1. Analisi storica
1. Dalle origini all'unione con la Gran Bretagna
La storia dei complessi e burrascosi rapporti tra Irlanda e Gran Bretagna inizia nel
1170, quando un piccolo esercito di Normanni sbarcò sulle coste irlandesi in risposta alla
richiesta di aiuto di uno dei tanti capi gaelici in lotta per il dominio dell'isola. Lungi
dall'aver mai avuto una qualche forma di unità politico-amministrativa, l'Irlanda, per via
della sua posizione geografica piuttosto defilata rispetto all'area mediterranea, non era
stata toccata dall'espansione romana. A invadere l'isola a più riprese erano stati invece
popoli di origine celtica, provenienti da Scozia, Francia e Spagna, portatori di una società
organizzata su base tribale e priva del concetto stesso di potere centralizzato.
Come era avvenuto nei secoli precedenti con i vichinghi prima e con il cristianesimo
poi, la forte capacità di adattamento della civiltà celtica portò alla sua fusione con la
cultura degli invasori normanni che diventarono, in poco tempo, irlandesi a tutti gli effetti.
Di fatto, l'autorità inglese sull'Irlanda non si estese, per molto tempo, oltre una ristretta
area intorno a Dublino,1 fino a quando Elisabetta I non riuscì, con grande energia, a porre
sotto l'effettivo controllo britannico tanto gli irlandesi di origine gaelica che i Vecchi
Inglesi.2
Bisogna però attendere fino al 1601 perché anche l'ultimo nobile gaelico venga
sconfitto dall'esercito britannico e perché, pochi anni dopo, abbia inizio la Plantation,
primo vero grande progetto di colonizzazione dell'Irlanda. L'impresa, finanziata dai
capitali delle compagnie della City londinese, consisteva nella ridistribuzione delle terre
irlandesi a coloni inglesi e scozzesi, a scapito dei vecchi proprietari locali. La
colonizzazione dell'Irlanda del Nord avvenne però con modalità del tutto particolari. I
coloni che attraversarono il North Channel erano infatti scozzesi di religione presbiteriana
che sfuggivano alle persecuzioni della Chiesa Anglicana e che si insediarono in Ulster
occupando le zone lasciate libere dalla colonizzazione ufficiale. Tali vicende storiche
1 Il cosiddetto “the pale”, zona protetta da fortificazioni in cui aveva sede il viceré. [Robert Kee, Storia
dell'Irlanda, Milano: Bompiani, 2000, p. 20]
2 Con il termine “vecchi inglesi” si indicano i discendenti dei normanni che arrivarono in Irlanda nel
XII secolo. I vecchi inglesi si consideravano irlandesi ed indipendenti dall'Inghilterra
2
hanno determinato quello che è uno dei nodi fondamentali della questione nordirlandese,
e cioè la delicata posizione della popolazione protestante: una maggioranza nel piccolo
stato dell'Irlanda del Nord ma una forte minoranza nell'isola intera. Il perenne senso di
insicurezza dettato dalla consapevolezza di non essere né irlandesi né britannici e dalla
“paura dell'accerchiamento” da parte una popolazione cattolica in crescita demografica3
resterà un tratto tipico dell'identità protestante in Irlanda del Nord.
L'elemento religioso continuerà a rivestire grande importanza nella storia dell'Irlanda:
nel 1690 gli irlandesi che si erano sollevati in sostegno di Giacomo II, sovrano cattolico
d'Inghilterra, vennero sconfitti dal protestante Guglielmo d'Orange. Cinque anni dopo,
vennero emanate le prime leggi repressive contro la popolazione cattolica, le Penal Laws.
Tali leggi limitavano o escludevano la possibilità per i cattolici di acquistare, prendere in
affitto e lasciare in eredità la terra, nonché di assumere cariche pubbliche ed esercitare
alcune professioni. Erano previste anche misure molto severe e restrittive per la pratica
del culto cattolico, misure che, a dire il vero, non furono mai applicate con molto rigore.
