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SECONDO CAPITOLO
L'ETICHETTA DEL
DISTURBO MENTALE
"La stigmatizzazione ci impedisce di vedere l'individuo dietro la
malattia.
Dobbiamo imparare a guardare oltre le etichette." - Vikram
Patel
LA STIGMATIZZAZIONE
La stigmatizzazione è un processo attraverso il quale un individuo o un gruppo viene
marchiato, etichettato o giudicato negativamente sulla base di alcune caratteristiche,
azioni o appartenenze. Questo fenomeno può avere conseguenze psicologiche, sociali
ed economiche significative per le persone stigmatizzate.
La stigmatizzazione può manifestarsi in diversi contesti, come la salute mentale, le
malattie fisiche, l'orientamento sessuale, l'identità di genere, l'appartenenza etnica, la
religione, la condizione economica e molti altri aspetti della vita delle persone.
Quando un individuo o un gruppo viene stigmatizzato, può subire discriminazioni,
pregiudizi, isolamento sociale e difficoltà nell'ottenere opportunità e trattamenti equi.
È importante notare che la stigmatizzazione può essere basata su percezioni sbagliate,
ignoranza o stereotipi, anziché su fatti concreti. Spesso, le persone stigmatizzate
vengono trattate ingiustamente o considerate diverse semplicemente a causa delle
etichette o delle caratteristiche che vengono applicate loro. Ciò può causare danni
psicologici, bassa autostima e limitazioni nelle opportunità di vita.
Negli ultimi anni, molte organizzazioni e attivisti si sono dedicati a combattere la
stigmatizzazione attraverso l'educazione, la sensibilizzazione e la promozione
dell'accettazione e della comprensione delle differenze. L'obiettivo è ridurre l'effetto
negativo della stigmatizzazione sulle persone e creare società più inclusive e
rispettose.
Nella filosofia, il concetto di stigma è stato affrontato in vari modi da diversi filosofi
e pensatori. Una definizione generale di stigma nella filosofia si riferisce a un marchio
negativo o a una caratteristica disonorevole che viene associato a una persona o a un
gruppo. Questo marchio può influenzare il modo in cui la persona è vista dagli altri e
può portare a discriminazione, esclusione sociale o giudizio negativo. Nella filosofia
morale ed etica, il concetto di stigma può essere esaminato in relazione alla moralità,
alla giustizia e all'empatia. Ad esempio, alcuni filosofi potrebbero affrontare la
questione di come trattare le persone stigmatizzate o come affrontare la
stigmatizzazione ingiusta basata su caratteristiche che non dovrebbero essere rilevanti
40
per la valutazione morale di un individuo. Dalla prospettiva etica, il concetto di stigma
solleva domande riguardanti il trattamento equo e giusto delle persone stigmatizzate.
Gli etici si concentrano sulla giustizia, sulla moralità e sul rispetto per la dignità
umana. Cercano di esaminare se la stigmatizzazione sia giustificata da un punto di
vista etico e se vada contro principi fondamentali come l'uguaglianza, l'autonomia e
il rispetto. Dalla prospettiva della filosofia sociale, la stigmatizzazione può essere
analizzata come parte del processo di costruzione sociale dell'identità. Gli studiosi
potrebbero esplorare come le norme culturali, le dinamiche di gruppo e i meccanismi
di conformità sociale contribuiscano alla creazione e alla perpetuazione dello stigma.
La filosofia sociale riconosce che l'identità individuale e di gruppo è costruita
attraverso interazioni sociali, istituzioni e processi culturali. Gli studiosi esaminano
come le caratteristiche stigmatizzate vengono collegate a determinati ruoli, aspettative
e posizioni nella società. La filosofia sociale riconosce che le persone svolgono ruoli
specifici nella società, come genitori, lavoratori, cittadini, ecc. Le caratteristiche
stigmatizzanti possono influenzare i ruoli che vengono assegnati alle persone. Ad
esempio, una persona con una malattia mentale potrebbe essere etichettata come
"instabile" e di conseguenza non idonea a certi ruoli o responsabilità.
Dal pensiero della filosofia sociale possiamo analizzare dettagliatamente come la
società e la categorizzazione dei gruppi sociali abbia un impatto drastico
sull'individualità dell'uomo, e come la propria identità possa essere frammentata in
relazione ai diversi gruppi di appartenenza. L'identità sociale e l'interazione con un
gruppo che predilige la discriminazione e il pregiudizio verso un outgroup è una delle
cause maggiori di stigmatizzazione, insieme all'ignoranza.
