Una volta ottenuto questo primo quadro, si è cercato di capire perché e come
intervenire per correggere la situazione esistente: perché può essere efficiente
l’intervento dell’autorità pubblica e in che modo questo intervento debba essere
effettuato, data la disponibilità di vari strumenti. E’ parso inoltre opportuno
riportare le indicazioni fornite dalle istituzioni italiane ed europee in merito alla
tassazione ambientale in genere, nonché altre brevi indicazioni in merito alla
tassazione ambientale regionale, fornite dalle medesime istituzioni e dall’OCSE
(cap. 2).
E’ stato poi necessario affrontare il tema dell’autonomia tributaria regionale:
è infatti possibile un’introduzione della tassazione ambientale da parte della
Regione Lombardia, solo in seguito alle recenti modifiche costituzionali, la cui
portata risulta peraltro controversa: una panoramica sulle diverse posizioni
dottrinarie esistenti consente di avere un’idea su quali ostacoli e problemi ci si
debba aspettare dall’introduzione di un tributo da parte della Regione (Cap. 3).
A questo punto, utilizzando le informazioni raccolte e sintetizzate nei
precedenti capitoli, si è cercato di analizzare più a fondo quelle che, in base ad
una prima analisi, potrebbero essere considerate nuove basi imponibili tassabili
con un nuovo tributo (Cap. 4). Infine, si è riservato un approfondimento al tema
dei trasporti, che pare uno dei principali se non il principale fattore critico per la
qualità dell’aria e che negli ultimi anni è stato oggetto di sempre più insistenti
attenzioni nel tentativo di migliorarne l’internalizzazione dei costi (Cap.4).
(1)
LA PRESSIONE AMBIENTALE
Le attività umane o, con termine tecnico, “antropiche”, esercitano effetti
dannosi sull’ambiente, inteso come spazio ove l’uomo vive e svolge le sue attività e
di cui egli stesso è parte, che possono essere considerati esternalità negative in
senso economico: spesso infatti non vengono sopportati dai loro produttori, i quali
non ne tengono così conto nel determinare il livello di attività desiderato. A livello
europeo, sono già stati attivati progetti di ricerca per arrivare ad una valutazione
delle esternalità ambientali, a partire dal progetto “National Implementation in the
EU of the ExternE Accounting Framework”
1
, mirato alla valutazione delle
esternalità della produzione di elettricità. Tale progetto applicava la metodologia
ExternE, con un approccio del tipo impact-pathway analisis, che partendo dalla
quantificazione delle emissioni in atmosfera arriva alla valutazione monetaria del
danno. Attraverso una valutazione di danni alla salute, danni alla superficie degli
edifici, danni alle coltivazioni, si arriva ad una somma che gli individui sono
disposti a pagare per evitare gli effetti indesiderati dell’inquinamento o che gli
individui accetterebbero come compensazione di un danno futuro.
Il progetto Externe è stato seguito dai progetti Green Accounting Research
Project I e II, che hanno stimato i danni derivanti dall’inquinamento di un Paese
tenendo conto degli effetti transfrontalieri, attribuendoli a determinate fonti.
Anche questi progetti si sono basati sulla metodologia ExternE.
Le modificazioni ambientali in genere, che includono le esternalità, sono
funzione di una serie di parametri relativi all’attività umana, quali il tipo e
1
Commissione Europea, JOULE – PL95 –0714, cfr. “The ExternE Project”, URL:<<www.jrc.es/pages/f-
search.html>>
l’intensità nel tempo e nello spazio. Questi parametri possono essere riassunti
nell’espressione “pressione ambientale”, la cui misura viene fornita attraverso una
serie di indicatori specifici, riferiti all’attività umana, ai cd. determinanti prodotti
dall’attività umana, allo stato dell’ambiente stesso.
