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Introduzione
Il presente elaborato rientra nel filone di ricerca relativo alle sponsorizzazioni in
ambito sportivo. Nello specifico, si vuole indagare come tale strumento di marketing
venga oggi utilizzato all’interno di una società sempre più digitale, che ha dato vita a
nuove particolari forme di comunicazione.
Tra gli strumenti che gli individui hanno a disposizione per comunicare, sicuramente
i social media sono quelli che, negli ultimi dieci anni, hanno preso il sopravvento.
Pertanto, così come in qualsiasi altro business esistente, il mondo dello sport e, nello
specifico, il settore delle sponsorizzazioni sportive è stato toccato dall’avvento di tali
strumenti digitali.
La letteratura su questa particolare tematica ha iniziato a svilupparsi, in particolare
negli ultimi anni, tuttavia, esistono ancora aree da approfondire. Pertanto, ciò che in
questo elaborato si vuole investigare è: “Come i social media influenzano il mondo
delle sponsorizzazioni sportive e come essi vengono integrati, dalle società
commerciali e da quelle sportive, nelle proprie politiche di marketing aziendale?”.
Al fine di rispondere a questa domanda di ricerca, l’elaborato è partito da
un’approfondita analisi della letteratura, con cui è stato cercato di identificare cosa si
intenda per sponsorizzazione sportiva, definendo le caratteristiche tipiche di tale
strumento di marketing, analizzando gli effetti normalmente generati e quelli
maggiormente ricercati dagli attori coinvolti e, infine, evidenziando quali sono gli
elementi tipici che possono portare al successo od al fallimento di tale attività.
Successivamente, l’attenzione è stata indirizzata sulla tematica relativa ai social media,
all’interno del contesto delle sponsorizzazioni sportive. Anche in questo caso,
attraverso un esame della letteratura, è stato introdotto il concetto di social media e
successivamente analizzato come tale strumento venga utilizzato per: attivare e
promuovere la propria sponsorizzazione, identificare e definire gli obiettivi
raggiungibili e, infine, tenere sotto controllo e misurare i risultati conseguiti. Lo
sviluppo continuo e l’utilizzo sempre più costante di tali strumenti digitali ha
modificato, inoltre, i principi cardine su cui si basava la relazione tra i protagonisti di
una sponsorizzazione.
L’ultima sezione di questo lavoro è indirizzata a comprendere come i social media
vengano utilizzati nel concreto da specifiche realtà che operano nel campo delle
9
sponsorizzazioni sportive da diversi anni e, dunque, cercare di rispondere alla
domanda di ricerca precedentemente esposta.
A tal fine, sono stati selezionati alcuni specifici casi aziendali, ossia: le Società
calcistiche Carpi F.C. 1909, Virtus Entella S.r.l. e Savona FBC 1907 S.r.l., nelle vesti
di soggetti sponsorizzati ed il noto marchio internazionale di moda Philipp Plein, nel
ruolo invece di sponsor.
Il design di ricerca elaborato si compone di una prima parte in cui vengono analizzati
i contenuti pubblicati da tali soggetti sui propri social media, al fine di valutare il modo
in cui essi utilizzano tali strumenti, sempre in riferimento al contesto della
sponsorizzazione. Successivamente, sono state identificate specifiche figure
appartenenti alle realtà precedentemente esposte a cui è stato somministrato, tramite
intervista, un questionario semi-strutturato, composto da alcune domande volte ad
approfondire le tematiche emerse dall’analisi della letteratura.
I risultati ottenuti dai casi di studio sono risultati utili per poter rispondere alla
domanda di ricerca precedentemente formulata e ad effettuare riflessioni personali
nella sezione conclusiva dell’elaborato.