2.1 TEORIE E RIFERIMENTI DI AUTORI
TEORIA DELL'IDENTITA' SOCIALE
Nei primi anni Settanta i ricercatori dell'Università di Bristol svilupparono un
approccio teorico che sottolineava l'importanza intrinseca dell'appartenenza a un
gruppo nella comprensione delle relazioni intergruppo.
La società è strutturata in distinti gruppi sociali che si trovano in rapporto reciproco
di potere e di status (per esempio: neri e bianchi negli Stati Uniti, sunniti e sciiti in
Iraq). Secondo la premessa centrale dell'approccio dell'identità sociale, le categorie
sociali di tutti i tipi (come una nazione, un'università o un gruppo che condivide un
hobby) forniscono ai membri un'identità sociale: una definizione e una valutazione di
chi si è.
L'identità sociale è quella parte del concetto di sé che si sviluppa dall'appartenenza a
un gruppo, questo significa che le persone si confermeranno a norme ingroup e
dimostreranno sia solidarietà sia favoritismo ingroup
9
. Quando pensano a sé stessi,
coloro che appartengono agli ingroup o agli outgroup useranno stereotipi di gruppo
rilevanti. L'identità sociale è distinta dall'identità personale. Quest'ultima è la parte del
concetto di sé che deriva dai tratti individuali e dai rapporti peculiari che intratteniamo
con gli altri (Turner 1982). L'identità personale è associata al comportamento
individuale e interpersonale piuttosto che ai comportamenti di gruppo e intergruppo.
Le persone hanno tante identità sociali quanti sono i gruppi con cui si identificano e
tante identità personali quanti sono gli attributi peculiari o i rapporti stretti con cui
definiscono sé stesse. Nonostante le nostre numerose identità, sperimentiamo il sé
come un'unità integra con una biografia ininterrotta.
9
favoritismo ingroup: comportamento che favorisce il proprio gruppo rispetto agli altri.
41
TEORIA DELLA CATEGORIZZAZIONE DEL SE'
L'originale analisi proposta della teoria dell'identità sociale si concentrò sulle relazioni
intergruppo (Tajfel e Turner, 1979). John Turner e colleghi tornarono in seguito sulle
modalità con cui la categorizzazione del sé si collega ai processi di gruppo nel loro
complesso, con la teoria della categorizzazione del sé (Turner, Hogg, Hoakes, Reicher
e Wetherell, 1987). Entrambe queste teorie hanno avuto un ampio sviluppo grazie agli
psicologi sociali.
Le persone rappresentano mentalmente le categorie sociali e i gruppi come prototipi.
Un prototipo è un insieme sfuocato di attributi (percezioni, credenze, atteggiamenti,
sentimenti, comportamenti) che descrive un gruppo e lo distingue da altri gruppi
rilevanti. I prototipi obbediscono al principio del metacontrasto
10
: un contrasto tra i
contrasti. Formiamo categorie in modo che le differenze tra queste superino le
differenze al loro interno. Il contenuto dei prototipi può variare a seconda del contesto
sociale. Quando categorizziamo le persone le vediamo attraverso le lenti del prototipo
rilevante, ingroup o outgroup. Le vediamo come membri di un gruppo piuttosto che
come individui unici, e ciò conduce alla depersonalizzazione
11
. Basandoci sui nostri
stereotipi di gruppo, le giudichiamo più simili al prototipo rilevante di quanto
probabilmente esse siano e, nel caso degli outgroup, cadiamo in preda
all'etnocentrismo
12
. Quando categorizziamo noi stessi, succede esattamente lo
stesso. Ci definiamo, percepiamo e valutiamo nei termini di quello che al momento è
il nostro prototipo di ingroup: ci conformiamo alle norme di gruppo.
Quando si parla di ingroup ed outgroup, soprattutto quando si analizza la questione
dello stigma, vi si deve per forza sottolineare che all'interno della relazione distante
tra questi due gruppi, a causa della forte ego-dominanza
13
del gruppo di
appartenenza, insorgono competizioni e gerarchie di dominanza del potere, da cui
scaturisce una forte discriminazione tra i due gruppi.
Parlando di stigmatizzazione, facciamo riferimento a quella esclusione di una cerchia
ristretta di individui, la quale viene accomunata da una caratteristica o più
caratteristiche, non condivise, se non demonizzate da un gruppo dominante, dove sono
collegati attraverso un'identità sociale che prediligono un'ideologia comune di
normalità, ed è per questo che insorgono atti violenti e non etici di esclusione.
