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INTRODUZIONE
La terza settimana biblica che si è tenuta a Benevento nello scorso mese
di luglio ha lasciato dentro me emozioni e suggestioni. Certo, è stata una
settimana dedicata alla studio, una settimana importante. Le lezioni dei relatori
sono state molto interessanti. Il titolo della settimana era: “Il Creato, dalla
mani di Dio alle mani dell’Uomo”. Un dono, un dono di vita, da Dio all’essere
umano, un dono da custodire, da preservare, in modo che le future
generazioni vivano un mondo più giusto.
Hanno entusiasmato in modo particolare le due lezione tenute dal
Decano della facoltà di Comillas Madrid Enrique SanzGiménez-Rico, si sono
svolte nella mattinata del 25 luglio 2019. La prima relazione era dedicata alle
tracce del racconto di Genesi 1-11 nella Laudato sii di Papa Francesco; la
seconda sulla creazione e consolazione in Giobbe. Sono stati molti interessanti
gli accostamenti alla Torre di Babele, da lì è partita questa idea, un’idea per
l’elaborato finale. Non è stata un’impresa facile dal momento la scelta del tema
è molto particolare. Tuttavia da quel tempo, dal tempo della Torre raccontata
nella Genesi, probabilmente non è cambiato niente: in altre parole l’uomo
conserva sempre il mito dell’autosufficienza, un mito che va in contrasto con
la natura autentica dell’essere umano. Proprio così.
Viviamo un periodo di crisi globale, c’è la paura per lo straniero, la cosiddetta
xenofobia, e questa paura in un certo senso ci costringe a fare i conti con la
parte più oscura di noi. Occorrono ponti più che torri che si innalzano verso
un infinito cielo. Occorre contrastare con tutte le forze la cultura dell’odio, la
xenofobia; è necessario riprendere in mano l’Antico e Nuovo Testamento,
soltanto il Vangelo può aiutarci.
Sono tempi di grande smarrimento ed è facile crede agli imbonitori televisivi,
alle chiacchiere da bar. Non c’è nessuna crociata in vista, non c’è nessuna
guerra di religione da combattere. Siamo, in sostanza in tempo di nuovo
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maccartismo, c’è in atto la caccia alle streghe. Questa è la cultura dell’odio e
noi, cattolici, dobbiamo contrastarla con tutte le forze perché questa cultura
dell’odio è contraria al Vangelo.
Parole, pensieri. Questa settimana biblica è stata davvero molto
interessanti. Il senso della vita, qual è il vero senso dell’esistere? E poi,
Giobbe… la sua vita, il suo amore verso Dio, la sua fedeltà. Queste cose, tutte
queste riflessioni, ho pensato ai poveri, ai diseredati, a tutti quelli che affollano
le nostre distratte città alla ricerca del pane e del sorriso. In queste persone c’è
il sorriso di Gesù, il queste persone dimenticate, lasciate agli angoli delle strade,
a volte anche calpestati dall’indifferenza. In queste persone c’è Giobbe. C’è la
mano di Dio.
Tutte queste riflessioni hanno accompagnato un’intera settimana.
Ebbene sì, occorre riprendere in mano la Bibbia e rileggere la Genesi. Dove
stiamo andando? E poi, questa globalizzazione è davvero l’unica strada
percorribile? C’è una via di uscita alternativa? Possiamo noi liberarci di questo
ingombrante fardello?
Torre di Babele e dintorni: un mondo e tante diversità, lingue, razze e
fedi diverse. Un mondo “arlecchino”. Come detto, viviamo un periodo storico
delicato, la minaccia della globalizzazione uniformate e del rapace e feroce
libero mercato senza regole stanno distruggendo la bellezza delle diversità, una
nuova torre di babele per un uniformare e per emulare Dio, questa è la solita
ed eterna storia dell’uomo che si crede Dio, del superuomo, l’Eterno ritorno di
un feticcio da contrastare con tutte le forze.
Ecco l’uomo con tutte le sue paure, un uomo che cerca di raggiunge la
vetta più alta, che cerca, insomma, di toccare Dio, di sfidarlo, come a dire
“sono più forte di te”. Tutto questo è la globalizzazione selvaggia e senza
regole del nostro tempo, una torre di babele da contrastare in nome della
diversità.
Questo è un atto di superbia dell’uomo, un atto contro Dio. C’è un
progetto, quello di Dio e un piano per contrastarlo da parte del uomo superbo.
Questo progetto di bontà altro non è che la divisione della Terra, una divisione
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fatta di culture diverse, una terra e una cultura diversa, una terra e una cultura e
così sia.
