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INTRODUZIONE
Nella sua estensione relativamente modesta (301.317 km
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) L’Italia
presenta una grande e preziosa varietà di paesaggi, contrassegnati da
conformazioni geomorfologiche differenti e dall’intervento di popoli eterogenei,
che hanno variamente modificato il territorio con la loro azione.
La geografia dell’Italia esalta dunque le diversità: delle forme naturali,
delle influenze culturali, di varietà che, pur classificabili in base a caratteri
prevalenti di omogeneità presentano un’eccezionale gamma di sfumature
naturali e antropiche, tali da configurare scenari incomparabili e da rendere assai
articolato il sistema territoriale.
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Dalle diversità nasce quindi la riflessione sull’importanza e l’utilità che
può averne lo studio nella didattica della geografia. Le diversità portano a capire
innanzi tutto che un territorio non è omogeneo, si prestano di conseguenza a
lavori di confronto, alla ricerche delle similitudini, al portare in evidenza le
particolarità locali che possono essere le più svariate e curiose.
Nell’ambito della didattica della geografia ritengo che sia molto
importante dare spazio e rilievo alle differenze territoriali, paesaggistiche e
culturali, che rappresentano un’importante ricchezza che nel tempo ha
contribuito alla creazione del nostro paese quale è oggi.
Volendo concentrare la propria attenzione sulle Alpi, bisogna considerare
che la catena alpina è il tassello orografico centrale dell'Europa: estesa dal
Mediterraneo alle più alte quote montane, essa custodisce il più vasto
campionario possibile di ambienti e di condizioni fitoclimatiche del continente;
ospita la gran parte delle specie di flora e fauna europea, con una notevole
presenza di endemismi che formano la memoria biologica della tormentata e
relativamente recente storia geologica di questo territorio.
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Pasquinelli Daniela, La geografia dell’Italia, Roma, pagg. 7, 8
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Le Alpi sono anche uno straordinario ponte biotico, che collega la regione
balcanica con l'ovest europeo, e le catene montuose della regione mediterranea
(Appennino, Massiccio Centrale) con i Carpazi e le pianure dell'Europa atlantica e
danubiana. I recenti fenomeni di ritorno dei grandi predatori, con la prospettiva
di ricongiungimento di popolazioni separate da secoli, sono la testimonianza più
evidente di questa funzione ecologica.
Le Alpi sono inoltre intersecate da numerose linee di confine: il territorio
montuoso è così condiviso con Francia, Austria e Germania (UE), e con Svizzera,
Liechtenstein e Slovenia (paesi non UE). Una divisione che presenta un,
complesso 'mosaico' di culture e lingue che compongono un edificio etnografico
e culturale tra i più articolati del mondo. Basti pensare al territorio del nostro
Paese, dove a quella italiana si affiancano comunità e 'isole linguistiche' di
cultura germanica, francese, balcanica, ladina. L’Italia infatti gode di una
posizione privilegiata, è infatti l’unico paese ad abbracciare le Alpi nell’intera
estensione.
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Generalmente si pensa alle montagne come ad aree scarsamente
popolate. In relazione all’entità del territorio effettivamente disponibile per gli
insediamenti o l’agricoltura le Alpi sono una delle aree più densamente popolate,
e il retaggio culturale che continuano a conservare è passato attraverso tutte le
epoche, dalle più antiche alla contemporanea.
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L’intero arco alpino si caratterizza per la ricchezza linguistica e culturale
dei vari gruppi che lo popolano. La presenza di gruppi di minoranze linguistiche
citate prima consente di percepire le Alpi come luogo della differenza oltre che
come territorio dai caratteri ricorrenti.
Uno degli obiettivi di questo lavoro è quindi quello di evidenziare come le
Alpi non siano e non debbano essere considerate come un tutto uniforme, ma
vadano ricercate e valorizzate le differenze, sia da un punto di vista puramente
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http://www.parks.it/legambiente/alpi.html
3
http://www.uibk.ac.at/alpinerraum/publications/vol12/tappeiner_u.pdf
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naturalistico considerando paesaggio, flora, fauna etc., sia da un punto di vista
umano considerando le attività svolte dall’uomo in montagna, i tipi di
insediamento, le colture e i rapporti dell’uomo con la natura stessa, come
l’uomo modifica la natura e come la natura influenzi i modi di vita dell’uomo.
Come scrive l’antropologo francese Marc Augé : “l’uniformità è lo scotto
che deve pagare la diversità quando è conosciuta superficialmente”.
