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INTRODUZIONE
La situazione di crisi in cui sono versati gran parte dei principali Paesi negli ultimi
anni, ha portato le imprese e i governi a ragionare su quali metodi adottare e su quali
investimenti puntare per avviare la ripresa economica. Il tema della sostenibilità
ambientale dello sviluppo è apparso da subito come uno dei principali argomenti da
affrontare in un’ottica di ripresa economica. È proprio in virtù di questa nuova visione
di sviluppo che sono stati avviati numerosi confronti tra governi e imprese e, sono state
fissate conferenze internazionali, come ad esempio l’ultima a Parigi, la COP 21, nel
dicembre 2015, per discutere e accordarsi circa le misure da adottare, i finanziamenti
da predisporre e gli investimenti da effettuare per combattere la lotta ai cambiamenti
climatici e, di conseguenza, per giungere a forme di sviluppo e innovazioni sostenibili.
All’interno di questo lavoro, partendo da un’analisi di quello che si intende per
sostenibilità, innovazione tecnologica e quindi società dell’innovazione, si vuole
dimostrare in che modo le piccole e medie imprese, sfruttando le opportunità offerte
dal contesto tecnologico e soprattutto dalle politiche in tema di sviluppo ambientale,
possono credere negli investimenti della “Green Economy” per aumentare la propria
competitività, redditività e abbattere una voce di costo molto importante quale quella
relativa al consumo energetico.
Il lavoro si articola in tre parti: in una prima parte, formata dai primi tre capitoli,
vengono analizzati appunto lo sviluppo sostenibile, a partire dalla sua definizione
presente all’interno del Rapporto Brundtland e le politiche di promozione e
incentivazione dello stesso a livello Comunitario. È possibile garantire uno sviluppo
attento alle esigenze delle future generazioni e, quindi, sostenibile, solo se si tengono
in considerazione contemporaneamente tre aspetti: ambientale, sociale ed economico.
Bisogna stabilire una strategia di sviluppo attraverso la quale introdurre nell’economia
nuova tecnologia, intesa questa in termini di innovazione che può essere di prodotto o
di processo. In ogni caso l’introduzione di innovazioni comporta una serie di analisi
da effettuare sia prima che dopo: prima, per valutare la fattibilità dell’investimento, in
quel luogo e per quella strategia di sviluppo, mentre le analisi successive devono
consistere nel seguire il cammino dell’innovazione in tutto il suo ciclo di vita, così da
permettere anche un miglioramento delle prestazioni del prodotto o del processo
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stesso. Il progresso tecnologico ha costituito uno dei maggiori fattori di crescita, e,
quindi, particolari responsabilità gravano sui sistemi di governo e sulla comunità
tecnico – scientifica, chiamati ad affrontare i rischi connessi alla trasformazione
tecnologica in termini di costi per l’ambiente e per la società. Per evitare che
l’innovazione da introdurre possa gravare pesantemente sull’ambiente, le imprese
sono chiamate a fare delle valutazioni, le quali prendono il nome di Valutazione di
Impatto Ambientale e Valutazione Ambientale Strategica, utili appunto a conservare
la sostenibilità ambientale, a formulare giudizi di compatibilità delle nuove opere o a
constatare la necessità di modificare alcune opere esistenti nell’ottica di ridurre gli
impatti sull’ambiente.
Chiariti quali sono gli strumenti messi a disposizione delle imprese e dei Governi per
rendere sostenibile il proprio modo di operare, si passa a verificare gli obiettivi di tutela
imposti a livello Comunitario dall’Unione Europea. Attraverso diversi programmi di
azione, che saranno esplicati, è stato imposto il rispetto di una riduzione in determinate
percentuali delle emissioni inquinanti nell’aria entro il 2020 e, al tempo stesso, è
imposto che i singoli Stati devono, sempre entro il 2020, garantire che almeno il 20 %
dell’energia prodotta al proprio interno provenga da fonti rinnovabili. Per rendere
perseguibili tali obiettivi, tuttavia, sono stanziati fondi attraverso il “Quadro
Finanziario Pluriennale 2014 – 2020”, distribuiti all’interno di due programmi,
Horizon 2020 e COSME, finalizzati a finanziare la ricerca e l’innovazione nelle
imprese e, ad orientare le stesse verso la crescita, la competitività e la sostenibilità.
L’obiettivo principale perseguito dalle politiche ambientali comunitarie è quello di
orientare le imprese verso le eco – innovazioni, tra cui particolare importanza viene
data alla possibilità di investimento nelle risorse rinnovabili, per le quali sono previsti
programmi di finanziamento appositi, quali “LIFE 2014 – 2020” e i programmi di
finanziamento regionali FESR, che dividono il territorio tra Paesi sviluppati, in via di
sviluppo e meno sviluppate e, ad ognuna viene attribuita una quota percentuale del
fondo a seconda delle proprie esigenze di sviluppo.
