1
Introduzione
Nello sport, come nella vita, la motivazione è una componente fondamentale per
il raggiungimento degli obiettivi. Essa guida il comportamento delle persone verso le
proprie mete e, quindi, determina anche la prestazione sportiva.
La teoria della motivazione al successo di Atkinson e McClelland ha, per molti anni,
spiegato le differenze individuali nel comportamento finalizzato alla realizzazione dei
propri scopi. Ma, negli ultimi anni, la distinzione tra motivazione a ottenere il successo e
motivazione ad evitare il fallimento è sembrata troppo semplicistica.
La Regulatory Focus Theory, proposta da Tory Higgins (1997), distingue,
all’interno della motivazione al successo, due orientamenti, o foci regolatori: il focus di
promozione e il focus di prevenzione. Il primo caratterizza gli individui orientati
all’obiettivo, alla realizzazione e al guadagno; il secondo è tipico delle persone che
hanno una tendenza ad evitare i fallimenti e che quindi sono orientate alla sicurezza,
alla prevenzione e alle “non perdite”. Entrambi questi modi di avvicinarsi allo scopo
sono validi e spingono il comportamento verso la meta; la differenza principale sta nei
mezzi strategici utilizzati dagli individui nella realizzazione degli obiettivi: il focus di
promozione è caratterizzato da ambizione e comportamenti bramosi, mentre il focus di
prevenzione richiede attenzione e comportamenti di difesa.
Diverse ricerche dimostrano che non c’è un orientamento migliore dell’altro: ciò
che determina la riuscita non è il tipo di focus, ma l’adattamento (fit) dei mezzi utilizzati,
con le disposizioni personali, le quali possono essere croniche o indotte dalle situazioni.
Questa assunzione è stata confermata dai risultati ottenuti in molti esperimenti eseguiti
in laboratorio utilizzando compiti di tipo cognitivo. L’adattamento regolatorio è la chiave
per il miglioramento della prestazione cognitiva.
Ma questo potrebbe essere valido anche per quel che riguarda la performance
sportiva? A questa domanda hanno provato a rispondere Plessner, Unkelbach e
Memmert (2009) compiendo delle ricerche su atleti di diversi livelli e discipline.
I risultati dimostrano che esistono differenze in termini di promozione e prevenzione non
solo individuali: sono emerse differenze sistematiche anche tra atleti di sport diversi e,
all’interno della stessa disciplina sportiva, tra ruoli diversi. Non sono emerse, invece,
come anche negli esperimenti condotti da Higgins, differenze di genere.
Ma la grande scoperta deriva dallo studio condotto su calciatori e giocatori di
pallacanestro: la prestazione sportiva migliora in modo evidente quando c’è
adattamento regolatorio. Gli atleti con orientamento di promozione avevano
performance superiori quando venivano motivati in termini di promozione, mentre i
giocatori con orientamento di prevenzione giocavano meglio quando venivano date loro
indicazioni di tipo preventivo.
In tutti gli sport, durante ogni partita e nello svolgimento di ogni gara, un atleta si
trova spesso a dover compiere delle scelte, a dover prendere dei rischi: la vittoria è
l’obiettivo che accomuna tutti gli sportivi, ma la differenza tra vincitore e perdente
spesso si trova in un centesimo di secondo o in un centimetro.
A cosa pensa dunque un atleta nel momento cruciale di una partita o di una gara,
quando un gesto può determinare la vittoria, ma un piccolo errore può causare la
sconfitta? I grandi campioni dello sport sono tali, perché si sono sempre spinti verso il
rischio o perché hanno saputo evitare gli errori?
2
Plessner, Unkelbach e Memmert ci dimostrano che esistono atleti diversi, che devono
agire nel miglior modo in situazioni diverse. Esistono quindi situazioni che richiedono
mezzi di promozione e situazione che richiedono mezzi di prevenzione, ma esistono
anche atleti orientati alla promozione e atleti orientati alla prevanzione. I campioni,
coloro che riescono a raggiungere le loro aspirazioni, non sono altro che atleti con
orientamento di promozione che hanno agito, giocato o gareggiato in situazioni di
promozione e viceversa.
I risultati di questi studi smentiscono le teorie motivazionali classiche della psicologia
dello sport, secondo le quali un atleta dovrebbe sempre concentrarsi esclusivamente
sui risultati desiderabili come il successo e la vittoria. In alcune discipline sportive,
infatti, in cui il successo dipende da una prestazione priva di errori, gli atleti sembrano
avere sviluppato un orientamento cronico di tipo preventivo, che li aiuta ad evitare gli
sbagli.
Ma quali riflessioni si possono fare riguardo a quegli sport nei quali un errore
potrebbe non solo compromettere il risultato agonistico, ma anche mettere a rischio
l’incolumità dell’atleta? Escludendo le discipline estreme, esistono molti sport “a rischio”,
definiti così perché la pratica di queste attività causa frequentemente infortuni. Che tipo
di focus presentano gli atleti che gareggiano ad alti livelli in questo tipo di attività? Un
orientamento di tipo preventivo potrebbe aiutare gli atleti a prevenire, nel vero senso
della parola, gli infortuni? Il focus delle persone cambia dopo un incidente? E ancora,
esistono differenze sistematiche dovute all’età?