10
Capitolo 1 La sponsorizzazione sportiva
1.1 Introduzione alla sport sponsorship
La sponsorizzazione commerciale rappresenta oggi una delle aree del marketing che
sta crescendo più velocemente. Durante il ‘900, la sponsorizzazione aziendale
risultava essere rara, di piccola incidenza e le motivazioni alla base erano mosse dal
patrocinio del proprietario dell’azienda e dal suo spirito filantropico. Tuttavia, a partire
dagli anni ’80 del secolo scorso, tale strumento di marketing è stato sempre più usato
in ambito commerciale, tanto che oggi viene utilizzato da numerose società come
strumento di comunicazione. Esso, come avremo modo di analizzare in seguito, ha
superato, in termini di investimenti, gli altri mezzi di comunicazione che le imprese
hanno a disposizione nell’ambito del proprio marketing mix (Meenaghan, 1998).
I settori in cui la sponsorizzazione è maggiormente utilizzata sono quattro (Giangreco,
2013), ossia:
• sportivo: questo sarà il focus delle nostre analisi successive e rappresenta
probabilmente il settore principale in cui la seguente forma di marketing viene
utilizzata dalle aziende di tutto il mondo. Le sponsorizzazioni sportive hanno
raggiunto un importante rilievo nel tempo dovuto all’elevato numero di
persone che è possibile raggiungere, all’abbondanza di eventi esistenti che
consentono un’esposizione frequente e duratura del marchio ed alla rilevante
carica emozionale che circonda il mondo dello sport. Tuttavia, se un’impresa
può ottenere notevoli vantaggi dall’utilizzo di tale forma di sponsorizzazione,
elevato è anche il rischio a cui l’impresa si espone. Ciò è spesso collegato
all’andamento negativo, agli insuccessi ed agli scandali a cui il soggetto
sponsorizzato può essere soggetto.
• cultura e spettacolo: in questa particolare forma di sponsorizzazione, l’azienda
fornisce un sostegno, solitamente di natura economica (in maniera diretta od
accollandosi le spese per la gestione ed organizzazione dell’evento), al fine di
realizzare eventi quali: mostre, restauri di beni culturali, musei ed altre forme
di spettacolo come la fotografia o l’opera. Un esempio di tale forma di
sponsorizzazione è quella avvenuta tra Tod’s, il gruppo di abbigliamento e
calzatura del Patron Diego Della Valle ed il Colosseo di Roma. L’azienda,
infatti, nel 2011 ha avviato tale forma di sponsorizzazione, impegnandosi a
11
finanziare una serie di opere di restauro del monumento in questione, per un
valore totale di 25 milioni di euro.
• sociale e solidarietà: solitamente in questo tipo di sponsorizzazione prevalgono
valori affettivi che legano un’azienda al proprio territorio, alla propria
comunità ed al contesto in cui essa opera. Pertanto, l’azienda provvede a
sostenere progetti, eventi ed organizzazioni che svolgono attività
prevalentemente a scopo sociale, quali ad esempio: la salute, la prevenzione, il
no-profit, l’ecologia, la formazione e la salute.
• televisiva: tale forma di sponsorizzazione viene utilizzata prevalentemente,
come dice il nome stesso, nel settore televisivo e dell’entertainment. In questa
tipologia, lo sponsor solitamente si impegna a sostenere la produzione o
realizzazione di uno spettacolo o trasmissione televisiva, ottenendo in cambio
un’esposizione mediatica del proprio logo o venendo citato nello stesso
programma, tramite billboard
1
, spot-jingle
2
e sovra-impressioni.
Come avremo modo di analizzare, il settore dello sport è quello che negli ultimi anni
è cresciuto maggiormente ed è quello che assorbe il numero di investimenti in
sponsorizzazioni più elevato (IEG, 2018).
Se si osservano i bilanci delle società sportive, i ricavi provenienti dai clienti
“business” risultano essere sempre più importanti. Anzi, oggi tali aziende hanno
estrema necessità di ottenere introiti aggiuntivi provenienti da fonti diverse rispetto ai
clienti privati, ossia spettatori e praticanti.
Proprio per questo, vediamo sempre più aziende attivarsi nello sviluppare politiche di
marketing coerenti che attirino tali soggetti e che permettano di sviluppare un rapporto
funzionale con tale tipologia di mercato (Cherubini, 2015).