La chiesa cattolica era infatti un'istituzione talmente radicata nella cultura dell'Irlanda che
sarebbe stato impossibile sopprimerla senza sopprimere la popolazione stessa.4 Tuttavia,
paradossalmente, a dare vita all'ideologia nazionalista, ideologia che, due secoli dopo,
l'IRA avrebbe fatto propria, non furono i cattolici, bensì i protestanti presbiteriani
d'Irlanda. Questa élite, ricca e istruita, ispirata dalla Rivoluzione Americana e dalla
Rivoluzione Francese, si sentiva orgogliosamente irlandese ed aspirava all'indipendenza
politica ed economia dalla madrepatria britannica. In questo clima di novità e
cambiamento, sorse la prima organizzazione repubblicana irlandese, gli United Irishmen,
capitanata da Theobald Wolfe Tone, anch'esso protestante. L'insurrezione diretta dagli
United Irishmen nel 1798 fu repressa nel sangue. Tre anni più tardi, la Gran Bretagna
abolì, con l'Act of Union, il già debole parlamento irlandese, proclamando ufficialmente
la fine del regno d'Irlanda.
3 Neville Douglas e Peter Shirlow, “People in conflict in place: the case of Northern Ireland” in Political
Geography, Vol. 17, No. 2 (1998): 125128
4 Kee, Op. cit., p. 43
3
2. O'Connell e Parnell: l'emancipazione cattolica e l'Home Rule
Se gli United Irishmen avevano scelto la strada della lotta armata, diversa fu la strategia
dell'altro grande protagonista della storia del repubblicanesimo. Negli anni Venti del XIX
secolo, Daniel O'Connell fu il promotore della Catholic Emancipation, una vasta
iniziativa politica per la soppressione delle discriminazioni giuridiche di cui erano oggetto
i cattolici. Per raggiungere questo obiettivo, O'Connell si avvalse dell'aiuto della classe
media irlandese e soprattutto del clero cattolico, il che conferì una forte impronta clericale
alla neonata Catholic Association, potente organizzazione di massa fondata per sostenere
la Catholic Emancipation. Dopo il successo della sua campagna e l'ottenimento del
Catholic Emancipation Act, O'Connell promosse un'altra battaglia, sempre con mezzi
costituzionali: la revoca dall'Act of Union e il ripristino del parlamento irlandese. Anche
se questa campagna non fu fortunata quanto la precedente, va comunque riconosciuta a
O'Connell la grande abilità di essere riuscito ad unire l'identità della popolazione irlandese
con la forza della Chiesa cattolica in un unico grande movimento politico.
A raccogliere l'eredità di O'Connell fu, ancora una volta, un nobile protestante, Charles
Stewart Parnell. Dopo due fallite rivoluzioni, nel 1848 ad opera degli Young Irlanders5 e
nel 1867 su iniziativa della società segreta Irish Republican Brotherhood,6 si era costituita
la National Land League, un'organizzazione che mirava, più prosaicamente, ad ottenere
una riforma agraria. All'interno di questa formazione Parnell riuscì ad accrescere il suo
peso politico e a porre direttamente al governo britannico la questione dell'Home Rule. La
proposta di legge, avanzata dal primo ministro britannico Gladstone, in favore di una
debole autonomia legislativa dell'Irlanda venne però bocciata sia dalla House of
Commons che da quella dei Lords. L'opposizione più significativa e sostenuta venne però
dai protestanti dell'Irlanda del Nord che iniziavano ad organizzarsi in un movimento
appoggiato dal Partito Conservatore inglese. La lotta contro l'Home Rule fu il collante che
5 La “rivolta” degli Young Irlanders fu in realtà poco più di una scaramuccia, nota anche come “la
battaglia dell'orto della vedova MacCormack” [Kee, Op. cit., p. 8788]. Gli Young Irlanders, piccolo
gruppo di giovani irlandesi che si rifaceva agli ideali degli United Irishmen, tentarono una
sollevazione contadina in un clima di esasperazione per la grande carestia che stava stremando
l'Irlanda dal 1845 e che il governo britannico, chiuso nel suo rigido liberismo, non aveva saputo
fronteggiare.
6 L'Irish Republican Brotherhood venne fondata nel 1858 dal protestante James Stephens, sul modello
delle società segrete francesi.
4
riunì le varie correnti dell'Unionismo irlandese sotto l'egida dell'Ulster Unionist Council e
poi nel braccio armato della resistenza protestante, l'Ulster Volunteer Force. Alla fine
dello stesso anno, il 1913, anche i nazionalisti diedero vita ad un esercito irregolare, gli
Irish Volunteers, organizzazione antenata della moderna IRA.
