Introduzione
7
Tobin tax (i.e. raccolta di fondi, aumento autonomia politica
nazionale) senza trascurare naturalmente l'analisi delle
conseguenze negative. Le peggiori conseguenze negative sono
apparse però essere logica conseguenza del mancato
conseguimento dei risultati positivi che ci si aspetterebbe
dall'applicazione di questo tipo di imposta, ponendosi risultati
positivi e negativi in un rapporto di stretta alternatività.
All'analisi delle conseguenze positive è stata perciò assegnata
larga priorità, cercando di verificare soprattutto la probabilità del
loro verificarsi. Si è creduto opportuno dare largo spazio alla
critica della teoria dei mercati efficienti e alle teorie che ne
costituiscono il superamento. Va detto però, che sebbene la
maggior parte delle verifiche empiriche sembri confutare questo
tipo di teoria, e la letteratura economica dominante ne prenda
atto, non c'è accordo completo, né sul fallimento della teoria dei
"fondamentalisti" nello spiegare l'instabilità dei mercati, né sulla
teoria che dovrebbe meglio fornire una spiegazione dei dati
rilevati. La giustificazione dell'intervento pubblico nel mercato
dipende oggi del resto dall'esistenza di inefficienze e fallimenti
del mercato stesso, a meno che non si voglia adottare un
approccio etico
1
, fermo restando che il rapporto tra etica ed
economia rimanga <<Una delle questioni cruciali per l'analisi
1
Per una analisi sul rapporto tra etica ed economia, tra gli altri,
Sen, A., 1987. On ethics and economics, Oxford, Basil Blackwell.
Hausman, D., M. e McPherson, M., S., 1996. Economic analysis
and moral philosophy, Cambridge, Cambridge University Press.
Lombardini, S., 1998. La morale, l 'economia e la politica, Torino,
UTET.
Introduzione
8
economica>>
2
e che <<La tradizione culturale...dominata
dall'idea dell'amoralità dell'economia...,se analizzata nel suo
sviluppo storico, appare meno lineare e convincente di quanto
ormai si è portati a credere>>
3
. La soluzione di problemi di tipo
"tecnico" o "logistico" dell'economia rimane essenziale per
formulare considerazioni di ottimalità paretiana.
Un aumento dell'efficienza del sistema economico mondiale
si avrebbe anche se, attraverso l'introduzione di questo tipo di
imposizione, fosse possibile finanziare una spesa pubblica intesa
a fornire beni pubblici o meritori, come la pace e la sicurezza tra
le nazioni, offerti in misura insufficiente. Per questo anche la
raccolta dei proventi potrebbe, da sola, giustificare l'introduzione
di questo tipo di imposta e per questo si è scelto di dare ampio
spazio all'argomento, anche attraverso un contributo piuttosto
originale, che spero possa fornire una base solida a chi intenda
discutere sull'entità dei proventi dell'imposta, smorzando quel
"balletto delle cifre", che si svolge nella letteratura scientifica e,
in maniera anche più convulsa, nella letteratura giornalistica e
politica. E' tuttavia da tener presente che la raccolta di fondi per
una spesa pubblica mondiale, potrebbe essere perseguita
attraverso diversi mezzi e se la scelta sull'applicazione della
Tobin tax dipendesse da questo solo scopo, potrebbe essere
2
Talamona, M., 1996. Economia e politica economica: tendenze e
prospettive, Bologna, Cisalpino.
3
Bosco, B., 1994. "Tassazione, spesa pubblica e
regolamentazione nelle teorie della ricchezza e del valore", in
Bosco B., Lancellotti E., Bernareggi G. M., Chiancone A.,
Bognetti G., Letture di scienza delle finanze, Giappichelli Editore,
Torino.
Introduzione
9
operata solo in seguito a un'analisi comparativa dei diversi
sistemi di raccolta di fondi che considerasse la Tobin tax come il
migliore o comunque ne rivelasse la necessità, insieme ad altri
migliori. Quest'analisi esula comunque, per estensione e finalità,
dagli scopi di quest'opera.
Si è scelto di assegnare l'apertura di questo lavoro a una
descrizione dei mercati valutari (Capitolo primo). Tale descrizione
appare infatti indispensabile per analizzare un'imposta destinata
ad operare proprio nel mercato dei cambi, per definire una base
imponibile su cui calcolare i proventi, per considerare la
possibilità di elusione e, con essa, la realizzabilità di questo tipo
di imposizione.
A seguire (Capitolo secondo), si è presentata una descrizione
delle caratteristiche tecniche dell'imposta, senza affrontare però i
problemi che la stessa suscita. Anche in questo caso, una
preliminare descrizione in dettaglio si è infatti prospettata come
necessaria per ogni ulteriore discussione sull'argomento.
