3
Definendo la tecnica connaturata all’uomo, si è avviato quel
processo di dominio sulla natura che sta portando il
soggetto umano a declinare verso l’autodistruzione. Secondo
Gehelen mancando di organi ed istinti specializzati, l’uomo ha
usato la propria intelligenza per trasformare ciò che ha
incontrato in natura allo scopo di dominarla, ha quindi
sviluppato tecniche di integrazione, di agevolazione, di
intensificazione, nella necessità di far fronte ai propri limiti .
2
In seguito a questa produzione tecnica il soggetto umano ha
subito dei cambiamenti. Questi sono stati tali che, nel tentativo
di fornire delle risposte alla domanda sull’uomo,
l’antropologia filosofica giunge ad esiti imprevisti e
2
GEHLEN, A., L’uomo nell’era della tecnica, SugarCo, Milano 1984, pp.10-11.
4
inquietanti. In questo scorcio del XX secolo, l’iniziale
affermazione di Anders racchiude il tormento in cui l’uomo
moderno si dibatte. Questi è invischiato in quella rete di
tecniche di controllo sempre più capillari ed adeguate a
dominare l’ambiente, tanto da diventare Homo Creator capace
di generare prodotti dalla natura. “Per cui la τεχνη(tecnica)
riesce abilmente a produrre φυσι∫(natura), ad esempio,
l’elemento94, il plutonio, fino a poco tempo fa non esisteva,
solo per l’intervento dell’uomo davvero simile a Dio, con
l’elaborazione dell’uranio238 è apparso nell’ambito
dell’essente, cioè in natura.”
3
3
Sul nesso homo materia\homo creator, Cfr. ANDERS,G., op. cit., pp.15 ssg.
5
Tecniche e tecnologie sempre più raffinate hanno reso per
l’umanità indispensabile il superfluo. Queste hanno contribuito
ad innalzare l’aspettativa per il migliore livello di vita
possibile; hanno concorso all’accrescimento della ricchezza di
alcuni Paesi, rendendo ancora più profondo il solco che li
separa dai Paesi del Terzo Mondo.
4
L’uomo ha spinto la propria smania di controllo sempre
più avanti arrivando a perfezionare le tecniche della
manipolazione genetica. La vita biologica è diventata materia
per creare nuova vita.
4
Sulle implicazioni tra tecnologia ed economia cfr. COLOMBO, U., La nuova
tecnologia e la sua incidenza sull’umanità, in CERUTI, M., LASZLO, E., op. cit.,
pp.385-394
6
Dalle tecniche di inseminazione artificiale e
fecondazione in vitro, ormai entrate a far parte dell’uso umano,
si è giunti ad un notevole progresso nelle ricerche riguardanti
la clonazione animale: non si è ancora spenta l’eco delle
polemiche intorno alla pecora Dolly, il primo animale “nato”
attraverso cloning nel Febbraio 1997 grazie all’intervento di
un’equipe di ricercatori coordinati da Ian Wilmut dell’Istituto
Roslin di Edimburgo. Le tecniche di riproduzione assistita,
quali l’inseminazione artificiale e la fecondazione in vitro, pur
prevedendo l’intervento umano dall’esterno, dal momento che
le due cellule germinative sono messe artificialmente in
condizione di dar vita ad un nuovo organismo, non
stravolgono il processo di riproduzione sessuata. L’ovocita e lo
7
spermatozoo, con il loro corredo cromosomico dimezzato (23
cromosomi) combinandosi danno origine ad una cellula con il
corredo cromosomico completo (46) che evolverà in un
organismo con caratteristiche biologiche proprie. Nel processo
di clonazione, il nuovo organismo si sviluppa da un’unica
cellula adulta che si divide direttamente in maniera agamica,
asessuata. L’organismo così generato ha caratteristiche
biologiche del tutto identiche all’organismo generante. Questo
processo è naturale per alcune specie vegetali ed animali
elementari, ma è del tutto forzato ed artificiale per quelle
specie superiori che si riproducono sessualmente: alcuni
vegetali, animali e naturalmente l’uomo. Si è discusso sui
problemi etici, sui vantaggi, sull’utilità ed i costi, economici e
8
non, che la manipolazione genetica e il cloning, in particolare,
comportano. Il dibattito è tutt’oggi aperto né può esaurirsi. Al
di là dell’episodio in sé, infatti, è in gioco tutto il modus
vivendi dell’uomo moderno che si sente padrone della vita,
della natura e dell’ambiente. Non dimentichiamo il fascino che
proprio il processo di clonazione ha avuto da sempre sulla
fantasia di potenza dell’uomo. Negli anni intorno al 1970 ebbe
molta risonanza un film intitolato I ragazzi venuti dal Brasile,
in cui un immaginario dottor Mengele, impersonato da
Gregory Peck, era il fautore di un progetto di clonazione di un
nuovo Hitler partendo dalle cellule epiteliali del dittatore.
