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Introduzione
La tesi propone un’indagine sull’artista contemporaneo Blu, proponendo una chiave di
lettura della sua produzione artistica. Questo artista, pur avendo raggiunto una fama
internazionale e avendo viaggiato in molte parti del mondo lasciando sempre traccia del suo
segno, rimane comunque una figura anonima, priva di un volto e di un nome. Della vita
personale di Blu non si sa e non si può sapere quasi niente; il curatore Stefano Questioli
afferma che se l’artista potesse, «eviterebbe di chiamarsi»
1
. Il nomignolo stesso, “Blu”, è
senza significato, è un nome che scelse in età giovanile quando iniziò a dipingere per strada
come qualsiasi altro ragazzo appartenente alla sottocultura hip-hop.Banalmente gli piaceva il
colore.
L’opera complessiva di Blu, nel 2011, è stata segnalata da “The Observer” nella
classifica, compilata da Tristan Manco per la testata giornalistica, dei dieci migliori street
artist, assieme alle opere di personalità come Banksy e Keith Haring
2
.
La prima fase della ricerca (capitolo 1) ha consistito nel condurre uno studio sugli
aspetti socio-culturali, artistici e storici del fenomeno Street art, del quale Blu è un’esponente
precipuo. La Street art è un fenomeno le cui performance sono accumunate non tanto dai
mezzi di esecuzione materiale quanto più dal luogo d’esecuzione e di fruizione: la strada.
Avendo la strada come luogo d’attuazione, le creazioni riconducibili alla Street art sono
quantomeno in origine legate alla sfera dell’illegalità e rivendicano una riappropriazione degli
spazi, ricalcando (ma senza necessità d’approvazione ufficiale) le modalità espositive della
comunicazione pubblicitaria.Si potrebbero individuare differenti filoni in relazione alle
tecniche utilizzate, ma questo tipo di operazione è tanto semplice quanto poco significativa.
Diverso è il discorso sulle poetiche: vi sono artisti che agiscono su un piano concettuale, altri
che utilizzano un linguaggio simbolico, altri ancora che sviluppano una ricerca di tipo più
formale. Il quadro è molto complesso, tanto quanto quello dell’arte contemporanea in
generale, ma è un punto di partenza utile per contestualizzare l’artista in esame.
Nel secondo capitolo mi sono concentrata sulla figura di Blu, cercando di ricostruirne
la storia e le possibili influenze. Nella mia ricerca non mi sono potuta affidare a un dialogo
diretto con l’artista, in quanto quest’ultimo, da me contattato, ha affermato di non essere
interessato ad apparire né a dare alcuna informazione aggiuntiva, oltre a quelle che si possono
trovare nel suo blog on-line. Inoltre bisogna tenere presente che manca una letteratura critica,
consistente numericamente e per sofisticatezza intellettuale, riguardo l’artista. Ho trovato
quindi utile tracciare un’analisi dei luoghi che Blu ha attraversato a partire da Bologna, città
1
http://www.undo.net/it/argomenti/1215013003, ultimo accesso 14/08/2014
2
http://www.theguardian.com/culture/gallery/2011/aug/07/art#/?picture=377639967&index=0, accesso del
14/08/2014
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in cui ha frequentato l’Accademia di Belle Arti, dai centri sociali, spazi di elezione per i suoi
murales, fino ai viaggi in Sud America.
L’ultima parte del lavoro, che converge nei capitoli 3 e 4, consiste nella presentazione
della produzione artistica di Blu, i murales e i video di animazioni, compresa nell’arco
temporale 2000-2013. Ho condotto,quindi, un’analisi stilistica delle opere e, dopo aver
identificato alcune ricorrenze figurative, ho dato una lettura contenutistica tentando di
avanzare proposte interpretative, suddividendo l’opera di Blu in grandi aree tematiche.
Per la realizzazione di questa tesi ho dovuto prendere in considerazione una serie di
testi di diversa estrazione tematica che fanno riferimento ai movimenti della Street art e del
writing, necessari a comprendere uno scenario tanto complesso. I testi più importanti sono
risultati Street Art di Claudia Galal (2009), Street art. The graffiti revolution di Cedar
Lewisohn (2008), Writing di Daniela Lucchetti (2001) e Arte di frontiera. New York Graffiti
di Francesca Alinovi (1984). Per la comprensione di alcuni fenomeni underground è stato
fondamentale il libro La Cultura Underground di Mario Maffi (2009).
