INTRODUZIONE
Nell‟ambito degli studi su Carlo Goldoni, notevole rilievo assume
una caratteristica fondamentale della sua riforma teatrale: la creazione dei
caratteri a partire dalle maschere della commedia dell‟arte. Questo lavoro
viene svolto a stretto contatto con gli attori e determina la nascita di una
commedia che, dapprima incentrata su un unico protagonista, vede da un
lato ampliarsi lo spazio riservato ai personaggi secondari e dall‟altro ap-
profondirsi la caratterizzazione psicologica di tutti i componenti fino ad
assumere la forma di una rappresentazione corale.
Incuriosita da questo particolare aspetto della tecnica teatrale goldo-
niana, ho analizzato la produzione drammaturgica del commediografo al-
lo scopo di mostrare le modalità attraverso cui si compie il passaggio dal-
la maschera al carattere e si arriva alla costruzione delle grandi commedie
corali degli anni 1760-62. Le riflessioni di Franca Angelini e Siro Ferrone
sulla nascita e lo sviluppo dei caratteri e quelle di Norbert Jonard sui
rapporti tra i personaggi nella struttura della commedia goldoniana sono
state basi importanti di partenza per il mio lavoro.
Inizialmente ho ritenuto opportuno occuparmi della formazione cul-
turale e umana di Carlo Goldoni: sia per l‟influenza esercitata dagli in-
contri con i comici e dall‟apprendistato con gli intermezzi sul suo meto-
2
do di lavoro teatrale, sia per il ruolo svolto da alcune letture ed esperien-
ze nell‟affinare quelle capacità di osservazione e quell‟interesse per la di-
mensione sociale dell‟uomo che saranno importanti per la costruzione
dei caratteri e la realizzazione della tecnica corale.
Ho poi esaminato gli esordi del commediografo che lo vedono con-
frontarsi con le tradizioni teatrali a lui contemporanee e in modo partico-
lare con la commedia dell‟arte: nasce da qui la prima applicazione dei
principi della riforma, di cui ho cercato di evidenziare gli elementi di no-
vità rispetto ai precedenti tentativi di rinnovamento teatrale.
Nell‟analizzare il passaggio dalla maschera al carattere e quello dal cano-
vaccio al testo interamente scritto, ho dato rilevanza al lavoro svolto da
Goldoni con e sugli attori.
In seguito, ho potuto osservare come Goldoni, nella costruzione del-
la commedia di carattere, si allontani dalla drammaturgia tradizionale fondata
su un unico protagonista, e sposti quasi immediatamente il suo interesse
dal singolo individuo all‟intero gruppo, senza sopprimere il carattere
principale ma cercando un equilibrio tra le diverse parti. Questa consta-
tazione mi ha permesso di registrare la presenza dei primi elementi di co-
ralità in alcune commedie e la nascita dei cori popolari delle Massere e del
Campiello. In questa fase si è poi mostrata indispensabile la descrizione
delle commedie e tragicommedie esotiche, che introducono nel teatro
goldoniano tematiche destinate ad avere ulteriori sviluppi nella creazione
dei personaggi delle commedie corali.
In conclusione, mi sono dedicata al lavoro di ulteriore approfondi-
mento compiuto da Goldoni sul carattere, che si appresta ad essere sem-
pre più personaggio, e alla sua ricerca di una più completa correlazione tra
3
più caratteri. Questi due aspetti trovano la loro piena realizzazione nelle
commedie della maturità e soprattutto nelle grandi commedie corali delle
stagioni teatrali 1760-62 (I rusteghi, La casa nova, Le Baruffe chiozzotte, La
Trilogia della villeggiatura, Una delle ultime sere di carnovale), che, dopo una
prima analisi generale, ho scelto di esaminare singolarmente.