3. Dalla Rivoluzione di Pasqua alla Partition
Come le varie insurrezioni che hanno punteggiato la storia d'Irlanda, anche la
Rivoluzione di Pasqua del 1916 non ebbe sostegno popolare. Eppure, gli scontri che si
verificarono per circa una settimana nel cuore di Dublino fra gli insorti degli Irish
Volunteers e le truppe britanniche impressionarono vivamente la popolazione. Venne
imposta la legge marziale sull'intera isola, oltre 3000 persone vennero arrestate e molti
ribelli giustiziati. La durezza del governo inglese che era coinvolto nella Prima Guerra
Mondiale e non poteva permettersi un conflitto interno, fece il gioco dei nazionalisti.
Sull'onda emotiva della Easter Rising, il partito del Sinn Féin,7 il più vicino agli Irish
Volunteers che pure non aveva partecipato alla rivolta, trionfò alle elezioni di Westminster
del 1918, ottenendo, insieme al Partito Nazionalista, il 70% dei seggi che spettavano
all'Irlanda.8 Dopo essersi simbolicamente rifiutati di sedere nel Parlamento Britannico, i
deputati del Sinn Féin proclamarono a Dublino il Dáil Éireann, primo parlamento
indipendente irlandese. A difesa del nuovo stato, i Volunteers vennero ufficialmente
organizzati nell'Irish Republican Army, di cui divenne comandante Micheal Collins. La
sua carica di Ministro delle Finanze nel Dáil permise a Collins di finanziare
adeguatamente le azioni dell'IRA che, poco dopo, iniziò la sua sanguinosa lotta contro i
7 Il partito politico del Sinn Féin (“Noi, da soli” o “Noi stessi”) fu fondato nel 1905 dal giornalista
irlandese Arthur Griffith. Di ispirazione separatista, aveva l'obiettivo dell'indipendenza economica ed
istituzionale dell'Irlanda dal Regno Unito e poteva essere considerato, in questo senso, la controparte
politica degli Irish Volunteers. Il Sinn Féin non ebbe grosso peso politico fino al grande successo
elettorale che raccolse nel 1918. Subì una prima scissione nel 1922, in seguito alla firma del contestato
Trattato AngloIrlandese. [Kee, Op. cit., p. 121; Taylor, Op. cit., p. 8]
8 In quanto parte del Regno Unito, anche l'Irlanda, come Scozia e Galles, partecipava all'elezione della
House of Commons. Nel 1918, il territorio irlandese era diviso in 103 collegi ed eleggeva 105
parlamentari. Il Sinn Féin ottenne il 46,9% dei voti e vinse 73 seggi (di cui 25 conquistati in collegi in
cui non si erano presentati oppositori) e l'Irish Nationalist Party conquistò 6 seggi raccogliendo il
21,7% dei voti. Vedi Nicholas Whyte, The Irish Eection of 1918, Northern Ireland Elections
<http://www.ark.ac.uk/elections/h1918.htm> (27 febbraio 2008)
5
famigerati Black and Tans,9 inviati in Irlanda dalla Gran Bretagna come rinforzo per la
Royal Irish Constabulary.
Il conflitto si trascinò per due anni, raggiungendo livelli di violenza sempre più alti da
ambo le parti. Nel 1921 Collins, consapevole che l'Irlanda non avrebbe potuto sostenere a
lungo una tale situazione, fu costretto a firmare il Trattato Anglo-Irlandese con cui
accettava la divisione dell'isola: ventisei delle trentadue contee irlandese avrebbero
formato lo Stato Libero d'Irlanda. Nelle altre sei contee,10 che tuttora costituiscono
l'Irlanda del Nord, la popolazione protestante era, nel complesso, in maggioranza, anche
se concentrata nelle due grandi città di Londonderry e Belfast. Tuttavia, al momento della
firma del trattato, Collins riponeva nella clausola che prevedeva la revisione dei confini
anglo-irlandesi la speranza di accorpare nello Stato Libero d'Irlanda anche le contee di
Tyrone e Fermanagh, entrambe con una forte popolazione nazionalista e cattolica.
