8
Infine, nel 1959, André Malraux sottraeva le attribuzioni devolute, in
precedenza, rispettivamente al Ministero dell'Industria, nel settore
cinematografico, e al Ministero dell'Educazione Nazionale, nel campo
delle Lettere, dell'Architettura e degli Archivi, fondando, così, il
primo Ministero della Cultura ed assumendo il titolo di Ministro di
Stato incaricato di interventi culturali
1
. Lo stesso Malraux, in tale
veste, scriveva di suo pugno il primo articolo del decreto 24 luglio
1959, istitutivo del Ministero: <<il Ministero incaricato degli Affari
Culturali ha come missione di rendere accessibili le opere capitali
dell'umanità, e ancor prima della Francia; di assicurare la più vasta
diffusione del suo patrimonio culturale; di favorire la creazione delle
opere dell'arte e dello spirito che lo arricchiscono>>.
La nascita di un ministero specificamente consacrato alla cultura,
anche se costituiva una novità a livello istituzionale, faceva parte del
quadro della lunga tradizione di sostegno artistico dello Stato francese,
che risale all'Antico Regime.
Tra le preoccupazioni più ricorrenti in quel periodo, emergono: la
protezione del patrimonio, la conferma del ruolo fondamentale della
1
Benhamou F., L'économie de la culture, La Découverte, Collection Repères, 1996.
9
scuola, l'intenzione di organizzare un'integrazione di tutti i servizi
dello Stato con competenze culturali, l'esigenza di un sostegno alla
creazione nonché il dovere di una democratizzazione della cultura
attraverso la riduzione delle ineguaglianze.
Dal punto di vista gestionale, per molto tempo, la cultura ha
conosciuto l'uso dei piani quinquennali che individuavano gli
obiettivi, le priorità e i finanziamenti dei progetti culturali.
Originariamente i piani servivano a prevedere gli investimenti; poi a
partire dal IV piano la cultura è divenuta oggetto di un esame
specifico della "Commissione per le strutture culturali e il patrimonio
artistico" che, grazie a diversi gruppi di lavoro settoriali, si è avvalsa
del contributo di personalità delle scienze sociali, dei movimenti di
educazione popolare, degli eletti, ecc.
In questo modo, i pianificatori hanno segnato con le loro decisioni gli
orientamenti della politica culturale francese.
Nel periodo dal 1971 al 1973, al Malraux, fece seguito il ministro
Jacques Duhamel che avviò una politica di sviluppo culturale globale,
interdisciplinare ed interministeriale realizzando inoltre
un'amministrazione di stampo liberale e pluralista. Sempre nel 1971,
10
venne creato il Fondo d'Intervento Culturale, in seguito ad una
proposta del VI piano: si tratta di un fondo interministeriale, concepito
per realizzare delle azioni sperimentali e non ripetitive in materia di
sviluppo culturale, da condurre insieme alle associazioni, agli enti
locali, agli artisti ed al pubblico. Tutto ciò per garantire prontamente il
sostegno alle attività creative e per incoraggiare la pluralità delle
culture stimolando l'intervento dei creatori. Il fondo inoltre, ha
consentito una valorizzazione delle pratiche amatoriali ed ha aiutato a
contrastare il centralismo e la burocratizzazione del settore pubblico.
Nel periodo tra il 1973 e il 1981, influenzato sia dalla visione del
Malraux sia dallo stile di Duhamel, si susseguirono sei ministri (tra cui
Michel Guy e Jean-Philippe Lecat), i quali favorirono, ad eventuali
rotture, una certa continuità con le politiche del passato, benché ogni
ministro si sia reso autore di importanti innovazioni di carattere
amministrativo, anche per mezzo delle pressioni esercitate dalle lobbie
culturali.
Tra il 1981 e il 1993, Jack Lang incrementò sensibilmente i flussi di
finanziamento delle opere culturali e sviluppò rapporti inediti con
l'economia. Questo periodo, infatti, è passato alla storia della cultura
11
come quello di una mutazione finanziaria che ha permesso al
Ministero di raggiungere, finalmente, la piena maturità e di realizzare
una rapida modernizzazione. Il raddoppio del budget per il 1982 ha
assicurato, prima di tutto, la realizzazione, in grande stile, delle idee
lanciate in passato dai predecessori di Jack Lang, e principalmente, dal
Malraux e dal Duhamel. E' bastato, così, il raddoppio dei modesti
finanziamenti (rappresentavano meno dello 0.5% del budget generale
dello Stato), pari all'esigua somma di tre miliardi di franchi (1982), in
confronto ai 700 miliardi del budget nazionale, per recuperare i ritardi
più gravi del Ministero, permetterne la crescita e soddisfare in via
generale i bisogni più ragionevoli degli artisti e dei professionisti della
cultura
2
.
