articolata dei diversi periodi considerati e di come questi ultimi sono stati vissuti e
percepiti da alcune parti della società. In questo senso il cinema, essendo uno strumento
comunicativo popolare molto influente e diffuso,
3
un mezzo di comunicazione di massa
tra i più sviluppati e un’istituzione stabile della società moderna,
4
soddisfa la mia volontà
di elaborare un originale parallelo tra l’analisi della storia della CIA, con particolare
attenzione agli anni ’70 e ’80 e alle “tormentate” presidenze di Nixon e Reagan, e il
background sociale e culturale degli Stati Uniti, attraverso l’evoluzione e l’analisi delle
interpretazioni cinematografiche del periodo storico considerato, giacché rappresentanti
diversi punti di vista e fonti alternative di conoscenza.
Lo scopo è quello di approfondire gli eventi storici nei quali la Central Intelligence
Agency si è trovata coinvolta attraverso l’analisi di documenti decodificati e fonti
storiografiche, cercando nel contempo di definire il contesto sociale nel quale essi
avvenivano. Le testimonianze scritte con le quali ho integrato la mia ricerca sono state
ricavate dagli archivi della CIA e dell’NSA sui loro siti web ufficiali (www.cia.gov,
http://foia.state.gov/, www.state.gov, http://www.odci.gov/, www.archives.gov,
www.gwu.edu/~nsarchiv/, http://www.whitehouse.gov/nsc/history.html), i quali
forniscono una fonte molto preziosa di conoscenza e di accesso agli atti ufficiali. Tra le
fonti primarie principali da me consultate, utilizzate ed in parte riprodotte in queste
pagine, spiccano l’”U.S. Department Of State, Memorandum From the Deputy Director
for Coordination, Bureau of Intelligence and Research” del 17 gennaio 1964 sul Laos, il
"Covert Action In Chile, 1963-1973, staff report del Selected Committee to Study
Governmental Operations with Respect to Intelligence Activities” del 18 dicembre 1975
relativo al Cile, il "Congress House, Select Committee, Report of The Congressional
Committees Investigate The Iran-Contra Affair” e il “Rapporto Tower” sullo scandalo
dell’IranGate, l’”Executive Order 12333, United States intelligence activities” e il
“National Security Act” del 26 luglio 1947, riguardanti lo statuto della CIA, e vari manuali
della CIA come l’”Operaciones sicologicas en guerra de guerrillas” e lo “Human
Resource Exploitation Manual” del 1983. L’aspetto interessante di alcuni di questi
documenti è il fatto che, a testimonianza della loro segretezza e del loro valore, per la
maggior parte sono stati censurati, anche in maniera piuttosto grossolana come si noterà in
alcuni di essi riportati nelle pagine seguenti.
3
Cesare MANNUCCI, La società di massa, analisi di moderne teorie sociopolitiche, Milano, Edizioni Di
Comunità, 1967, p.17
4
Asa BRIGGS; Peter BURKE, A Social History Of The Media, From Gutenberg To The Internet, Oxford,
Polity, 2002, p.235
8
Mi sono inoltre avvalso del contributo delle trascrizioni delle registrazioni
contenute nei nastri della Casa Bianca relative allo scandalo del Watergate, di interviste,
dichiarazioni ufficiali, di articoli di giornale e di alcuni documentari televisivi come quelli
su Pinochet e il colpo di stato in Cile del ’73 (RaiTre, 16 ottobre 1998), e su JFK (RaiTre,
19 novembre 2003). Ovviamente non bisogna dimenticare l’ultima, ma non per
importanza, fonte da me utilizzata, ovvero i più di ottanta film di produzione americana
visionati.
La scelta del cinema mi è parsa la migliore sia per una passione verso questo
genere artistico e per i film di spionaggio in particolare, sia per il fatto che le produzioni
cinematografiche sono da sempre una rappresentazione della realtà, da cui è possibile
capire quali sono le opinioni dominanti e quale è il punto di vista di un ambiente molto
vicino ai cittadini.
5
In realtà, bisogna tener conto che ciò che il cinema ci mostra è
solamente una realtà mediata: i mezzi di comunicazione sono molto influenti e modellano
l’opinione pubblica più che rispecchiarla. Il cinema è pur sempre fantasia, Hollywood crea
infatti dei prodotti di “celluloide”
6
e riproduce il punto di vista dei registi e delle case di
produzione, i quali non rispecchiano necessariamente gli ideali della “massa”. Ma in un
certo senso, indirizzando la moda, i desideri, le abitudini di vita e il costume delle persone
verso certi modelli che vuole promuovere, partendo da una base che deve essere
comunque esistente e vasta per avere un pubblico di massa,
7
si può dire che il cinema attui
una volgarizzazione di alcuni aspetti dell’ideologia dominante e renda fruibile a tutti la
conoscenza di quelli che sono gli avvenimenti storici principali di una nazione.