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Nell’ambito della didattica della geografia e in particolare della didattica
della regione alpina, è quindi di fondamentale importanza fare capire che c’è un
ulteriore livello oltre a quello superficiale e generale della descrizione generica
dell’ambiente montano che considera il clima, la vegetazione e la fauna secondo
l’altitudine, che proprio andando a “scavare” più in profondità in questo livello si
possono scoprire importanti differenze, particolarità, curiosità che possono
stimolare lo studio e l’approfondimento della materia.
Altro obiettivo è la conoscenza e lo studio dei masi dell’Alto Adige e
dell’agricoltura di montagna. La scelta è motivata dal fatto che le particolarità
che coinvolgono questo argomento non sono limitate a una singola valle o un
singolo paese ma riguardano un’intera provincia, sono quindi anche facili da
notare quando si studiano le regioni. Si tratta di un territorio dove la maggior
parte degli abitanti parla una lingua diversa dall’italiano in maniera ancora molto
viva, dove l’essere contadino è considerato ancora oggi un fattore di orgoglio e
prestigio, dove il paesaggio è caratterizzato da insediamenti sparsi invece dei
villaggi o borghi che siamo abituati a vedere nel resto dell’arco alpino.
Studiando questo particolare tipo insediativo e la sua “gestione” dal
punto di vista legale (naturalmente semplificata), saranno evidenti le differenze
di colonizzazione, romanza e germanica, che hanno interessato le Alpi e le tracce
che hanno lasciato sul territorio, creando anche un non trascurabile legame
interdisciplinare con la storia.
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In www.dislivelli.eu/blog/perche-valorizzare-le-differenze-culturali-delle-e-nelle-alpi.html
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L’impatto che l’agricoltura del maso ha avuto e ha sul territorio e il
rapporto dell’uomo con esso sono ulteriori argomenti di riflessione e confronto
con le realtà di altre regioni, oltre alle differenze relative ai tipi di colture e alle
difficoltà legate puramente alla conformazione del territorio.
Porsi l’obiettivo di studiare e portare all’attenzione degli studenti le
diversità che sono tipiche di paesaggi che a prima vista possono essere
classificabili in base a caratteri prevalenti di omogeneità indica la volontà di
andare oltre e più in profondità rispetto ad un primo livello superficiale di
conoscenza del territorio.
Portare alla luce, fare analizzare e confrontare delle realtà diverse agli
studenti significa cercare di sviluppare in loro la voglia di conoscenza, di “saperne
di più”, di non fermarsi ai concetti generali ma fare nascere in loro la curiosità, la
voglia di scoperta che si presta molto per una materia come la geografia che può
avere infiniti legami con la storia, la letteratura, le scienze naturali, le scienze
umane etc.
La ricerca del materiale per la redazione di questo lavoro si è svolta in più
fasi. Una ricerca bibliografica prevalentemente presso la biblioteca del
dipartimento di geografia e presso la biblioteca del Cai presso il Museo
Montagna. Questa fase è stata indispensabile soprattutto per reperire i materiali
relativi alle inchieste storiche sui masi di cui parlerò nel capitolo 3 e per le notizie
generali sulle Alpi e la didattica.
La fase di ricerca in rete è stata la più consistente soprattutto per la
quantità di materiale reperito. Consultando diversi siti istituzionali ho reperito
importanti informazioni sull’istituzione del maso chiuso e sull’agricoltura di
montagna in Alto Adige.
Le interviste rivolte ai proprietari di alcuni masi sedi di fattorie didattiche
mi hanno permesso di approfondire l’argomento e avere informazioni dirette
circa la gestione di questa attività, inoltre le precisazioni avute dalla responsabile
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del Südtiroler Bäuerinnenorganisation e dall’assessore all’agricoltura mi hanno
permesso di avere notizie aggiornate e precise.
Per quanto riguarda la struttura di questo lavoro, la tesi è articolata in
quattro capitoli strutturati come illustrati qui di seguito.
Nel capitolo 1 ho cercato di dare una visione delle Alpi nella loro
interezza dando anche la parola a studiosi della materia fra gli altri Werner
Bätzing ed Enrico Camanni. Ho inoltre proposto e analizzato l’immagine che
l’uomo ha avuto delle Alpi nel corso della storia e l’immagine che ne viene data
sui libri di scuola.