Riprendendo il concetto delle posizioni gerarchiche e la loro relazione con la
stigmatizzazione nella filosofia sociale dove esprime una caratteristica fondamentale
che riguarda il pensiero della stigmatizzazione. Questa prospettiva evidenzia come la
stigmatizzazione possa influenzare direttamente la posizione e il ruolo sociale delle
persone. Le caratteristiche stigmatizzate possono portare a una posizione sociale
inferiore o a una gerarchia sociale sottolineata. Le persone con tale etichetta
potrebbero essere relegate a posizioni di minor potere, accesso limitato alle risorse o
status sociale inferiore a causa delle loro caratteristiche stigmatizzanti.
10
principio di metacontrasto: il prototipo di un gruppo è rappresentato dalla posizione al suo interno che il rapporto
più alto tra le “diversità dalle posizioni ingroup” e le “ diversità dalle posizioni outgroup”,
11
Depersonalizzazione: percezione e trattamento di sé e degli altri non come individui unici, ma come incarnazioni
prototipiche di un gruppo sociale.
12
L'etnocentrismo è un concetto che si riferisce alla tendenza umana a valutare, giudicare e interpretare le culture e
i comportamenti degli altri gruppi in base ai propri standard culturali e sociali.
13
L'ego-dominanza si riferisce a una disposizione individuale caratterizzata dalla ricerca di potere, dominio e
controllo sugli altri. È un tratto di personalità che indica un forte desiderio di raggiungere una posizione superiore all'interno
delle dinamiche sociali e relazionali. Le persone con un alto grado di ego- dominanza tendono ad essere orientate verso il
proprio interesse personale e a cercare di influenzare o controllare gli altri per ottenere vantaggi o soddisfare le proprie
esigenze.
42
TEORIA DELLA DOMINANZA SOCIALE
La teoria della dominanza sociale (lavoro di: Jim Sindanius, Felicia Pratto e
colleghi), spiega la misura in cui le persone accettano o rifiutano le ideologie o i miti
della società che legittimano la gerarchia e la discriminazione oppure l'uguaglianza e
l'equità. Le persone che desiderano per il proprio gruppo il predominio e la superiorità
rispetto agli outgroup possiedono un altro orientamento alla dominanza sociale, che li
spinge a rifiutare ideologie ugualitarie e ad accettare miti che legittimano gerarchia e
discriminazione. Persone di questo tipo sono più predisposte al pregiudizio rispetto a
persone con un basso orientamento alla dominanza sociale.
Le posizioni gerarchiche basate sulla stigmatizzazione possono contribuire alla
perpetuazione delle disuguaglianze. Le persone stigmatizzate possono avere meno
opportunità di avanzamento sociale e di accesso alle risorse, con conseguente ciclo di
svantaggio.
Le gerarchie nel contesto sociale, svolgono la funzione di schema per orientare
l'individuo 0all'accrescimento verso uno status più ambito, ma questo desiderio
provoca una serie di tagli nella società, dove l'individuo più svantaggiato ricade nella
bocca della discriminazione, l'affiliazione di un'etichetta che rimarrà attaccata per
tutta la vita sulla schiena di un individuo, la quale ha avuto più ostacoli che mani tese
durante il tragitto verso l'ambizione di una vita normale.
Questa stessa etichetta sociale predispone l'individuo a continui giudizi. La società
utopica, dovrebbe ampliare il concetto di empatia e cercare di invogliare le persone
ad allargare i propri gruppi di riferimento, per far entrare persone la cui vita non gli
ha mai regalato nulla se non lacrime e sofferenze, espandere il concetto di altruismo
e imparare da questi individui che vengono reputati svantaggiati, che in realtà
dovrebbero essere considerati dei veri e propri guru della vita, dato che la loro
continua sofferenza e supremazia verso gli ostacoli più difficili della vita, può essere
considerata la madre di tutte le conoscenze. In un mondo utopico, il pregiudizio e la
discriminazione non esisterebbero, ma esisterebbe solo l'evoluzione, l'evoluzione
verso una specie più evoluta e cosciente.
Purtroppo, noi viviamo in un mondo distopico, dove la realtà infrange ogni speranza
di uscita, dove ogni sforzo è una roccia che cade verso la nostra ambizione, e per
quanto sia dura la vita, non è mai più dura della società che ci ricorda continuamente
come dovremmo essere e come non saremo mai, con l'aiuto dei social media, la voce
del pessimismo, ronza nelle orecchie di tutti gli individui di tutto il mondo e in questo
non fa differenza e pregiudizio.