Il Trattato Anglo-Irlandese fu visto come un tradimento da molti militanti dell'IRA e
provocò la scissione dell'organizzazione, come del Sinn Féin. Seguì la Guerra Civile fra le
due fazioni del repubblicanesimo, durante la quale lo Stato Libero fece uso di severe leggi
di emergenza e giustiziò molti irregolari dell'IRA. La fine della Guerra Civile, segnò
l'ascesa di un nuovo leader politico, Eamon De Valera, che, con il suo nuovo partito, il
Fianna Fáil, raccolse inizialmente l'eredità del Sinn Féin e portò avanti la sua politica
astensionista. Progressivamente, però, De Valera scivolò verso posizioni più moderate,
accettando di sedere nel Dáil e di governare lo Stato Libero d'Irlanda, allontanandosi così
dall'IRA che gli aveva dato il suo supporto. I tentativi di ribellione dei Volunteers, ormai
senza alcun sostegno popolare, fallirono miseramente. L'IRA, già decimata dal conflitto
anglo-irlandese e dalla guerra civile, duramente colpita dalla legislazione speciale nel
9 I Black and Tans non erano un corpo speciale, ma dei veterani della Prima Guerra Mondiale in
congedo reclutati come rinforzo per la RIC, la polizia irlandese. Tuttavia, la loro nazionalità (inglese)
e il fatto che fossero tornati in servizio per motivazioni principalmente economiche, ne fece dei soldati
particolarmente efficienti e spietati. [Kee, Op. cit., p. 154; Taylor, Op. cit., pp. 1011]
10 Guardando una cartina geografica non si può fare a meno di notare come l'Irlanda del Nord sia un
paese creato “a tavolino”. Non comprende infatti tutte le contee che fanno parte della regione storica
dell'Ulster ma solamente sei di esse (Antrim, Derry, Down, Tyrone, Armagh e Fermanagh).
Escludendo la popolazione, a prevalenza cattolica, delle altre tre contee (Donegal, Cavan e
Monaghan), è stata così creata una maggioranza artificiale della popolazione protestante all'interno
dell'Irlanda del Nord. Curiosamente, il punto più settentrionale dell'isola, Malin Head, non fa parte
dell'Irlanda del Nord ma di quella “del Sud”.
6
Nord e dichiarata fuorilegge nel nuovo Stato d'Irlanda, si trovò allo sbaraglio, inefficiente
e male organizzata. I Volunteers tentarono, una ventina di anni dopo, nel 1956, una nuova
campagna, anch'essa disastrosa, limitata al territorio dell'Irlanda del Nord. La
Commissione per la rettifica dei confini, prevista dal Trattato Anglo-Irlandese, era stata
effettivamente istituita nel 1924. Nel 1937, De Valera riuscì a far approvare una nuova
Costituzione che, oltre a dare il nuovo nome di Éire11 allo Stato Libero d'Irlanda, segnava
un ulteriore distacco dell'Irlanda dal Regno Unito. Il neonato stato irlandese, che già
poggiava su fragili basi, non aveva lottato molto intensamente per ottenere modifiche
sostanziali alla Partition. Preferendo occuparsi del proprio consolidamento interno,
rinunciò all'unità dell'isola, che pure continuerà ad essere rivendicata nella Costituzione
dell'Eire.12 La divisione dell'Irlanda era ormai definitiva e sarebbe stata la causa di un
sanguinoso e logorante conflitto, lungo trent'anni.
11 “Éire” è il nome in gaelico dell'Irlanda. Nel 1948, l'Éire assunse la nuova denominazione di
“Repubblica d'Irlanda” ed uscì dal Commonwealth, a cui era rimasta associata fin dal Trattato Anglo
Irlandese. [Laura Salvadori e Claudio Villi, La questione irlandese dal passato al presente, Padova: Il
Poligrafo, 1997, pp. 146149]
12 Fino alla sua modifica, avvenuta in seguito all'Accordo del Venerdì Santo nel 1998, la Costituzione
dell'Eire recitava, all'articolo 2: “Il territorio nazionale consiste nell'intera isola d'Irlanda, con le sue
isole e le sue acque territoriali”. Nell'articolo 3, inoltre, si leggeva: “In attesa della reintegrazione del
territorio nazionale, e senza pregiudizio per il diritto del Parlamento e del Governo istituiti da questa
Costituzione di esercitare la propria giurisdizione su quell'intero territorio [...]”. [Gerard Delanty,
“Negotiating the Peace in Northern Ireland”, in Journal of Peace Research, Vol. 32, No. 3, Agosto
1995, p. 262]
7
2. Avanti, prodi feniani! L'ideologia del movimento
repubblicano13
Per comprendere la strategia di ogni attore politico o militare è necessario conoscerne
innanzitutto l'ideologia. Nello studio dell'IRA e del Sinn Féin questa necessità è
particolarmente forte, tale è il peso dell'ideologia da aver determinato direttamente,
secondo Smith, la strategia e aver trasformato il momento dell'analisi, che in un attore
razionale precede la formulazione della strategia, in una spiegazione retrospettiva dell'uso
della forza militare.14 Nonostante lo stesso Smith ammetta quanto sia difficile accertare la
presenza di un tale modello di azione che opera a livello inconscio, è tuttavia facile notare
quanto sia importante ed influente l'ideologia all'interno del movimento repubblicano
irlandese.