In relazione al decennio in questione, va segnalato altresì il piano
biennale (1982 - 1983) approvato, soprattutto, a sostegno della
creazione, senza distinzione di generi o di pubblico, e del
decentramento, che rappresenta il diritto per gli eletti di
autoamministrarsi e concepire la propria politica culturale.
2
A cura di Perret J. e Saez G., Institutions et vie culturelles, La Documentation Francaise, Paris,
1996, pag.13.
12
Il Ministero della Cultura si presenta, attualmente, ben strutturato e
con vaste competenze.
In seguito ad un esame fatto da alcuni esperti è risultato che, sin dalla
nascita del Ministero in questione, le politiche culturali hanno puntato,
principalmente, alla conservazione del patrimonio ed al suo
rinnovamento, attraverso la creazione e l'allargamento del pubblico,
godendo sempre di un ampio consenso. E' apprezzabile la continuità
nel perseguimento di questi obiettivi, a prescindere dal colore dei
governi susseguitisi nel corso degli anni. Inoltre, mentre in origine
l'oggetto delle politiche era costituito solo dalle discipline artistiche
tradizionali (musica, arti plastiche, teatro, ecc.), dal 1981 l'interesse si
è rivolto anche a quei settori in precedenza esclusi, perché considerati
espressione di quella cultura di massa a lungo disprezzata (fumetti,
televisione, ecc.).
La Francia, in concreto, ha realizzato un assetto politico -
amministrativo unitario nel campo della cultura, che, per scelte,
interventi pubblici e impegno è tra i primi al mondo.
In Italia, per contro, il Ministero dei Beni Culturali si occupa
unicamente del patrimonio ed, in particolare, della sua conservazione
13
e valorizzazione; altri ministeri, inoltre, si assumono
contemporaneamente delle responsabilità culturali.
E' da notare, tuttavia, che in Francia, molte attività a carattere artistico,
culturale e patrimoniale dipendono fortemente dai finanziamenti
pubblici dello Stato e delle collettività territoriali, anche se al disegno
unificatore dello Stato non ha fatto seguito un modello uniforme sul
piano istituzionale, mentre si è consolidata l'immagine pluralistica
della cultura.
14
CAPITOLO II
L'ORGANIZZAZIONE CULTURALE PUBBLICA IN
FRANCIA. IL RUOLO CENTRALE DELLO STATO;
CARATTERISTICHE PECULIARI E ASPETTI
ISTITUZIONALI
La cultura, in Francia, è una coproduzione Stato-enti locali, con una
sorta di divisione del lavoro e di mezzi finanziari tra il centro e le
comunità territoriali.
Come è provato dalla legislazione vigente e dal riconoscimento
dell'interesse generale della cultura, lo Stato svolge un ruolo
fondamentale in materia culturale, attraverso la creazione di servizi
pubblici con statuti spesso specifici e sempre più diversificati.
La missione culturale dello Stato è riconosciuta praticamente da tutti; i
tre poteri, Parlamento, Governo e Giustizia, concorrono alla
definizione dello statuto di ogni istituzione culturale e provvedono alla
ripartizione del ricavato delle imposte e all'esercizio dei servizi di
controllo.
15
Lo Stato determina la competenza e l'estensione dei mezzi degli enti
locali, le norme a contenuto culturale, lo statuto tipo, ecc., che
costituiscono corrispondenti limitazioni all'autonomia delle
amministrazioni periferiche. Inoltre, partecipa, anche se limitatamente
al finanziamento di alcune spese locali.
Il Parlamento, in particolare, interviene in materia di leggi finanziarie
e di programmazione nel settore del patrimonio culturale, che è
costituito prevalentemente dai monumenti storici, dai musei, e dalle
biblioteche
3
.