Capitolo I
GLI ANNI DELLA FORMAZIONE
5
1. Casa Goldoni.
Nel primo capitolo dei Mémoires
1
Carlo Goldoni ci introduce nel cli-
ma festoso e allegro che animava la sua casa veneziana al momento della
sua nascita, il 25 febbraio del 1707. A creare questa atmosfera, con la
quale egli sembra voler suggerire «una sua propensione quasi nativa al te-
atro e al comico»
2
, contribuiva in modo determinante il nonno, Carlo A-
lessandro. Di origine modenese, si era trasferito a Venezia dove lavorava
presso la Camera di Commercio e, adattandosi perfettamente alla gaiezza
dei veneziani, metteva in scena degli spettacoli:
Il donnoit la Comédie, il donnoit l‟Opéra chez lui; tous les meilleurs Ac-
teurs, tous les Musicien les plus celebre étoient à ses ordres; le monde arri-
voit de tous les côtés. Je suis né dans ce fracas, dans cette abondance; pou-
vois mépriser les Spectacles? Pouvois ne pas aimer la gaîte? (TO I 11-2).
In realtà Goldoni non ha conosciuto il nonno, essendo nato quattro
anni dopo la sua morte, avvenuta il 7 luglio 1703. Tuttavia ce ne parla
1
Mémoires de M. Goldoni, pour servir a l‟histoire de sa vie, et a celle de son théâtre. Dédiés au Roi.
Paris, 1787. I Mémoires da me citati sono nel primo volume dell‟edizione di Tutte le opere di Car-
lo Goldoni, a cura di Giuseppe Ortolani, I-XIV, Milano, Mondadori, 1935-1956 (= TO). Per un
quadro esaustivo sulle varie edizioni e sulle traduzioni italiane dei Mémoires, cfr. P. BOSISIO,
Nota al testo, alla traduzione, al commento, in C. GOLDONI, Memorie, tr. it. di idem, Milano, Mon-
dadori (I Meridiani), 1993, LXI-XXXII.
2
F. ANGELINI, Vita di Goldoni, Bari, Laterza, 1993, 20.
6
posticipandone la data di morte di nove anni e ci introduce nell‟ambito di
un ricordare mitico dove «questo nonno ricco, affascinante e amante del
teatro viene assunto come suo primo, simbolico padre; dopo la sua mor-
te la famiglia cade in miseria e per il fanciullo finisce l‟età dell‟oro»
3
.
La spiegazione di una descrizione così orientata risiede nella partico-
lare strategia narrativa che sottende ai Mémoires. Con quest‟opera auto-
biografica
4
, scritta a Parigi tra la fine del 1783 e i primi mesi del 1787 cir-
ca, Carlo Goldoni si proponeva un duplice scopo: fornire un ritratto ide-
ale di sé e soprattutto tramandare il mito della propria vocazione al teatro
tradottasi in un percorso di rinnovamento di quello esistente.
Dipingendosi come «homme tranquille et de sang-froid», sceglie di
fornire un autoritratto parziale di sé, illuminando quella parte del suo ca-
rattere che potesse trovare una maggiore consonanza con la sua attività
di scrittore di commedie. Inoltre egli, volendo celebrare la propria attività
di riforma del teatro, fa sì che ogni episodio narrato, anche apparente-
mente estraneo all‟argomento, fornisca ad essa un contributo. A tale sco-
po accompagna a involontarie inesattezze, dovute in parte alla sua tarda
età, una sporadica falsificazione consapevole, attuata attraverso la sosti-
tuzione di piccole bugie a frammenti autentici, senza modificare i fatti in
maniera grossolana, ma sfumandone a tratti e con discrezione i toni, mo-
3
Ibidem.
4
Come ci dice lo stesso Goldoni nella Préface ai Mémoires, l‟opera è strutturata in tre par-
ti. La prima parte è costituita da un riassunto della vita dell‟autore dal momento della nascita
fino agli inizi della riforma del teatro italiano. Qui il lettore avrà modo di vedere come si sia
annunciato e sviluppato il suo genio comico. La seconda parte traccia invece la storia di tutte le
sue opere e delle circostanze che ne hanno accompagnato la nascita e la realizzazione. La ter-
za parte infine contiene le vicende del suo soggiorno in Francia (TO I 5-7).