Intorno al 1864, mentre l'IRB si occupava, neanche troppo segretamente, dei
preparativi per la rivolta del 1867, una canzone popolare irlandese diceva:
Ripagateli dente per dente,
Rispondete colpo su colpo,
Avanti, prodi feniani!15
Benché siano vecchie di oltre un secolo, queste parole descrivono efficacemente, con
pochi rapidi tratti, il cuore dell'ideologia dell'IRA: l'uso necessario e glorificato della
violenza, l'elitismo, le radici storico-leggendarie e la miticizzazione della lotta
13 I termini nazionalista, repubblicano, unionista e lealista sono spesso usati in vario modo. Per la
precisione, con il termine “nazionalisti” si indicano coloro che aspirano all'unità irlandese e con
“unionisti” coloro che vogliono che l'Irlanda del Nord resti parte del Regno Unito. Sia i nazionalisti
che gli unionisti usano metodi costituzionali e non violenti. I repubblicani e i lealisti hanno gli stessi
obiettivi rispettivamente dei nazionalisti e degli unionisti ma lo fanno usando o approvando mezzi
violenti. Con il termine “movimento repubblicano” si intende generalmente l'IRA e il suo braccio
politico, il Sinn Féin, nonostante possano essere incluse nel gruppo dei repubblicani perlomeno altre
tre organizzazioni paramilitari: l'Irish National Liberation Army (nata intorno al 1974 in seguito ad
una scissione degli Officials), la Continuity IRA (dal 1986) e la Real IRA (dal 1998)
14 M. L. R. Smith, Fighting for Ireland? The Military Strategy of the Irish Republican Movement, Londra:
Routledge, 1997, p. 140
15 Kee, Op. cit. , p. 91
8
repubblicana e naturalmente l'odio profondo e radicato per il nemico più grande. Prima
ancora degli stessi protestanti nordirlandesi, l'avversario da distruggere era la Grand Old
Dame Britannia, la nazione che la geografia aveva posto appena 22 Km più in là delle
coste irlandesi.
1. I rapporti con la Gran Bretagna: l'analisi coloniale
Il tema portante dell'ideologia del movimento nordirlandese è certamente quello del
“colonialismo britannico”. La presenza della Gran Bretagna prima in Irlanda e poi nelle
sei contee dell'Ulster è vista invariabilmente dall'IRA come “coloniale/neo-coloniale” e
“imperialistica”.
L'aspetto più manifesto dell'imperialismo britannico, secondo il movimento
repubblicano, è ovviamente la presenza militare delle truppe di Sua Maestà sul territorio
dell'Irlanda del Nord, presenza che nel corso degli anni Ottanta avrebbe assunto toni
ancora più foschi con la crescente importanza della NATO. Un articolo pubblicato nel
1984 sull'An Phoblacht, il periodico del Sinn Féin, affermava:
La presenza Britannica, che una volta trovava il suo significato in termini di
imperialismo/capitalismo classico, può ora essere spiegata unicamente in termini di
interesse strategico, di NATO e può essere propriamente definita come imperialismo
politico.16
Gli effetti dell'imperialismo della Gran Bretagna non si manifestano però solo
nell'occupazione militare dell'Irlanda del Nord. In una pubblicazione del Sinn Féin si
leggeva che “Soldati Britannici e amministratori Britannici non hanno portato altro che
morte, sofferenze, fame ed indicibile miseria al popolo di questo paese. Continueranno a
portare nient'altro che questo finché non se ne andranno”.17 Le cause dell'arretratezza
economica e sociale dell'Irlanda possono essere ricondotte alla morsa del dominio
britannico, tanto nel XVII che nel XX secolo. Sempre secondo il Sinn Féin18 i principali
16 An Phoblacht/Republican News, 5 Agosto 1984 citato in Wright, Op. cit., p. 25
17 Eire Nua, PSF news sheet, n.p., Gennaio 1977 citato in Smith, Op. cit., p. 6
18 Sinn Féin, Nationalism And Socialism: Republican lecture series No.3, Dublino: Sinn Féin Education
Department, n.d.1980? <http://cain.ulst.ac.uk/issues/politics/docs/sf/lecture/sflecture3.htm> (28
9
strumenti dell'imperialismo economico britannico dopo la Partition erano:
• Il dominio economico degli stati delle sei e delle ventisei contee dal capitale
Britannico (...)