2.2 PREGIUDIZIO E DISCRIMINAZIONE
L'importanza per il genere umano degli argomenti affrontati in questo capitolo fu
messa in rilievo tanto tempo fa, da un famosissimo psicologo sociale Gordono Allport
nell’opera "La natura del pregiudizio", pubblicato nel 1954, è un testo influente nel
campo della psicologia sociale e ha gettato le basi per la comprensione di come
pregiudizi, stereotipi e stigmatizzazione influenzino la società umana.
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Allport esaminò il pregiudizio da diverse prospettive, inclusi fattori psicologici,
sociali e culturali. Nel libro, ha affrontato come il pregiudizio possa emergere, essere
perpetuato e avere effetti negativi sulla percezione e sul trattamento delle persone in
base a caratteristiche come razza, etnia, religione e altri aspetti. Egli ha sottolineato
che il pregiudizio non è solo un fenomeno individuale, ma è radicato in strutture
sociali più ampie.
Allport ha riconosciuto che il pregiudizio può avere radici nella psicologia
individuale. Questo include la tendenza umana a categorizzare le persone in gruppi,
formare stereotipi e trarre conclusioni superficiali basate su queste categorie. Le
emozioni, le percezioni e le esperienze personali possono influenzare la formazione
del pregiudizio. La tendenza a categorizzare le persone in gruppi è un processo
cognitivo naturale che semplifica il mondo complesso attorno a noi. Tuttavia, questa
categorizzazione può portare a semplificazioni eccessive, in cui le persone vengono
viste solo attraverso l'etichetta del loro gruppo anziché come individui unici. Questo
porta alla formazione di stereotipi. Gli stereotipi sono generalizzazioni e
semplificazioni sulle caratteristiche di un gruppo. Questi possono emergere dalla
necessità di semplificare le informazioni, ma possono anche riflettere preconcetti e
convinzioni radicate. Gli stereotipi possono influenzare la percezione delle persone e
contribuire al pregiudizio.
Allport ha evidenziato che il contesto sociale gioca un ruolo cruciale nella formazione
e nella perpetuazione del pregiudizio. Gli individui imparano e interiorizzano i
pregiudizi attraverso l'interazione con gli altri, il contesto familiare, l'educazione, i
media e le istituzioni sociali. Le interazioni con gli altri giocano un ruolo chiave
nell'apprendimento dei pregiudizi. Le opinioni e le credenze delle persone possono
essere influenzate dalle percezioni e dalle esperienze con individui di diversi gruppi.
La famiglia è spesso il primo ambiente in cui i bambini vengono esposti a valori,
opinioni e atteggiamenti. I pregiudizi possono essere trasmessi attraverso le
generazioni e interiorizzati fin dalla giovane età. Le istituzioni educative svolgono un
ruolo chiave nell'esposizione delle persone a diverse prospettive culturali e sociali.
Tuttavia, possono anche essere luoghi in cui si perpetuano stereotipi e pregiudizi, a
meno che non ci sia un impegno attivo nell'educazione alla tolleranza e alla diversità.
Le interazioni con i coetanei possono influenzare in modo significativo le opinioni
delle persone, specialmente durante l'adolescenza. Gruppi di pari possono avere un
impatto sia positivo che negativo sulla formazione del pregiudizio. Il contesto sociale
è un terreno fertile per l'acquisizione e la diffusione dei pregiudizi.
Allport ha analizzato come il pregiudizio emerga da questi fattori e come possa essere
perpetuato attraverso la conferma reciproca tra gruppi sociali e individui. Le
percezioni errate e le idee preconcette possono essere rafforzate quando le persone
cercano conferma nelle loro interazioni e osservazioni quotidiane. Le persone tendono
a cercare e interpretare le informazioni in modo tale da confermare le loro convinzioni
preesistenti. Questo fenomeno noto come "conferma selettiva"
14
e può portare
all'ignoranza delle informazioni che non supportano le opinioni già presenti.
Le aspettative che le persone hanno su un gruppo o su un individuo influenzano la
14
La conferma selettiva, o bias di conferma, è un fenomeno psicologico in cui le persone tendono a cercare,
interpretare e ricordare in modo selettivo le informazioni che confermano le loro credenze preesistenti o le loro
aspettative, ignorando o sottovalutando le informazioni che le contraddicono.