8
Il cinema
diventa quindi esso stesso un documento storico con un ben definito ruolo sociale e
culturale.
9
E’ sicuro che i mass media hanno una forte influenza sulle persone ma, pur
essendo in grado di “manipolare agevolmente gli individui nella massa”, non sono
onnipotenti.
10
E il cinema, essendo uno dei mezzi di comunicazione più influenti insieme
alla televisione e alla radio, quanto è in grado di condizionare i nostri comportamenti e le
nostre opinioni? E’ questo un tema molto discusso e anche tra gli esperti della materia si
notano interpretazioni contrastanti se non addirittura opposte. Cesare Mannucci ne “La
5
Franco LA POLLA, Il nuovo cinema americano 1967-1975 , Torino, Lindau, 1996, p.213
6
Stephen PRINCE, A New Pot Of Gold: Hollywood Under The Electronic Rainbow, 1980-1989, New York,
C. Scribners Sons, Charles Harpole General Editor, 2000, p.xi
7
John HILL; Pamela CHURCH GIBSON, American Cinema And Hollywood: Critical Approaches, New York,
Oxford University Press, 2000, p.
8
Sara ANTONELLI, Dai Sixties a Bush Jr.: la cultura Usa contemporanea, Roma, Carocci, 2001, p.34
9
John HILL; Pamela CHURCH GIBSON, op. cit., p.xii
10
Cesare MANNUCCI, La società di massa…, op. cit., p.96
9
società di massa, analisi di moderne teorie sociopolitiche” presenta varie interpretazioni
di alcuni studiosi: Blumer, ad esempio, considera il pubblico cinematografico separato,
distaccato e anonimo; per Daniel Bell invece, gli individui che lo compongono
partecipano ad un’esperienza comune, portano diversi punti di vista e diverse
interpretazioni, mentre guardano il film sembrano distaccati ma poi ritornano ad essere
membri della società e in questo contesto si scambiano opinioni arricchite dalle loro
esperienze e, nel caso, anche dagli apporti dei mezzi di comunicazione; Gabriel Marcel
parla invece di un “ruolo incredibilmente sinistro della stampa, del cinema e della radio
nell’appiattire la realtà originaria e sostituirle un’immagine che non ha vere radici
nell’essere profondo del soggetto”.
11
Ovviamente, però, il mio intento e la mia impostazione rimarranno
prevalentemente storici e l’analisi della componente cinematografica costituirà solamente
un’integrazione dell’indagine storica.
Si scoprirà, così, che dalla seconda Guerra Mondiale in poi l’industria
cinematografica di Hollywood ha per lo più appoggiato e sostenuto la politica dei
successivi governi degli Stati Uniti, collaborando alla delineazione della mentalità
ufficiale americana e alla diffusione propagandistica, non solo negli States ma in tutto il
mondo, dell’immagine degli Usa, potenza emergente e assoluta del dopoguerra.
12
Gli anni
immediatamente successivi alla guerra saranno infatti dominati dall’irrigidimento dei
rapporti con l’altra superpotenza, l’Unione Sovietica, dalla nascita di un sistema bipolare e
dall’avvento della “guerra fredda” tra i due blocchi, occidentale ed orientale.
Fu proprio nel quadro di questa emergenza internazionale che venne istituita la
CIA, la quale contribuirà ad orientare la politica estera degli Stati Uniti per tutto il corso
della guerra fredda.
13
Il cinema hollywoodiano appoggiò da subito la causa degli Stati Uniti e dei suoi
governi più conservatori, e per i primi vent’anni si limitò a fare un’apologia del ruolo
degli Usa sul palcoscenico mondiale e a lodare i successi della CIA, in particolare dei suoi
anni d’oro, gli anni ’50. Con il tempo si rafforzerà però un’opinione pubblica più critica ed
indagatrice e dagli anni sessanta in poi, anche in parallelo con l’esplodere della
contestazione giovanile e di una rivoluzione nei costumi, nella cultura e nel modo di
11
ivi, p.43
12
Rinaldo PETRIGNANI, L'era americana: gli Stati Uniti da Franklin D. Roosevelt a George W. Bush,
Bologna, Il Mulino, 2001, p.113
13
Mario DEL PERO, La CIA, storia dei servizi segreti americani, Firenze, Giunti, 2001, p.25
10
pensare di significativi settori della popolazione, l’immagine della CIA cominciò ad essere
vista sotto un’ottica diversa.
14
Il cinema indipendente prenderà una posizione di netta opposizione mentre il
cinema del “mainstream” e dell’establishment hollywoodiano resterà sempre legato alla
sua funzione patriottica e, in un certo senso, politica,
15
funzione politica che emergerà
particolarmente nei periodi di crisi sociale. I film di Hollywood, infatti, “ben supportati da
altre forme di cultura mediatica”, aiutarono a consolidare una certa egemonia ideologica e
una certa comunanza di valori, escludendone altri: “Hollywood film is thus implicitly
political in the way it tends to support dominant American values and institutions”.