Il film, fantascientifico, se non altro mette in evidenza come
non si possa attribuire unicamente al patrimonio genetico lo
9
sviluppo delle peculiarità dell’individuo adulto. Nel copione
di scena, infatti, per completare la clonazione si cerca di
ricreare intorno al corpo biologico un contesto familiare e
sociale ad hoc, in modo da avere i condizionamenti necessari a
creare un nuovo Hitler.
5
Per quanto frutto della fantasia di
uno sceneggiatore il film può essere considerato come
l’affresco del delirio di onnipotenza che ha ancorato l’uomo
ad una condotta che lo porterà all’estinzione.
5
In relazione al dibattito sulla clonazione di Dolly si cfr., MILANO, G., E se Dolly
fosse un bluff?, in “Panorama”, n°10, 1988, p.135. Per il film I ragazzi venuti dal
Brasile Cfr. MANGHI, S., Il gatto con le ali. Ecologia della mente e pratiche sociali,
Feltrinelli, Milano, 1994, pp. 27 ssg. In relazione alle produzioni cinematografiche che
utilizzano come canovaccio della sceneggiatura il processo di clonazione, possiamo
ricordare il film Jurassic Park. La pellicola, tratta dall’omonimo romanzo di Crichton,
narra di un ricco uomo d’affari, J.Hammond che ha inteso ricreare uno zoo con una
fauna ed una flora di 200milioni di anni fa, grazie alla clonazione del DNA di dinosauro
presente nel sangue di insetti imprigionati in campioni di ambra fossile dell’era
Giurassica. L’epilogo infausto dell’impresa è racchiuso nelle parole del personaggio di
Ian Malcom, un matematico che si interessa della teoria del caos. Egli afferma che
“anche un sistema semplice - degli animali nell’ambiente di uno zoo - mostrerà un
comportamento imprevedibile; la vita vincerà sempre sul controllo umano”. Cfr. CINI,
M., Scienze naturali e cultura ecologica, in (a cura di) TIEZZI, E., Ecologia e...,
Laterza, Bari 1995, pp.231-234.
10
L’input all’autodistruzione ha avuto una ineluttabile e
brusca accelerazione con l’avvio della terza rivoluzione
industriale il cui simbolo è la bomba atomica. Questa ha
rappresentato il momento topico del dispiegarsi della
intelligenza e capacità tecnica con cui l’uomo ha prodotto la
propria distruzione. Egli ha dato vita alle possibilità di morte
di ogni possibilità di vita.
6
Il motto dell’uomo moderno è che tutto ciò
che è possibile fare grazie alle accresciute competenze
tecniche si può e, soprattutto, si deve fare, dimenticando
qualsiasi rischio, qualsiasi implicazione etica, qualsiasi limite.
6
Il termine possibilità è stato usato in una duplice accezione: a) la capacità di agire, i
mezzi di cui l’uomo dispone per generare la distruzione; b) le qualità e le condizioni di
vita che potrebbero essere-esistere, se non fossero distrutte. Sulla terza rivoluzione
industriale cfr. ANDERS, G., op. cit., pp.13-14.
11
Il soggetto umano è ciecamente fiducioso nelle mitologie
dell’artificiale tecnico nel suo sapere scientifico, continua i
suoi tentativi di costruire un pianeta a misura d’uomo,
controllabile con questa fitta rete di competenze artificiali,
ottimisticamente fiducioso nelle virtù del problem solving,
minimizzando o ignorando i pericoli a cui il suo modus agendi
lo espone.
7
L’uomo è compresso in tecniche di organizzazione,
comunicazione, alimentazione, di governo, di riproduzione.