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loro percezione e interpretazione delle loro azioni. Ad esempio, se si crede che un
gruppo sia "pericoloso", qualsiasi azione di un membro di quel gruppo potrebbe essere
interpretata come una conferma di tale convinzione.
Le persone tendono a adattarsi alle opinioni e alle norme del gruppo in cui si trovano.
Se un gruppo socialmente rilevante esprimesse pregiudizi, gli individui potrebbero
sentirsi inclinati a conformarsi a tali idee per evitare il conflitto o per essere accettati.
Quando più persone all'interno di un gruppo condividono le stesse opinioni
pregiudizievoli, si può creare un senso di consenso e validità di tali idee. Questo può
aumentare la confidenza delle persone nelle loro opinioni, anche se sono basate su
percezioni errate.
L'interazione costante con persone che condividono opinioni simili può comportare
una retroazione sociale
15
. Ciò significa che le persone si sentono confermate nelle
loro convinzioni dal feedback positivo o dalla condivisione delle stesse idee da parte
degli altri.
Il concetto espresso da Allport sul pregiudizio mette in rilievo caratteristiche
fondamentali per la conoscenza di tale fenomeno, come abbiamo approfondito nel
capitolo precedente, il contesto individuo-ambiente e la relazione che intercorre tra
essa, modula continuamente la percezione dell'individuo stesso, e questo porta alla
formazione di effetti negativi che influiscono sulla società. Allport ha messo in
evidenza come il pregiudizio possa avere effetti negativi su come le persone sono
percepite e trattate. Può portare a discriminazione, esclusione, marginalizzazione e
violazioni dei diritti umani.
Il pregiudizio può spingere le persone a trattare gli individui di determinati gruppi in
modo ingiusto, sfavorevole o discriminatorio. Questo può tradursi in azioni che
limitano l'accesso alle opportunità, alle risorse e ai diritti, basandosi su caratteristiche
come razza, etnia, genere, orientamento sessuale e altro.
Il pregiudizio può essere alla base di violazioni gravi dei diritti umani fondamentali.
Questo include trattamenti ingiusti, coercizione, abusi fisici o psicologici e restrizioni
della libertà a causa delle caratteristiche personali o dell'appartenenza a determinati
gruppi.
LA NATURA DEL PREGIUDIZIO E LA DISCRIMINAZIONE
Il pregiudizio e il suo manifestarsi attraverso la discriminazione, sono tra i principali
ostacoli che si contrappongono alla conoscenza e la comprensione delle cause e
conseguenze, è una delle nostre grandi sfide. Possiamo mandare le persone sulla Luna,
modificare geneticamente gli organismi viventi, sostituire organi mal funzionanti;
possiamo fare il giro del mondo a un'altitudine di 10.000 metri e comunicare più o
meno con chiunque in qualunque momento tramite internet. Eppure, tutt'oggi vi sono
ancora suicidi per bullismo, le persone cambiano percorso per non incrociare una
persona di colore. Dopo tutti questi passi avanti nell'evoluzione, siamo ancora fermi
ad un concetto morboso di normalità, che provoca un divario nella società
sprigionando odio e distacco tra simili.
15
La "retroazione sociale" è un concetto che si riferisce al processo attraverso il quale le persone ricevono
conferma, convalida e supporto per le proprie convinzioni, opinioni o comportamenti da parte degli altri
individui con cui interagiscono o con cui sono in contatto.
45
Ma tutto questo è anche colpa della poca informazione, dell'ignoranza che accresce
l'odio, se solo ci fosse più comunicazione e informazione tra le persone, si potrebbe
ampliare il concetto di unione ed empatia, inibendo la solitudine scaturita dalla
discriminazione e pregiudizio.
2.3 CHE COS'E' IL PREGIUDIZIO?
Un aspetto terribile del pregiudizio è la disumanizzazione di un gruppo di persone. Se
un outgroup può essere considerato meno che umano, compiere atrocità contro i suoi
membri equivarrà essenzialmente a schiacciare un insetto. La disumanizzazione si
basa su un luogo comune: gli europei, che prima del sedicesimo secolo avevano fitti
commerci con la Cina, pensavano apparentemente che l'Oriente fosse “una strana e
meravigliosa creatura”. Dopo l'incontro con alcuni sacerdoti gesuiti, uno studioso del
confucianesimo in Cina ne fornì una visione nettamente più sfavorevole in una lettera
al figlio: “Quest' Uomini dell'Oceano sono bestie alte, con profondi occhi infossati e
naso aquilino. Sebbene appartengano senza dubbio
alla nostra specie, non sembrano possedere alcuna delle facoltà mentali degli uomini.