A questo punto (Capitolo terzo), è stato possibile affrontare
la prima, e la più importante dal punto di vista economico, delle
problematiche relative all'imposta: Quella relativa agli obiettivi
che James Tobin
4
si proponeva di raggiungere. Alla discussione
sulla conseguibilità di questi obiettivi si è premessa una
esauriente esposizione dei motivi per i quali si ritiene auspicabile
che essi vengano raggiunti e, in particolare, dei costi dell'attuale
4
Tobin, J., 1978. "A Proposal for International Monetary
Reform", Eastern Economic Journal, 4(3-4),luglio-ottobre, pp.
153-159.
Introduzione
10
sistema dei cambi, tali da poter essere considerati come un caso
di fallimento del mercato. Particolare attenzione è stata riservata
al dibattito teorico che giustifica tali conclusioni.
In seguito (Capitolo quarto), è stato introdotto il tema del
gettito dell'imposta, evidenziando perché attraverso esso possa
passare un aumento dell'efficienza del sistema economico
generale. Si sono presentati metodi di stima e le stime
conseguenti dei diversi autori.
IL capitolo successivo ( Capitolo quinto) analizza invece le
conseguenze negative che l'imposta potrebbe apportare.
Si è poi considerato il problema della realizzabilità
dell'imposta (Capitolo sesto), da molti considerato il principale
ostacolo all'applicazione dell'imposta, per i problemi connessi
all'elusione derivante dalla sostituzione tra strumenti finanziari e
tra mercati finanziari, nonché per quelli connessi alla volontà
politica dell'applicazione dell'imposta.
Per concludere (Capitolo settimo), è stata proposta una
rassegna di stime sui proventi della Tobin tax. La particolarità di
queste stime risiede nell'utilizzo di dati non solo aggiornati, ma
anche caratterizzati da un grado elevato di completezza. Le
relazioni della Banca dei Regolamenti Internazionali hanno
copertura molto maggiore che in passato e introducono
correzioni volte ad assicurare una migliore descrizione del
mercato dei cambi. L'aver utilizzato la relazione definitiva,
anziché quella preliminare globale, costituisce inoltre elemento
di assoluta novità per le stime che, in mancanza di dati completi
recenti, sono state in passato calcolate sacrificando la
Introduzione
11
completezza alla novità dei dati. Un confronto tra stime condotte
secondo principi diversi dà, per concludere, un'idea abbastanza
precisa dei proventi della Tobin tax con aliquota 0.1%.
12
Capitolo primo
IL MERCATO VALUTARIO
Per analizzare un'imposta sulle transazioni valutarie, è
necessario avere dei dati di cui servirsi. Si tratta anzitutto di dati
relativi agli operatori del mercato dei cambi, per verificare le
finalità con cui vengono compiute le transazioni e le conseguenze
dell'introduzione dell'imposta sulle stesse: una delle ipotesi
introdotte da Tobin
1
è che le conseguenze sarebbero maggiori
sulle operazioni a carattere speculativo che non sulle operazioni
dovute a necessità commerciali.
In secondo luogo, si tratta di dati sui metodi di scambio,
una descrizione dei quali permette di comprendere i problemi
tecnici della tassazione in questione, consentendo di evidenziare
come l'automatizzazione dei sistemi di scambio riduca i costi di
transazione facilitando però la realizzazione tecnica
dell'imposizione.
E' poi necessaria una panoramica sugli strumenti finanziari
utilizzati per compiere transazioni valutarie: va infatti definito
quali strumenti debbano essere sottoposti all'imposizione e le
loro caratteristiche, insieme alle modalità e alla misura del loro
utilizzo, sono elementi importanti per affrontare questa
questione. In particolare, un'analisi della durata delle operazioni
valutarie può essere utile per verificare le conseguenze che
1
Tobin, J., 1978. "A Proposal for International Monetary
Reform", Eastern Economic Journal, 4(3-4),luglio-ottobre, pp.
153-159.
Il mercato valutario
13
un'imposta alla Tobin avrebbe sulle transazioni, visto che, come si
mostrerà, si tratta di un'imposta con un'incidenza maggiore sulle
operazioni a breve termine.
Avere dei dati sulla dimensione del mercato dei cambi è poi
essenziale per stimare i proventi della Tobin tax, aspetto che ha
assunto sempre più importanza, e le conseguenze dell'imposta
sul volume degli scambi.
Per verificare la rilevanza delle transazioni dovute
all'impossibilità di compiere cambi diretti tra talune valute, sarà
invece utile prendere in considerazione i dati che specificano le
valute scambiate.
