3
Introduzione
L’azienda può formare oggetto di atti di disposizione di diversa natura , il tema affrontato
nel presente lavoro assume particolare rilievo nel corso di giudizi volti ad appurare
eventuali responsabilità civili o penali che si risolvono in giudizi di valore su imprese che
possono essere a vario titolo conferite (art. c.c. 2343), cedute, assorbite, trasformate (art.
c.c. 2498)o fuse (nel prezzo pagato dall’acquirente, dall’adeguatezza del concambio, dal
valore delle azioni, ecc.,).
Il profondo ed intenso cambiamento, che ha caratterizzato il più recente periodo di storia
economica, che ha coinvolto non solo i macrosistemi, ma anche le modalità con le quali le
aziende sono chiamate ad interpretare la loro funzione produttiva, porta alla percezione di
un nuovo disegno del sistema aziendale. Tale sistema pone in evidenza il crescente ruolo
dei soggetti, dei rapporti interpersonali per la sopravvivenza ed il successo dell’azienda, il
radicale cambiamento nei fattori che avevano determinato il successo dell’impresa
fordista che vengono sostituiti da altri più immateriali, e le molteplici modalità
organizzative ed operative con le quali tale successo può essere realizzato.
Deve essere dunque effettuata una riflessione sul cambiamento degli elementi che
concorrono a determinare il valore dei sistemi aziendali e ridisegnare le logiche valutative
per meglio definire il valore economico del capitale, attraverso la proposizione di un
nuovo modello che esce dagli schemi delle tradizionali logiche valutative, con un
approccio metodologico differente rispetto alla teoria e alle prassi normalmente seguite,
tale modello viene poi applicato nel capitolo 3 del presente lavoro ad una realtà aziendale
“Acque Italiane” s.r.l., dopo aver precedentemente illustrato nel secondo capitolo i diversi
metodi per determinare “il valore economico del capitale”, definito nel primo capitolo
come “espressione della complementare utilità economica che tutte le condizioni positive
e negative di produzione, unitariamente considerate riescono ad esprimere in
prospettiva”.
Le regole e i procedimenti logici che ci consentivano di definire il valore delle unità
produttive operanti nella fase precedente dell’eco nomia sono ancora valide, ma ciò
sarebbe corretto se il valore dell’imprese fosse lo stesso del passato, bisogna invece
4
riflettere sul cambiamento degli elementi che concorrono a determinare il valore dei
sistemi aziendali.
Pertanto dopo aver individuato i fattori di cambiamento ambientale più significativi ai fini
della valutazione dei sistemi aziendali si cerca di delineare un procedimento che dia
un’adeguata rilevanza agli elementi che determinano i flussi di nuova ricchezza che la
gestione può generare e il rischio a cui tali flussi sono sottoposti, il quale è strettamente
correlato al posizionamento strategico dell’impresa (cioè alla qualità degli elementi della
formula imprenditoriale) e alle sue prospettive di evoluzione che dipendono dalla qualità
del disegno strategico delineato. Si prenderà, dunque, in considerazione la coerenza del
piano strategico dell’imprenditore con le proprie potenzialità, per poi indagare
successivamente la convenienza di un piano strategico dinamico o statico nell’attuale
contesto economico.
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CAPITOLO 1
1.1 Il fenomeno aziendale
1.1.1 Le diverse definizioni d’azienda
L’azienda può essere definita sotto due profili: quello giuridico e quello economico. Sotto
il profilo giuridico l’art. 2555 cod. civ. definisce l’azienda come «il complesso dei beni
organizzato dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa».
Sotto il profilo economico la definizione d’ azienda si differenzia in maniera sostanziale da
quella giuridica, in quanto più ampia. La definizione giuridica pone in rilievo, infatti, solo
uno dei fattori produttivi aziendali, il patrimonio. La stessa, inoltre, a causa del riferimento
all’imprenditore, si adatta ad una sola delle diverse tipologie di aziende individuate dalla
dottrina economico aziendale, quelle di produzione, escludendo così quelle di erogazione o
consumo
1
. In realtà, oggi, tale dicotomia tra aziende di produzione e aziende di erogazione
(o unità di consumo) è ritenuta superata in quanto «ogni organizzazione svolge
fondamentalmente attività di produzione»
2
. Il problema riguarda, ovviamente il campo
della produzione, ma anche i servizi devono essere prodotti, pertanto si può riportare tanto
l’unità di consumo quanto l’unità composita (di produzione e consumo) alla categoria delle
organizzazioni produttive
3
. Pertanto, si necessita di individuare quei caratteri distintivi che
1
Una prima classificazione delle aziende che risale ai tempi del Besta si basa sulla convinzione che le
istituzioni aziendali perseguono scopi diversi, si hanno così aziende di erogazione che perseguono in via
diretta il fine del soddisfacimento dei bisogni umani (aziende primigenie attuate dall’uomo che acquisiva e
distribuiva i beni per la sussistenza propria o del nucleo familiare in cui viveva), e le aziende di produzione
che soddisfano i bisogni in via indiretta per il tramite della produzione e distribuzione della ricchezza
(limitano il proprio compito alla produzione, per il mercato, di beni o servizi di natura economica, tali
aziende servono indirettamente alla soddisfazione dei bisogni umani).
2
E. Cavalieri, SIDREA, “Appunti per un dibattito sulla cultura aziendale”, Ottobre 2006.
http://www.sidrea.it/upload/allegati/10853.pdf
3
Ibidem.