In seguito mi sono dedicata alla colonizzazione delle Alpi dalla preistoria
fino ad anni più recenti, al turismo e, in ultimo, un paragrafo è stato utilizzato per
una specificazione sulla differenza fra la colonizzazione romanza e la
colonizzazione germanica.
Il capitolo 2 è più tecnico, lo spazio del primo paragrafo è dedicato
all’istituzione giuridica del maso chiuso che tutt’ora regola la successione al
maso, esplorandone la storia fino all’ultima modifica della legge nel 2001.
Nei paragrafi successivi illustro i vari tipi di masi dal punto di vista
architettonico che può variare da una valle all’altra, cito inoltre il caso particolare
dei masi dello scudo e i masi aviti.
Nel capitolo 3 faccio riferimento a tre inchieste, una svolta nel 1971/72, le
altre due svolte a pochi anni di distanza, nel 2003 e nel 2007. La prima aveva
voluto essere una ricerca sulle condizioni di vita nei masi di montagna più isolati
del Sud Tirolo ed era stata condotta da Aldo Gorfer e Flavio Faganello. Lo stesso
Faganello visiterà gli stessi masi nel 2003 e le foto saranno oggetto di una mostra
allestita a Bolzano in occasione dell’anno internazionale della montagna. L’opera
è il catalogo della mostra, non si tratta di un’analisi maso per maso come la
prima inchiesta ma si tratta di un’opera che parla in generale dei masi e
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dell’agricoltura di montagna con le foto di Faganello, le vecchie e le nuove
accostate per un’immediato riscontro dei cambiamenti.
Pochi anni dopo ripercorreranno le stesse strade e visiteranno gli stessi
masi anche Francesco Bocchetti e Gianni Zotta. In questa opera ritroviamo i
capitoli divisi maso per maso come nella prima opera di Gorfer. Possiamo quindi
agevolmente confrontare le situazioni di vita nei masi a distanza di trent’anni.
Il quadro che ne viene fuori è una sorta di affresco molto interessante sul
mondo dell’agricoltura di montagna in Alto Adige; un’agricoltura che nonostante
molte difficoltà non vuole arrendersi e viene portata avanti con tenacia e
orgoglio.
Sempre nel capitolo 3 alcuni paragrafi sono dedicati in modo specifico
all’agricoltura di montagna, in particolare alle sue difficoltà, con che parametri
queste vengono considerate e che aiuti vengono dati alle aziende con particolari
disagi.
Il volontariato ai masi è molto importante per portare aiuto soprattutto
nei masi in cui non ci sono eredi o dove, oltre al lavoro contadino si devono
assistere persone anziane o con Handicap. Questo volontariato coinvolge anche
le scuole. In questo modo i ragazzi possono avvicinarsi a una realtà molto viva
nella loro regione ma della quale spesso conoscono poco.
Gli ultimi due paragrafi sono dedicati agli agriturismi e alle attività svolte
al maso dalle donne. In Sud Tirolo esiste una sezione femminile del Bauernbund
(Associazione dei coltivatori) che è molto attiva e propone molte attività nei
masi, dall’insegnamento delle ricette tradizionali, ai lavori di artigianato o la cura
dell’orto.
Il capitolo 4 è dedicato alla didattica, in particolare nei primi paragrafi,
alla didattica svolta ai masi come fattorie didattiche o come servizio di assistenza
all’infanzia e al maso che è entrato in tutte le scuole della provincia grazie a un
progetto della scuola Salern.
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Negli ultimi paragrafi illustro delle proposte didattiche che prevedono la
scoperta e lo studio dei masi del Sud Tirolo.
Lo scopo di questo lavoro è quello di dimostrare che tutte le differenze
possono essere utilizzate nella didattica della geografia, tutte sono utili al fine di
far nascere la curiosità e la sete di sapere nei bambini.
Si parla spesso di salvaguardia del patrimonio naturale e culturale del
nostro paese ma per poterlo salvaguardare bisogna riconoscerlo come tale e
porsi il problema di come conservarlo e salvarlo.
Questo si può raggiungere portando all’attenzione dei bambini queste
differenze, facendole conoscere e apprezzare nelle loro similitudini e nelle loro
diversità sottolineando che le differenze portano ricchezza e varietà, da ogni
realtà si possono imparare molte cose che entrano a far parte del bagaglio
culturale di ognuno e tutte insieme hanno contribuito, contribuiscono e
contribuiranno alla costruzione del nostro paese.