Dopo aver analizzato tutti i piani di intervento comunitari in materia di sostenibilità
ambientale, si passa alla seconda parte del lavoro, il quarto capitolo. In esso, si
riportano i discorsi fatti in precedenza, alla situazione Italiana. Si ruota attorno al
concetto di efficienza energetica, che è quello che muove tutte le azioni e gli interessi
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dello sviluppo sostenibile. L’efficienza energetica è l’obiettivo a cui si tende attraverso
tutti i programmi e tutti i piani di incentivazione messi in atto, in quanto significa la
possibilità e la capacità di consumare meno energia e inquinare di meno per svolgere
lo stesso processo produttivo. Un processo di efficientamento, come vedremo, non
consiste solo in innovazioni di prodotto che possono consistere negli investimenti in
impianti per la produzione di energia pulita, quali fotovoltaico, eolico, centrale a
biomassa, ma, è possibile tendere all’efficienza energetica, anche attraverso
innovazioni di processo, ovvero modifiche di alcuni processi di lavorazione o
interventi sulla struttura di alcuni macchinari utilizzati, che consentono di produrre
anche più rapidamente e comunque con un maggior risparmio di energia.
In questo capitolo saranno esplicati poi tutti i meccanismi di finanziamento e
incentivazione predisposti attraverso i due programmi d’azione principalmente
adottati: il Piano d’Azione per l’Efficienza Energetica 2014 e la Direttiva europea
sull’Efficienza Energetica. All’interno di questi due Programmi ci troveremo di fronte
al Conto Termico e ai Certificati Bianchi, meccanismi che aprono la strada agli
investimenti nelle cosiddette rinnovabili.
Saranno quindi passate in analisi tutte le opportunità di investimento offerte alle
imprese per poter ridurre i costi energetici e tendere all’efficienza, con i relativi
meccanismi di incentivazione predisposti dallo Stato in collaborazione con il Gestore
dei Servizi Energetici (GSE). Vedremo cosa si intende dunque per “Conto Energia”,
quando si parla di investimenti nel fotovoltaico, e di “Certificati Verdi” e “Tariffa
Omnicomprensiva”, quando si parla invece di investimenti in rinnovabili diverse dal
fotovoltaico, misure introdotte dal Decreto Ministeriale del 6 Luglio 2012.
Nella parte finale del capitolo si risponde però ad una domanda: si vuole dare una
risposta a chi si mostra scettico di fronte a questa tipologia di investimento, in
particolare, per tutto quello che riguarda l’annoso discorso relativo ai problemi di
smaltimento al momento della dismissione degli impianti, dopo un periodo di almeno
20 – 25 anni dall’investimento, problemi che potrebbero interessarci proprio nei
prossimi anni quando arriveranno a fine ciclo gli impianti installati a seguito dei primi
piani di incentivazione del 2005.
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Sarà interessante capire, in queste prime due parti di cui si compone l’elaborato, come
le imprese sono in grado di innovarsi in maniera sostenibile, ovvero rispettando
l’ambiente e la società così da perseguire al tempo stesso gli interessi personali di
riduzione dei costi aziendali e gli interessi sociali di riduzione dell’impatto ambientale
e sfruttamento delle risorse rinnovabili.
Evidenziate così, l’importanza dell’innovazione sostenibile e le molteplici opportunità
di investimento offerte in questo settore, si passa ad analizzare nello specifico il
comportamento di una piccola e media impresa italiana che, sfruttando le Direttive
comunitarie, anche in materia di incentivi alle imprese, e le nuove vie dello sviluppo
tecnologico offerte dalla frontiera della Green Economy, ha cavalcato l’onda di un
investimento nel campo dell’energia pulita ottenuta con pannelli fotovoltaici per
abbattere gran parte dei suoi costi trasformandoli da voce negativa in una voce positiva
nel bilancio d’esercizio. Entriamo quindi nel quinto capitolo, più tecnico ma più
interessante, perché andiamo a toccare con mano la realtà di quanto detto in precedenza
e andiamo quindi a sperimentare se tutto quello che è stato stabilito a livello
comunitario e recepito dal nostro Paese può essere davvero conveniente per le imprese
e se, dunque, la sostenibilità può essere davvero l’obiettivo a cui tendere per aumentare
la competitività, la redditività e il benessere a livello mondiale oltre che di singola
impresa.
A tal proposito si studia un caso reale di investimento in fonti rinnovabili, nello
specifico un investimento in un impianto fotovoltaico da 10 kWp, effettuato da
un’impresa impegnata nella lavorazione dei marmi e nella vendita al dettaglio dei
prodotti ottenuti dalla lavorazione stessa. L’impresa in questione si chiama
“Laboratorio Marmi Alberti”, ha sede operativa a Itri, comune in Provincia di Latina,
ed affronta l’investimento nel 2014, dunque senza poter accedere ai vari Conti Energia
utilizzati dal Governo come forma di incentivo, terminati un anno prima. Sarà
interessante capire dunque, se tale investimento risulta comunque conveniente e
soprattutto sostenibile, sia in termini economici per l’impresa, sia in termini
ambientali, quindi di riduzione dei consumi energetici da fonti fossili con conseguente
aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili e aumento dell’efficienza
energetica. Nelle conclusioni dell’elaborato si procederà appunto ad analizzare tutto
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ciò che verrà detto nei prossimi capitoli e a trarre le considerazioni utili a capire il
livello di sostenibilità per una piccola impresa di un investimento in fonti rinnovabili.