La narrazione biblica della Torre di babele spiega mitologicamente
l’origine delle differenza di linguaggio degli esseri umani. Babele,
etimologicamente, vuol dire “luogo caotico”, “disordine”, il nome di questa
città deriva dalla lingua accadica ba-bel, praticamente porta di Dio. Torre del
caos, un caos provocato dalla superbia degli umani, quella superbia che ti
toccare il cielo con un dito, ti illude di farlo, in realtà nessuno essere umano è
in grado di farlo.
Iniziamo a dire cos’è la Torre di Babele: è una costruzione mitica di cui
racconta la Bibbia. Siamo nella Genesi (11- 1-9). Questo racconto presenta un
intrigante parallelo con il poema sumerico Enmerkar e il signore di Aratta e nel
libro dei Giubilei. La Torre biblica è stata costruita interamente di mattoni sul
fiume Eufrate in Mesopotamia con l’unica intenzione di raggiungere il cielo
per arrivare a Dio. Secondo il mitico racconto all’epoca della costruzione della
Torre tutti gli uomini del mondo parlavano una sola lingua. Gli esseri umani,
tuttavia, volevano arrivare fino al cielo per farsi un gran nome.
Un po’ quello che succede oggi: l’inglese come lingua “universale”, più
importante dell’Esperanto, una lingua per tutto e per tutti, per farsi capire in
tutte le parti del mondo, la lingua della pubblicità, del marketing, della
comunicazione. Un solo pensiero, una sola economia, un solo modo di fare,
un grande mercato e una sola lingua. Questo è il pericolo in agguato,
dobbiamo contrastare l’idea di una uniformità che cerca di demolire le
differenze del mondo.
Con molta probabilità, il racconto biblico ha preso spunto dalla più
grande ziqqurat di Babilonia, questa ziqqurat si chiamava Etemenarki. Era una
ziqqurat molto famosa che è diventata nel corso dei secoli una sorta di
leggende per via delle sue mastodontiche dimensioni. Altro non era che una
costruzione possente edificata dal popolo di Babilonia e assomigliava da
lontano a una scala. Questa struttura era alta circa 91 metri di altezza. Una
struttura altissima.
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«Nel testo biblico che narra l’impresa della Generazione scampata al
Diluviotraspare forse una rivalsa letteraria sui babilonesi, su Nabuccodonosor
che, dopo aver conquistato Gerusalemme (587 a.C.) aveva trascinato nell’esilio
mesopotamico l’aristocrazia ebraica e aveva edificato, o meglio restaurato, la
grande Ziggurat Etemenanki, e sotto il suo potere si raccoglievano molti popoli
e molte lingue, una Babele di lingue. Ma più che i riferimenti storici a noi
interessa il paradigma sotteso alla vicenda della Torre: l’edificazione di una
potenza unificante e centralizzata, che cresca fino anche le sue stesse
dimensioni finiscono per eccedere le sue energie, poi si frantuma e si disperde.
E’ la parabola di ogni impero e di ogni egemonia politica o linguistico culturale
(così come il latino si frantumò nelle lingue romanze al cedere nel dominio di
Roma)
1
.»
Questa, scrive Levi Della Torre, è la parabola, la vera parabola di ogni
egemonia politica e linguistica. L’inglese di oggi è il Latino di Ieri, Della Torre
ricorda lo splendore di Roma, quello splendore sgretolato: questo è il vero
paradigma della Torre di Babele. Una potenza unificante e centralizzata, una
potenza che cresce a dismisura, cresce, cresce e alla fine implode. Si frantuma
in mille briciole. Cosa resta oggi di Roma? Solo i resti di una civiltà perduta.E
cosa resterà domandi questo mondo iper tecnologico? Siamo sicuro che
questo sia davvero il migliore mondo desiderabile? Certo che noi, ci sentiamo
molto più soli, siamo tutti connessi e nello stesso tempo soli.
Per queste ragioni è parso necessario scrivere l’elaborato finale del corso di
laurea magistrale in scienze religiosi incentrato sulla torre di Babele. Da quello
che abbiamo capito, bisogna tornare a un mondo più a misura d’uomo per
raggiungere di nuovo l’armonia sulla terra.
L’elaborato si divide in tre capitoli. Sono tre capitoli ben delineati, il primo, di
carattere storico biblico, cerca di mettere in evidenza l’autenticità e la storicità
del fatto oggetto di tesi. Da quello che possiamo capire non ci sono certezze
assolute, possiamo solo partire da alcuni dati.
1
S. LEVI DELLA TORRE, Zone di turbolenza: intrecci, somiglianze, conflitti, Feltrinelli, Roma, 2003, 28 e
29.
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Stiamo parlando delle scoperte, soprattutto di quelle iniziate alla fine dell’800.
Sono scoperte, come vedremo in seguito, che hanno scatenato forti
polemiche. Riusciremo a capire i motivi di queste dispute, una storia che nasce
con il tedesco Franz Delizsch; quest’ultimo ha tenuto una conferenza
rivoluzionaria incentrata sul tema di Babele e la Bibbia. Quest’ argomento
affascina ancora perché siamo tutti convinti che occorre ripartire dal passato,
dalle esperienze del passato meraviglioso.