7
dificandone i dettagli, omettendo più che contraffacendo, in maniera tale
da realizzare un autoritratto abilmente ritoccato. La fisionomia dei fatti,
delle persone e dell‟autore sostanzialmente rimane autentica, però qual-
che piccolo particolare sparisce, scolora, si modifica
5
.
Alla luce di queste considerazioni appare evidente come soprattutto
nei primi capitoli dei Mémoires sia difficile separare verità e piccola bugia.
Quest‟ultima ha lo scopo di dare vita a un mito delle sue origini, di pre-
sentare un bambino che nasce contrassegnato dalla stella comica
6
. Per
poter avere un ritratto a tutto tondo dell‟autore bisogna quindi fare ricor-
so anche alle sue commedie e alle dediche al lettore che le precedono, al-
le lettere agli amici, agli scritti vari e d‟occasione
7
oltre che alla prefazione
5
BOSISIO, Introduzione a C. GOLDONI, Memorie…, XIII-XXXVIII. Sui Mémoires cfr. an-
che F. FIDO, I Mémoires e la letteratura autobiografica del Settecento, in Nuova guida a Goldoni. Teatro e
società nel Settecento [1977], Torino, Einaudi, 2000
2
, 281-312; N. MANGINI, Interpretazione dei
Mémoires, in La fortuna di Carlo Goldoni e altri saggi goldoniani, Firenze, Le Monnier, 1965, 137-
73; D. TOMASELLO, “Una castrofe degna della femmina virtuosa”: Goldoni e il romanzo, «Testo», 53
(2007), 71-80: l‟autore porta avanti un‟originale ipotesi, ossia come i famosi Mémoires di Carlo
Goldoni possano essere considerati uno dei primi romanzi del Settecento italiano, epoca in
cui nel nostro paese non era stato ancora introdotto né codificato il genere, già diffuso nelle
principali nazioni europee; B. ANGLANI, I «Mémoires»: bilanci e prospettive, in Carlo Goldoni 1793-
1993 (atti del convegno del bicentenario, Venezia, 11-13 aprile 1994), a cura di C. Alberti e
G. Pizzamiglio, Venezia, Regione del Veneto, 1995, 325-339; A. TENENTI, Il mondo settecente-
sco nelle „Memorie‟goldoniane, in Carlo Goldoni 1793-1993 (atti del convegno del bicentenario…),
377-85.
6
ANGELINI, Vita di Goldoni…, 19.
7
«[…] poiché in essi, in misura diversa, il Goldoni si concede brevi momenti di com-
pleta sincerità, dà sfogo a sentimenti e passioni che in lui non si sospetterebbero, illumina a
tratti almeno il travaglio della sua esistenza, la debolezza, l‟incertezza, il dubbio che talvolta lo
tormentarono profondamente. Si comprenderà allora che l‟autobiografia non mente, non
tradisce il lettore, ma lo guida attraverso un percorso psicologico, culturale, umano che trova
solido fondamento nella verità storica e personale dell‟autore, pur senza rinunciare
all‟autonomia dell‟opera d‟arte […]» (BOSISIO, Introduzione a C. GOLDONI, Memorie…,
XXXIV-V).
8
all‟edizione Bettinelli delle sue commedie (1750)
8
e alle prefazioni ai di-
ciassette tomi dell‟edizione Pasquali (1761-78)
9
.
Il suo ingresso nel mondo ci viene descritto in toni tanto idilliaci
quanto improbabili, attraverso un parto indolore e un vagito sorridente
quasi a suggellare fin dall‟inizio il suo carattere pacifico:
Ma mere me mi au monde presque sans souffrir: elle m‟en aima davantage;
je ne m‟annonçai point par des cris, en voyant le jour pour la premiere fois;
cette douceur sembloit, dés lors, manifester mon caractere pacifique, qui ne
s‟est jamais démenti depuis (TO I 12).