Le fonti primarie di cui mi sono potuta avvalere per lo studio dell’artista e delle sue
opere sono limitate. Ho potuto sfruttare e consultare il canale ufficiale di youtube e il blog
dell’autore (spesso non aggiornato per mesi e che risulta essere più che altro un archivio di
immagini e video), alcune interviste rilasciate tra il 2004 e il 2008 e il catalogo di una mostra
personale svoltasi a Milano, privo però di un testo critico esaustivo.
Mi sono avvalsa,inoltre,dell’apporto di articoli presi da giornali specialistici e articoli
pubblicati su riviste on-line, archivi e blog che si occupano di street culture, graffiti e street
art. Sono stati di aiuto anche le conversazioni e gli scambi di emails avuti con Andrea
Martignoni, il sound designer che si è occupato della colonna di sonora di alcuni video
realizzati da Blu.
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Capitolo primo
LA STREET ART: CONTESTO CULTURALE E STORICO ARTISTICO
IN CUI SI INQUADRA BLU
1.1 Il Fenomeno Street Art
Sotto l‟etichetta di “Street art”, “Urban art”, “Art activism” o “Postgraffitismo”, sono
genericamente accomunate molteplici forme di espressione artistica che si svolgono in strada,
godibili gratuitamente da chiunque. Il termine “strada” è usato per intendere uno spazio
pubblico, aperto, visibile e condivisibile da tutti. La Street art manifesta in molteplici forme
diverse. Murali, stencil art (ossia arte fatta attraverso sagome ritagliate), sticker art (l‟arte
degli adesivi), mosaici, aerosol art (l‟arte dell‟uso delle bombolette spray), stamping, collage,
décollage, installazioni, sono solo alcuni esempi della grande varietà di tecniche e stili
adoperati nello spazio urbano da un sempre maggior numero di artisti in tutto il mondo.
L‟elemento che accomuna tutte queste manifestazioni artistiche, che utilizzano mezzi
diversi e disomogenei tra loro, è appunto la colonizzazione dello spazio visuale condiviso, che
normalmente è invaso dalla pubblicità, controllato da telecamere e limitato da recinzioni e
muri. In particolar modo, la pubblicità, il marchio (o brand), che sono l‟espressione visiva del
potere economico, invadono la nostra percezione sensibile e predominano su tutto il
paesaggio urbano senza lasciare possibilità di espressione a chi abita questi spazi. Nello
spazio metropolitano siamo tutti spettatori passivi costretti all‟imposizione di questi messaggi,
brand, sempre più assillanti nell‟attuale società consumistica e globalizzata.
Gli street artists vanno a riempire gli spazi lasciati liberi, o a sovrapporre le loro
creazioni alla pubblicità stessa, riappropriandosi così in parte dello spazio pubblico e creando
un‟interruzione nell‟invasione del marchio. Gli interventi nello spazio urbano sono spesso
forme sovversive di critica e opposizione alla cultura del consumo col fine di risvegliare una
coscienza critica nello spettatore; questo non esclude che alcuni street artists intervengono
nella strada più semplicemente per mostrare le proprie creazioni artistiche, senza dover
passare dai luoghi ufficiali di legittimazione dell‟arte, e raggiungendo così in breve tempo un
alto numero di spettatori. Rimane però fondamentale il concetto che ogni cosa messa nello
spazio pubblico diventa una dichiarazione politica, anche se più o meno intenzionale. La
Street art è arte, gioco e protesta politica.
La Street art è un fenomeno socio-culturale che ha guadagnato grande rilevanza nel
panorama della creatività contemporanea. Il linguaggio che usa è globale come quello della
pubblicità cui si oppone e con cui allo stesso tempo avviene un continuo scambio reciproco,
influenzando così il gusto di migliaia di persone. Infatti, in ambito pubblicitario si parla molto
6
di street marketing
1
, una forma di promozione non convenzionale realizzata in strada o in
posti pubblici che ha come scopo la reazione emozionale dei clienti (chiunque si muovi nello
spazio pubblico) e l‟associazione del brand sponsorizzato a una situazione, inusuale e curiosa,
che stimoli la memoria e il passaparola fra le persone. Lo street marketing sfrutta la strada,
come la Street art, elevandola a teatro in cui mettere in scena degli scambi comunicativi
accessibili e fruibili in maniera coinvolgente. Lo street marketing si appropria di tecniche e
mezzi tipici della Street art come lo stickering (affissione di adesivi in un‟area urbana
concentrata o su larga scala), gli stencil, i graffiti e i murali lungo i muri e le strade e le
installazioni urbane. Le forme di street marketing si sono ispirate al modo caustico ed ironico
degli street artists di approcciarsi alla strada, sfruttando anche il modo politico e
rivoluzionario con cui questi artisti ritraggono la società.
