1
INTRODUZIONE
Nel corso degli ultimi anni, i Paesi industrializzati porgono sempre più
attenzione al rispetto della sostenibilità ambientale, sia per cogliere nuovi ambiti
e fattori di competitività, sia per adempiere agli obblighi imposti dai governi alle
Pubbliche Amministrazioni, in quanto esse sono orientate sempre di più verso
politiche di sviluppo sostenibile.
Ciò accade perché la società risulta più attenta alle tematiche ambientali e
all'impatto dei prodotti che acquista sull’ambiente stesso. Infatti, le attitudini dei
consumatori tendono maggiormente a prendere decisioni di acquisto
consapevoli, premiando le aziende che si impegnano nella tutela dell'ambiente e
prediligono prodotti più sostenibili dal punto di vista ambientale, etico e sociale.
Pertanto, anche le Pubbliche Amministrazioni hanno cominciato a orientare le
loro attività e politiche considerando queste necessità richieste dai consumatori,
soprattutto quando il loro compito è pianificare dettagliatamente gli acquisti che
un Ente Pubblico deve effettuare utilizzando lo strumento degli appalti pubblici.
Gli appalti pubblici sono lo strumento principale tramite cui gli enti pubblici
acquisiscono beni e servizi per soddisfare la domanda pubblica. Di conseguenza,
nell’utilizzo di tale strumento, è importante considerare oltre al soddisfacimento
di tali esigenze ambientali, anche un uso corretto del denaro dei contribuenti.
Infatti, le politiche adottate dall’Unione Europea negli ultimi anni hanno la
finalità di elaborare un modello di sviluppo economico sostenibile sotto il profilo
ambientale e fanno riferimento sempre più frequentemente al Green Public
Procurement. Attraverso tale espressione, si delineano strumenti giuridici intesi
a promuovere la graduale integrazione degli interessi ambientali nella disciplina
legislativa degli appalti pubblici.
Un esempio di ente pubblico in grado di incrementare lo sviluppo sostenibile
nella società odierna, sono le Università pubbliche, che attraverso la formazione,
l’educazione delle nuove generazioni e divulgazione di conoscenze e
competenze in grado di sensibilizzare gli studenti e i territori in cui sono inserite,
esse rappresentano un canale di diffusione per la cultura della sostenibilità.
2
Inoltre, essendo quest’ultime una Pubblica Amministrazione, hanno l’obbligo di
utilizzare lo strumento degli appalti pubblici per programmare gli acquisti beni,
servizi e forniture.
Data l’interessante particolarità di questo processo di diffusione di una mentalità
sostenibile, si è ritenuto importante valutare la presenza del concetto di
sostenibilità nelle università italiane pubbliche e l’applicazione degli appalti
pubblici in tale direzione. Pertanto, questo studio si pone l’obiettivo di valutare
il grado di importanza che viene dato dalle università italiane nell’inserire
all’interno dei bandi di gara, precisamente nella attribuzione dei punteggi, dei
Criteri Ambientali Minimi per la realizzazione di lavori a ridotto impatto
ambientale.
Nel corso di questo studio verranno affrontati vari macro-argomenti inerenti allo
sviluppo sostenibile e alle normative a favore di quest’ultimo, per poi
successivamente riportare un’analisi più specifica di studio e tutto ciò è stato
articolato in quattro capitoli.
Inizialmente si mostrerà un inquadramento generale del fenomeno dello
sviluppo sostenibile, il concetto di green economy, quale strumento economico
sostenibile. Verrà poi analizzato un altro aspetto legato alla sostenibilità
ambientale, la Politica Integrata dei Prodotti (IPP), e cioè una delle primissime
strategie volte a orientare la commercializzazione di prodotti con un basso
impatto ambientale, così come ad aiutare il legislatore europeo e nazionale ad
attuare il Green Public Procurement. Il primo capitolo, infatti, si conclude con
un’analisi dei momenti storici e legislativi dell’evoluzione della normativa degli
appalti verdi, sia a livello europeo che italiano, dimostrando l’impegno continuo
dell’Unione Europea verso il conseguimento degli obiettivi di sviluppo
sostenibile, nonché dell’Italia attraverso il recepimento delle Direttive
2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE e l’introduzione del Piano d’Azione
Nazionale.