• Lo sfruttamento dell'agricoltura delle ventisei contee dalle artificiali
manipolazioni dei Britannici e, in anni più recenti, dai mercati della CEE
• L'uso del sistema finanziario per incanalare all'estero la ricchezza Irlandese
La lista dei danni causati dalla Gran Bretagna proseguiva con quelli di carattere più
squisitamente sociale e culturale come la “carenza di democrazia nelle sei contee e l'uso
della discriminazione religiosa per dividere la classe operaia” o “il dominio culturale da
parte della lingua, letteratura e atteggiamenti mentali Inglesi in ogni aspetto della vita”. In
pratica, come aveva concluso Wolfe Tone, la Gran Bretagna è “la sola responsabile per
tutti i mali che affliggono l'Irlanda”,19 l'unico grande ostacolo per l'unificazione dell'isola
e quindi per l'autodeterminazione del popolo irlandese.
Tali affermazioni si prestano a due interessanti osservazioni. Innanzitutto, il riferimento
al diritto dell'autodeterminazione dell'Irlanda, analogo al diritto di ogni altro popolo del
mondo, accomunerebbe l'IRA ai movimenti di liberazione nazionale che sono stati
protagonisti della decolonizzazione. Verrebbe da chiedersi allora perché la Gran Bretagna
abbia accettato la disgregazione del suo impero ma abbia voluto conservare, con
accanimento, la colonia dell'Irlanda del Nord, pagando un prezzo decisamente alto in
termine di uomini e di risorse. È difficile, oggi, ammettere che la Gran Bretagna abbia
avuto un forte interesse economico a tenere stretta a sé una regione come l'Irlanda del
Nord. Se infatti, all'epoca della Partition, le sei contee dell'Ulster costituivano la parte più
produttiva dell'isola, è pur vero che l'economia nordirlandese ha visto un costante declino
per tutto il XX secolo, unendo un'industria stagnante e un debole settore agrario alla
percentuale di disoccupazione più alta del Regno Unito. La conquista e la colonizzazione
dell'Irlanda ha avuto un senso per la Gran Bretagna nella misura in cui è servita alla
securizzazione della sua area geopolitica. Gli inglesi, forti della loro invidiabile posizione
geografica, hanno voluto proteggere il loro lato più vulnerabile: l'estrema vicinanza con
una grande isola che poteva essere usata come corridoio per pericolosi attacchi da parte di
febbraio 2008)
19 S.O.D., ‘Wolfe Tone and today’, The United Irishman, Giugno 1949 citato in Smith, Op. cit., p. 6
10
potenze straniere come la Francia. L'Irlanda doveva essere sotto il controllo britannico, in
un modo o nell'altro. Non a caso, la vera e propria conquista dell'Irlanda fu iniziata dai
Tudor, la dinastia che pose le basi uno stato nazionale inglese unito, solido e potente.
Compiuta la securizzazione, la Gran Bretagna poté poi dedicarsi al suo “splendido
isolamento”, lontana dalle guerre che furoreggiavano nel continente europeo. Secoli dopo,
con la creazione del libero Stato d'Irlanda, il Regno Unito perse inevitabilmente i suoi
porti sull'Oceano Atlantico, cosa che condizionò poi la sua strategia durante la Seconda
Guerra Mondiale. L'Irlanda del Nord, che pure aveva una sua flotta navale, non si
affacciava sull'Oceano ma solo sul Canale del Nord. Anche l'interesse strategico, quindi,
veniva meno per la Gran Bretagna, il che contrasta con l'interpretazione coloniale dei
rapporti anglo-irlandesi.
Il secondo elemento da notare è che, addossando ai Britannici ogni colpa e
dipingendoli come unico ostacolo all'unificazione, i repubblicani escludono la
popolazione protestante nordirlandese dal complesso quadro geopolitico. In quello che è
stato spesso definito, un maniera semplicistica, un conflitto religioso, l'IRA e il Sinn Féin
hanno, paradossalmente, eliminato l'aspetto religioso dalla loro ideologia. Il movimento
repubblicano e continua ad essere, almeno sulla carta, un movimento non settario. Il padre
stesso del nazionalismo, Wolfe Tone, era un protestante e nella sua formulazione dell'idea
di nazione irlandese univa protestanti e cattolici. Secondo Tone, solamente lottando
insieme contro il nemico comune, il popolo irlandese poteva conquistare l'indipendenza.