Solo più avanti, confesserà: «J‟etois naturellement gai, mais sujet, de-
puis mon enfance, à des vapeurs hypocondriaques ou mélancoliques, qui
répandioent du noir mon esprit» (TO I 33), accennando, seppur breve-
mente, all‟esistenza di un disturbo patologico che lo accompagnerà quasi
per tutta la vita.
8
In questa prefazione Goldoni traccia un quadro organico e coerente della sua riforma
del teatro, avviata alla fine degli anni trenta del Settecento e giunta (nel 1750) a una realizza-
zione soddisfacente. Il testo da me citato è contenuto nell‟ed. mondadoriana di Bosisio (=
PrefBett), 759-73.
9
Pubblicata dal 1761, l‟edizione Pasquali (Delle Commedie di Carlo Goldoni avvocato veneto,
in Venezia, per Giambattista Pasquali, 1761-1777) avrebbe dovuto includere trenta volumi
nell‟arco di otto anni, ma ne furono stampati solo diciassette, le cui prefazioni sono cono-
sciute come le cosiddette Memorie italiane. Sono illustrati da frontespizi istoriati che accompa-
gnano come un racconto visivo le tappe della vita dell‟autore. Così Goldoni nella prefazione
al secondo tomo: «Cercando io di adornare quest‟opera quanto meglio potessi, pensai sin da
principio a provvedere ogni tomo di un frontispizio istoriato […] Ho pensato di dare ne‟
Frontispizi un sommario della mia vita, sparsa già da gran tempo in varie lettere, e prefazioni,
e in qualche scena ancora delle opere mie fin‟ora stampate» (Prefazioni ai diciassette tomi delle
commedie di Carlo Goldoni avvocato veneto, Venezia, Pasquali, 1761-‟78, in C. GOLDONI Memorie…
[= PrefPasq], 783).
9
I suoi genitori, Giulio Goldoni e Margherita Salvioni, avevano perso
tre anni prima della sua nascita tre figli, Carlo Antonio (morto una setti-
mana dopo la nascita) e i due gemelli Paolo e un altro Carlo Antonio
(morti di tre giorni). Dopo Carlo nasceranno altri due figli: nel 1709
Giovanni Paolo (che morirà un mese dopo la nascita) e nel 1712 un altro
Giovanni Paolo (del quale non si conosce la data di morte ma si sa che
visse a lungo). Nei suoi confronti Carlo mostra di nutrire una profonda
antipatia: «Pour surcroît de malheur, ma mere mi tau monde un second
enfant, Jean Goldoni, mon frere» (TO I 12). In seguito al trasferimento
del padre a Roma, Giovanni Paolo viene mandato a balia e il piccolo
Carlo trascorre gli anni dell‟infanzia a Venezia con la zia Marietta e la
madre.
È lei, descritta come una graziosa bruna, un po‟ zoppa ma dalla per-
sonalità spiccata
10
, che cura l‟educazione del figlio e crea con lui un rap-
porto di grande complicità, perdonandogli le non infrequenti intempe-
ranze giovanili e svolgendo il fondamentale ruolo di mediatrice nei suoi
rapporti con il padre. Ma soprattutto è lei ad essere assunta da Goldoni
quale presenza tutelare della propria vocazione comica
11
.
Nel famoso episodio della barca dei comici, descritto nel V capitolo
della prima parte dei Mémoires e sul quale avremo modo di ritornare, Car-
lo, all‟età di quattordici anni, abbandona a Rimini la scuola dei Domeni-
cani, che in quel momento frequentava, e con una compagnia di attori si
10
«Ma mere étoit une jolie brune: elle boitot un peu, maiselle étoit fort piquante» (TO I
11).
11
ANGELINI, Vita di Goldoni…, 23.
10
reca in barca a Chioggia, dove viene consegnato alla zia e alla madre.
Quest‟ultima, nonostante il tempo sottratto agli studi, risponde: «Ses ètu-
des! Ne pouvoit il pas y retourner? D‟ailleurs, il y a des maîtres partout?»