Il presente lavoro, illustrato nei dettagli nel terzo capitolo, si propone di rispondere a
queste domande. Sono stati raccolti 77 questionari compilati da ragazze che
praticavano lo sci alpino a livello professionistico nella stagione invernale 2010-2011.
Tra le atlete, 40 gareggiavano nel circuito di Coppa del Mondo, 37 nel circuito di Coppa
Europa. Per analizzare il grado di promozione e prevenzione delle partecipanti è stata
utilizzata la versione tedesca del Questionario del Focus Regolatore di Lockwood (e
collaboratori, 2002), la stessa utilizzata nelle ricerche di Plessner, Unkelbach e
Memmert.
L’obiettivo di questa indagine è quello di capire se ci sono delle differenze all’interno
della categoria “sciatrici professioniste” e se queste differenze sono dovute all’età, alla
frequenza o al tipo di infortuni subiti durante la carriera. Date le numerose conferme a
sostegno della teoria dell’adattamento regolatorio, si può ipotizzare che dare agli atleti
le giuste indicazioni in termini di promozione o di prevenzione, può aiutarli non solo in
termini di miglioramento della prestazione, ma anche in termini di sicurezza e
prevenzione degli incidenti.
L’interesse per questo lavoro nasce da una motivazione personale: per diversi
anni ho fatto parte della Squadra Nazionale di sci alpino e ho subito, come molte altre
mie compagne, diversi infortuni. Nonostante ciò, sono sempre ritornata in pista e mi
sono spesso chiesta se il tipo di motivazione, che guida gli atleti verso i loro risultati,
potesse subire dei cambiamenti dopo gli incidenti. In questi anni ho sempre notato,
negli allenatori, una tendenza a dare, senza distinzioni, indicazioni in termini di
promozione. Ma questo potrebbe non adattarsi alla disposizione individuale
momentanea dell’atleta. Il “non adattamento” potrebbe mettere lo sportivo nelle
condizioni non solo di non ottenere la performance desiderata, ma anche di trovarsi in
una situazione di rischio per la propria incolumità. Esaminare le differenze di
orientamento motivazionale, quindi, può aiutare atleti e allenatori a raggiungere un
performante e sicuro adattamento regolatorio.
3
1. Regulatory Focus Theory
1.1. Promozione e Prevenzione
La motivazione è definita da Atkinson (1964) una spinta ad agire, risultante da
due tendenze contrapposte: la tendenza al successo e la tendenza ad evitare il
fallimento. Entrambe sono contemporaneamente presenti nell’individuo, ma danno
origine a strategie comportamentali diverse, a seconda che prevalga l’una o l’altra. La
tendenza al successo induce ad affrontare le prove ed i compiti, mentre la tendenza ad
evitare il fallimento porta ad un atteggiamento di ritiro o fuga.
La Teoria del Focus Regolatorio, proposta da Tory Higgins (1997), ha esteso questo
modello, supportato da decenni di ricerca, ai diversi tipi di successo.
Higgins distingue due tipi di foci regolatori o orientamenti al successo: il focus di
promozione ed il focus di prevenzione. Entrambi sono presenti negli individui poiché
originano dalla regolazione di diverse funzioni di sopravvivenza: il sistema umano di
promozione è necessario per l’ottenimento di cibo e cure e riguarda la preoccupazione
del raggiungimento dello scopo, l’avanzamento e la realizzazione, in altre parole la
presenza di guadagni e la paura dell’assenza dei risultati positivi. Il sistema umano di
prevenzione, invece, mira alla responsabilità, alla protezione, al raggiungimento della
sicurezza e assicura l’assenza di esiti negativi.
Così, gli individui con una storia soggettiva di successi ottenuti con un focus di
promozione, saranno più propensi ad usare delle strategie ambiziose, mentre i soggetti,
che hanno una storia di successi ottenuti con mezzi di prevenzione, preferiranno
strategie di difesa, più attente e vigilanti.
La prevalenza dell’una o dell’altra prospettiva dipende sia da fattori situazionali, sia da
differenze interindividuali stabili.
La ricerca sulla teoria di Higgins ha evidenziato come il focus regolatorio agisca sulle
principali componenti dell’autoregolazione delle persone: il processo di giudizio ed il
comportamento. I diversi orientamenti di promozione e prevenzione si riflettono nelle
differenze cognitive degli individui, per quel che riguarda il giudizio e la valutazione, e
nelle differenze comportamentali, riguardo ai mezzi e alle strategie scelte per il
raggiungimento degli obiettivi.
Il focus regolatorio nel modello Aspettativa-Valore
Secondo la teoria Aspettativa-Valore (Atkinson, Vroom, Fishbein, Ajzen),
l’aspettativa sul verificarsi di determinati risultati e l’attrattiva degli esiti, così come il loro
prodotto, aumentano l’intensità della motivazione e quindi l’impegno delle persone nel
perseguire i loro scopi. Nonostante il modello Aspettativa-Valore abbia ricevuto