio quella cosa.
Elementi metodologici
Tenendo sempre conto delle diverse teorie in merito, mi sono avvicinata al
problema della tossicodipendenza andando dal generale al particolare e cioè
partendo dalla situazione italiana fino ad arrivare a quella della Campania e
quindi della Penisola Sorrentina. I dati che ho utilizzato per la Penisola
Sorrentina sono stati raccolti da me personalmente al Ser.T. di Sorrento, mentre
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La “labeling theory” di H. S. Becker in “Outsiders. Saggi di sociologia della devianza”
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quelli relativi alla situazione italiana si rifanno all’Indagine IPSAD®Italia,
realizzata dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle
Ricerche (CNR) con frequenza biennale dal 2001. Nel mese di ottobre 2005 e
febbraio 2006 sono state inviate per posta rispettivamente 84.044 e 63.176
buste ad un campione di persone residenti nel territorio nazionale di età
compresa tra i quindici ed i sessantaquattro anni. Nelle buste erano contenuti,
insieme ad una lettera di presentazione dello studio, un questionario da
compilare, una busta pre-affrancata da utilizzare per rispedire il questionario
debitamente compilato ed una cartolina postale con riportato il nome del
mittente anche questa pre-affrancata, da spedire separatamente, in cui riportare
l’adesione o meno allo studio e nel caso di non adesione la motivazione. La
busta del secondo invio, conteneva il medesimo materiale del primo, stampato
in modo tale da rendere distinguibile il materiale del secondo invio dal primo
invio, ivi compresi i questionari. La fase di acquisizione dei questionari e delle
cartoline ritornati al CNR per via postale si è conclusa ad ottobre 2006.
Non potendo costruire la lista nazionale di tutti i residenti in Italia, attingendo
dalle anagrafi degli oltre 8.000 comuni italiani, lo studio aveva previsto la
costituzione di una lista parziale, costituita dalle liste anagrafiche dei comuni
selezionati nell’ambito del disegno campionario. In una prima fase, le 103
province italiane sono state ripartite in differenti strati, ognuno dei quali
caratterizzato dal valore di 3 fattori: il primo corrisponde alla collocazione
geografica della provincia (nord-centro-sud e isole), il secondo alla densità
abitativa (alta-media-bassa) ed il terzo alla gravità della diffusione del
fenomeno tossicodipendenza sul territorio (alta-media-bassa). In questo modo
il territorio italiano risultava suddiviso in 27 strati. Successivamente sono state
selezionate in modo casuale una o più province per ogni strato (fino ad
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assicurare l’estrazione di almeno una provincia per regione) e per ognuna di
esse sono stati selezionati il comune capoluogo ed uno non capoluogo (distante
dai grandi centri urbani), ai quali è stata richiesta la lista anagrafica. Poi sono
stati estratti in modo casuale dai raggruppamenti per classi di età quinquennali
e per genere i nominativi delle persone a cui inviare i questionari.
Tutte le regioni italiane sono state coinvolte nella rilevazione.
Sono stati generati due data base. Il primo relativo alle persone comprese del
campione in cui sono riportate le caratteristiche di età, genere, area di
residenza, eventuale modalità di risposta al primo invio, eventuale data di
risposta al primo invio, eventuale modalità di risposta al secondo invio,
eventuale data di risposta al secondo invio. Il secondo relativo ai questionari
ricevuti in cui, oltre alle caratteristiche che ciascuno dei rispondenti ha
riportato sul questionario, è stata riportata anche l’appartenenza alla prima
spedizione o alla spedizione di sollecito per i non rispondenti. Le analisi fatte
sul primo file hanno riguardato la verifica della differenza o meno tra i
rispondenti che hanno compilato il questionario, i rispondenti che hanno
rifiutato di compilare il questionario e i non rispondenti in relazione alle
caratteristiche di distribuzione delle variabili disponibili (genere, età, area
geografica) ed in relazione ai due invii. Sul secondo data base è stato possibile
analizzare la probabilità di fare uso delle diverse sostanze indagate nei tre
periodi di osservazione (nella vita, negli ultimi dodici mesi e negli ultimi trenta
giorni), tra i non rispondenti rispetto ai rispondenti, corretta per l’effetto delle
altre variabili disponibili dal questionario ed inserite nel modello logistico
(genere, età, area geografica, occupazione, scolarità, ecc....). Dalle elaborazioni
effettuate risultano differenze tra rispondenti e non rispondenti legate all’età
(sono i più giovani a rispondere di meno), al genere (sono gli uomini a