Gli indicatori si riferiscono ad un parametro o una specie (chimica, fisica o
biologica) avente una stretta relazione con un fenomeno ambientale. A livello
internazionale la classificazione degli indicatori avviene in base allo schema
Pressione Stato Risposta (PSR), che si basa sul concetto di causa/effetto e
prevede lo sviluppo di una serie di indicatori ambientali suddivisi in: indicatori di
pressione ambientale tesi a fornire informazioni sulle diverse attività umane che
costituiscono fonti di pressione sui vari comparti ambientali; indicatori di stato
che forniscono informazioni qualità dell’ambiente attuale e le sue alterazioni ed
indicatori di risposta che si riferiscono alle misure prese dalla società per
migliorare lo stato dell’ambiente. In seguito alle indicazioni fornite dalla
commissione
2
l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), ha introdotto un ulteriore
modello di classificazione di indicatori denominato DPSIR (Driving force-Pressure-
State-Impact-Response), che ne ha ampliato lo schema aggiungendo indicatori di
cause primarie (driving force) sui settori economici e le attività umane che
inducono le pressioni ambientali e indicatori di impatto (impact), che descrivono
gli effetti sull’ecosistema e sulla salute umana derivanti dai fattori di pressione
ambientali.
3
A sua volta, Eurostat
4
è giunto ad una definizione di un sistema di
2
Commissione Europea “Comunicazione dalla Commissione al Consiglio ed al Parlamento europeo sulle
"Direzioni per l'UE sugli Indicatori Ambientali e sulla Contabilità Nazionale Verde" Commissione
Europea,COM (94) 670 def., 21.12.94
3
ARPAV, “Il Rapporto sugli indicatori ambientali del Veneto”, ARPAV, URL:<<www.arpa.veneto.it/via/
report.htm>>
4
Eurostat ,“Environmental pressure indicators for the EU”, Eurostat, 07/06/2001
indicatori a livello europeo. Di seguito si riporta invece lo schema degli indicatori
proposto dall’European Statistical Laboratory in cui EUROSTAT e JRC sono
partners.
fonte: European Statistical Laboratory, http://esl.jrc.it/envind/hm_me_it.htm
Per dare un’idea dei principali indicatori di pressione ambientale rilevanti
per la Lombardia, si riporta l’elenco di quelli utilizzati nel Rapporto sullo Stato
dell’Ambiente della Regione Lombardia e descritti al cap. 12 su “Indicatori di
pressione e politiche ambientali integrate”
5
:
CAMPO D'AZIONE INDICATORE
1 Inquinamento dell'aria
AP1 Emissioni di Nox
AP2 Emissioni di NMVOCs
AP3 Emissioni di SO2
AP5 Consumo di combustibili per autotrazione
AP6 Consumo lordo di energia
2 Cambiamenti climatici
CC1 Emissioni di CO2
CC2 Emissioni di CH4
CC3 Emissioni di N2O
3 Perdita della biodiversità
LB3 Intensit� agricola: area utilizzata per l'agricoltura intensiva
LB5 Superficie forestale
LB6/A Cambiamento nelle tradizionali pratiche di uso del suolo (reg.
2078/92)
LB6/B Cambiamento nelle tradizionali pratiche agricole (agricoltura
biologica)
LB11 Superficie delle aree protette
6 Esaurimento delle risorse
RD1 Consumo di acqua pro capite (inclusa acqua del sottosuolo)
RD2 Uso di energia pro capite
RD3 Territorio occupato da aree urbanizzate, aree dismesse, siti da
bonificare e discariche RSU
RD4 Bilancio dei nutrienti del suolo
RD5 Produzione di elettricit� da combustibili fossili (oli minerali, gas
naturali e combustibili solidi)
7 Dispersione di sostanze tossiche
TX1 Consumo di pesticidi in agricoltura
TX3 Consumo di composti chimici tossici
TX5 Indice dell'emissione di metalli pesanti in aria
8 Problemi dell'ambiente urbano
UP1 Consumo finale di energia, esclusa l'agricoltura
UP2 Rifiuti urbani non riciclati
UP3 Acque di scarico non trattate
UP4 Quota di trasporto automobilistico privato
9 Rifiuti
WA1 Rifiuti in discarica
WA2 Rifiuti ad incenerimento
WA3 Produzione di rifiuti pericolosi
WA4 Produzione di rifiuti urbani
WA5 Produzione di rifiuti da altri settori economici
WA6 Rifiuti riciclati
10 Inquinamento dell'acqua
WP1 Uso (in equivalenti di eutrofizzazione) di nutrienti (N+P)
WP2 Utilizzo di acqua del sottosuolo
WP3 Pesticidi utilizzati per ettaro di area agricola
WP4 Quantit� di azoto utilizzato per ettaro di area agricola utilizzata
WP5 Acqua trattata /Acqua raccolta
WP6 Emissione di sostanza organica come BOD
Fonte: “Rapporto sullo Stato dell’Ambiente”, D.G. Tutela Ambiente Regione Lombardia, marzo 2000
5
Regione Lombardia, “Rapporto sullo Stato dell’Ambiente”, D.G. Tutela Ambiente Regione Lombardia,
marzo 2000
Come si può notare, gli indicatori vengono ricondotti a macro-categorie di
effetti. Si tratta di un metodo di classificazione in le macro-categorie sono
riconducibili a inquinamento, perdita della biodiversità, esaurimento delle risorse.