Circa un secolo dopo, Patrick Pearse, il poeta e insegnante fautore della rinascita gaelica
che parteciperà alla Easter Rising, relegherà il ruolo dei protestanti all'interno di
un'Irlanda unita a quello di una minoranza nazionale che esiste solo in quanto esiste la
nazione di cui è minoranza, perché “la nazione è più importante di una qualsiasi parte
della nazione”.20 La posizione del repubblicanesimo moderno è rimasta sostanzialmente,
pur con qualche ritocco, quella di Pears. La piattaforma politica del Sinn Féin per gran
parte degli anni Settanta prevedeva, dopo il ritiro britannico, la creazione di uno stato
federale in cui sarebbe stato dato spazio anche ai protestanti all'interno di un'assemblea
regionale. L'astiosità dei protestanti nei confronti della riunificazione dell'Irlanda è
considerata dai repubblicani il frutto della politica britannica che, giocando con le paure e
20 Patrick Pearse, Political Writings and Speeches, Dublin: Phoenix, s.d. citato in Smith, Op. cit., p. 24
11
le credenze religiose dei protestanti, ne ha fatto una schiera di sostenitori. In quest'ottica,
anche il lealismo “trae una forza psicologica artificiale dalla presenza Britannica,
dall'Unione”21 e sarebbe collassato con il ritiro Britannico. “La risoluzione del conflitto
libererebbe gli unionisti dalla loro mentalità 'da assediati' e garantirebbe loro una vera
sicurezza invece di un'occupazione basata sulla repressione e sul trionfalismo”.22 In effetti
l'IRA ha di rado compiuto azioni deliberatamente contro i civili protestanti. Le uccisioni
settarie ammontano al 7,4% delle vittime dell'IRA, contro il 71% delle vittime dei gruppi
paramilitari lealisti.23 Non si può dimenticare tuttavia che in Irlanda del Nord l'aspetto
religioso svolge un ruolo importante nella formazione dell'identità politico-culturale tanto
dell'identità nazionalista che di quella unionista. In un paese in cui la chiesa cattolica è ed
è stata a lungo l'unica istituzione solida e potente intorno a cui stringersi, è fin troppo
facile associare il cattolicesimo al nazionalismo, nonostante anche il secolarismo sia
ufficialmente uno degli elementi dell'ideologia repubblicana. Inoltre la circostanza che i
membri delle forze di sicurezza,24 che rappresentano oltre la metà delle vittime dell'IRA,
siano in maggioranza di religione protestante, vanifica de facto la posizione non settaria
del repubblicanesimo.
2. Elitismo, assolutismo e discendenza repubblicana
Se il dominio coloniale ha, per i repubblicani, origine antichissime, altrettanto si può
dire dell'opposizione a tale dominio. La lotta repubblicana è un continuum, è la linea che
unisce Wolfe Tone e gli United Irishmen ai Provos, passando per gli Young Irlanders, i
Feniani e gli Irish Volunteers.
La battaglia per una repubblica Irlandese indipendente va avanti da oltre 180 anni. In
questo periodo di tempo ci sono stati tre momenti in cui l'intensità della lotta ha
raggiunto un picco di intensità (...). Queste fasi sono la rivolta degli United Irishmen
21 Sinn Féin, A scenario for peace, Dublino: Sinn Féin, 1987
<http://cain.ulst.ac.uk/issues/politics/docs/sf/sf010587.htm> (01 marzo 2008)
22 Ibid.
23 Dati del Malcom Sutton's Database, An index of deaths from the Conflict in Ireland, CAIN
<http://cain.ulst.ac.uk/sutton/index.html> (16 febbraio 2008)
24 Le tre principali agenzie di sicurezza in Irlanda del Nord sono: l'Esercito Britannico, la Royal Ulster
Constabulary e l'Ulster Defence Regiment.
12
nel 1798, la Rivolta del 1916 e la Guerra d'Indipendenza che l'ha seguita e la
battaglia dei nostri giorni che ha attraversato gli ultimi dodici anni.25
Secondo questa analisi, l'IRA appare come parte di un processo storico verso
l'autodeterminazione, in una lunga e continua battaglia per “la vera giustizia, la pace e la
felicità”26 dell'Irlanda. La lotta armata repubblicana acquista un'aurea di misticismo, di
leggenda, di religiosità.