Infine, per consentire l'analisi della possibilità di una
applicazione dell'imposta da parte di solo alcuni stati e le
conseguenze di questa applicazione parziale, nonché l'interesse
dei vari paesi al metodo di applicazione o alla non applicazione
dell'imposta, si mostreranno i dati sul volume degli scambi nei
vari mercati mondiali.
Capitolo primo
14
I)GLI OPERATORI
I singoli individui operano nel mercato valutario, ma i loro
scambi rappresentano una frazione trascurabile del totale: la
gran parte degli scambi valutari è dovuta a operatori di grandi
dimensioni, che si possono elencare per categorie.
i)OPERATORI FINANZIARI
A)INTERMEDIARI IN SENSO STRETTO: LE BANCHE
Gli scambi valutari vedono coinvolto almeno un
intermediario, che acquista valuta in nome proprio assumendo
posizioni in valuta estera. Gli intermediari si comportano come
market-makers, nel senso che rendono noto il tasso di cambio
che applicano e le condizioni alle quali sono disposti a
contrattare; questo fa sì che spesso si trovino ad operare con
squilibri nel proprio portafoglio valutario, che cercano di
riequilibrare operando nel mercato interbancario.
La grande maggioranza delle transazioni in valuta estera
avviene attraverso lo scambio di depositi bancari denominati in
diverse valute, dal momento che quasi tutte le transazioni
internazionali comportano addebitamenti e accreditamenti sui
conti presso banche nei vari centri finanziari coinvolti. La banca
interviene nelle transazioni commerciali come fornitore di credito
all'importatore o all'esportatore. Le grandi banche commerciali,
servendo molti clienti, hanno la possibilità, agendo come
intermediari, di ottenere dei risparmi sui costi di ricerca
connessi ad una transazione valutaria. Inoltre le banche
Il mercato valutario
15
intervengono sul mercato dei cambi per modificare la
composizione delle proprie attività e passività. Le transazioni
interbancarie costituiscono la maggior parte delle transazioni
effettuate sul mercato dei cambi.
B)BANCHE CENTRALI
Le banche centrali intervengono sul mercato dei cambi, in
una misura che, rispetto al volume totale degli scambi, non è
particolarmente consistente, ma che può avere notevoli effetti per
l'attenzione con cui gli altri operatori guardano alle mosse della
banca centrale. Da queste è infatti possibile trarre indicazioni di
politica monetaria in grado di influenzare il corso dei cambi.
C)ALTRE ISTITUZIONI FINANZIARIE
Si tratta dei "compratori" finanziari, di seguito elencati :
INVESTITORI ISTITUZIONALI
Gli investitori istituzionali, operatori che hanno come
compito fondamentale quello di investire in attività finanziarie,
trattano spesso valute straniere. In questa categoria, per
limitarsi a una breve elencazione esemplificativa, rientrano i
fondi comuni, i fondi pensione, fondi monetari e ,in generale, gli
ultimi utilizzatori finanziari, soggetti finanziari cioè che trattano
valuta estera ma non a fini di intermediazione.
ALTRI OPERATORI NON BANCARI
Oltre alle banche, altre istituzioni raccolgono fondi mediante
l'emissione di depositi che, dal punto di vista della liquidità dei
detentori sono simili a quelli bancari e si mettono quindi in
Capitolo primo
16
concorrenza con essi e offrono servizi analoghi a quelli delle
banche.
Operatori non bancari che raccolgono depositi sono
caratteristici dei sistemi finanziari anglosassoni: fra questi, si
possono ricordare le building societies, che si occupano del
credito fondiario, le saving banks, altre istituzioni che investono
in titoli e prestiti edilizi, inoltre le società di leasing e di
factoring, società di assicurazione.
ii)OPERATORI NON FINANZIARI: SOCIETA' E IMPRESE
Le multinazionali e ,in generale, le società che operano in
diversi paesi effettuano e percepiscono pagamenti in valuta
diversa da quella del paese in cui hanno sede. Hanno perciò
necessità di cambiare denaro per effettuare pagamenti o
investimenti, o per incassare i profitti. Inoltre, possono trovarsi
nella necessità di coprirsi dal rischio del cambio con strumenti
derivati. Si tratta quindi di importatori o detentori di titoli esteri,
che vogliono vendere in valuta estera o di esportatori o investitori
all'estero, che vogliono acquistare in valuta estera.