Con il termine generico “inquinamento”, si indica il degrado della qualità
dell’ambiente causato da attività umane, come l’immissione di sostanze che ne
alterano le caratteristiche chimico-fisiche. A seconda dell’elemento dell’ambiente
inquinato, si parla d'inquinamento atmosferico, idrico, geologico, ma anche, in
riferimento all’etere,di inquinamento elettro-magnetico, acustico, luminoso.
Con riferimento alle emissioni inquinanti, si possono individuare tre diverse
modalità di inquinamento: 1) immissione di sostanze non tossiche, come CO
2
e
molti composti organici, ma con modalità inquinanti; 2) immissione di sostanze
tossiche per gli organismi viventi; 3) immissione di sostanze non degradabili,
come la plastica.
Tutte queste sostanze liberate nell'ambiente modificano la composizione
chimica e le caratteristiche fisiche di aria, acqua e suolo agendo negativamente
sull'equilibrio dei vari ecosistemi. La qualità di aria, acqua, suolo, può perciò
essere definita confrontando le concentrazioni misurate o stimate di alcuni
inquinanti in atmosfera con valori di concentrazione riferiti ad un particolare
intervallo temporale.
6
L’inquinamento in senso lato può però avvenire anche attraverso altre vie:
basti pensare che l’attività di estrazione mineraria, petrolifera o di materiali inerti
da costruzione comporta la modificazione della conformazione geologica, il
disboscamento, l’urbanizzazione, l’agricoltura, modificano la vegetazione, la fauna
6
Ministero dell’ambiente, “Relazione sullo stato dell’ambiente 2001”, URL:<<www.minambiente.it/
Sito/pubblicazioni/Collana_RSA/RSA_2001/RSA2001_indice.asp>>
e la flora originari, il corso dei fiumi viene modificato a fini di irrigazione, di
estrazione dell’acqua, di produzione di energia elettrica. Le modalità con le quali
l’uomo incide sull’ambiente sono potenzialmente infinite.
A questi tipi di inquinamento, che vanno ad incidere su aria, suolo ed
acqua, se ne possono poi aggiungere di ulteriori, che colpiscono altri fattori
ambientali. In particolare, i più noti sono l’inquinamento elettromagnetico e
l’inquinamento acustico. Si tratta di tipi di inquinamento conseguenti non
all’immissione di sostanze nell’ambiente, quanto di onde elettromagnetiche e di
onde sonore, che vanno ad incidere su ciò che non è immediatamente definibile
come atmosfera (campo elettromagnetico, sonorità, luminosità).
L’inquinamento può essere classificato anche in base alla fonte inquinante
o a macrosettori. Si parlerà ad esempio, di inquinamento da uso di solventi, di
inquinamento derivante da trasporto su strada, di inquinamento derivante dalla
combustione non industriale, etc.
7
Altri effetti dannosi per l’ambiente diversi dall’inquinamento sono poi la
perdita della biodiversità e l’esaurimento delle risorse. Il primo è dovuto alla
distruzione di specie viventi, dannoso in quanto limita la capacità evolutiva e di
sopravvivenza della vita sulla terra; il secondo è dovuto al consumo di materiali
energetici o comunque utili all’uomo che non è possibile rigenerare in tempi
adeguati e che pregiudica lo sviluppo futuro.