1
Breve annuncio (di solito non più lungo di 10 secondi) che identifica gli sponsor.
Viene trasmesso all'inizio e/o alla fine di un programma radiofonico o televisivo
sponsorizzato (Business Dictionary, 2018).
2
Un breve slogan, un verso o una melodia progettati per essere facilmente ricordati,
specialmente se usati nella pubblicità (Oxford Dictionaries, 2018).
12
Le risorse derivanti dalla sponsorizzazione hanno un peso sempre più incisivo in
ambito sportivo, in quanto in seguito allo sviluppo dei media, sempre più imprese
hanno cominciato a legare il proprio brand a quello dei club o di eventi sportivi.
In tal senso, lo sponsor può usare un atleta od una squadra per veicolare la percezione
del proprio marchio, siglare accordi con società sportive per sostenerle
finanziariamente tramite sponsorizzazioni commerciali o tecniche o diventare
fornitore ufficiale di un evento con un particolare livello di visibilità, associando il
proprio marchio ad esso (Giangreco, 2013).
Lo scopo principale di uno sponsor è quello di essere riconosciuto dal mercato, come
un coprotagonista dell’evento sportivo, in modo tale da migliorare la propria immagine
aziendale ed il potere contrattuale rispetto a soggetti terzi, ed allo stesso modo poter
accrescere la propria presenza in un determinato mercato.
In generale, si può dire che le imprese che intendono avviare un’attività di
sponsorizzazione perseguono le seguenti finalità:
• Sponsorizzare commercialmente una società sportiva, al fine di usarla come
media comunicativo;
• Sponsorizzare tecnicamente la società sportiva in modo tale da mostrare la
particolare qualità delle proprie attrezzature ed abbigliamento utilizzato dagli
atleti professionisti;
Attraverso tali due forme di sponsorizzazione, l’impresa solitamente cerca di
potenziare la propria immagine, promuovere i propri prodotti, ampliare la clientela o
conquistare nuovi segmenti, avviare e sviluppare relazioni con manager sportivi ed
infine promuovere la propria cultura aziendale (Giangreco, 2013).
Solitamente, gli sport come il calcio, che nel contesto italiano hanno un ampio numero
di spettatori e praticanti, diventano particolarmente attraenti per quelle imprese che
mirano ad avere un’ampia copertura di mercato. Dunque, è in tale ambito che diventa
possibile realizzare sponsorizzazioni di squadre, eventi, atleti ed istituzioni.
Negli sport che si caratterizzano, invece, per un elevato numero di praticanti, ma
limitati spettatori, solitamente si assiste a società che sponsorizzano l’intero evento o
circuiti esterni, che possono offrire anche la possibilità di crearne nuovi ad hoc.
13
1.1.1 La sponsorizzazione sportiva: aspetti definitori ed evolutivi
Da alcuni anni a questa parte abbiamo assistito ad aziende, dalle più piccole alle più
grandi dimensioni, interessarsi sempre più al mondo dello sport. Un esempio lampante
è il noto marchio di bevande analcoliche Coca-Cola, che, fin dal 1928, anno in cui si
sono tenuti i Giochi ad Amsterdam, viene associato continuamente ai Giochi Olimpici
(Cherubini, 2015).
Tale interesse è dovuto alla ormai diffusa convinzione che lo sport sia un mezzo di
comunicazione assai efficace verso determinati target di mercato, rilevanti sia da un
punto di vista qualitativo, sia quantitativo.
Lo sport negli anni ha raggiunto livelli di apprezzamento decisamente elevati ed un
noto valore di comunanza internazionale, molto spesso, interclassista. Proprio per tale
ragione, allora, le imprese scelgono una società sportiva per rappresentare e divulgare
il proprio nome o marchio tra il pubblico, ed attraverso un fenomeno di brand
association, accreditarlo positivamente.