Il più bestiale dei bifolchi è molto più umano. È però molto probabile che possano
venire addestrati e che con pazienza si possa insegnare loro la condotta propria
dell'essere umano” (Citato in La Piere E Fransworth, 1949, p.228).
Il pregiudizio è associato a molto del dolore e della sofferenza umana: delle limitate
opportunità di occupazione dei nuovi immigrati, alla violenza fisica contro cittadini
appartenenti a gruppi di minoranza, fino addirittura al genocidio. Il pregiudizio ci ha
sempre accompagnato e purtroppo, può continuare a costituire una parte fondamentale
della condizione umana.
Il pregiudizio, socialmente deprecabile, pervade paradossalmente la vita sociale,
perfino nella società dov'è istituzionalizzato vengono usate giustificazioni per negare
che quello praticato sia effettivamente pregiudizio.
2.4 STEREOTIPI E PREGIUDIZI
Nell'approfondire il discorso sul pregiudizio, affronteremo forme e conseguenze del
pregiudizio e della discriminazione e approfondiremo la nostra comprensione
osservandone le origini nelle relazioni tra gruppi.
Il pregiudizio si basa sugli stereotipi negativi affibbiati ai gruppi. Gli stereotipi sono
fondamentalmente schemi di gruppi sociali; quelli che vengono applicati agli
outgroup sono etnocentrici e spesso associati a pregiudizi, discriminazione e conflitto
tra gruppi. Gli stereotipi sono immagini semplificate dei membri di un gruppo; quando
vengono applicati agli outgruop sono spesso dispregiativi. Di frequente, si basano su
differenze, chiaramente visibili tra i gruppi, come ad esempio l'aspetto fisico. Di solito
sono condivisi dai membri di un gruppo nella rappresentazione dei membri di un altro
gruppo, ma possono anche essere immagini comuni dell'ingroup di appartenenza.
Le persone descrivono facilmente vasti gruppi umani attraverso alcune caratteristiche
diffuse piuttosto elementari. La stereotipizzazione è una scorciatoia cognitiva che ha
una funzione adattiva, dato che permette di formarsi rapide impressioni sulla gente.
Gli stereotipi non sono imprecisi o errati e possono anche avere un fondo di verità,
ma il punto chiave è che servono a comprendere particolari relazioni intergruppo.
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Dato che gli stereotipi, dal punto di vista cognitivo, hanno una funzione adattiva,
difficilmente cambiano. Questo capita generalmente in risposta a più ampi
cambiamenti sociali, politici ed economici. Tuttavia, gli stereotipi dello stesso gruppo
possono variare di contesto in contesto: sono scelti per soddisfare necessità
situazionali, i nostri obiettivi e le nostre motivazioni. Gli stereotipi tenderanno a
persistere, se nella memoria possiamo facilmente accedervi, perché ne usiamo una
grande quantità e sono importanti per definire chi siamo. Gli stereotipi sotto un certo
aspetto sono più schemi associati a categorie sociali. L'effettivo processo di
categorizzazione può portare a una “distorsione” percettiva che conferisce alla
stereotipizzazione alcune delle sue caratteristiche distintive. Il famoso psicologo
sociale Henri Tajfel (1959) sostenne che, quando giudichiamo uno stimolo (per
esempio la lunghezza di una linea, o l'aggressività di una persona), ci basiamo su
qualunque informazione riteniamo possa aiutarci a formulare il nostro giudizio.
Per verificare ciò, Tajfel e Wilkes (1963) condussero un esperimento di percezione
visiva. Una semplice manipolazione nella condizione sperimentale portò alla
categorizzazione delle otto linee in due gruppi da quattro e la stima delle loro
lunghezze differiva da quella avanzata nella condizione di controllo. Nella condizione
sperimentale, le quattro righe più corte erano identificate con la lettera A e le quattro
più lunghe con la lettera B, mentre nella condizione di controllo le etichette A e B
erano casuali. Nella condizione sperimentale la lunghezza era quindi correlata alle
etichette e le linee erano percepite come facenti parte di due categorie diverse: il primo
formato da quelle più corte e l'altro dalle righe più lunghe. Inoltre, i partecipanti
accentuarono la differenza tra categorie: Linee gruppo A giudicate più corte delle
linee del gruppo B, ma le linee del gruppo B vennero giudicate ancora più lunghe
rispetto a quanto effettivamente fossero.
Affidarsi a categorie per chiarire le percezioni è un'attività umana assolutamente
indispensabile, ma che produce anche distorsioni cognitivo-percettive generalizzate.