16
Quando negli anni ’70 uscirono delle produzioni molto dure e critiche nei confronti
degli abusi di potere della Casa Bianca, dei presidenti, del Pentagono e della CIA, il clima
era decisamente mutato e la posizione di Hollywood, in un quadro generale, non poteva
essere certamente definita “anti-sistema”. La crisi, anche economica, si rifletteva così
sull’industria cinematografica e sulle sue produzioni. Il cinema, in tal senso, non fece altro
che dar voce ad un sentimento popolare di esasperazione ed insoddisfazione per le “crepe”
all’interno della democrazia americana.
E’ vero che saranno propri degli anni settanta i più impegnati film di critica sociale
e di indagine storica, ma è anche vero che in quegli anni l’immagine delle istituzioni
americane era messa in discussione da gran parte dell’opinione pubblica, della stampa e
degli altri mezzi di comunicazione.
17
Sempre Mannucci, ne “Lo spettatore senza libertà, radio-televisione e
comunicazione di massa”, riporta le conclusioni di Joseph Klapper
18
, noto studioso
americano di comunicazioni di massa, per il quale i mass media hanno in genere l’effetto
di rafforzare le opinioni e gli atteggiamenti già esistenti, mentre in una società instabile o
in crisi essi tendono a promuovere un mutamento, dando così un indirizzo a impulsi già
esistenti ma ancora inespressi.
19
La televisione, la radio, il cinema, sono quindi mezzi di
comunicazione conformisti per la loro stessa essenza, in quanto la misura stessa del loro
linguaggio li obbliga a rivolgersi a tutti in generale e a nessuno in particolare.
20
14
Larry LANGMAN; David EBNER, Encyclopedia Of American Spy Films, New York, Garland, 1990, p.xiv
15
Franco LA POLLA, op. cit., pp.18-19
16
John HILL; Pamela CHURCH GIBSON, op. cit., cit.133
17
David A. COOK, History Of The American Cinema. Lost Illusions: American Cinema In The Shadow Of
Watergate And Vietnam, 1970-1979, New York, C. Scribners Sons, MacMillan Library Reference, 2000,
p.12
18
Joseph KLAPPER, The Effects Of Mass Communication, The Free Press Of Glencoe, 1960
19
Cesare MANNUCCI, Lo spettatore senza libertà, radio-televisione e comunicazione di massa, Bari, Editori
Laterza, 1962, pp.75-76
20
ivi, p.51
11
Dopo gli scandali e gli insuccessi della CIA, il rapporto tra cinema ed istituzioni si
rinsalderà per contrastare la minaccia incombente dell’antico nemico: l’Unione Sovietica.
Il popolo americano, o perlomeno la maggioranza di quella parte integrata che partecipa
attivamente alla vita politica nazionale esprimendo un voto (ovvero la maggioranza di
circa il 50% della popolazione), dimenticherà dunque le proteste per appoggiare il
progetto di rinascita e di riconquista della potenza, che si riteneva perduta, intrapreso dal
presidente Reagan negli anni ’80, e il cinema si schiererà in prima linea in quella che può
essere definita come una “crociata propagandistica”.
21
Le diverse interpretazioni che il cinema ha dato dei vari avvenimenti completano
perfettamente il contributo fornito dai documenti rafforzando il mio scopo che è appunto
quello di “fondere” la storia con la cinematografia e delineare il rapporto simbiotico tra le
due fonti di conoscenza.
Negli anni ’50, quando buona parte della popolazione statunitense si pensava
stesse godendo di prosperità e benessere, la CIA mieteva i successi dei suoi anni migliori
grazie al lavoro di Allen Dulles e il cinema, con le sue produzioni colossali, vi rendeva il
giusto tributo. Gli anni ’60 sono anni di fermento politico e sociale, decennio nel quale
cominciavano i primi insuccessi dei servizi segreti americani e i primi attacchi di una
produzione cinematografica meno legata alle direttive del potere politico e più critica nei
confronti di una situazione generale di disagio e difficoltà.
Gli anni ’70 saranno, invece, quelli che Schlesinger definirà della “Presidenza
Imperiale” di Nixon, con le istituzioni governative corrotte dall’agonia del Vietnam e
dallo scandalo del Watergate, gli anni delle inchieste guidate dalla stampa e di una serie di
film di “spessore”, fortemente critici verso la situazione della democrazia americana. La
“presidenza costituzionale”, fedele ai parametri della costituzione si trasformò infatti in
“Presidenza Imperiale”: le esigenze di rapidità d’azione, di efficacia e di segretezza
provocarono lo spostamento degli equilibri costituzionali e l’appropriazione da parte della
presidenza di poteri che la costituzione e una lunga pratica politica avevano riservato al
congresso, in particolare per tutto ciò che riguardava la politica estera degli Stati Uniti.