(TO I 26). Alla madre viene così attribuita quella che Franca Angelini
chiama “una filosofia” di cui Carlo si approprierà e che, una volta elabo-
rata, troverà espressione nella nota formula “i miei maestri sono il mon-
do e il teatro”. Il teatro fa così parte della “natura”; del genio naturale di
Goldoni e del lato femminile della famiglia simboleggiato dalla madre e
dalla zia
12
.
Ed è ancora a una figura femminile, la governante, che Goldoni leg-
ge la sua prima commedia, creata
13
sulla scorta dell‟appassionata lettura
delle commedie del Cicognini
14
. L‟episodio, illustrato e descritto nel pri-
mo tomo dell‟edizione Pasquali
15
, permette ancora una volta di sottoli-
neare la presenza tutelare della madre sulla sua vocazione comica, da lei
definita talento:
Non mi sovviene ora, né il titolo, né l‟intreccio, ma vive tuttavia un testi-
monio di tal verità nella persona del signor abate Valle bergamasco, amico
12
Ivi, 22.
13
«All‟età di otto anni [come dice Goldoni] – dodici in realtà, come ha dimostrato A.
Valeri» (N. JONARD, Introduzione a Goldoni, Bari, Laterza, 1990, 11).
14
Giacinto Andrea Cicognini (1606 - prima del 1651) fu autore di melodrammi e opere
drammatiche, ispirati al teatro spagnolo, che ottennero un grande successo nella riduzione in
forma di canovacci a uso dei comici dell‟arte.
15
Sulle illustrazioni dell‟edizione Pasquali cfr. F. ANGELINI, Autobiographia “cum figuris”.
Note sui frontespizi istoriati dell‟edizione Pasquali, in Carlo Goldoni 1793- 1993 (atti del convegno
del bicentenario…), 123-29; M. ARNAUDO, La scena muta. Le illustrazioni settecentesche di Goldoni
nel loro rapporto con i testi, «Intersezioni», XXIII, 3 (2003), 467-98.
11
di casa mia fin d‟allora […] vi è mia madre, che compiacevasi infinitamente
del mio genio, ch‟ella chiamava talento (PrefPasq 784).
Mentre la madre si occupa della sua educazione, compito principale
del padre è inizialmente quello di farlo divertire: a questo scopo fa co-
struire un teatro di marionette, che rappresenta uno dei giochi preferiti
del Goldoni bambino:
Ma mere prit le soin de mon éducation, mon pere celui de m‟amuser. Il fit
bâtir un Théâtre de Marionnettes: il les faisot mouvoir lui-même, avec trois
ou quatre de ses amis; et je trouvois, à l‟âge de quatre ans, que c‟étoit un
amusement délicieux (TO I 12).
Giulio Goldoni, a causa di un momento di difficoltà economica at-
traversato dalla famiglia, si reca a Roma. Qui, anche grazie al proprio ca-
rattere socievole e alla frequentazione della buona società, conosce il ce-
lebre medico Gianmaria Lancisi, di cui diviene allievo. Per quattro anni
studia medicina al Collegio della Sapienza e fa apprendistato all‟Ospedale
di Santo Spirito. Non riesce a conseguire la laurea (fatto questo omesso
da Goldoni) e risulta iscritto a Firenze alla corporazione dei medici e
farmacisti il 12 novembre 1716. La sua professione era quella di vendito-
re di balsami ma riuscì comunque, grazie alle sue qualità, a esercitare la
professione medica qualificandosi nella cura delle malattie urinarie.
Giulio Goldoni rappresenta per il figlio il professionismo e occorre
sottolineare come nel suo teatro manchi la satira della medicina e ci sia
sempre un grande rispetto per le professioni, per il lavoro compiuto con
convinzione in ogni ceto sociale. E il padre diventerà nei Mémoires e nelle
prefazioni Pasquali un personaggio da commedia: nel Medico Olandese
(1756) l‟ammalato ipocondriaco è Goldoni – per sua stessa ammissione –
12
mentre il medico impassibile e sorridente è senz‟altro da identificare con
Giulio, suo padre. Questo medico da commedia, imperturbabile come
Carlo volle sempre essere senza riuscirvi, è forse all‟origine dell‟immagine
bonaria e sorridente che tentò di cucirsi addosso.