Tuttavia, tale attività e tali investimenti non possono avvenire solo sulla base di
sensazioni o per la passione che lega i responsabili alla disciplina sportiva. Sempre più
si è dimostrata la necessità di predisporre precise e dettagliate analisi quantitative, che
misurino l’efficacia in modo concreto di tali sponsorizzazioni, ed al contempo
permettano un confronto in termini economici con gli altri strumenti di comunicazione
disponibili (Cherubini, 2015).
Tutto ciò va collocato all’interno del costrutto di sponsorizzazione, che ha conosciuto
un’importante evoluzione nel corso del tempo.
Per comprendere cosa sia una sponsorizzazione bisogna in primo luogo trovare una
definizione appropriata. Tuttavia, negli anni, l’idea che sta dietro tale concetto si è
modificata notevolmente.
In generale, quando si parla di “sponsor” ci si riferisce ad un ente, solitamente
un’azienda, che interviene in un’attività sociale, culturale o sportiva.
Una definizione della parola “sponsor” viene proposta da Brioschi, citata da Cherubini
(2015), e si riferisce a “chi, per ricavare pubblicità, finanzia l’attività di atleti singoli
o in squadra o genericamente artisti o l’organizzazione di spettacoli pubblici o mostre
d’arte, la diffusione di trasmissioni televisive o radiofoniche”.
14
Il secondo soggetto protagonista di una sponsorizzazione risulta essere lo “sponsee”,
ossia un’entità legale od una persona che usufruisce dei finanziamenti effettuati dallo
sponsor per proseguire nella propria attività.
Nel 1980, invece, lo Sport Council of United Kingdom diede una definizione di
sponsorizzazione che venne successivamente criticata, in quanto interpretava tale
attività come un regalo che veniva fatto dall’azienda per avere indietro delle
facilitazioni o privilegi, in modo tale da aumentare la propria publicity. Ciò che non
convinceva era il termine “regalo”, usato qui impropriamente, in quanto solitamente
un regalo non prevede alcuna forma di ritorno, tanto meno se di tipo commerciale.
Una definizione che inquadra meglio tale fenomeno viene fornita da Casnati, citata da
Cherubini (2015), il quale afferma che la sponsorizzazione è “un’attività di
comunicazione a carattere non personale, onerosa, proveniente da fonte non sempre
identificabile, avente finalità di natura commerciale e caratterizzata dall’utilizzo di
media particolari: lo sport o la cultura (in senso lato)”.
Questa definizione ci può aiutare a cogliere cosa distingue la sponsorizzazione dalle
altre forme di comunicazione commerciale.
In primis, la sponsorizzazione è un’attività di comunicazione, ossia un processo con
cui un’impresa si mette in contatto con una o più persone, ma anche aziende od enti,
attraverso simboli verbali e non verbali.
Inoltre, tale attività non è sicuramente a carattere personale, il che vuol dire che lo
sponsor non si rivolge singolarmente ad ogni individuo, ma comunica con tutti i
soggetti presi complessivamente, in quanto legati da una comune caratteristica, ossia
essere gli spettatori, il pubblico, effettivo o potenziale, abituale od eccezionale, di una
specifica disciplina sportiva.
Infine, dalla definizione di Casnati, possiamo intuire come la sponsorizzazione sia
un’attività onerosa, in quanto prevede il sostenimento di costi da parte dello sponsor.
Lo sponsor non sempre è identificabile, ossia non sempre il pubblico comprende che
tale azienda sta svolgendo questa particolare azione di marketing, il che comporta
anche alcuni specifici problemi che verranno analizzati successivamente.
Diversamente dalla definizione data dallo Sport Council of United Kingdom, qui la
sponsorizzazione prevede una finalità commerciale, od economica in generale;
contrariamente si parlerebbe di mecenatismo.
15
Pertanto, possiamo affermare che la sponsorizzazione è uno strumento di marketing
con cui un’azienda fa sì che il proprio brand venga posto in evidenza da un personaggio
o da un’organizzazione, i quali svolgono attività particolarmente seguite, a fronte di
un investimento in denaro (Cherubini, 2015).