22
I retaggi della sconfitta nella guerra del Vietnam, lo scandalo del Watergate ed una
serie di insuccessi della CIA, che verrà oltretutto pubblicamente “vivisezionata”,
porteranno così l’Agenzia sull’orlo del baratro. Ciononostante, la CIA continuerà la sua
opera e dopo qualche anno di “purgatorio” si riaffaccerà prepotentemente sul palcoscenico
21
Giuseppe MAMMARELLA, L'America di Reagan, Roma, Laterza, 1988, p.95
22
Arthur M. SCHLESINGER, La Presidenza Imperiale, Milano, Edizioni Di Comunità, 1980, p.20
12
politico mondiale negli anni ottanta, gli anni del reaganismo imperante e del nuovo slancio
dell’imperialismo americano.
23
E qui il filo del rapporto tra cinema ed istituzioni si
riannoda e si fa più forte e saldo che mai.
24
Analizzerò quindi gli eventi storici principali nei quali, più o meno segretamente,
la CIA fu coinvolta e di volta in volta affiancherò agli episodi specifici l’analisi dei film
correlati. Questi ultimi saranno divisi in base al tempo storico, ovvero in relazione
all’anno di produzione, e in base al tempo narrativo, con riguardo quindi agli argomenti
trattati e agli anni rappresentati.
La ricostruzione storica degli eventi risulterà forse più completa ed approfondita,
in quanto seguendo il tempo narrativo l’intento diventa prettamente storico, il cinema, che
fa parte della storia culturale di un paese, verrà analizzato allo stesso modo di una
qualsiasi fonte storica, come un libro; seguendo il tempo storico della produzione dei film,
invece, emergeranno informazioni e notizie riguardo alla situazione politica, sociale e
culturale degli Usa negli anni considerati.
La lettura e la visione cronologica delle produzioni cinematografiche diventano
così un prezioso strumento per analizzare i cambiamenti del panorama politico
internazionale. Per anni il teatro è stato quello della guerra fredda; l’attenzione si è poi
spostata sulle “congiure” ordite da multinazionali assetate di controllo globale, in
particolare in America Latina; è stata poi la volta del conflitto mediorientale, senza
dimenticare l’incombente e recente minaccia del terrorismo internazionale. In sostanza, è
possibile ipotizzare che, quando il cinema offre produzioni propagandistiche ed
apologetiche gli Stati Uniti e implicitamente la CIA, vivono anni di successi o comunque
di sfide che abbisognano dell’appoggio dell’opinione pubblica. Al contrario, il cinema è
schierato in una posizione critica verso la condotta delle istituzioni americane, come negli
anni ’70 per esempio, quando queste ultime vivono i loro periodi peggiori, in seguito alle
rivelazioni connesse allo scandalo del Watergate e nella scia della guerra del Vietnam. In
quest’ottica gli storici del cinema non hanno mancato di sottolineare come il legame tra
Hollywood e le alte sfere del potere si faccia sempre più stretto proprio durante i periodi di
difficoltà nazionale e di guerra, ovviamente a reciproco vantaggio.
25
Dall’analisi dei film si possono pertanto dedurre, con sufficiente precisione, le
tensioni che esistono all’interno e all’esterno del paese, le varie correnti di pensiero e le
23
Larry LANGMAN; David EBNER, op. cit., p.75
24
Mario DEL PERO, La CIA…, op. cit., p.118
25
Lawrence D. SUID, Guts And Glory: The Making Of The American Military Image, University Press of
Kentucky, 2002, p.435
13
interpretazioni degli avvenimenti storici. Nel tentativo di spiegare l’evoluzione del cinema
americano in relazione ai cambiamenti delle condizioni storiche, sociali e politiche oltre
che culturali della nazione, bisogna comunque sempre considerare che il cinema è un
fenomeno di massa e non bisogna dimenticare la natura commerciale di Hollywood: in un
modo o nell’altro deve pensare al profitto e all’audience, e dipendendo dal potere diventa
quindi conservatore.
26
Uno dei miei scopi è quello di mettere in evidenza il rapporto tra il cinema e le
istituzioni, un rapporto che avrà un’evoluzione complessa e parallela, e, soprattutto, la
funzione che l’industria cinematografica ha assunto nei vari periodi storici, nel tentativo di
influenzare l’opinione pubblica e le sue prerogative: non solo divertimento ma anche
intenti didascalici e documentaristici. Il cinema è contemporaneamente un fenomeno
sociale ed estetico, non può essere inteso come semplice divertimento e finzione poiché è
anche un veicolo di messaggi più profondi e comunque attinenti alla realtà.
27
Il cinema
rievoca e riflette il cambiamento degli scenari e l’evoluzione dei contesti: ogni
generazione ha la sua storia e i film focalizzano la loro attenzione su diverse tematiche in
relazione a tali cambiamenti.