Il mercato valutario
17
iii)LA RILEVANZA DELLE SINGOLE CATEGORIE DI OPERATORI
NEL MERCATO
Per farsi un'idea del contributo degli operatori al mercato
valutario, si possono considerare i dati riportati nella relazione
della Banca dei Regolamenti Internazionali
2
rilevati nell'Aprile
1998: le tre categorie di controparti utilizzate dalla BIS sono
intermediari, altre istituzioni finanziarie, operatori non
finanziari. La categoria degli intermediari può farsi parzialmente
coincidere con quella delle banche: comprende infatti
principalmente le banche commerciali e d'investimento anche se,
più in generale, comprende tutti gli intermediari che hanno
trasmesso i dati. La categoria delle altre istituzioni finanziarie
comprende le banche che non hanno trasmesso i dati e le banche
centrali, ma soprattutto gli investitori istituzionali e le istituzioni
finanziarie non bancarie in genere. La categoria degli operatori
non finanziari comprende infine le imprese e le società.
2
Bank for International Settlements, 1999. Central Bank Survey
of Foreign Exchange and Derivatives Market Activity, maggio,
Basilea. URL:<www.bis.org...>.
Capitolo primo
18
Tab. 1.1 - Scambi giornalieri nell'Aprile 1998 ordinati in
base alla controparte dell'intermediario che ha comunicato i dati.
SPOT % OUTRIGHT
FORWARDS
% FOREX
SWAPS
% TOTALE %
INTERMEDIARI
locali
esteri
347.689
153.432
194.259
60
26
34
49.078
22.088
26.990
38
17
21
511.719
192.878
318.841
70
26
44
908.486
368.398
540.090
63
26
37
ALTRE
ISTITUZIONI
FINANZIARIE
locali
estere
120.708
58.219
62.490
21
10
11
34.424
23.093
11.331
26
18
8
124.077
48.862
75.214
17
7
10
279.209
130.174
149.035
19
9
10
OPERATORI
NON
FINANZIARI
locali
esteri
109.137
73.371
35.599
19
13
6
46.155
34.614
11.541
36
27
9
98.289
62.298
35.819
13
8
5
253.581
170.283
82.959
18
12
6
TOTALE 577.737 100 129.671 100 734.122 100 1441.530 100
Fonte: BIS, 1999. Tab.E-1.
Dati espressi in miliardi di dollari.
Dati corretti per la duplicazione delle contabilità dovuta agli scambi tra
intermediari, locali ed esteri.
Si tratta di dati non comprensivi del gap stimato per i paesi che non
hanno contribuito alla relazione.
Il mercato valutario
19
Ecco quindi il risultato che si ottiene volendo evidenziare in
un grafico il rapporto tra il volume di scambi degli operatori sul
mercato dei cambi:
Grafico 1.1
VOLUME DEGLI SCAMBI DEGLI OPERATORI NEL MERCATO
VALUTARIO
intermediari
63%
operatori non
finanziari
18%
altre istituzioni
f inanziarie
19%
Come si vede, le transazioni tra intermediari sono di gran
lunga le più importanti del mercato valutario, coprendo il 63%
del volume giornaliero degli scambi. Più in generale, le
transazioni tra operatori finanziari coprono l'82% del totale.
Una spiegazione di questa situazione potrebbe essere che gli
operatori comprano e vendono in continuazione sulla base di
fondamentali in velocissima evoluzione o percepiti in maniera
diversa in base a flussi di notizie in continuo aggiornamento.
Capitolo primo
20
Un'altra è che per un operatore sia meno costoso vendere a un
altro operatore finanziario piuttosto che ad un investitore che
vuole assumere una posizione in valuta.
Ci sono però altri fattori da tener presente. Innanzitutto gli
intermediari cercano di equilibrare le proprie posizioni in valuta
ogni volta che, in risposta ad esigenze dei loro clienti, si trovano
ad assumerne una. La crescente domanda da parte delle imprese
di strumenti di copertura innovativi e complessi ha aggiunto
passaggi alla catena delle transazioni interbancarie. Dolde
3
rileva
come nel 1986, in sondaggi tra le principali società, il 61%
dichiarasse di usare derivati per la gestione del rischio, mentre
nel 1992 questa percentuale fosse salita all'85%. Probabilmente,
per le imprese, il rischio di valuta è molto più pericoloso del
rischio sui tassi, perché avrebbe effetti sulla competitività,
rispetto ai concorrenti interni ed esteri. Il movimento dei tassi di
interesse inoltre si suppone concorde in tutto il mondo, mentre
quello del cambio è per forza discorde.
Ancora, il portafoglio degli investitori istituzionali si è
internazionalizzato in maniera crescente, la speculazione è
cresciuta, sia come arbitraggio coperto che scoperto.
3
Dolde, W., 1993. "The Use of Foreign Exchange and Interest
Rate Management in Large Firms". University of Connecticut
School of Business Administration Working Paper 94-042. Storrs,
Connecticut