Nelle diverse città in cui svolge la sua attività, Giulio si fa raggiunge-
re dal figlio, prima occupandosi dei suoi studi e poi degli inizi della sua
professione di avvocato. Attraverso la professione medica ha la possibili-
tà di conoscere persone importanti, ottenendo protettori per sé e per il
figlio. Anche Goldoni, tanti anni dopo, si renderà conto che di protetto-
ri c‟è bisogno e nelle edizioni farà precedere le sue commedie da una let-
tera di dedica a una persona importante.
Eredita così dal padre quello “spirito ambulatorio” che viene para-
gonato da Franca Angelini a quello delle compagnie teatrali che per so-
pravvivere sono costrette a viaggiare e che sono riconoscibili da un carro
trainato da cavalli, che all‟occorrenza diveniva palcoscenico e
all‟occorrenza abitazione. Ma questa abitudine al viaggio simboleggia non
solo il teatro ma anche quel desiderio di conoscere il mondo attraverso la
pratica, quella filosofia dell‟uomo e quella dedizione all‟esperienza attra-
verso le quali il padre porta avanti la sua educazione al mondo
16
.
Goldoni ci racconta in modo leggero e divertente l‟ingresso
dell‟esperienza nella sua vita. Nel 1721 a Chioggia, in un momento di
pausa dagli studi, accompagna il padre nelle sue visite ma la sua attenzio-
ne si rivolge più che alle pratiche mediche alle ammalate giovani e belle.
Durante una di queste visite:
16
ANGELINI, Vita di Goldoni…, 27-9.
13
[…] mio padre, avvisato non so da chi di questa mia troppo sospetta visita
[…] entra con faccia burbera e risoluta; rimprovera l‟ammalata, mi prende
per un braccio, seco lui mi trascina, mi guida in casa, e con una maniera la
più patetica di questo mondo, mi corregge, mi rimprovera, mi ammonisce
[…] Di là in poi non mi condusse in pratica, che da vecchi ammalati infor-
mandosi prima, se vi era gioventù in casa pericolosa. Ciò mi rese ancor più
noiosa la medicina […] (PrefPasq 796).
Da queste esperienze Goldoni trae la materia di cui poi si servirà
successivamente in alcune delle sue commedie:
Se mi accadeva di sentir de consulti in luogo di riflettere alle doctrine, agli
argomenti, alle ragioni de‟ consultanti, non facea che badare alle loro varie
caricature, allo studio ch‟essi facevano de‟ loro grecismi, e talvolta alla mani-
festa impostura de‟ loro vani suggerimenti. Non ho però perduto il mio
tempo, poiché qualche cosa mi è restata nella fantasia impressa, ed ho avuto
occasione di valermene posteriormente in alcuna delle mie commedie.
Quest‟abitudine di osservare, e di riflettere, e di ritenere l‟ho fatto senza av-
vedermene, ed <è> un effetto del genio comico, che non si acquista
coll‟arte, ma proviene dalla natura(PrefPasq 796).
In questo consiste la lettura di quel libro del Mondo di cui parla nella
prefazione all‟edizione Bettinelli delle commedie (1750) e che gli fornisce
il materiale necessario alla sua professione di autore teatrale, mostrando-
gli tanti vari caratteri di persone e dipingendoglieli «così al naturale, che
paion fatti apposta per somministrarmi abbondantissimi argomenti di
graziose, ed istruttive commedie» (PrefBett 768).
Il giovane Goldoni ha così modo di meditare su questo libro lungo
un itinerario che lo vede attraversare diverse città dell‟Italia centro-
settentrionale, dove compie i suoi studi, svolge la sua professione di av-
vocato e la sua attività teatrale. Un‟Italia molto articolata che si estende
tra Perugia, Rimini, Pavia, Piacenza, Udine, Modena, le città venete (Ve-