Tajfel (1959-1969) ha introdotto il termine “principio di accentuazione
16
” per
descrivere come diamo risalto: alle analogie tra istanze appartenenti alla stessa
categoria; alle differenze tra istanze appartenenti a categorie diverse e alle differenze
tra categorie diverse considerate nel loro complesso.
Quindi la categorizzazione dei gruppi sociali è una scorciatoia cognitiva, definita
stereotipo, che viene utilizzata in forma adattiva, quindi, questo vuol dire che noi già
dalla prima infanzia, abbiamo l'istinto di categorizzare: oggetti, ambienti, persone,etc.
Alcuni stereotipi infatti sono acquisiti precocemente, spesso prima che il bambino
conosca il gruppo che viene stereotipato, mentre altri si cristallizzano più in là
nell'infanzia.
PROFEZIA CHE SI AUTOAVVERA E MINACCIA DELLO STEREOTIPO
Gli atteggiamenti di pregiudizio sfociano in un comportamento discriminatorio
manifesto o nascosto e col tempo ciò crea degli svantaggi. In questo modo, una
credenza stereotipica può creare una realtà che conferma la credenza: è un caso di
profezia che si autoavvera (rassegna di Jussim r Fleming, 1996). Lo psicologo
dell'organizzazione Dov Eden spinse per esempio i comandanti dei plotoni delle forze
16
Il principio di accentuazione è un concetto della psicologia sociale che si riferisce alla tendenza delle persone a
enfatizzare o accentuare le differenze tra individui o gruppi in determinate situazioni. Questo principio può
portare a un ampliamento delle differenze percepite, portando a una maggiore distinzione tra le caratteristiche dei
gruppi o delle persone in base a fattori rilevanti o superficiali.
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armate israeliane a credere che i propri subordinati avessero il potenziale adatto per
prestazioni di alto livello. Dopo un programma di addestramento durato undici
settimane i plotoni dei comandanti con altre aspettative ottennero risultati migliori di
quelli guidati da comandanti “senza aspettativa”. I membri di un gruppo stigmatizzato
conoscono esattamente gli stereotipi negativi che gli altri hanno nei loro riguardi e
sperimentano quella che Steele e colleghi hanno definito “minaccia dello stereotipo
(Steele, Spencer e Aronson, 2002). Gli individui stigmatizzati sono consapevoli che
gli altri possono giudicarli e trattarli in maniera stereotipata; nei compiti di vero
interesse per loro, temono di poter confermare attraverso il proprio comportamento
gli stereotipi: temono che il proprio comportamento incarni una profezia che si
autoavvera. La ricerca americana ha indicato che gli studenti afroamericani vivono in
continua ansia e paura che i loro insuccessi accademici siano visti come la conferma
di uno stereotipo. Alla fine, ciò è causa di un'enorme ansia e può indurre gli studenti
afroamericani a ridurre i propri sforzi, a ridurre le proprie ambizioni accademiche e
infine ad abbandonare gli studi. In maniera analoga, la minaccia dello stereotipo
potrebbe giustificare gli scarsi successi di un gruppo stereotipato.
2.5 LO SVILUPPO DEL PREGIUDIZIO
Per quali motivi le persone manifestano pregiudizi? Non sorprende che le teorie del
pregiudizio, tendenzialmente, si siano concentrate sulle conseguenze estreme del
pregiudizio stesso, in particolare l'aggressività e la violenza. All'inizio del XX secolo
era orientamento diffuso considerare il pregiudizio come una reazione innata e
istintiva di fronte a certe categorie di persone (per esempio, di fronte a certi gruppi
etnici): una reazione, di fatto, analoga a quella che gli animali avrebbero I 'uno nei
confronti dell'altro (Klineberg, 1940). Questo tipo di approccio non gode attualmente
di particolare popolarità, perché non poggia su evidenze scientifiche. Tuttavia, alla
base del pregiudizio, può esistere una componente innata. Esistono prove tangibili del
fatto che gli animali superiori, compresi gli esseri umani, avvertono una paura innata
verso ciò che non è familiare né usuale (Hebb e Thompson, 1968): Alcuni studi
suggeriscono che gli animali, compresi i primati e gli esseri umani, potrebbero
mostrare una maggiore cautela o evitamento verso stimoli nuovi o non familiari.