28
L’analisi delle produzioni cinematografiche consentirà di raggiungere anche un
secondo obiettivo: chiarire quella che è la vera natura della CIA, un’organizzazione
segreta apparentemente dedita a studi analitici, da sempre però profondamente impegnata
in operazioni clandestine e quindi nell’attuazione di una politica estera parallela a quella
degli Stati Uniti d’America e più o meno collegata a quella ufficiale.
29
In questo la Central
Intelligence Agency non si distingue assolutamente dai servizi segreti stranieri, anzi, per
certi aspetti è meglio di altri. La differenza sostanziale con altri servizi di intelligence sta
nel fatto che negli Usa il congresso cercherà ripetutamente e costantemente di controllare
la CIA, come nei suoi poteri, riuscendoci il più delle volte.
Il punto focale della trattazione sta secondo me nella delicata distinzione tra le due
“anime” all’interno dell’Agenzia. Fino a quando la CIA si comportò in maniera
responsabile non ci furono problemi poiché l’esigenza del paese di avvalersi del lavoro di
un servizio segreto era reale e concreta. Ma mentre il settore informazioni della CIA aveva
26
Robert B. RAY, A Certain Tendency Of The Hollywood Cinema, 1930-1980, Princeton, Princeton
University Press, 1985
27
Asa BRIGGS; Peter BURKE, op. cit., p.188
28
John HILL; Pamela CHURCH GIBSON, op. cit., p.9
29
Stephen AMBROSE; Douglas BRINKLEY, Rise To Globalism, American Foreign Policy Since 1938, New
York, Penguin Books, 1977, p.93
14
mostrato perizia, efficacia e responsabilità, il settore operativo aveva accumulato un
notevole bagaglio di covert operations, alcune delle quali illegali ed imbarazzanti per il
prestigio nazionale.
30
La raccolta di informazioni su altri paesi rimaneva indispensabile in
un mondo di minacce e di antagonismi. Ma, secondo il mio parere, e anche secondo quello
di numerosi storici, le operazioni clandestine organizzate dalla CIA, anche in tempo di
pace, non furono tutte necessarie e redditizie.
Il ruolo della CIA è sicuramente positivo se si riesce ad evitare eccessi ed abusi. Se
l’intelligence agisce in modo efficiente e legale non possono sorgere problemi, poiché per
certi punti di vista, ad esempio per la natura intrinseca della contrapposizione tra blocchi
contrapposti durante la guerra fredda, il ruolo di un servizio segreto rimane sia legittimo in
linea teorica di principio, sia inevitabile per questioni di ragion di stato e di realpolitik. Il
punto della questione è l’utilizzo di metodi accettabili nell’adempimento di tali compiti: la
CIA infatti non è un’istituzione dominante all’interno del sistema politico statunitense, ma
spesso può agire in maniera impropria ed eccessivamente autonoma, con il rischio, più
volte concretizzatosi, di abusi. Sta al congresso garantire un controllo efficace ed
incanalare la CIA nei binari della legalità.
Gli Usa sono un paese potente e democratico e l’analisi delle azioni, positive e
negative della Central Intelligence Agency, non rappresenta un giudizio sulla politica
americana, ma solamente un’indagine il più obiettiva possibile degli eventi storici nella
quale la CIA si trovò coinvolta.
Sono convinto che al cinema si imparino molte cose riguardanti la nostra vita, i
nostri costumi e la nostra cultura ma anche, e soprattutto, si possano “conoscere” gli
eventi storici di nazioni lontane. Il cinema ci emoziona, ci aiuta a sognare ma sotto sotto
fornisce anche preziose informazioni più o meno veritiere e dettagliate. Dai film traspare
quello che è l’indole generale di una nazione, la sua mentalità prevalente, la sua
“filosofia”, e anche se spesso il confine tra finzione cinematografica e realtà è piuttosto
labile, il cinema, con le sue metafore e le sue parodie, ci sottopone ad una serie di stimoli
capaci di coinvolgerci maggiormente negli eventi rappresentati. Ho pensato, inoltre, che
fosse interessante l’utilizzo di uno strumento di conoscenza diverso, oltre al classico libro,
capace di farci calare, con l’immaginazione, nei panni dei diretti protagonisti degli
avvenimenti considerati, così come gli americani li percepiscono o li vogliono percepire e
far percepire, e in questo senso è indiscutibile il fascino delle spy stories, con
quell’atmosfera da “universo parallelo” e di segretezza che aleggia in ogni film.
30
Arthur M. SCHLESINGER, op. cit., p.365
15
Per questa sua natura socio-politica il cinema costituisce una selezionatissima fonte
aperta, utile soprattutto per l’analisi della rappresentazione degli eventi. Analisi che non si
deve fermare solo ai “classici” o ai “cult movies” ma deve includere anche i cosiddetti
“film spazzatura”, che spesso mostrano le opinioni che vengono assegnate ai ceti sociali
più bassi o più lontani dalle elite del potere e che il pubblico è disposto ad accettare.
