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INTRODUZIONE
Il seguente lavoro prende luogo con l’intento di prendere in analisi il solco lasciato da tre
grandi pensatori che, nei salti della storia moderna e contemporanea, sono diventati veri
e propri monumenti. L’esempio di uno spaccato epocale, che trova ampia manifestazione
nel vissuto e nelle opere di questi Grandi, è evidente.
Sin dal primo capitolo, si delinea l’incalzante andatura di Immanuel Kant che, con i suoi
passi obliqui sul mondo, ha segnato la strada delle certezze e dei limiti invalicabili,
attraverso la Critica della Ragion Pura, in un connubio di genio e regolatezza.
Seppur nella considerata tensione tra rivoluzione scientifica e crisi progressiva delle
metafisiche tradizionali, o ancora, tra l’apertura a fissare le condizioni di validità e i limiti
dell’impossibilità di essere comprese, nella costruzione del criticismo vi è «una scoperta
“geniale” di Kant ma anche l’esito di determinate condizioni e istanze intellettuali che
affondano le loro radici nell’epoca del filosofo e in tutto il corso del pensiero
precedente»
1
.
Dall’analisi degli elementi necessari dell’Estetica e l’Analitica, concernenti la prima parte
dell’Opera, è stato possibile dedurre che, certamente, la ragione posta in essere da Kant
non è assoluta e neppure radicalmente finita, piuttosto è in grado di affrontare i limiti non
come barriere ma come la soglia verso qualcosa di inedito. È giungendo alla geografia
kantiana, dei confini isolani della ragione, che si apre uno spazio di “ulteriorità” rispetto
alla ragione stessa: quella del mare tempestoso e inconoscibile delle possibilità.
1
N. Abbagnano, G. Fornero, Le tracce del pensiero. Storia e testi della filosofia, Vol. 2, Paravia, Milano,
2005, cit., p. 309
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Il secondo capitolo apre alla figura di Nietzsche, fautore di un nuovo scisma del pensiero
occidentale. Attraverso “La Nascita della tragedia” si inaugura un percorso parallelo tra
condizioni d’ascesa e di decadenza, tra “storia” della tragedia greca e storia delle civiltà
occidentale. La necessità di una ritrovata esaltazione del mondo greco, nello specchio del
moderno, risulta imminente quanto impossibilitata ad essere colta fino in fondo: il mondo
permeato dalla grecità si fa esempio della più alta e prosperosa stagione dell’umanità, che
però è andata perduta. Nel delineare i vivi rappresentanti di due mondi d’arte, l’Apollineo
e il Dionisiaco, vengono espressi i caratteri di luce e ombra che definiscono l’uomo greco.
Colui che conosce e vede l’incanto ma anche l’orribile dell’esistenza, nella sintesi tragica
di due impulsi vitali opposti, trova nell’arte l’azione trasfigurante, che ha reso tale
condizione accettabile e vivibile. La massima espressione della tragicità tuttavia è
perduta, quando sotto mentite spoglie si fa presenza, nella parola, un certo Socrate.
Il terzo capitolo propone Cioran, nella visione di completa rottura dell’esistenza più
intima dell’uomo col mondo. “La tentazione di esistere” rappresenta l’espressione più
vivida e cruenta dell’esistenza di un singolo individuo, che nella sua prospettiva di
inutilità, ha comunque rispecchiato una condizione comune, la presa in carico della
propria interiorità.
L’occhio lucido e disilluso del pensatore ha messo in luce un inane destino umano, nella
capacità di aver visto nel vuoto delle cose l’ironia della futilità che, tuttavia, nella sua
presa di consapevolezza è dispensatrice di vere e proprie occasioni di pienezza.
Tirando le somme, le prospettive estremamente differenti di tali autori, portano all’analisi
di aspetti comuni di rottura e spaesamento ma anche di opportunità di rivalsa e rimedio.
La demolizione del vecchio per costruire il nuovo è illustrazione di una geografia ancora
attualissima che merita di perdere, come direbbe Ferraris, quella “ruggine” per cogliere
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una nuova apertura nel presente, nell’occhio della valorizzazione di un’incommensurabile
bellezza che chiede di essere riesumata dalle ceneri.