L’onnipotenza umana, però, si rivela uno spazio d’azione
angusto, superspecializzato in cui prevale il complicato e non
il complesso. Gloriosi studi di biologia molecolare degli
12
anni’70, in cui spiccano i nomi di Jacques Monod e François
Jacob miravano a ridurre la complessità biologica ad una
dimensione più semplice - il complicato -. La complessità
della vita, però, non è mai totalmente conoscibile, è
imprevedibile ed autoprogrammatica; il complicato, invece,
determinato dall’uomo nelle cause, è prevedibile negli effetti.
8
Per quanto un automa possa essere sofisticato nella
ricostruzione dettagliata dei propri componenti e delle loro
relazioni interne che determinano effetti prevedibili, un
sistema vivente - anche il più elementare come un batterio - ha
7
Per le mitologie dell’artificiale cfr. MANGHI, Il gatto con le ali... cit., pp.25 ssg.
8
Cfr. le voci MONOD, J., JACOB, F., in AA. VV. Enciclopedia, Rizzoli Larousse,
Milano 1966, Vol. X p.224 e Vol. VII p.642. Per alcuni acenni all’opera di Monod si
può cfr. MONOD, J., Il caso e la necessità, Mondadori, Milano 1970.
Per la trattazione dei concetti comlpesso\complicato Cfr. MANGHI, Il gatto con le ali...
cit., pp.26 ssg. Si vedano anche CASTORIADIS, C., Physis ed autonomia, in CERUTI,
M.,LASZLO, E., op. cit., pp.42-50. BOCCHI, G., CERUTI, M., (a cura di) La sfida
della complessità, Feltrinelli Milano 1985. BUIATTI, M., Uomo e sistema vivente, in
13
un proprio incoercibile modo di programmarsi, di essere . Una
vita è, dunque, un sistema altamente complesso. Questo suo
carattere deriva da ragioni biologiche, che si alimentano dal
loro essere complementari con una notevole quantità di
dimensioni e relazioni di tipo psicologico, sociale, culturale.
E’ stata definita ego-logica
9
la dimensione in cui il
soggetto umano si presuppone autoconsapevole e capace di
porsi ab origine di qualsiasi “fare”, illudendosi di poter
controllare ed azzerare gli effetti imprevisti dell’azione. Fino a
che punto è possibile controllare la vita?
PACCAPELI, C., (a cura di) Scuola e parchi. Seminario nazionale. Atti e documenti,
Ministero della Pubblica Istruzione e Ministero dell’Ambiente, Castiglione della
Pescaia (GR), Aprile 1996, pp. 41-49.
9
Per il nesso ego-logico\ eco-logico cfr. MANGHI, Il gatto con le ali...cit., cap.I.
14
A quest'idea di controllo dei processi naturali,
progressivamente, si sta sostituendo l’idea dell’autonomia del
vivente. Inquieto per il proprio destino, l’uomo moderno sta
cercando di apportare una correzione alla propria visione
egemonica del mondo. Tale rettifica si configura come
pensiero eco-logico. Questa nuova visione denuncia come
utopico il preteso controllo umano sull’ambiente operato in
nome di un dualismo oggettivante. L’uomo ha dimenticato che
con l’ambiente si è co-evolutivamente generato e che la sua
sopravvivenza è indissolubilmente legata alla sopravvivenza
del proprio habitat. Abbiamo sotto controllo la natura, ma
abbiamo sotto controllo noi stessi?
15
In maniera sommaria, la risposta negativa che segue
questo interrogativo racchiude l’origine del frantumarsi
dell’umanità. Di questo, sono spia, i conflitti sociali, la perdita
di valori, le guerre, il degrado dell’ambiente naturale,
l’appiattimento dell’eterogeneità dell’esistenza collettiva,
nella dimensione globale ed omogenea dello Stato-nazione,
ritenuta universalmente valida.
10
Dimenticando l’origine della
propria co-evoluzione, l’essere umano ha perso il controllo
di sé nelle relazioni con il mondo. Ha dato il via ad una catena
di eventi che lo isolano dal resto del sistema, di cui è
parte, in una solitudine mortale. Il pensiero ecologico cerca
di riportare in luce questi legami multiformi esistenti tra
10
Per il nesso locale\globale si veda MARZOCCA, O., La stanchezza di Atlante. Crisi
16
l’uomo ed il suo mondo. “Dal punto di vista ecologico il
rapporto fra gli uomini e le tecniche non è centrato e lineale,
ma acentrato e circolare.”
11
dell’universalismo e geofilosofia, Dedalo, Bari 1994.
11
Cfr. MANGHI, S., Il gatto con le ali... cit., p.23 ssg.