Il secondo capitolo concluderà il quadro giuridico nazionale inerente alla
sostenibilità ambientale, approfondendo i Criteri Ambientali Minimi, promossi
con il D.Lgs. n. 50 del 2016 che ha introdotto il nuovo Codice dei contratti
pubblici. Tali criteri sono fondamentali in quanto sanciscono in modo decisivo
3
l'apertura del nostro Paese al trattamento delle tematiche ambientali e del Green
Procurement. Inoltre, una volta conclusa l’analisi normativa nazionale inerente
alla promozione della sostenibilità ambientali nella stipulazione degli appalti
pubblici, verrà analizzato anche il Progetto CReIAMO PA, il quale offre la
possibilità alle Pubbliche Amministrazioni di rafforzare le loro capacità
amministrative e le competenze tecniche nell’utilizzo delle procedure del Green
Public Procurement e nello sviluppo sistemi di monitoraggio per l'applicazione
dei Criteri Ambientali Minimi.
Nel terzo capitolo, successivamente, si dimostrerà l’importanza che ha
l’università per la società nella promozione del concetto di sviluppo sostenibile,
introducendo da parte delle università stesse tale tematica nei loro programmi
universitari. Inoltre, verranno analizzati le attività e gli scopi della Rete delle
Università per la Sostenibilità, iniziative che dimostrano l’interesse concreto da
parte delle Università italiane, su tale tematica e su come promuovere tali
tematiche nel contesto territoriale in cui sono inserite.
Infine, si arriverà all’analisi vera e propria dell’oggetto di studio, dove nella
prima parte si presenteranno gli obiettivi che con questa ricerca sono stati
raggiunti e la metodologia di analisi utilizzata, nonché tutte le informazioni
cercate e ottenute al fine di poter ottenere i risultati dell’indagine.
Successivamente, si metterà in luce risultati della ricerca, in particolare la
presenza del criterio di aggiudicazione dell’Offerta Economicamente Più
Vantaggiosa (OEPV) e dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) all’interno dei
bandi di gara emessi dalle Università italiane. Il capitolo si concluderà con le
considerazioni finali, che forniranno la risposta alla domanda di ricerca,
soffermandosi in particolar modo sullo scarso utilizzo dell’OEPV e quali sono
le strategie che portare a dei futuri miglioramenti su tale argomento.
Data l’attualità e l’importanza di tale argomento al giorno d’oggi, si è ritenuto
interessante realizzare questo approfondimento, soprattutto in riguardo alle
Università italiane, le quali sono un ambiente dove si formano le generazioni
future e quindi un terreno fertile per sviluppare una mentalità favorevole allo
sviluppo sostenibile. Si comincia, quindi, questo percorso cercando di
approfondire meglio il concetto dello sviluppo sostenibile stesso.
4
CAPITOLO 1 - SOSTENIBILITÀ: CONTESTI E
DEFINIZIONI
1.1 Lo Sviluppo Sostenibile
Lo sviluppo sostenibile riveste un ruolo importante per i cambiamenti
ambientali, sociali ed economici che la società sta cercando di raggiungere.
Infatti, il concetto di sviluppo sostenibile è diventato una sorta di "paradigma
onnipresente", un motto per le organizzazioni umanitarie internazionali, il gergo
dei "development planners", il tema di conferenze e pubblicazioni accademiche
e uno slogan degli attivisti per l’ambiente
1
.
Di questo termine non tutti conoscono bene né l’origine né il significato, dato
che viene spesso correlato con la crisi ambientale e la sostenibilità.