L’elaborato si pone l’obiettivo della scoperta. Partiamo dalla Bibbia, da un
episodio molto importante, che, come detto all’inizio dell’introduzione, ha
calamitato l’attenzione nel corso della Settimana Biblica 2019, il tema del
Creato ha certamente attinenza con l’episodio della torre, non per altro è
possibile affermare che si tratta di una creazione nuova, Dio decide di
demolire la torre e divide gli uomini in nazioni diverse, lingue e culture. Nasce
la Babele del mondo, come se fosse una creazione ultima, lascia dentro
un’emozione unica. Riusciamo a respirare quel clima, quella volontà divina,
tutto ciò che Dio ha pensato e voluto, gli uomini sono sempre vanagloriosi,
nonostante siano passati tantissimi anni restano gli stessi. Per tutti questi
motivo l’elaborato si pone l’obiettivo di scuotere le coscienze, e, se possibile,
di cambiare la mentalità del credente, un credente molto spesso “smarrito” nel
mondo senza voglia di progredire nello studio della scrittura, con poca
convinzione.
Come è possibile leggere nei capitoli non mancano i richiami alla
letteratura, molti autori hanno messo in relazione questo episodio biblico con
la realtà e hanno cercato di edificare un qualcosa di diverso, non per questo
meno affascinante. Molti scrittori hanno preso spunto dalla Torre per parlare
del mondo contemporaneo, tra questi Primo Levi, lo stesso Kakfa utilizza la
Torre come se fosse una metafora della vita, ci spinge a capire quello che
realmente siamo, quello che vogliamo dalla vita, soprattutto quello che non
vogliamo. Sono argomenti molto interessanti e ricchi di fascino.
Come vedremo, l’elaborato parte dalla Bibbia e indaga a 360 gradi il
mondo moderno, partiamo dalla Bibbia e arriviamo ai giorni nostri, giorni
caratterizzati da epidemie, minacce di guerre, odio, razzismo. Tutto questo ci
fa capire che, forse, non è cambiato niente e l’animo umano è sempre lo
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stesso. Noi, come cristiani abbiamo il compito di portare in tutti gli angoli
della Terra la buona novella e di far capire alla gente che così non possiamo
andare avanti. Siamo creature e non creatori: il mondo moderno ha cercato di
mettere Dio da parte e l’ha rimpiazzato con il niente, per il semplice fatto che
l’uomo non è adatto a ricoprire tale ruolo, il caos che regna nel mondo è
terribile. Non siamo stati creati per dominare, per comandare; siamo stati
creati per servire il nostro Creatore, c’è un progetto immenso dietro questo.
Appunto, siamo stati creati, non ci siamo creati da soli e per questo occorre
riconoscere la guida del nostro signore. Dobbiamo credere all’incarnazione, dal
Dio uomo, al principio teantrico, al divino umano presente. Siamo chiamati ad
essere cristiani veri, al cento per cento, con un obiettivo da seguire con una
strada da percorrere insieme, tutti insieme.
Per questo motivo è sembrato opportuno scrivere un elaborato
incentrato sull’episodio Biblico della Torre di Babele. Sempre dietro l’angolo
c’è questo pericolo del pensiero unico, di un unico modello di sviluppo per un
pianeta bisognoso di cure e di amore.
Molto spazio è stato dedicato al ruolo contemporaneo della Torre.
Ovvero, molto spazio al ruolo della Torre nel mondo moderno, come
vedremo, illustri scrittori si sono cimentati con questo argomento di stretta
attualità, parliamo di pittori famosissimi, di opere leggendarie e di scrittori di
primo piano come Kafka, Primo Levi, racconti di miti e favole, di storie
collegate con il passato, ci fanno capire il mondo di oggi, un mondo che, per
certi aspetti, non è per niente cambiato.
Possiamo dire che questo argomento affascina un poco tutti, dal
cantautore al poeta, dal romanziere allo storico. Probabilmente perché è un
racconto che parla di noi, delle nostre paure, dei nostri desideri, del pericolo
sempre in agguato. Poi ci occuperemo di problemi scottanti come il terrorismo
e la globalizzazione, andremo a vedere come il mondo è cambiato e quali sono
le conseguenze: cambiare in peggio, perdere di vista Dio, il nostro creature. E
poi, stiamo uscendo con fatica da una terribile pandemia di dimensioni globali.
Il coronavirus è stato il campanello d’allarme, la botta finale a un sistema di
vita, a un potere economico in ginocchio. Sembrava che tutto fosse di marmo,
immutabile, sembrava che l’uomo volesse arrivare davvero fino al cielo e lo