Tuttavia, negli ultimi anni l’idea che sta dietro alla sponsorizzazione si è ampliata
ulteriormente. Sovente, infatti, si parla quasi più di partnership rispetto a sponsorship,
in quanto sponsor e sponsee si trovano sempre più spesso a collaborare.
A tal proposito, Collett e Fenton (2011) identificano nella sponsorizzazione l’idea che
ci debba essere un mutuo vantaggio, ossia che i benefici di un rapporto di
sponsorizzazione dovrebbero rappresentare una partnership vincente, sia per lo
sponsor, sia per lo sponsee. Ciò verrà analizzato meglio in seguito, quando verranno
individuati i requisiti per una collaborazione vincente.
Un problema riscontrato spesso in letteratura e qui esposto da Collett e Fenton (2011),
che merita di essere citato, è che se risulta ormai consolidato che determinati elementi
vadano esclusi quando ci si riferisce alla sponsorizzazione, quali la filantropia, le
donazioni, la carità, le concessioni, il mecenatismo e l’advertising, si stanno, tuttavia,
sviluppando alcune attività di marketing associativo che, agli occhi del consumatore
medio, possono sembrare una sorta di sponsorizzazione. Alcuni esempi, come
illustrato nella Figura 1, sono quelli posti all’interno di quella che viene chiamata
“zona grigia”, ossia:
Figura 1 Elementi distorsivi della definizione di Sponsorizzazione
Fonte: Collett e Felton (2011, pag. 3)
16
• Product placement: quando un particolare prodotto o marca compare
all’interno di un contesto narrativo il cui scopo è quello di intrattenere, quali
ad esempio un film o una trasmissione televisiva, con il fine di creare un
ricordo nella mente del consumatore (D'Astous & Chartier, 2000). Tuttavia,
tali soggetti sono sempre più consci del fatto che i marchi stanno sfruttando le
aspirazioni collettive per commercializzare i loro prodotti.
• Advertiser-funded programming: può essere definito come “un
qualsiasi mezzo attraverso il quale un inserzionista può avere una relazione più
profonda con la programmazione della produzione oltre l'attività mediatica
tradizionale” (branded content marketing association, 2013). Un classico
esempio è il Mondo dello Sport di Gillette, che associa i propri prodotti da
barba alle prestazioni degli sportivi;
• Event Creation: alcuni eventi quali la “Red Bull Air Race” o la “Nike 10k
Runs”, sembrano degli eventi sponsorizzati, ma in realtà sono entrambi di
proprietà del marchio in questione, il che rappresenta un desiderio da parte
dell’azienda di avere ancora più controllo sull’attività di quanto sarebbe
normalmente disponibile mediante una vera relazione di sponsorizzazione.
È bene ricordare, dunque, che queste particolari forme di comunicazione, pur
assomigliando alla sponsorizzazione, sono in realtà un qualcosa di diverso e vanno
pertanto escluse dalla sua definizione.
Come precedentemente illustrato, quando si parla di sponsorizzazione si intende uno
strumento di marketing con finalità prettamente commerciali. Tuttavia, i primi
interventi delle imprese italiane nello sport, risalenti agli anni ’50, ’60 e ’70, furono di
natura mecenatistica. L’imprenditore, spesso tifoso, attraverso tale attività riusciva ad
ottenere e far crescere l’attenzione pubblica su di sé ed al contempo promuovere e far
conoscere la propria azienda.
Questa configurazione oggi però è profondamente cambiata, al posto dell’industriale-
dirigente si è andata a sostituire la figura dell’impresa, dove le decisioni vengono prese
da un team di dirigenti, sulla base di specifiche analisi e verifiche di gruppo. Pertanto,
progressivamente nel tempo la figura dell’imprenditore mecenate è andata
scomparendo, tanto che anche i presidenti delle società calcistiche hanno trasformato
17
queste in società per azioni, normalmente quotate in borsa, e gli stessi stanno
assumendo sempre più il ruolo di manager (Cherubini, 2015).