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CAPITOLO PRIMO
INNOVAZIONE, SOSTENIBILITÀ, TECNOLOGIA COME
ELEMENTI CENTRALI DEL NUOVO SVILUPPO
La sfida più importante che il mondo intero si appresta ad affrontare nel corso del
ventunesimo secolo è la produzione di energia utilizzando fonti alternative che
riducono notevolmente le emissioni di gas serra. Ma dove nasce l’impulso necessario
per lo sviluppo di tecnologie sostenibili economicamente convenienti? Generalmente
sono due le strategie principali che possono essere adottate: un approccio dall’alto al
basso, top – down, in cui è il governo che attraverso decreti impone alle imprese il
cambiamento, come ad esempio tutti i decreti per il finanziamento o l’obbligo alle
riduzioni di emissioni di CO2, o un approccio dal basso verso l’alto, bottom – up, in
cui invece sono gli imprenditori stessi a crearsi da soli i presupposti per il cambiamento
progettando innovazioni e soluzioni che devono soddisfare dei test di mercato.
Tra i pareri degli studiosi in merito alle azioni da compiere per stimolare l’innovazione
sostenibile, alcuni tendono verso la spinta alla strategia di top – down, per cui
ritengono necessario che il Governo si assuma la responsabilità assoluta di spingere
l’innovazione e potrebbe farlo anche non favorendo direttamente una politica diretta
all’innovazione tecnologica sostenibile, ma obbligando le imprese a pagare per le loro
emissioni di biossido di carbonio, nel momento in cui una società rilascia una
determinata quantità di CO2 o altre sostanze pericolose al Pianeta. La tassa da
applicare dovrebbe essere così alta al punto da spingere l’azienda a investire in
soluzioni alternative meno costose ma soprattutto ecologiche.
Altri studiosi ritengono invece che i Governi, spesso non applicano soluzioni adeguate
e convenienti alle aziende per cui la strada migliore da seguire sarebbe quella basata
sul bottom – up, ovvero di assistere gli imprenditori che, con capitale privato,
intendono investire in nuove tecnologie sostenibili.
Il business degli investimenti nelle tecnologie sostenibili sta muovendo miliardi di
euro per migliorare l’efficienza energetica e ridurre le emissioni di gas serra. La
pressione portata dai cambiamenti climatici repentini, induce a soluzioni che spesso
sono radicali e che servono a spingere più vigorosamente verso l’innovazione.
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Per accelerare la spinta all’innovazione bisogna ragionare su come i cittadini e le
imprese possano adottare tecnologie sostenibili in modo economicamente efficiente,
considerando che economie in rapida crescita come quelle della Cina e dell’India
vorranno adottare le tecnologie pulite solo quando queste risultano essere
economicamente competitive con la vecchia tecnologia a combustibile fossile,
evitando il rischio di dover sperimentare per prime tecnologie di cui non conoscono il
rendimento certo.
Nel promuovere nuove forme di tecnologia, anche nel campo dell’energia, che è quello
che interesserà questo lavoro, bisogna considerare innanzitutto il fattore costo, in
quanto se il costo di tali tecnologie non sarà inferiore a quello dei combustibili fossili,
allora sarà inutile promuoverne l’applicazione e gli investimenti.
Una soluzione possibile e soprattutto sostenibile, proposta per promuovere lo sviluppo
attraverso innovazioni tecnologiche sostenibili, è quella di finanziare il capitale privato
degli investitori, raggirando in questo modo il motivo che frena le decisioni di molti
di loro, ovvero il rischio di dover investire esclusivamente capitale proprio in
tecnologie di cui sono ignoti i risultati e soprattutto di cui non se ne conosce il futuro,
essendo molto dipendenti dalle decisioni in merito dei Governi. In tutto il mondo,
dunque, istituzioni come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale
devono essere in grado di offrire prestiti a basso costo per progetti a basso impatto di
carbonio, riducendo così il costo del capitale, in particolare nelle aree in via di
sviluppo.
1.1 Cosa si intende per innovazione e società dell’innovazione
L’ innovazione è il risultato dell’attività volta alla creazione e all’introduzione di nuovi
prodotti o nuovi processi produttivi. L’innovazione non sempre deriva da
un’invenzione, la quale richiede che la novità sia commercializzata o utilizzata per la
produzione di beni e servizi. Alcune innovazioni si basano infatti, su conoscenze già
esistenti o su miglioramenti organizzativi interni alle imprese. Il livello di innovazione
può essere misurato in base alla quota di reddito investita in Ricerca e Sviluppo, ovvero
quell’attività che racchiude l’insieme dei lavori creativi intrapresi per accrescere
l’insieme delle conoscenze esistenti o per utilizzarle a fini applicativi.