Questa tradizione centralista della Francia è attenuata, peraltro, dalla
presenza di grandi enti pubblici culturali, più o meno autonomi che
assicurano un decentramento funzionale. Da segnalare, in proposito, le
grandi imprese culturali nazionali: la Commedia francese, l'Opéra di
Parigi e altri teatri nazionali, biblioteche nazionali, alcuni musei
nazionali, il Centro Georges Pompidou. Quest'ultimo, il Centro
Nazionale d'Arte e di Cultura Georges Pompidou (CNAC), è un
esempio tipico della specificità giuridica degli enti culturali,
trattandosi di un'istituzione unica nel suo genere. Creato con la legge
3
A cura di Perret J. e Saez G., Institutions et vie culturelles, La Documentation Francaise, Paris,
1996.
16
n.75-1 del 3 gennaio 1975 ed aperto nel 1977, grazie alla volontà di
Georges Pomipidou, il Centro è un ente pubblico nazionale a carattere
culturale, dotato di personalità giuridica e di autonomia finanziaria,
che ha il compito di favorire la creazione delle opere dell'arte e dello
spirito, di contribuire all'arricchimento del patrimonio nazionale,
all'informazione e alla formazione del pubblico, alla diffusione
artistica e alla comunicazione sociale. Il Centro si presenta come una
struttura interdisciplinare comprendente due dipartimenti, due
organismi associati e delle direzioni di servizi culturali ed
amministrativi. Il dipartimento del Museo Nazionale d'Arte Moderna
(MNAM), uno dei maggiori al mondo per l'arte novecentesca
(custodisce collezioni di opere d'arte dal 1905 ad oggi, di proprietà
dello Stato), si occupa di quadri e sculture storiche e contemporanee,
disegni, fotografie, architettura, cinema sperimentale e nuove
tecnologie. Il dipartimento dello sviluppo culturale (DDC) raggruppa
e sviluppa le attività del Centro nel campo dell'editoria,
dell'audiovisivo, dell'attualità culturale e dell'azione pedagogica, per
offrire a tutto il pubblico un migliore accesso all'arte e alla cultura
moderna e contemporanea.
17
I due organismi associati sono, da una parte, la Biblioteca Pubblica
d'Informazione (BPI), ente pubblico autonomo, creato con decreto del
26 gennaio 1976, la cui missione è quella di offrire a tutti, senza
formalità e, nei limiti del possibile, con libero accesso, un'ampia scelta
costantemente aggiornata delle collane enciclopediche francesi e
straniere; dall'altra parte vi è l'Istituto di Ricerca e di Coordinamento
Acustica/Musica (IRCAM), associazione a scopo non lucrativo
regolata da una legge del 1901, che ha il compito di assicurare il
funzionamento di un complesso culturale dedicato a qualsiasi forma di
creazione nel campo della ricerca acustica e musicale, di catalogare le
nuove possibilità che le moderne tecniche scientifiche offrono a
compositori ed interpreti e di diffondere al pubblico i risultati delle
ricerche che persegue.
Concepito dagli architetti Renzo Piano e Richard Rogers per
accogliere 5.000 visitatori al giorno, il Centro Georges Pompidou ne
ha ricevuti in media 25.000, oscillando tra gli otto milioni e
duecentomila del 1990 e i sei milioni circa del 1996; ed è per questo,
che, nell'autunno del 1997, è stato chiuso per una serie di importanti
lavori di ristrutturazione, visto che la frequentazione generale del
18
Centro iniziava a decrescere, proprio a causa delle condizioni di
sovraffollamento della struttura:
INGRESSI AL CENTRO NAZIONALE D'ARTE E CULTURA
GEORGES POMPIDOU
(dati espressi in migliaia di visitatori)
1985 1990 1992 1994 1995 1996 1997
Frequentazione
generale
7 367 8 263 7 658 6 927 6 312 5 886 4 419
Biblioteca pubblica
d'informazione
4 252 3 938 3 800 3 802 3 679 3 688 2 657
Museo nazionale
d'arte moderna.
Collezioni
permanenti
759 1 096 1 053 948 788 825 666
Esposizioni
temporanee
2 285 1 012 1 359 757 998 869 437
Nel 1997 il Centro è stato aperto da gennaio a settembre, per permettere l'inizio
dei lavori di ampliamento e ammodernamento.
Fonte: Centre Georges Pompidou.
In particolare, come risulta dal prospetto, la Biblioteca Pubblica ha
ricevuto un ampio favore del pubblico, grazie anche all'accesso
gratuito, facendo registrare, nel corso degli anni 90, tra i tre milioni e
19
700 mila e i quattro milioni di presenze. Inoltre, in seguito alla recente
riapertura, avvenuta il primo gennaio del 2000, il numero dei posti
disponibili è passato da 1800 a 2000 ed è stata aggiunta una zona
multimediale, virtuale nei contenuti ma perfettamente reale nel suo
servizio al pubblico
4
.