In Italia, il dialogo tra sport ed azienda ha avuto inizio nel secondo dopoguerra.
Probabilmente, il primo esempio di sponsorizzazione sportiva risale al 1947, con
Olimpia Borletti, squadra di pallacanestro nata dalla fusione del Dopolavoro
Cestitistico Borletti e la Triestina Milano. La squadra veniva finanziata dalla stessa
Borletti, tuttavia all’epoca, il fenomeno dell’utilizzo dell’immagine di un atleta a fine
puramente pubblicistico non era ancora conosciuto.
In realtà, alcuni esempi di sportivi che raccomandavano alcuni prodotti possiamo
riscontrarli già dal 1935. In tale anno, infatti, Giuseppe Meazza, famoso calciatore
consigliava l’utilizzo di un particolare dentifricio, mentre un noto pugile, Primo
Carnera, assicurava la resistenza delle macchine da cucire a marchio Necchi. Poco
tempo dopo, il volto del ciclista Gino Bartali venne usato per promuovere un famoso
vino, stampandolo sulla relativa etichetta e successivamente venne posto anche sulle
buste di un particolare marchio di lamette da barba.
Da tale periodo in poi, il dialogo tra imprese e sport si è intensificato notevolmente, e
l’intervento delle aziende nel settore sportivo ha raggiunto cifre esorbitanti (Cherubini,
2015).
La squadra di pallacanestro Varese, nel 1953, siglò un accordo di sponsorizzazione
con un’azienda chiamata Storm. Solo tre anni dopo, la stessa squadra ed il Milano si
legarono con un accordo che durò per decenni a due note aziende, Simmenthal ed
Ignis.
Sempre nel 1953, inoltre, ci fu un primo tentativo da parte della FIGC (Federazione
Italiana Gioco Calcio) di concedere alle società sportive la possibilità di effettuare
abbinamenti
3
con le aziende. Tuttavia, tale esperimento si concluse nel 1958 e fino
3
All’interno dell’ambito delle sponsorizzazioni, con il termine “abbinamento” ci si
riferisce ad una particolare forma di contratto che ha come scopo la divulgazione del
marchio sponsor attraverso l’entità sponsorizzata. Nello specifico, tale forma
contrattuale prevede la modifica della denominazione della società sportiva,
associando il nome della squadra al marchio distintivo od alla ragione sociale dello
sponsor. Inoltre, è possibile effettuare anche il cosiddetto “cambio denominazione”,
ossia sostituire proprio il nome della società sportiva con quello indicato dallo sponsor
(Zagnoli & Radicchi, 2011).
18
alla stagione agonistica 1978/79 la FIGC non permise alcuna forma di abbinamento
tramite lo strumento della sponsorizzazione.
Ma proprio nella stagione 1978/79, il presidente della società di calcio “AC. Udinese”,
Teofilo Sanson, si inventò un modo originale per poter infrangere le regole disposte
dalla Federazione, ossia ponendo il logo della propria azienda di gelati, per l’appunto
“Sanson”, sia sui pantaloncini da gioco, sia sul terreno all’interno dello stadio.
Ciò gli costò delle multe, in quanto infrangeva le norme disposte dalla FIGC, tuttavia,
diede un forte impulso a tutto il mondo del calcio ed altre imprese si mossero in tale
direzione, tanto che nella stagione 1981/82 la FIGC concesse alle società sportive di
porre sulle divise dei calciatori due loghi, quello dell’azienda che produceva
l’abbigliamento da gioco e quello di un’altra qualsiasi impresa.
Da questo momento in poi il fenomeno della sponsorizzazione diventò sempre più
presente nel mondo dello sport, con l’ingresso in tale settore di grandi gruppi
industriali.