Gli effetti scenici esaltano e trasfigurano personaggi, trame ed azioni, al cinema
tutto è magnetico, magico, si riempie di vita emotiva e può apparire vivo e vicino, tanto da
provocare l’immedesimazione almeno temporanea in tutti gli spettatori, siano essi più o
meno colti. Il cinema può così avvicinare tutti ad eventi storici molto importanti
fornendoci una lettura di alcuni aspetti della storia che per vari motivi potevano esserci
sconosciuti.
E anche questo è il fascino particolare del cinema, oltre che della storia.
16
1. Una visione generale sulla Central Intelligence Agency.
Lo stemma della CIA
I. Premessa.
“Agli occhi dei posteri purtroppo risulterà che per salvaguardare la
nostra libertà noi l’abbiamo distrutta; che l’immenso apparato
clandestino messo a punto per scoprire le risorse e le intenzioni dei
nostri nemici, alla fine è servito solo a farci perdere di vista i nostri stessi
obiettivi; che la prassi di ingannare gli altri per il bene dello stato ci ha
condotto inevitabilmente a ingannare noi stessi; e che l’enorme esercito
di specialisti nell’arte dello spionaggio allestito per conseguire questi
obiettivi è rimasto ben presto intrappolato nella ragnatela della sua
fantasia malata, con conseguenze disastrose per noi tutti.”
31
Malcolm Muggeridge
32
, maggio 1966
31
V. MARCHETTI; J. D. MARKS, op. cit., cit.349
32
Malcolm Muggeridge, nato nel 1903, giornalista, scrittore e anchorman inglese, compì gli studi alla
Selhurst Grammar School e al Selwyn College di Cambridge. Iniziò la sua carriera come lettore
all'Università del Cairo prima di dedicarsi al giornalismo. Ha scritto per il «Guardian», il «Calcutta
Statesman», l'«Evening Standard», il «Daily Telegraph» e l'«Observer»; dal 1953 al 1957 ha diretto
«Punch». Ricoprì segretamente il ruolo di spia inglese durante la seconda guerra mondiale
17
“Più che un’organizzazione di spionaggio o di controspionaggio è un braccio
clandestino del potere, un’arma multiuso, uno strumento di sovversione, di manipolazione
e di violenza col quale interferire segretamente negli affari interni di altri paesi”
33
. Così
Allen Dulles
34
definiva la KGB nel 1963 per far capire agli americani la natura del
servizio di sicurezza sovietico. Una descrizione sicuramente calzante che avrebbe potuto
applicare anche alla “sua” CIA. Naturalmente non lo fece mai, per il semplice motivo che
quasi tutti i leaders americani della generazione di Dulles si preoccupavano di imputare
alle forze del comunismo i mezzi e i fini più perversi, dipingendo come oneste e
democratiche le azioni difensive del mondo libero. Ma la verità è che tutte e due le parti
ricorrevano, e ricorrono ancora oggi, alle tattiche più spregiudicate e brutali.
35
Entrambe
operavano clandestinamente, non esitando a servirsi dell’inganno, della manipolazione e
della violenza. La segretezza diventò un modo di vivere, un atteggiamento tipico, in
particolare dagli anni ’50 in poi, e chi osava contestarla veniva considerato poco
patriottico o incurante delle esigenze della sicurezza nazionale.
II. Cos’è la C.I.A.? La comunità dell’intelligence.
Per intelligence si intende la raccolta ed analisi di informazioni necessarie per
compiere scelte politiche, economiche e militari. Il compito principale di un servizio
segreto è quindi quello di raccogliere le informazioni, in qualsiasi modo, valutarle ed
elaborare di conseguenza previsioni ed analisi statistiche per i centri decisionali: il dato
grezzo viene così trasformato in vero e proprio strumento di conoscenza. In particolare, la
funzione primaria della CIA, almeno originariamente ed ufficialmente, è la raccolta e
l'elaborazione di informazioni e dati segreti, e la loro pubblicazione in analisi e relazioni
che cerchino di prevedere l'evolversi di fattori potenzialmente destabilizzanti per la
sicurezza nazionale: in sostanza gli analisti dell’Agenzia devono fornire accurate,
complete e tempestive “informazioni finite” per chi decide la politica del governo.
36
L’intelligence non è però semplice raccolta di informazioni, ma è il frutto
dell’analisi di quanto acquisito in considerazione di eventi analoghi che già hanno avuto
33
V. MARCHETTI; J. D. MARKS, op. cit., cit.349
34
Allen Dulles è stato direttore della CIA dal 1953 al 1961
35
John PRADOS, Presidents Secret Wars: CIA And Pentagon Covert Operations From World War 2.
Through The Persian Gulf, Chicago, Dee, 1996, p.21
36
National Security Act, 26 July 1947, http://www.whitehouse.gov/nsc/history.html
18
manifestazione e di fattori che possono intervenire nella complessa mescola di azioni e
reazioni che determinano l’evolvere delle situazioni.