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CAPITOLO I
Tra le crepe di genio e regolatezza
Immanuel Kant è “uno spettro che si aggira per l’Europa”
2
attraversando a passi cadenzati
e lenti, ma non sempre così regolari, ben due secoli e più di storia del pensiero, e lasciando
orme profonde, indelebili, che segnano una strada solida e nuova su cui proseguire con
più sicurezza. Spendendosi in una vita di lavoro filosofico, a dir poco reverenziale e
imponente, ha avuto, a buon rendere, la sua fortuna. Il peso speculativo del suo operato è
una rendita che ha preso campo diffuso, nonostante le immancabili resistenze e,
direttamente o indirettamente, ha inaugurato la filosofia moderna quanto quella
contemporanea. In effetti, non ha tutti i torti Ferraris quando sostiene che la filosofia
moderna rappresenta grandemente una nota a piè di pagina a Kant, così come per la
filosofia antica fu di glossa a Platone
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. La “Critica” kantiana dilaga, contaminando con
quel suo voler “pensare da sé”, assunto non solo a metodo ma anche ad habitus, l’esercizio
stesso della saggezza; eppure, a dispetto delle apparenze, alla messa in pratica il filosofo
non si mostra così sistematico come vuole insistentemente sembrare, se non in un
momento a posteriori in cui i temi fondamentali vengono raccolti con più consapevolezza.
Poco lineare, ripetitivo, con aspetti di un’intrinseca incomprensibilità, non presta la
dovuta attenzione ai termini che usa, ne aggiunge di nuovi… La sensazione del lettore
partecipe nella lettura di un’opera kantiana quantomeno magistrale, importante, è che
vive il conflitto tra una forma di inadeguatezza personale e quella di continuare ad
2
Maurizio Ferraris, Goodbye Kant! Che cosa resta oggi della Critica della ragion pura, Bompiani, Milano,
2018, cit., p.140.
3
Cfr. Ibidem.
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annaspare in un tentativo di comprensione delle dinamiche intricate di sintassi ed ipotassi,
seguendo la scrittura pensata nella sua compiutezza ma crepata nei suoi passaggi alterni.
È chiaro che per molti risulti ostico, poco compreso, o mai letto fino in fondo, eppure
Immanuel Kant risulta essere uno dei grandi pensatori classici che, volente o nolente, ci
appartiene nel profondo.
Il kantismo, non solo una corrente di pensiero ma uno stile linguistico e di vita,
caratterizza l’impulso, alla base delle attuali scienze umane e non solo, propulsore di
nuove rivoluzioni copernicane, prospettive di svecchiamento, di rottura e ricostruzione di
nuove fondamenta, ma durante la costruzione, - e questo interessa in modo particolare -
non manca qualche curioso terremoto, all’origine del quale “qualcosa” fa guardare
lontano: lo turba e l’attrae, lo rifugge e, ciò nonostante, lo studia imperterrito, come un
assennato innamorato deluso fermo sulle coste di un mare in tempesta.
I.I Sulle spalle di un giano bifronte: Immanuel Kant
L’affascinante quanto pericoloso richiamo alla ragione, attraverso la lettura e il confronto
con un filosofo moderno quale Immanuel Kant, si propone come un compito ambizioso
quanto irriverente di sentirsi un nano sulle spalle di un gigante che nella Contemporaneità
ancora risuona con imponenza insuperabile. Esempio raziocinante d’eccellenza, il
filosofo di Königsberg
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, segna la storia della filosofia, con immensa dedizione all’uso del
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Nome storico della città prussiana in cui Kant vive pienamente, senza lasciarla mai, oggi prende nome di
Kaliningrad (passando dalla sovranità tedesca alla Russia, in seguito alla Seconda guerra mondiale).
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pensiero, solcando in linea trasversale due epoche, fino a giungere oggi nella sua
necessaria attualità e nel merito, ancora una volta, di essere valorizzato.