Una delle esperienze più innovative fu quella di Parmalat che, alla fine degli anni ’70,
avviò una sponsorizzazione che si rivelò poi assolutamente vincente con il campione
di Formula 1 Niki Lauda. Infatti, i successi sportivi del pilota furono anche i trionfi di
Parmalat e, quindi indirettamente, anche della sponsorizzazione stessa (Cherubini,
2015).
Negli ultimi anni, uno dei leader mondiali in ambito di sponsorizzazioni è sicuramente
il Gruppo Emirates, di proprietà del Governo di Dubai. Sua Altezza, lo sceicco Ahmed
Bin Seed Al-Maktoum, ossia il presidente ed amministratore delegato di Emirates
Airline ed Emirates Group si è così espresso a favore di tale strumento di marketing:
“Riteniamo che le sponsorizzazioni rappresentino uno dei modi migliori per entrare in
contatto con i nostri passeggeri, consentendoci di condividere e sostenere i loro
interessi e, allo stesso tempo, di stabilire con loro relazioni più strette”.
Emirates è attivo nel campo delle sponsorizzazioni sin dal 1987, quando a Dubai si
tenne la prima gara di motonautica. Da allora, l’interesse e l’impegno del Gruppo nel
settore sportivo è cresciuto esponenzialmente.
Il calcio rappresenta sicuramente lo sport principale in termini di sponsorizzazioni per
Emirates, come è possibile notare dalle attuali partnership sia con alcune delle più
rilevanti squadre europee, tra cui AC Milan, Real Madrid, Paris Saint-Germain ed
19
Arsenal, sia con la FIFA stessa. Nel corso degli anni, tuttavia, il Gruppo ha
diversificato il proprio portafogli di sponsorizzazioni, infatti oggi, può godere di un
elevato numero di partnership in diverse discipline sportive, tra cui: il rugby con
numerosi club di alto livello, il tennis con cui ha stretto un accordo globale
quinquennale con l’ATP World Tour ed il WTA World Tour, la Formula Uno di cui è
Global Partner, il golf di cui fino al 2015 sponsorizzava oltre 15 eventi disputati in
tutto il mondo.
Per quanto riguarda il contesto italiano, la vera espansione del fenomeno delle
sponsorizzazioni si registra a partire dalla metà degli anni ’70, con una domanda
elevata di pubblicità, ma un’offerta rigida e, dunque, con pochi investimenti effettuati
in sponsorizzazioni.
Negli anni ’80, tuttavia, si registra un parziale cambiamento, dovuto principalmente
alla crescita delle televisioni commerciali, che hanno permesso un aumento
dell’offerta degli spazi con il relativo abbattimento dei costi pubblicitari. Ma per
quanto concerne le sponsorizzazioni, i costi di esse erano ancora elevati, proprio per
la crescente domanda a cui corrispondeva un’offerta rigida e poca professionalità in
tale settore.
Il vero cambiamento si ha negli anni ’90, in quanto l’idea stessa di marketing si è
modificata in termini efficientistici ed innovativi. Le forme tradizionali di pubblicità
hanno perso validità, a causa di una pressione troppo schiacciante dei mass media. Ciò
ha fatto sì che forme nuove di comunicazione, come la sponsorizzazione, siano
cresciute specie con una dimensione internazionale. (Cherubini, 2015).
Tuttavia, essendo la sponsorizzazione uno strumento meno facile che richiede più
professionalità rispetto alle forme classiche di comunicazione, le aziende nel momento
in cui decidono di adottare tale politica devono eseguire delle valutazioni più
approfondite, specie su: riconoscibilità, coerenza, rilevanza, unicità, possibilità di
leverage, budget opportuno e scelte dei concorrenti.
1.1.2 Le diverse tipologie di sponsorizzazione sportiva ed i soggetti coinvolti
Con riferimento al settore sportivo, vi sono diverse forme di sponsorizzazione che
possono essere poste in essere. Nello specifico in base alla natura, ed ai soggetti
coinvolti, possiamo distinguere le seguenti categorie (Martinelli e Saccaro, 2008):