Nei piani del presidente Truman e del suo entourage, tramite la CIA si voleva
coordinare l’attività dei Servizi Informazioni americani, profondamente disarticolati ed
inefficienti (nonostante i successi dell’OSS, l’antenato della CIA, in Nord-Africa durante
la Seconda Guerra Mondiale), ma la concezione del suo ruolo cambiò radicalmente e
rapidamente: non si trattava più solo di raccogliere informazioni su ciò che accadeva nel
mondo, i dirigenti della CIA consideravano proprio dovere fare in modo che certe cose
accadessero e ambivano ad agire, virtualmente, come un “governo nel governo” degli Stati
Uniti.
37
L’opinione pubblica e gli esponenti del governo approvarono questa rapida
crescita dei poteri dell’Agenzia, considerata giustificata ed indispensabile in quanto gli
USA dovevano reagire con realismo e prontezza alla minaccia che l’Urss rappresentava
nel panorama politico-internazionale del dopoguerra. Ma non bisogna dimenticare che un
servizio segreto prospera sulle minacce e se gode di un’autonomia eccessiva non è
improbabile che si verifichino degli abusi: la sua esistenza e i suoi finanziamenti
dipendono dalla capacità di convincere i politici che la nazione è in pericolo e che lo
spionaggio rappresenta nello stesso tempo una “spada e uno scudo”.
38
Come vedremo nel
corso della trattazione proprio questo sarà uno dei problemi che porterà la CIA ad agire
con eccessiva autonomia e, di conseguenza, ad abusare dei propri poteri per garantirsi la
sopravvivenza.
L'attività di un servizio segreto si realizza grazie allo spionaggio, vale a dire la
dislocazione di agenti, la cui identità rimane segreta, in rappresentanze diplomatiche,
uffici pubblici e industrie di paesi esteri; e grazie al controspionaggio
39
, cioè la
destinazione, in accordo con l'FBI
40
, di agenti segreti in importanti uffici statunitensi dove
si teme sia maggiore il rischio di infiltrazione straniera, operazione per la quale la CIA si
dimostrò più volte impreparata.
Nel corso degli anni, l'azione della CIA si è tuttavia trasformata in una forma di
politica indiretta, spaziando dal semplice sostegno economico a uomini politici o partiti
37
Phillip KNIGHTLEY, Nel mondo dei condor: la storia occulta dei servizi segreti da Mata Hari ai satelliti
spia, Milano, A. Mondadori, 1988, p.271
38
ivi, p.276
39
Operazioni attuate per impedire all’opposizione di infiltrarsi nel proprio servizio segreto e per cercare di
carpirne i segreti. Il controspionaggio è, in pratica, la lotta tra i servizi informazioni
40
FBI o Federal Bureau of Investigation, ufficio investigativo federale, agenzia del Dipartimento di
Giustizia degli Stati Uniti d'America e principale ente investigativo federale. Le sue competenze, che
riguardano in generale le violazioni di leggi federali, comprendono le indagini nei casi di spionaggio,
sabotaggio e attività sovversive che attentano alla sicurezza nazionale, criminalità organizzata, traffico di
droga, terrorismo
19
stranieri vicini agli Stati Uniti, all'assistenza a gruppi di pressione e, addirittura, al
sostegno di iniziative sovversive o paramilitari, suscitando vivaci polemiche sia in patria
sia all'estero. La sua funzione primaria non fu, dunque, soltanto quella di raccogliere
informazioni, ma anche quella di promuovere attività clandestine e atti di illecita
ingerenza negli affari interni degli altri stati.
L’ossessione americana per la sicurezza nazionale e la lotta contro il nemico
giurato, il comunismo, ha reso la CIA il braccio segreto della politica estera americana:
41
spionaggio, controspionaggio (che dovrebbe essere la sua funzione prioritaria),
propaganda, disinformazione (la diffusione deliberata di informazioni false), deviazione
della pubblica opinione, guerre psicologiche e attività paramilitari sono le sue armi più
potenti, favorite dalla quasi totale assenza di limiti etici e legali. Con le sua struttura
tentacolare non esita a penetrare in istituzioni private e a manipolarle, recluta agenti e
mercenari in tutto il mondo e se necessario crea organizzazioni proprie, le cosiddette
insospettabili “compagnie dipendenti”, come ad esempio l’Air America (operativa dagli
anni sessanta in poi), per raggiungere i suoi scopi.
La funzione principale dell’Agenzia diventò così quella di attuare una politica
estera parallela a quella ufficiale del governo, liberando il presidente da qualsiasi
responsabilità, e favorendo consistenti interessi e manovre di tipo politico, economico e
militare: “giusto o sbagliato che sia, il suo compito era di attuare la politica estera
camuffata del governo”.
42
La sua arma principale consisteva nell’ingerenza clandestina
negli affari interni di altri Stati che il governo americano voleva assoggettare al proprio
controllo o alla propria sfera d’influenza; ma l’azione clandestina, come “surrogato” di
una politica estera coerente ed efficiente, si rivelò uno strumento efficace solo quando le
forze interne di un paese si stavano già muovendo nella direzione in cui la CIA voleva
spingerle.