Kant si pone come il pensatore-cerniera tra due secoli, infatti, sebbene sia figlio
dell’Illuminismo ricerca un nuovo modo di affrontare le questioni filosofiche dei suoi
predecessori
5
e, il pensiero di cui è fautore, influenza radicalmente il percorso filosofico
a venire; è in tale ottica che viene definito un “Giano bifronte”
6
, costituito da un busto
con due volti che guardano in direzioni opposte: da una parte vive l’esaltazione dei lumi
della ragione, e la considerazione limitata del suo tempo alla conoscenza del mondo finito,
e dall’altra parte l’attenzione inaugurale e romantica alle strutture del soggetto e
l’ambizione ad andare oltre, attraverso una forma di criticismo, nella dissoluzione stessa
del suo pensiero.
Certamente, leggere Kant non consiste soltanto nel ricercare e trovare la soluzione a
questioni che il pensatore propone al lettore ma significa anche l’assumersi
necessariamente, in prima persona e col mondo circostante, quelle domande cruciali, di
fondo. Vi è l’intenzione di una messa a confronto con l’Autore che non è mai fine a sé
stessa, bensì con la presa in carico di domande, di cui si percepisce vivamente il richiamo,
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Secondo quanto sostiene G. Fornero: «si distingue dall’Illuminismo per una maggiore radicalità di
intenti» (N. Abbagnano, G. Fornero, Le tracce del pensiero. Storia e testi della filosofia, Vol. 2, Paravia,
Milano, 2005, par. 3, p. 309).
6
Dal critico O. Külpe, 1907: «guardando all’indietro, egli difende il punto di vista del suo tempo e
dev’esser compreso a partire da quello; ma al tempo stesso, rivolto a un futuro remoto, è divenuto un punto
d’avvio per il pensiero moderno» (Discipline Filosofiche: La scienza del pensiero. Il realismo filosofico di
Oswald Külpe, XX VII, 2, Quodlibet, Macerata, 2017, p. 111); Kant è considerato «il vero Giano della
filosofia moderna» (B. Spaventa, La filosofia di Kant e la sua relazione colla filosofia italiana, Unione
Tipografica-editrice, Torino 1860, p. 263).
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secondo un esercizio nuovo di riattualizzazione o meglio, come propone Ferraris, di
togliere quella ruggine ad un classico che nel tempo è finito imbalsamato.
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Il contributo notevole che Kant ha riservato ai posteri è favorito da una vita interamente
incentrata sugli studi
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e dalla fortuna di non aver vissuto grandi avvenimenti drammatici
e di passioni
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, al che sembra “non avere altra biografia se non il suo filosofare”
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con
ardore.
Canonicamente si suole, perciò, suddividere l’attività filosofico-letteraria di Kant nel
passaggio da un periodo precritico ad uno critico, secondo tre periodi in relazione ai suoi
interessi:
- Primo periodo. L’interesse per le scienze naturali (si ricordano le opere: Storia naturale
universale e teoria dei cieli, 1755; Principiorum primorum cognitionis metaphysicae
nova dilucidatio, 1755; Monadologia physica, 1756).
- Secondo periodo. L’interesse filosofico (le opere: La falsa sottigliezza delle quattro
figure sillogistiche, 1762; Unico argomento possibile per la dimostrazione dell’esistenza
di Dio, 1763; Ricerca sulla chiarezza dei principi della teologia naturale e della morale,
1764; Notizia sull’indirizzo delle sue lezioni, 1765; Sogni di un visionario chiariti coi
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Cfr. M. Ferraris, Goodbye Kant! Che cosa resta oggi della Critica della ragion pura, Bompiani, Milano,
2018.
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Gli studi di filosofia, matematica e teologia presso l’Università di Konigsberg.
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Probabilmente l’unico avvenimento riguardevole è la tensione avuta col governo prussiano, a seguito di
una seconda pubblicazione dell’opera Religione nei limiti della semplice ragione (1794); tutto sommato, il
dissapore sfuma quando, con la salita al trono di Federico Guglielmo III, viene ripristinata la libertà di
stampa. Kant sfrutta questo lasciapassare, rivendicando libertà di pensiero e parola contro le volontà
dispotiche, con lo scritto Conflitto delle facoltà (1798).
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Come afferma il filosofo Otfried Höffe: «Kant non ha altra biografia che la storia del proprio filosofare»
(O. Höffe, Immanuel Kant, bologna, Il Mulino, 1997, p. 8).