Figura 1
Figura 2
Figura 3
Figura 4
Figure 1,2,3,4: esempi di street marketing che sfruttano elementi pre-esistenti nel paesaggio urbano o vanno a
inserire installazioni in edifici abbandonati: un finto pallone Nike installato sulla facciata di un edificio come
fosse stato calciato con forza; cestini che diventano canestri in una futuribile partita di basket urbana; una
panchina che si trasforma in una barretta di KitKat; strisce pedonali come patatine fritte di McDonald‟s.
1
Il termine è stato coniato nel 1984 da Jay Conrad Levinson, psicologo che ha lavorato in numerose agenzie
pubblicitarie leaders mondiale nel settore advertising. Nel best-seller Guerrilla Marketing, Levinson stila dei
punti che sottolineano la distanza dal marketing tradizionale.
J. C. Levinson e Paul R. J. Hanley, Guerrilla marketing, Castelvecchi, 2007.
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I canoni estetici e commerciali contemporanei sono intrisi d‟influenze provenienti dal
mondo della Street art ma la popolarità di quest‟ultima è insita nell‟ostinata presenza che ha
negli ambienti della vita di tutti i giorni più che nella sua essenza estetica, derivante
soprattutto dalla cultura underground del secondo dopoguerra e dal boom anni ‟50
dell‟advertising e dei billboard pubblicitari.
Nicholas Alden Riggle, in un articolo scritto per “The journal of aesthetics and art
criticism”
2
, cerca di dare una definizione di cosa è la Street art. Riggle scrive che la Street art
nasce con un carattere effimero, altamente creativo e illegale, motivo per cui molti street
artists usano pseudonimi e preferiscono rimanere nell‟anonimato. Anche questa caratteristica
non è però inclusiva di tutte le anime appartenenti alla Street art, infatti esistono forme di
Street art non illegali come ad esempio i reverse graffiti
3
. Questi ultimi, definiti anche green
graffiti, sono disegni creati rimuovendo lo sporco e lo smog dalle superfici, giocando appunto
sul contrasto che si crea fra area sporca e area pulita.
L‟autore dell‟articolo si concentra quindi sulla determinazione di Street art come
un‟arte che si svolge in strada, ma subito precisa che non è una definizione sufficiente. Ad
esempio, Invader, street artist francese, crea delle mappe con segnati i luoghi dove si trovano
le sue opere e una volta stampate le distribuisce nella città interessata; Blu realizza dei video
animando i suoi murali con la tecnica a passo uno. Sia le mappe di Invader che le animazioni
di Blu rientrano nella categoria Street art pur non essendo fisicamente localizzati nello spazio
pubblico. L‟autore quindi precisa che si può parlare di Street art solo quando lo spazio
pubblico è coinvolto nella produzione dell‟opera e la strada, oltre che essere intrinsecamente
legata al significato dell‟opera, è utilizzata come vera e propria risorsa artistica.
Per inquadrare meglio il fenomeno della Street art e per distinguerla da altre forme di
espressione, esercitate sempre in luoghi pubblici, è necessario fare un breve profilo storico e
analizzare il rapporto che intrattiene con le gallerie e i musei.
1.2 Differenza tra Writing e Street Art
Molti testi collegano l‟origine della Street art alle tag (le firme stilizzate dei writers) e ai primi
graffiti comparsi alla fine degli anni „60 a New York. La tendenza a segnare i muri con le tag
è una pratica che prese presto il nome di Writing o Graffitismo, non una pratica nuova in
effetti, ma le nuove testimonianze e le evoluzioni stilistiche apportate tra gli anni ‟70 e ‟80
hanno creato contenuti e tradizioni tali da imporsi sulla scena creativa internazionale come
movimento di avanguardia.
2
Nicholas Alden Riggle, Street art: the transfiguration of the common places, The Journal of Aesthetics and Art
Criticism, Vol. 68, n.3, 2010, pp.243-257.
3
Uno dei primi ad utilizzare questa tecnica è stato l'artista inglese Paul Moose Curtis, che ha dato vita al progetto
Reverse Graffiti Project.