7
Regione Lombardia, “Inventario emissioni Aria”, Regione Lombardia, URL: <<www.ambiente.regione.
lombardia.it/pls/inemar_817/PCK_FORM_OUT.process_download?v_filename=mac_inq.xls>>
(2)
LA TASSAZIONE AMBIENTALE
(2.1)
La letteratura economica
Con il termine fiscalità ecologica possiamo indicare quel complesso di
norme tributarie che assumono come presupposto dell’imposta eventi o
comportamenti a rilevanza ambientale e che hanno come scopo od effetto il
miglioramento della qualità ambientale. Vengono così ricompresi in questa
definizione, un insieme di misure molto diverse tra loro, come esenzioni e
detrazioni, tasse e tariffe, misure impositive di tipo diretto o indiretto, realizzate
per coprire i costi di servizi ambientali o per finanziare la spesa pubblica nel
campo ambientale, per modificare il comportamento dei soggetti percossi
attraverso un effetto incentivante, o addirittura realizzati con il mero scopo
principale di raccogliere dei proventi.
8
Tra le predette misure fiscali, rientrano anche le imposte ambientali. Per
imposta ambientale, a fini statistici,
9
si intende un tributo la cui base imponibile
è costituita da una unità fisica (o una sua proxy) di qualcosa che ha un provato e
specifico impatto negativo sull’ambiente ad eccezione dei tributi legati alla
fornitura di un servizio e quindi riconducibili al pagamento di un corrispettivo,
che vengono invece inclusi tra le tariffe. Tale definizione è stata adottata
10
da
OCSE, Eurostat, Commissione Europea, IEA, in modo da armonizzare le
8
EEA, “Environmental Taxes - Implementation and Environmental Effectiveness “, Environmental issue
report No 1” EEA, Copenaghen, Agosto 1996, URL:<<reports.eea.eu.int/92-9167-000-6/en/gt.pdf>>
9
Commissione Europea, “Environmental taxes – a statistical guide”, Commissione Europea, 2001,
URL:<<europa.eu.int/comm/eurostat/Public/datashop/print-product/EN?catalogue=Eurostat&product=KS-
39-01-077-__-N-EN&mode=download>>
10
OECD, “Statistical Framework on Environmental taxes in OECD Member Countries”, OECD, Paris, 1997
statistiche sulle imposte ambientali a livello internazionale. Secondo questa
definizione, le imposte ambientali vengono dunque definite secondo la base
imponibile e non secondo la finalità: per questo l’espressione “imposta
ambientale” dovrebbe essere intesa come una formula semplificata per indicare
una “imposta con connessioni ambientali” e non come una imposta ambientale
così come intesa dalla letteratura economica.
L’imposta ambientale nel campo della teoria economica nasce con un fine
specifico, trattandosi di un tentativo di rimedio ad un fallimento del mercato. I
problemi di carattere ambientale rappresentano infatti un tipico caso di fallimento
del mercato, che non riesce ad incorporare, nel prezzo dei prodotti e dei servizi
che comportano costi ambientali, l’intero costo sociale, lasciando i costi
ambientali esterni generalmente a carico della collettività.
Le imposte c.d. pigouviane, nel proposito del loro ideatore, l’economista
britannico Arthur C. Pigou
11
, hanno l’obiettivo di correggere i problemi allocativi
derivanti dalla diversità dei costi sociali da quelli privati e sono basate su una
stima sufficientemente precisa dei danni ambientali che costituiscono l’esternalità
negativa. L’introduzione di imposte aumenta il costo privato del produttore di
esternalità, che, nelle proprie scelte di politica industriale, ne terrà conto,
compiendo così scelte efficienti non solo dal punto di vista privato, ma anche da
un punto di vista sociale. L’obiettivo primario della fiscalità ambientale in questa
impostazione non è l’aumento del gettito complessivo, ma la modifica dei
comportamenti dei soggetti economici in senso favorevole per l’ambiente,
attraverso il principio per il quale chi inquina paga.
11
Pigou, A.C., “The Economics of Welfare”, London, Macmillan,1920