Se la guerra agli “oppressori britannici” è moralmente giusta, i Provisionals diventano
allora l'avanguardia nazionalista che lotta per l'Irlanda intera, l'incarnazione dell'autentico
spirito gaelico. L'elitismo intellettuale è un elemento tipico dell'ideologia repubblicana.
Basti pensare agli Young Irlanders, che volevano nobilitare e guidare le masse, o agli
appartenenti della IRB che si diedero il nome di Feniani, come i leggendari eroi-guerrieri
del Fianna.27 Che tale elitismo abbia poi fallito nel suo tentativo di innescare una
sollevazione popolare è un fatto storico ed una caratteristica comune a molti altri moti
liberali europei di inizio Ottocento. Tuttavia, per i repubblicani, la disfatta non significò
mai mettere in dubbio la correttezza della loro causa. L'indifferenza della popolazione
irlandese nei confronti delle azioni dell'IRA dopo la Partition non fece altro che
accrescere il senso di superiorità morale dei Volunteers e la loro determinazione a portare
avanti la lotta anche senza il consenso del popolo che non è grado di vedere quelli che
sono i suoi “reali bisogni”. In questo senso, l'errore, cioè la deviazione dal
repubblicanesimo, è dovuto alla debolezza che contraddistingue la natura umana. Non è la
causa repubblicana ad essere illegittima, sono le masse che si sono allontanate
dall'autentica via verso la libertà. La fallibilità umana affligge non solo il popolo ma
anche gli stessi membri del movimento repubblicano. Come giustificare altrimenti le
scissioni interne al movimento repubblicano, la presenza dell'Official IRA, dell'INLA,
della Continuity IRA?
25 Sinn Féin, History of Republicanism (Part 1): Republican lecture series No.4, Dublin: Sinn Féin
Education Department, n.d.1980? <http://cain.ulst.ac.uk/issues/politics/docs/sf/lecture/sf
lecture4.htm> (28 febbraio 2008)
26 Gerry Adams, The Politics of Irish Freedom, Dingle: Brandon, 1986, p. 62 citato in Smith, Op. cit., p.
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27 Secondo la mitologia celtica, il Fianna era uno speciale esercito di eroi per la difesa dell'isola contro lo
straniero
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A questa auto-percezione è facile associare l'intransigenza e l'assolutismo repubblicani.
Nessun patto, nessun compromesso può essere accettato. Il solo obiettivo dell'IRA, l'unico
traguardo da raggiungere è il ritiro completo delle truppe britanniche dalle sei contee del
Nord. Citando le parole di Pearse:
L'uomo che, in nome dell'Irlanda, accettasse come “situazione definitiva” qualsiasi
cosa che fosse meno di una frazione di iota della separazione
dall'Inghilterra....sarebbe colpevole di una tale infedeltà, di un crimine così immenso
contro la nazione Irlandese, che sarebbe meglio che quest'uomo (e sicuramente
meglio per il suo paese) che non fosse mai nato28
Riguardo a questa forma di assolutismo repubblicano si possono citare due esempi. Il
primo è la sostanziale incapacità del Movimento di portare avanti delle trattative. I primi
tentativi di accordo, all'inizio degli anni Settanta, dimostrarono l'enorme diversità di
atteggiamento dei rappresentanti Britannici e dei Provos. Per gli uni, trattare significava
mercanteggiare, fare proposte e valutare le controproposte, per gli altri tutto ruotava, con
poco realismo politico, intorno al ritiro immediato ed incondizionato delle truppe di Sua
Maestà. Qualsiasi altra offerta non sarebbe mai stata accettata.
Forse l'influenza più evidente dell'assolutismo sulla strategia repubblicana è però
l'astensionismo, cioè il rifiuto del Sinn Féin, che è sempre stato accanto all'IRA pur
vivendone all'ombra per molto tempo, di partecipare alla vita politica, e quindi alle
elezioni, tanto dell'Eire che dell'Irlanda del Nord. Il motivo di tale comportamento è
semplice: la Partition dell'isola è stato un tradimento della causa repubblicana da parte di
Collins e dei suoi compagni e ogni situazione che ne è derivata è illegale e non va
riconosciuta. L'astensionismo, seppur comprensibile dal punto di vista ideologico, avrà
però lo svantaggio di escludere lo strumento politico dalla dimensione del conflitto,
lasciando spazio all'unico mezzo utilizzabile, secondo i repubblicani: la lotta armata.
28 Patrick Pearse, Ghosts, Parts IIII citato in Smith, Op. cit., p. 20
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