9
permettono ad un’organizzazione produttiva di elevarsi a dignit à di azienda, e che si
rilevano in una visione sistemica, autonomia ed economicità
4
.
L’azienda non è la fabbrica, lo stabilimento o l’ufficio dove si realizza l’attività produttiva,
un’azienda consiste nel sistema di relazioni che si instaurano tra i fatto ri ad essa destinati,
vincolati e dall’insieme vasto e complesso delle condizioni e circostanze interne ed esterne.
La vita dell’azienda non coincide con quella dei suoi promotori, né di alcuno dei fattori,
tale vita scaturisce dall’insieme degli andament i economici, finanziari, tecnici,
patrimoniali, organizzativi o decisionali che si determinano a seguito di una relazione
combinatoria tra i fattori produttivi, da una composizione delle forze interne ed esterne, di
una relazione sistematica tra le operazioni che puntualizzano la sua dinamica
5
.
L’unità formata da un individuo è la più elementare forma di svolgimento dell’attività
economica, anche un uomo da solo può compiere le funzioni della produzione, dello
scambio, del consumo, ma in un sistema progredito l’economia dell’azienda non coincide
con quella dell’individuo, sebbene, insieme a quest’ultima faccia parte del sistema
economico generale del quale ambedue rappresentano le unità elementari
6
, pertanto
l’azienda implica quanto meno l’azione unitaria e solidale di un gruppo di persone a vario
titolo interessate alle sue vicende
7
.
Le svariate e mutevoli definizioni che l’azienda ha trovato e trova nelle discipline
economico – amministrative sono giustificate dal mutamento nel tempo degli stessi
fenomeni che formano oggetto di studio
8
. All’inizio Besta (in “ La ragioneria”) definì
l’azienda come «la somma dei fenomeni o negozi o rapporti da amministrare, relativi ad
un cumolo di capitali che formi un tutto a sé, o a una persona singola o a una famiglia o
ad un’unione qualsivoglia». Successivamente il progredire degli studi economici apre la
strada ad indagini secondo le quali l’azienda appare come sistema dinamico di operazioni e
parti. Questo carattere ripreso dallo Zappa (in “Tendenze nuove negli studi di ragioneria”)
definì in un primo momento l’azienda come « coordinazione economica in atto… istituita e
retta per il soddisfacimento di bisogni umani». Successivamente lo stesso autore (in “Le
4
Vedi paragrafo 1.1.2 del presente lavoro.
5
E. Giannessi 1960.
6
«L’azienda può essere intesa come unità elementare dell’ordine economico -generale, dotata di vita propria
e riflessa». E. Giannessi 1960.
7
«La concreta economia di azienda non può mai essere risolta negli scopi, nei mezzi e nelle azioni di
individui indipendenti». G. Zappa 1956.
8
«La realtà della complessa e multiforme vita delle aziende non è fatta a compartimenti stagni, a chiuse
caselle. Le diverse classificazioni delle aziende non si escludono reciprocamente». G. Zappa 1956.
10
produzioni nell’economia delle imprese”) pone in risalto la natura durevole dell’azienda
definendola come «un istituto economico destinato a perdurare che, per il soddisfacimento
dei bisogni umani, ordina e svolge in continua coordinazione la produzione o il
procacciamento e il consumo della ricchezza».
Il fenomeno aziendale è il risultato di un processo di composizione degli interessi dei
singoli individui o di gruppi i quali devono rinunciare alla loro personale posizione per
realizzare l’interesse dell’aggregato. La finalità generale che accomuna tutte le aziende, è
ravvisata nella creazione di valore per l’azienda stessa e per le differenti categorie di
portatori di interesse comunque coinvolti e socialmente riconosciuti
9
. L’azienda deve
sviluppare le proprie coordinazioni produttive in modo tale che il valore economico della
produzione risulti sistematicamente superiore al valore delle risorse consumate nel
processo produttivo. In tal senso l’attività cera valore. La creazione di ricchezza o di valore
non è limitata ad un periodo predefinito ma si estende nel tempo e viene ravvisata nel
raggiungimento, conservazione, miglioramento di posizioni di equilibrio economico
durevole ed evolutivo
10
. Un’azienda non ha molte alternative o crea ricchezza nel tempo,
ed in tal modo è in grado di dare una risposta piena alle esigenze di chiunque entri in
rapporto con essa, oppure distrugge ricchezza, ed allora non soddisfa né bisogni aziendali,
né individuali, né collettivi
11
.
1.1.2 I criteri discriminanti dell’azienda
Le unità che operano nel sistema economico sono organizzazioni produttive che in vario
modo assolvono la funzione di produrre beni o servizi per soddisfare bisogni individuali o
collettivi
12
. Possono essere riconosciute come aziende se in esse si riscontrano i caratteri
9
E. Cavalieri, SIDREA, “La Ragioneria e l’Economia aziendale: dinamiche evolutive e prospettive di
cambiamento”, Maggio 2008.
10
E. Giannessi 1960.
11
«L’azienda nella sua universalità, non mira al conseguimento del profitto, ma alla creazione, al
mantenimento e tutte le volte che è possibile, allo sviluppo di una fonte produttrice di ricchezza: il che è
quanto dire l’azienda ha per scop o l’azienda, cioè se stessa » . E. Giannessi 1969.
12
E. Cavalieri 2005.