Questo potrebbe essere un comportamento di esplorazione prudente, che aiuta a
ridurre il rischio di esposizione a situazioni pericolose o sconosciute. Tuttavia, è
importante sottolineare che l'interpretazione di questa cautela verso l'inesplorato come
"paura innata" può essere oggetto di dibattito. Alcuni ricercatori potrebbero
considerare questa risposta come una forma di attivazione o consapevolezza di stimoli
nuovi, piuttosto che una paura vera e propria. La reazione agli stimoli nuovi può
variare a seconda del contesto e dell'esperienza. Gli animali, incluso l'uomo, possono
imparare a riconoscere e adattarsi a nuovi stimoli attraverso l'apprendimento e
l'esperienza.
Esistono anche evidenze empiriche a riguardo, uno dei pionieri che ha studiato
questo effetto è:
Robert Zajonc “L’effetto della mera esposizione”
Robert Zajonc è stato uno psicologo sociale e uno dei ricercatori più influenti nel
campo della psicologia sociale. È nato il 23 novembre 1923 in Polonia ed è morto il
3 dicembre 2008 negli Stati Uniti. Zajonc è famoso per le sue ricerche pionieristiche
sull'emozione, la cognizione e il comportamento umano.
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La sua ricerca ha coperto una vasta gamma di argomenti, tra cui l'effetto della mera
esposizione, l'influenza dell'emozione sul pensiero e la cognizione sociale. La sua
teoria dell'effetto della mera esposizione ha avuto un impatto duraturo sulla psicologia
sociale e ha contribuito a spiegare come la familiarità possa influenzare le preferenze
e le valutazioni delle persone.
L'effetto della mera esposizione è un concetto studiato nella psicologia sociale e si
riferisce all'idea che la semplice esposizione ripetuta a uno stimolo può portare a una
valutazione più positiva di quello stimolo, anche senza alcuna ragione apparente.
L'idea di base è che la familiarità con uno stimolo può creare una sensazione di
comfort o sicurezza, poiché è associata a qualcosa di conosciuto e prevedibile. Questo
può portare a valutazioni più positive dello stimolo stesso. Nel suo lavoro
pionieristico, Zajonc ha suggerito che la semplice esposizione ripetuta a uno stimolo
può portare a un aumento dell'affinità verso lo stimolo stesso. Questo effetto può
verificarsi anche quando le persone non hanno una ragione specifica per provare una
valutazione più positiva. Zajonc ha condotto esperimenti utilizzando stimoli visivi e
ha osservato che i partecipanti tendevano a giudicare positivamente gli stimoli che
avevano visto più volte.
L'effetto della mera esposizione è spesso collegato a processi impliciti nel nostro
cervello. Questi processi possono essere automatici e sottolineano come le esperienze
passate possano influenzare le nostre reazioni senza che ce ne rendiamo conto
consciamente.
Alcuni studi hanno esaminato l'effetto della mera esposizione anche a livelli
subliminali, cioè quando gli stimoli vengono presentati così velocemente o in modo
sottile che non possono essere percepiti consapevolmente. Questi studi hanno
suggerito che l'esposizione subliminale ripetuta può ancora influenzare le reazioni
degli individui.
È importante notare che l'effetto della mera esposizione non è universale e può essere
influenzato da variabili come il tipo di stimolo, la durata dell'esposizione, il contesto
e le caratteristiche individuali. In alcuni casi, l'esposizione eccessiva può portare a una
diminuzione dell'effetto positivo e alla noia.
Apprendimento del pregiudizio
Un'altra prospettiva fondamentale si basa sulla credenza che i pregiudizi siano appresi.
Secondo le prospettive di Gordon Allport e Henri Tajfel sull'apprendimento precoce
dei pregiudizi. Secondo questi due importanti psicologi sociali, i pregiudizi possono
svilupparsi e radicarsi nelle prime fasi della vita, anche prima che un bambino abbia
una comprensione completa di ciò che rappresenta il gruppo bersaglio. Questo
apprendimento precoce può essere influenzato da emozioni come l'odio o il sospetto,
e tali emozioni possono avere un impatto duraturo sulle percezioni e gli atteggiamenti
futuri.
Questo processo di apprendimento precoce dei pregiudizi si basa sull'idea che le prime
esperienze emotive e sociali con determinati gruppi possono influenzare in modo
significativo la percezione di quei gruppi nelle fasi successive della vita.
Le emozioni come l'odio o il sospetto possono essere molto potenti e durature, e il
modo in cui vengono associate a un gruppo può plasmare l'atteggiamento e la reazione
del bambino nei confronti di quel gruppo anche in età adulta. È importante notare che,