Pertanto, è importante definire questo concetto per comprendere correttamente
il fenomeno e garantire che le persone siano coinvolte il più possibile
nell’adottare una mentalità indirizzata a un corretto sviluppo sostenibile.
Prima di comprendere che cosa sia lo sviluppo sostenibile, verrà inquadrato
brevemente il significato di sviluppo e sostenibilità, riportando alcune
interpretazioni e teorie di vari studiosi.
Jacobs definisce lo sviluppo come “un processo evolutivo nel quale la capacità
umana aumenta rispetto alla creazione di nuove strutture, nell’affrontare i
problemi, adattarsi al continuo cambiamento e facendo uno sforzo in modo
obiettivo e creativo per raggiungere nuovi scopi
2
”.
Todaro e Smith hanno anche definito lo sviluppo come un processo
multidimensionale che coinvolge non solo la crescita economica, la riduzione
delle disuguaglianze e l'eliminazione della povertà assoluta, ma anche profondi
cambiamenti nelle strutture sociali, nelle abitudini e nelle istituzioni
3
.
1
Mensah, J., 2019, “Sustainable development: Meaning, history, principles, pillars, and
implications for human action: Literature review”, Cogent Social Sciences, p. 2.
2
Jacobus A. Du Pisani, 2007, “Sustainable development – historical roots of the concept”, Taylor
& Francis Group, p. 5.
3
Todaro, M.P. and Smith, S.C., 2006, “Economic Development. 8th Edition”, Addison-Wesley,
Reading.
5
La sostenibilità, invece, significa letteralmente la capacità di mantenere nel
tempo un'entità, un risultato o un processo
4
. Tuttavia, diversi esperti e studiosi
tendono a vedere il vero significato della sostenibilità nel miglioramento
continuo e nel supporto di sistemi economici, ambientali e sociali sani per far
favorire lo sviluppo umano
5
.
Per inquadrare lo sviluppo sostenibile e quali sono i suoi obiettivi, si ritiene
necessario riportare una serie di dichiarazioni e cenni storici delle principali
legislazioni e conferenze internazionali.
Negli ultimi anni l’attenzione si è sempre più rivolta al tema dello sviluppo
sostenibile, da diventare un obiettivo delle politiche europee e nazionali che
sovrasta tutte le strategie di pianificazione economica.
Il termine sviluppo sostenibile vede la sua origine nel 1972 con il Rapporto del
Club di Roma "Limits of Growth", nel quale si sottolineava fortemente la
necessità di discutere a livello internazionale a proposito dell’insostenibilità dei
modelli di sviluppo, i quali continuavano a considerare la terra come fonte
inesauribile di risorse per l’uomo
6
. Infatti, il rapporto sosteneva che la capacità
di carico della Terra sarebbe stata superata nei primi decenni del XXI secolo a
causa della costante crescita della popolazione, dell'industrializzazione, dell'uso
delle risorse naturali e dell'inquinamento
7
.
Fu così che nel 1983 le Nazioni Unite istituirono la Commissione Mondiale per
l'Ambiente e lo Sviluppo, incaricata di definire un programma globale per
incoraggiare i governi a intraprendere azioni più incisive per proteggere
l'ambiente
8
e dare una definizione ai concetti della sostenibilità.
4
Basiago, A. D., 1999 “Economic, social, and environmental sustainability in development
theory and urban planning practice: The environmentalist”, Boston: Kluwer Academic
Publishers.
5
Mensah J., 2019, “Sustainable development: Meaning, history, principles, pillars, and
implications for human action: Literature review”, Cogent Social Sciences, p. 2.
6
Fonte: http://www.cartadellaterra.org/bin/index932b.html?id=1787# [data ultimo accesso: 2
aprile 2023].
7
Fonte: https://greenreport.it/news/economia-ecologica/a-che-punto-sono-i-limiti-della-
crescita-dal-club-di-roma-due-nuovi-rapporti-50-anni-dopo/ [data ultimo accesso: 2 aprile
2023].