Anche il MNAM, che stava assistendo ad un'evidente riduzione dei
propri visitatori, gode, dalla riapertura, di una superficie di 14mila
metri quadrati (il doppio di quelli che il prestigioso Moma di New
York consacra alle proprie esposizioni permanenti) per esporre
stabilmente 1.400 opere contro le 800 di prima dei lavori. Si tratta di
importanti acquisizioni di Picabia, Otto Dix, Magritte, Max Ernst,
Dalì, William Klein, Mike Kelley e molti altri artisti le cui opere
permettono di completare il percorso dei grandi musei parigini nel
campo della storia dell'arte: fino a tutto il Settecento al Louvre,
l'Ottocento al Museo d'Orsay e il XX secolo appunto al MNAM.
Le esposizioni temporanee, hanno contribuito notevolmente
all'afflusso dei visitatori generali; tra tutte le mostre emerge quella
dedicata al pittore spagnolo Dalì, tra il 1979 e il 1980, che, grazie al
4
Si veda URL: http//: www.centrepompidou.fr
20
suo stile personalissimo e provocatorio, ha fatto registrare una media
di 8.083 entrate giornaliere, avvicinata solo dall'esposizione dei dipinti
dell'impressionista francese Matisse che, tredici anni dopo, nel 1993,
ha raggiunto la media giornaliera di 7.349 visite. Tra le altre
esposizioni temporanee con una media di almeno 4.000 visitatori
giornalieri, vanno enunciate quelle di Andy Warhol, Kandinsky,
Balthus, Bonnard e Vienne.
21
PRINCIPALI ESPOSIZIONI DEL CENTRO GEORGES
POMPIDOU
ARTISTA PERIODO ENTRATE
ENTRATE/
GIORNO
Dalì 1979-1980 840 662 8 083
Balthus 1983 288 093 4 175
Bonnard 1984 488 093 6 341
Kandinsky 1984-1985 349 556 4 351
Vienne 1986 450 000 6 429
Andy Warhol 1990 306 958 4 323
Matisse 1993 734 896 7 349
Esposizioni paganti che hanno registrato una media giornaliera di più di 4.000
entrate dal 1980.
Fonte: Centre Georges Pompidou
In media la durata di tali mostre si aggira intorno ai due mesi e mezzo;
va, però, fatta eccezione per le esposizioni di Dalì e Matisse che, in
virtù del grande successo riscosso, hanno convinto gli organizzatori a
prolungarne i tempi fino a quasi quattro mesi.
La sala delle esposizioni temporanee è stata ubicata al sesto (ed
ultimo) piano dell'edificio, dove hanno sede anche una libreria ed un
ristorante, cosiddetto "lunare", la cui nuova struttura d'acciaio è stata
realizzata in autentici cantieri navali.
22
Tuttavia per arrivare alla parte più suggestiva del Centro, bisogna
raggiungere la terrazza attraverso l'apposita scala mobile: qui
l'architetto italiano Renzo Piano ha scelto di crearvi specchi d'acqua in
cui si riflettono il palazzo e il cielo con le sfumature del tempo.
I cambiamenti - costati 576 milioni di franchi, ossia 170 miliardi di
lire - riguardano anche l'ingresso, ristrutturato e reso più accogliente
sulla base di questi vent'anni di esperienza nei rapporti col pubblico.
Gli interventi al Beaubourg hanno visto non solo il rinnovamento dei
70mila metri quadrati precedentemente a disposizione del pubblico,
ma anche l'aggiunta di ulteriori ottomila metri quadrati a seguito del
trasferimento degli uffici amministrativi in uno stabile vicino.
Fino alla riapertura dello scorso Capodanno, le attività sono state
svolte, in parte, negli spazi ancora disponibili e, in parte, fuori della
struttura, nel quartiere Beaubourg di Parigi, nel resto della regione e
all'estero
5
.
Vanno poi citati i grandi organismi di formazione, insegnamento e
ricerca culturale, ai quali lo statuto di ente pubblico garantisce, tra
l'altro, l'autonomia e la cogestione: il Conservatorio di Arte
5
"Beaubourg d'un siècle à l'autre", in supplemento a "Le Monde" del 31 dicembre 1999.