43
“Aureolata” di romantiche leggende, l’attività della CIA rimase mimetizzata
da una cortina di false immagini e protetta dalle menzogne ufficiali, oltre che dai suoi
numerosi successi.
44
La CIA infatti perseguiva lo scopo di garantire la sicurezza della nazione, obiettivo
nobile e legittimo che la maggior parte delle volte riuscì a raggiungere.
41
V. MARCHETTI; J. D. MARKS, op. cit., p.27
42
ivi, cit.114
43
Phillip KNIGHTLEY, op. cit., p.280
44
Rhodri JEFFREYS–JONES, The CIA And American Democracy: With A New Preface, 2a edizione, New
Haven, Yale University Press, 1998, p.14
20
La struttura della CIA
La CIA è un’agenzia indipendente che risponde direttamente al presidente tramite
il DCI, il Direttore dell’Agenzia, e deve rendere conto del proprio operato al popolo
americano attraverso i comitati di vigilanza inseriti nel congresso degli Stati Uniti. Ma, in
nome della “sicurezza nazionale”, l’Agenzia non riconosce né agli organi legislativi né
alla stampa il diritto di indagare sul suo operato: il suo compito oltre che segreto diventa
così privilegiato.
Questa “mentalità clandestina” trae nutrimento dalla segretezza e dall’inganno,
incoraggiando a sua volta una certa amoralità professionale basata sulla convinzione che
fini legittimi siano conseguibili anche con mezzi inaccettabili. Forte di un congresso
debole ed acquiescente, oltre che male informato, incoraggiata ed assistita da una serie di
presidenti decisi a sfruttarla come copertura per operazioni rischiose, delicate, spesso
discutibili e per i loro loschi affari, la “setta dei servizi segreti” è riuscita ad erigere
intorno a se stessa un muro di leggi e regolamenti contro il quale si è infranto ogni
tentativo di controllo pubblico.
La giustificazione addotta per il diritto di mentire è che nel campo delle operazioni
clandestine la segretezza è necessaria per impedire che le decisioni politiche ed operative
del governo vengano a conoscenza del nemico. Così l’amministrazione Eisenhower mentì
21
agli americani sul ruolo della CIA nel colpo di stato in Guatemala del 1954, sull’appoggio
al fallito tentativo insurrezionale del 1958 in Indonesia e sul vero senso della missione
dell’U-2 pilotato da Gary Powers nel 1960. Kennedy mentì invece sul ruolo della CIA
nella spedizione contro Cuba nel ’61, ammettendone la complicità solo dopo il clamoroso
fallimento dello sbarco alla Baia dei Porci. L’amministrazione Johnson nascose
sistematicamente la vera entità dell’impegno americano in Vietnam e nel Laos, negando il
coinvolgimento della CIA. Nixon mentì pubblicamente sul tentativo della CIA di
determinare l’esito delle elezioni del ’70 in Cile, sul successivo colpo di stato guidato dal
generale Pinochet, sullo scandalo del Watergate. Reagan condusse un’operazione segreta
tra Iran e Nicaragua, nascosta fino alla pubblicazione di prove compromettenti e alla
scoperta dello scandalo dell’IranGate.
III. Solo analisi o anche covert operations?
Fin dalle origini fu deciso che nella stessa organizzazione avrebbero agito una
componente analitica ed una operativa e a quest’ultima sarebbero state affidate le
operazioni clandestine
45
. Fu questo il primo passo verso la divisione della CIA in due
“anime” e verso la degenerazione e gli abusi della sua componente più autonoma, ovvero
quella operativa. L’esperienza dei servizi segreti americani si è contraddistinta inoltre per
una tensione costante tra le due componenti e per la frequente tendenza a privilegiare
quella operativa, a cui veniva destinata gran parte del bilancio.
46
Questo perché le esigenze
principali del paese riguardavano i temi della sicurezza ai quali erano inevitabilmente
legati quelli della segretezza; serviva un organismo autonomo e competente in grado di
affiancare il Dipartimento di Stato nella conduzione della sua politica, con particolare
riguardo a quella estera, proprio dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando ormai gli Usa
avevano raggiunto lo status mondiale di potenza dominante e si dovevano contrapporre
all’Unione Sovietica. Inoltre il governo aveva bisogno di poter condurre le sue politiche
anche segretamente, ma soprattutto rapidamente ed efficacemente.
Proprio la segretezza con la quale i servizi segreti solitamente operano li ha resi
idonei ad assumere le responsabilità delle covert operations, ovvero delle operazioni
clandestine finalizzate a modificare o, nel caso, a mantenere intatte, preservandole da
sconvolgimenti rivoluzionari, le condizioni politiche dei paesi stranieri. Varie azioni
45
Mario DEL PERO, La CIA…, op. cit., p.9
46
ivi, p.10
22