8
Fonte: https://www.rhpositive.net/index.php/23-territorio-e-sviluppo-sostenibile/24-sviluppo-
sostenibile-origine-e-diffusione-del-concetto [data ultimo accesso: 3 aprile 2023].
6
L’espressione Sviluppo Sostenibile comparve per la prima volta nel Rapporto
Brundtland del 1987 redatto dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo
sviluppo. Essa fu definita come “Lo sviluppo che soddisfa i bisogni del presente
senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri
bisogni.”
9
Nel 1992 si tenne a Rio de Janeiro il Summit della Terra. Essa costituì la
conferenza più importante in termini di diffusione del concetto di sviluppo
sostenibile e fu il punto di arrivo di un percorso cominciato venti anni prima con
la conferenza di Stoccolma sullo sviluppo umano.
Il risultato del Summit di Rio fu una serie di documenti che mostrano come
effettivamente già all’inizio degli anni Novanta, le idee relative alle criticità
ambientali sviluppatesi in particolar modo dal secondo dopoguerra fossero
abbastanza evidenti e che fosse necessario intervenire.
Questa nuova mentalità e considerazione dello sviluppo sostenibile a livello
mondiale, si può notare all’interno della Dichiarazione di Rio sull’Ambiente e
lo Sviluppo, dove vengono definiti in ventisette punti i diritti e le responsabilità
delle Nazioni nei confronti dello sviluppo sostenibile
10
. Oltre alla Dichiarazione,
in questa conferenza vennero disposti una serie di strumenti come l’Agenda 21,
la Dichiarazione sulle foreste, la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici,
la Convenzione sulla Desertificazione e la Convenzione sulla diversità biologica
11
.
In particolare, l’Agenda 21 inquadra lo sviluppo sostenibile come una
prospettiva da perseguire per tutti i popoli del mondo. È un documento
programmatico, approvato da 183 governi che pur non avendo valore di
normativa sopranazionale, è stato notevolmente importante nel tempo poiché ha
cercato di delineare un piano d’azione per i governi, le Nazioni Unite e tutte le
organizzazioni interessate allo sviluppo sostenibile.
9
World Commission on Environment and Development, 1987, “Our Common Future”, Oxford
University Press, p. 41.
10
Conferenza delle Nazioni Unite, 1992, Conferenza. "La dichiarazione di Rio sull’ambiente e
lo sviluppo." Rio de Janeiro.
11
Kiss, A. Charles, S. Doumbé-Billé, 1992, "Conférence des Nations Unies sur l'environnement
et le développement (Rio de Janeiro-juin 1992)." Annuaire français de droit international 38.1,
pp. 823-843.
7
Successivamente, il concetto dello sviluppo sostenibile è stato reintrodotto e
consolidato all’interno del Trattato di Maastricht sull’Unione Europea del 1993.
Il Trattato, il quale mirava essenzialmente a creare l'Unione monetaria e il
percorso necessario per realizzarla, la promozione di uno sviluppo economico-
sociale equilibrato e sostenibile, fu per la prima volta obiettivo della neonata
Unione Europea.
Il punto di svolta però fu il Trattato di Amsterdam del 1997, in cui il principio di
sviluppo sostenibile venne qualificato come un "principio giuridico" e linea
guida per la politica e l'azione della Comunità Europea
12
. Nell’art. 2 del trattato,
si affermò che: “la Comunità Europea promuoverà uno sviluppo sostenibile,
armonioso ed equilibrato dell'economia, affiancato da un elevato livello di
occupazione e sicurezza sociale, la parità tra donne e uomini, un elevato livello
di protezione dell'ambiente e il miglioramento della qualità dell'ambiente, la
crescita degli standard e della qualità della vita, la solidarietà e la coesione
sociale ed economica tra gli Stati membri
13
”.
In linea con questa direzione politica sostenibile, l'Europa adottò il Protocollo di
Kyoto della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici,
che mirava a stabilizzare le concentrazioni atmosferiche di gas serra ad un livello
tale da impedire pericolose interferenze antropogeniche con il sistema climatico
globale
14
.
In tempi più recenti, i membri della comunità europea si sono impegnati a ridurre
le emissioni di alcuni gas a effetto serra almeno del 5% nel periodo 2008-2012
rispetto ai livelli del 1990
15
.
12
Silvestri, M., 2015. “Sviluppo sostenibile: un problema di definizione”. Gentes, anno II
numero 2, Università per Stranieri di Perugia p. 216.
13
Unione Europea, 1997 Trattato di Amsterdam che modifica il trattato sull'Unione europea. I
Trattati che istituiscono le comunità europee e alcuni atti connessi. Comunità europee, Germania,
p.24.
14
Fonte: https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/cambiamenti-climatici/convenzione-
quadro-sui-cambiamenti-climatici-e-protocollo-di-kyoto [data ultimo accesso: 6 aprile 2023].
15
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA, 2002. DECISIONE DEL CONSIGLIO del 25
aprile 2002 riguardante l'approvazione, a nome della Comunità europea, del protocollo di Kyoto
allegato alla convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e l'adempimento
congiunto dei relativi impegni, p. 5.
8
Con la strategia Europa2020, l’UE ha rinnovato quella che è l’attenzione ad un
Europa che assicuri un futuro più sostenibile per tutti i cittadini, definendo
obiettivi prioritari:
- crescita intelligente: sviluppare un’economia basata sulla conoscenza e
sull’innovazione;
- crescita sostenibile: promuovere un’economia più efficiente sotto il profilo
delle risorse, più verde e più competitiva;
- crescita inclusiva: promuovere un’economia con un alto tasso di occupazione
che favorisca la coesione sociale e territoriale.
La realizzazione di questi obiettivi viene valutata attraverso cinque indicatori
principali che devono essere rispettati da tutti i paesi membri. Tra questi, il terzo,
il quale mette in primo piano la sostenibilità, impone tre obiettivi: la riduzione
di emissioni di gas a effetto serra, la produzione del 20% del fabbisogno di
energia da fonti rinnovabili e l’aumento del 20% dell’efficienza energetica
16
.
Infine, il 25 settembre 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è stata
sottoscritta e approvata l’Agenda 2030. Si tratta di un programma di azione
globale, firmato da 193 paesi, che definisce quelli che sono gli impegni sullo
sviluppo sostenibile che dovranno essere realizzati entro il 2030
17
.
L’obiettivo primario dell’Agenda 2030 è quello di affrontare le attuali sfide
globali e quello di completare ciò che non è stato ancora raggiunto dai precedenti
Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Ad esempio, tra gli scopi, vi sono: porre fine
alla povertà e alla disuguaglianza in tutte le loro dimensioni, realizzare i diritti
umani, promuovere la prosperità, il benessere e il progresso, proteggendo
l'ambiente e le sue risorse naturali
18
.
Nel dettaglio, l’Agenda si compone di 17 obiettivi sostenibili (Sustainable
Development Goals, abbreviato SDGs) e 169 target.
I 17 Obiettivi sono interconnessi tra loro e si possono schematizzare in:
16
Commissione Europea, 2010, “EUROPA 2020. Una strategia per una crescita intelligente,
sostenibile e inclusiva.” Comunicazione della Commissione, Bruxelles, p. 6.
17
Fonte: https://www.mase.gov.it/pagina/lagenda-2030 [data ultimo accesso: 8 aprile 2023].
18
Cavalli, L., Lizzi, G., & Toraldo, S. 2020. “L’Agenda 2030 in Italia a cinque anni dalla sua
adozione: una review quantitativa (The 2030 Agenda in Italy 5 Years Since its Adoption: A
Quantitative Review)”, p.7.